editoriale di Armand

Vjačeslav Bolard, classe 1935, era il presidente dell'associazione sportiva TJ Petřiny, fondata a Praga negli anni '70. Mia moglie ed io facciamo parte di questa società allenando a pallavolo squadre giovanili. In questi anni Slávek (diminutivo di Vjačeslav) lo vedevo spesso perché lui e mia moglie coordinavano e organizzavano le attività sportive.

Era una persona "giovane", nonstante gli mancasse poco per i 90 anni, e anche se gli mancava qualche dente, era attivo, lucido, dinamico, instancabile. Era un amico, nostro, dello sport, dell'aggregazione, dei giovani, di una educazione senza fronzoli...

Adesso questo amico non c'è più, oggi è lunedì, ieri arriva una telefonata dalla figlia che sabato lo hanno trovato a casa morto. Viveva con la moglie ma questi giorni era andata con la figlia in vacanza per alcuni giorni, si sono allarmati che non rispondeva alle chiamate e sapendolo solo a casa sono rientrati prima constatando l'inevitabile.

La scorsa settimana si era sentito con mia moglie, oggi sono ricominciate le scuole qui e si dovevano vedere gli spazi e gli orari della palestra per il nuovo anno. Giovedì mia moglie lo chiama quattro volte ma non era raggiungibile, pensavamo che gli si fosse rotto il telefonino, visto che andava in giro con uno vecchio. E invece no, invece no... Volevamo passare a casa sua, visto che abitiamo vicino, per vedere come mai era spento il telefono. E invece non siamo passati, non siamo passati... Mia moglie già pensava di organizzare una festa a sorpresa per i suoi 90 anni, coinvolgendo la federazione per un "oscar" alla carriera, e invece ci ha buggerati, buggerati.

A giugno c'era stata una grande festa per la società al centro sportivo. Ondřej Perušič, uno dei più forti giocatori in circolazione del beach volley internazionale, Campione del Mondo in carica insieme al suo compagno David Schweiner, donava una somma di denaro alla nostra società perché al tempo aveva iniziato a giocare a pallavolo con TJ Petřiny, e il suo primo allenatore era stato Slávek.

È venuta la Česká Televize (ČT), la Rai ceca, a riprendere tutto, mandando dopo una settimana il filmato in televisione, Ondřej quel giorno ha avuto belle parole per Slávek, ha raccontato bei ricordi. Quella foto che ho mandato ritrae loro due, quel giorno, che bei sorrisi.

Voglio ricordarlo così a Slávek perché io non l'ho presa bene questa notizia, anzi, insieme a mia moglie, l'ho presa proprio male, non ho pensato che "c'est la vie", che era molto anziano e perciò data l'età prima o poi... Perché io alcune persone impersonalmente le mitizzo, le avvolgo di sorrisi, le custodisco apertamente nel cuore. Mi vado a creare dello psichico che va a tappare buchi della mia vita.

In questo caso, con delle figure maschili che incontro, vado a costruire nella realtà, neanche tanto simulando, quello che sarebbe potuto essere se mio padre fosse tutt'ora vivo, e non se ne fosse andato quando avevo quindici anni. Epicizzo l'albero genealogico mettendo qualche pezza ai vuoti passati e presenti. Slávek era del '35, mio padre del '36, quando ci incontravamo facevo questa similitudine, questo accostamento: "Ecco un pezzettino di mio padre", mi dicevo, e si passeggiava insieme un po'. Bastava, eccome se bastava.

E poi non si fermava mai, aveva sempre qualcosa da fare di manutenzione al centro sportivo, e allenava ancora i bambini a calcio, e faceva ancora l'arbitro di pallavolo ai tornei giovanili. Certe volte arrivava con tagli sulle mani, con lividi in faccia, deambulazione incerta; e poi venivamo a sapere che si era ferito montando quella cosa, spostando quell'altra, cadendo dalla scala mentre montava dei faretti. Un caro testone che faceva tutto da solo e che in nessun modo lo potevi fare desistere su una cosa che aveva deciso di fare, che andava ancora dai burini che avevano fatto i soldi ad aggiustargli qualcosa, gli "arricchiti" li chiamava lui.

Aveva quegli occhi chiari, vispi, quel sorriso appena accennato, di uno che se la diverte sotto i baffi, con la battuta sempre tagliente, lui sopravvissuto alla guerra, agli psicocomunisti del regime, al dopo '89, a tante altre cose...
E a me non mi va per niente che "lo spettacolo deve andare avanti", che si deve continuare, no, io mi fermo, mi fermo e piango, non scaccio la tristezza, non snobbo la solitudine, della vita "normale" se ne riparlerà tra qualche giorno. Perché anche se non ci vedevamo con Slávek, io so che c'era, e mi sentivo meno solo, ma da ieri è sadness, sadness. Non fraintendere non è un necrologio, né sofferenza spicciola, è un saluto, soltanto un saluto.

"Rivoglio il treno speciale a Tiburtina", diceva una certa combo romana, io rivorrei Slávek, rivorrei mio padre, rivorrei altri, lo so che non si può fare, ma mi piacerebbe... Il suo fantasma si aggirava per il quartiere oggi, solo per oggi, mia moglie mi ha detto che prima di rientrare a casa lo ha visto, è così.

Riposa adesso, dobrou noc (buona notte) "dolce Principe".
Ahoj (ciao) Slávek, s'aribbeccamo!

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editoriale di cofras

Oggi il mio amato avatar mi ha lasciato.

Qualcuno penserà che era solo un gatto e pure di razza incerta, ma quello che mi resta di lui è l'amore che mi dato. Lo lascerò là in alto a sinistra a controllare, col suo fare sornione, cosa succede intorno a me, cosa ascolto, cosa leggo e cosa accade sul Deb.

Insieme abbiamo ascoltato tanta musica, lui nella sua postazione accanto a me, tanta musica che sembrava piacergli, salvo andarsene, a volte, sdegnosamente, per altre sopravvenute misteriose necessità.

Per undici anni è stato la mia ombra e credo che il mistero della complementarietà tra noi non sarà mai svelato.

Comunque sia, con queste poche righe volevo solo ringraziarlo per la compagnia e per l'affetto che ha avuto per me fino alla fine.

Grazie Micione

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editoriale di Yftcfuf

Ritorno a scrivere un editoriale dopo 7 mesi e con più di un suo perché.

Il principale fra essi è il cosidetto Disagio Abitativo del quale soffre da circa 16 mesi un mio carissimo amico (in realtà biscugino acquisiot) di lontane origini indonesiane di nome Kybuel , nato in Olanda ma su suolo italiano dai 4 anni d'età e residente da molte estati (fine 2007) in un area-dormitorio della mia stessa regione italiana adesso fortemente degradata su molti aspetti con la propria compagna (nome di fantasia, causa privacy, Alessina).

Questo Disagio, che si traduce spesso e volentieri in una faccenda chiamata solastalgia venne alimentato in quelle zone cosiddette "depresse" (o di crisi complessa) negli anni 2010, soprattutto in quelle terre da quelle "amministrazioni Monocolore" (volutamente invertito l'ordine maiusc-minuscola) carenti un po' da tutti i punti di vista, ma in particolar modo senza un briciolo di Empatia nell'ascoltare i cittadini meno abbienti e in generale dal diverso orientamento politico, con zero Attenzione Socioambientale per le circoscrizioni più distanti di 5 km dal Centro Comunale, e Dignità Inesistente sia nell'impostazione organizzativa interna che nei tempi di onoramento dei propri impegni. C'è chi senza troppi giri di parole parla di "Farabutti svogliati, gente svitata e squinziette assortite di ascendenza sì Radical-chic à la Bafficchio ma dal profilo ampiamente Catto-perbenista (stile Renzi-Lotti-Fioroni per intenderci)"! Queste, malgestendo la Spesa Pubblica, avevano-hanno in sostanza ridotto ad un colabrodo i Fondi per la Sicurezza e per l'Associazionismo in chiave più propriamente Sociale: una volta ritrovo di ragazzi di ogni età dall'intero distretto, ora sembra un cimitero vegetativo; da quanto mi riportò Kybuel durante i primi anni suoi là, vi si avevano un Centro Interculturale, un Tennis club, una Ludoteca ed una sezione Laica degli scout. Ora resistono un Arci, una clubhouse rugbistica ed una Acli per cui la presenza di bambini-ragazzi intelligenti e istruiti in loco è scesa vertiginosamente, e con quello pure il numero di ragazze stanziali over 14 da far conoscere a mio nipote ed in assoluto di persone felici!

Ovviamente, là si era puntato tutto sul fattore "Sport di massa,, (ciclismo-nuoto-calcio), ma le condizioni atmosferiche del posto (qualità di acqua, aria, e suolo pessime da rientrare nel podio dell'ìnfamia regionale) , dettate da molteplici fattori (oltre le due Crisi nazionali ed ai locali buchi finanziari nel Bilancio) ed unite alle decimazioni di alberi in tutto il Comune hanno precluso una continuità delle stesse attività come d'altro canto ogni tendenza-viatico al Virtuosismo su qualsiasi altro settore...Kybuel, e la sua tenace compagna Alessina , ogniqualvolta rientravano al proprio stabile a natura semi-condominiale dopo i tre vaccini ricevuti dal mio biscugino, si accertavano di tenere ben chiuse le proprie finestre del salotto e della tinella pena, col Maestrale di medis intensità, l'entrata repentina di un miasma che Alessina chiama "Infernazo": un concentrato di pura essenza di fogna alternata a pomodori marci, fitto odore di zinco e zolfo dal vicino Hub Interportuale, un turbinio di NoX (no ragash, non è un gruppo di PunKazzoni) da scarto di conceria e di smog autostradali causati principalmente da Autoarticolati , Kamion e Macchinicchie €uro1-2 (passabili legalmente di sequestro). Un sabato pomeriggio dell'estate scorsa un loro ospite (conoscente di entrambi ma non mio) inizialmente amico di Alessina, ebbe ingenuamente l'impulso di aprire la finestrozza della tinella senza chiedere il minimo permesso, mentre Kybuel era a riposare e la stessa Alessina a farsi un trattamento facciale. Al telefono al tizio era stato detto ben 2 volte di vestirsi leggero e fregarsene della sua pancia onnivisibile ai normo-vedenti, ma questo prese ad impuntarsi che era giusto fare un'eccezione con lui perché "dopotutto -Cagghiòn- nel 2006 li aveva fatti conoscere lui", cosa peraltro parzialmente vera. Risultato? dopo aver udito Kybuel tossire più del normale e strepitare per terra gemendo per l'ingresso graduale del temuto Infernazo, Alessina si munisce di Chirurgica rinforzata di maniera ed al terzo "no, diobono, per il forte caldo si tiene tutto così" accompagnato dall'affermazione meschina di cui sopra, risuona un o riccatta l'Alexa coll'Icse a casa tua piuttosto! e sull'ospite si riversa una vassoiata di acqua ghiacciata, mezzo litro buono dritto dritto sulla schiena non ancora sudatissima. Dopo essersi reso conto del problema e convinto a chiudere ed essersi scusato con Kybuel, il "mad-capitao" non si fece più rivedere...fatti questi realmente accaduti. E dal Lunedì successivo, dopo l'ennesima doppia risposta di Arpat per nulla ficcante sull'indice della presenza di inquinanti a punteggiare quell'area, a escluderne al più ogni possibile matrice ipotizzata, entrambi cominciarono a sentirsi stranieri a casa propria (da cui il titolo dell'Editoriale ndr) e provare un poco di smarrimento...Kybuel me Lo ricorda ogni fine settimana con parole differenti ma solo poche sere fa mi domandò di preciso quale fosse la mia attuale situazione. Fu alla quarta nostra conversazione online che mi ricordai della parola giusta per indicare il suo stato d'animo, da me sperimentato di recente notando un'aura di ignoranza più accentuata intorno a me su più branche della Medicina (Scienze Alimentari in prim'ordine) ed ancora in fatto di Architettura, Biologia, Geografia Politica e storia delle Religioni, e questo semplicemente camminando per le vie del mio paesino: dallo scorso inverno mi sento più un oriundo Ecuadoriano-shùar del Presente che un classico esempio di "italiano del Presente"... tant'è che sento come un moto di Blues interiore quando vedo un documentario su Pichincha, Manta e le Galàpagos; questo stato di inadueguatezza parziale o completo e, come già sopra a più riprese espresso, smarrimento conduce a provare la fatidica "solastalgia". Una solastalgia che non avrebbe potuto che alimentarsi nella coppia descritta il cui stipendio attuale non darà loro ancor maniera di trasferirsi se non dopo ben 18 intense annate. Lo spero vivamente per loro, nel qual caso parlerei più di solastalgìa condivisa, un sentimento dove si fondono perfettamente Blues e filosofia, parecchio distante da quella tanto decantata " Resilienza ,, pur se vissuto ad ogni maniera più in senso realista che non puramente olistico.

p.s. Ricordiamoci che

"Non esiste Antidoto al Blues"

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editoriale di dado

Alla fine di un anno difficile, dopo aspri confronti all’interno dei partiti, erano state scelte come candidate la signora Statista e la signora Socialina. La prima, inizialmente non favorevole all’idea di candidarsi, nei suoi discorsi teneva conto soprattutto del bene comune e della cura delle istituzioni, si preoccupava di studiare le leggi per comprenderle e, nemica dell’interesse individuale, si preoccupava di cercare risposte per l’interesse collettivo. Per questo motivo un piccolo gruppo di suoi estimatori convinse il partito a proporle una candidatura e lei ad accettarla. La seconda, invece, mossa da forte ambizione personale, si era fatta strada prima sui social, dai quali non usciva mai e nei quali era popolarissima, poi nelle piazze, dove faceva sue tutte le richieste dei cittadini, le più disparate, anche quelle tra loro contrastanti, senza neppure rendersene conto.

La signora Statista era colta e indipendente, ma non era molto amata: estranea ai pettegolezzi e onesta verso i questuanti, ben presto venne considerata spocchiosa e arrogante; in poco tempo, invece i seguaci di Socialina aumentarono: le promesse durante gli incontri con gli elettori si sprecavano e questo piaceva; inoltre, era sempre disponibile per fare delle foto, alimentare pettegolezzi, promettere mari e monti a qualsiasi persona le si avvicinasse. Pur sapendo di non poter accontentare tutti, aveva la capacità di far credere che si sarebbe battuta con tutta sé stessa per farlo.

Arrivò il giorno delle elezioni. Era una domenica soleggiata di Aprile, quella nella quale i cittadini della città di Atomopoli si accingevano a recarsi nella scuola più vicina per eleggere un parlamentare che li rappresentasse.

Il risultato fu plebiscitario. Socialina divenne parlamentare.

Ora che è parlamantare, ci si attenderebbe che Socialina si impegni con tutta sé stessa per studiare le istituzioni e poter scrivere delle leggi per mantenere le sue promesse. Tuttavia, saputi i risultati, Socialina deve occupare il tempo a ringraziare i suoi elettori. E deve impegnare qualche secondo con ciascuno di loro, anche solo per fare delle foto da pubblicare.

L’ora per lo studio arriverà domani; ma l’indomani mattina ci sarà una fila alla sua porta di persone che avranno bisogno di parlarle: qualcuno avrà bisogno di un aiuto per un figlio, un’altra avrà il marito da impiegare, altri una pratica da sbrigare. Così passeranno giorni, le settimane e i mesi…

Fino a quando un giorno cadrà il tetto di una scuola, e qualcuno penserà che se solo avesse eletto Statista, forse non sarebbe successo…

Ma le settimane dopo ci saranno un figlio da aiutare e una pratica da sbrigare…

Un giorno verrà chiuso un ospedale, e qualcuno penserà che se solo avesse eletto Statista, forse non sarebbe successo…

Ma i mesi dopo ci saranno un figlio da aiutare e una pratica da sbrigare e Socialina può aiutare…

Un giorno prende fuoco una centrale, e qualcuno penserà che se solo avesse eletto Statista, forse non sarebbe successo…

Ma gli anni dopo ci saranno un figlio da aiutare e una pratica da sbrigare e per questo Socialina si sceglierà di rivotare.

E il benessere collettivo dovrà aspettare.

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editoriale di Trofeo

Massimo Cotto non era soltanto uno scrittore, autore, giornalista, conduttore, disc jockey, nonché Cavaliere e Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Era un uomo innamorato della vita, della famiglia, della gente e della musica, del rock in particolare, che ha vissuto e raccontato per quarant’anni. Massimo era saggio e umile, colto e intelligente, premuroso, empatico e attento.

Ha scritto più di settanta libri, collaborato con decine di artisti del panorama musicale e giornalistico, ha condotto spettacoli teatrali, è stato autore a Sanremo e in Rai, ha prodotto centinaia di ore di intrattenimento per la radio e la televisione. Ha impreziosito la carta stampata con il racconto dei suoi incontri con i grandi della musica, da Bruce Springsteen a Bob Dylan, passando per Leonard Cohen, senza dimenticare gli amici del Belpaese, come Paolo Conte, Francesco Guccini, Piero Pelù, Luciano Ligabue, tra gli altri, nonché l’amico inseparabile Giorgio Faletti, che ricordava ogni giorno con affetto.

Massimo è diventato patrimonio di tutti quando nel 1983, dopo aver abbandonato il basket, sua altra grande passione, ha iniziato a prestare la sua voce alla radio, partendo da Radio Rai, fino ad arrivare nel 2012 a vivere la sua ultima importante esperienza negli studi di Virgin Radio. Qui all’inizio era una splendida voce narrante, poi una presenza imprescindibile al risveglio, in compagnia del “Dottor Feelgood”, a.k.a. Maurizio Faulisi. Le risate, le intuizioni brillanti, il “terzo indizio”, la sintonia con il “Cavaliere Nero” Antonello Piroso, a formare un trio epico che spaccava l’etere.

Massimo usava il suo profilo Instagram per celebrare i più grandi, fare loro gli auguri di compleanno, ricordarci quando erano nati, chi fossero e presentarli a chi non li conosceva affatto. Rispondeva ad ogni singolo messaggio sotto ogni post, pubblicato con puntualità certosina ogni mattina all’alba, prima che “Rock&Talk” tirasse su l’ancora.

L’ho incontrato di persona alla presentazione di quello che a sua detta avrebbe dovuto essere l’ultimo libro di una lunga serie dedicata al rock (Il Rock di Padre in Figli*). Un’opera che aveva le esplicite sembianze di un lascito, una sorta di eredità, interamente dedicata al figlio Francesco Danilo, interlocutore principale del racconto.

La notizia della scomparsa di Cotto è arrivata stamattina, dopo la smentita, una settimana fa, di fake news sulla sua morte, che avevano stranito tutti. E' giunta a tutti tramite le struggenti parole della moglie Chiara Buratti:

"Ti ho sempre detto che mi hai salvata. È così. Ci siamo conosciuti che ero una ragazzina timida e astemia (questo ci tenevi sempre a specificarlo) e abbiamo camminato assieme per 21 anni. Non sempre in discesa, ma avevamo ottime gambe. La cosa che mi fa incazzare di più è che tu mi hai salvata, ma io non sono riuscita a salvare te. Continua a soffiare nel vento. Nessuno ti dimenticherà mai, nemmeno per un istante. Te lo prometto"

Un fulmine a ciel sereno per le migliaia di persone che lo seguivano, meno preparate rispetto a chi invece lo viveva da vicino nel quotidiano. Una notizia triste e difficile da accettare, che ha scatenato un’incontenibile ondata di affetto e cordoglio. Perché Massimo Cotto era come quell’amico sempre impegnato che non riesci a vedere spesso ma che è sempre lì, a rispondere alle tue domande e a regalarti un sorriso senza volere nulla in cambio.

Massimo adorava Chester Bennington e ogni anno, a luglio, lo ricordava con parole sempre nuove. Lo stesso luglio che servirà a ricordare entrambi, d’ora in poi.

C’è bisogno di gente in gamba lassù, questa è l’unica spiegazione plausibile per la fine prematura di una vita, seppur incredibile e pienamente vissuta. Quella di Massimo non fa eccezione e ci vorrà tempo per abituarsi alla sua assenza. Stavolta non abbiamo colto il suo terzo indizio e avremo bisogno di riflettere per trovare la soluzione.

Oltre alle sue opere letterarie, lascia al mondo la collezione privata donata a “Le Cattedrali dell’Arte” nel Monferrato. Più di trentamila dischi tra cd e vinili, duemila libri e centosessanta quadri dipinti da artisti come Leonard Cohen, Elvis Costello e Miles Davis, oltre a migliaia di memorabilia autografate. Un tempio da lui creato, dove si raccontano e si respirano cinquant’anni di arte e musica.

“Che la terra ti sia lieve” Mr.Cotto, come hai sempre detto quando salutavi qualcuno per l’ultima volta.

Arrivederci MAX. Fai buon viaggio.

Lacio Drom.

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editoriale di BobAccioReview


Chissà cosa hanno in testa, nell'universalità del rock e della musica delle good and hard vibs gli snobs del pentagramma sgrammaticato rispetto a Bach e Mozart, Vivaldi & Co. bella? Parlo di gente esperta chiusa nei propri fichi confini ristretti di particolarità musicali pop alt masturbatorie che mai se ne vengono in orgasmatiche folate di piacere concreto quanto quello offerto dall'infernale Unleashed In The East dei leathers Judas Priest, HM band antelitteram. Che il rock sia roba per fighetti e Basquiat un artista che trasuda finezza da salotto nell'esposizione della sua arte, beh, ci passerebbe un treno freccia rossa sotto le gambe. Eppure proprio i Judas non passano per coloro che accoltellano il cuore del R'n'R, non alla maniera di Lemmy. Che pippe mentali sballano l'ascoltatore proto-snob?

Questo album datato 1979 nella storia dei live album, seppur ritoccato in studio, non è secondo a nessuno, o forse si, a quello strafottutissimo Made in Japan di purpleiana memoria suonato alle soglie dei seventies (sucking in the seventies), che espone persino una cover di Joan Baez. Vengono su i peli dritti quando RH straparla di Jack The Ripper (checché ne dica Lord Sutch) e non molla sulla caratura del ritmo e dello speed. Ti pesa l'anima e sei già all'inferno: sempre rivolto a te che non sei lo strafighetto de stoca, come il Sergente che ti richiamava ad andare in mona, ma un estimatore di ottima musica, che altro pensavi?

Ora, il mio sproloquietto qui si esaurisce. Auguro un imminente Genocide da parte di qualche spietato, pochi ce ne sono in giro di veri Tyrants di spessore serio e importantissimo a volerci rompere i coglioni di brutto (uff, che palle da tennis!), che mi vien irrefrenabile voglia di una Running Wild da peccatore estremo, altro che lo tennista ligio e cazzolico propenso (ma dai che skerzo) ad annoiare anche la più frustrata dei casalingui - e me la cavo in sui generis - che si dopano nel mondo verde dello smoke Manalishi - che culo" -, povere vittime dei cambiamenti occasionali che si sfasciano sul diamante e si rottamano nella ruggine ('na botta de Svitol alle ossa rotte).

Hell Bent for Leather, docet qualcosa, dopotutto. E digiamolo bure alla maniera di Nonno La Russa, pppprrrrrr ('o scuregione AHAHAHHAHAHAHAH), non s'eccitamo oltremisura! Mammagari sì, 'Na vorta, e tanto.

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editoriale di Fratellone

Ebbene lo confesso: sono un disabile... occorre aggiungere "di merda", ovviamente.

Sono un disabile di merda, di quelli che è giusto prendere per il culo?

Certo, non voglio favoritismi solo perchè non si vede esteriormente che sono disabile, non può essere considerata una scusa. Parlo correttamente, non faccio smorfie ripugnanti con la faccia, cammino normalmente, non emetto versi o rumori strani, tranne flatulenze, ma sono considerate una virtù. Non sbavo e riesco a mangiare da solo. Però ho la necessità di riposarmi frequentemente. Non sono in grado di spostarmi velocemente, anche i miei pensieri sono più lenti del normale. Sono conseguenze delle instillazioni endovescicali di farmaci immunoterapici (BCG) che prendo da marzo a darmi una stanchezza infinita, cistiti croniche e sanguinamenti dalla vescica. Ecco sono disabile da poco, ma ci sono alcuni vantaggi innegabili, ho fattouna considerazione che reputo importante e che vado a raccontarvi.

Ho il pieno diritto di essere chiamato "disabile di merda", anzi voglio essere chiamato così. Vorrei che "facciaditopo" Donzelli me lo dica in faccia, oppure la sua "compagna sonomoltofiga" Flaminia Pace. Mi inorgoglisce essere considerato un disabile di merda da certe persone. Purtroppo sono persone che se vengono smascherate da un giornalista (ovviamente di merda!) ed additate al pubblico ludibrio, mancano di coraggio e smentiscono, oppure minimizzano. Non ci sono più i fascisti di una volta, un po' come le mezze stagioni o la neve d'inverno sugli appennini.

Disabile è disabile, magari ho un po' esagerato aggiungendo "di merda", ma in quel momento ha mollato una loffa terribile, questa potrebbe essere la dichiarazione di facciaditopo.

Ragazzi, drizzate quel poco che vi rimane della schiena, smettetela di comportarvi da femminucce o da checche isteriche, basta girarci intorno, basta glissare sulla domanda se credete o no nella costituzione antifascista (sulla quale avete giurato) urlatelo a squrciagola SONO FASCISTA E ME NE VANTO! Occorre gioire di un crimine, d'altronde LUI così disse in parlamento a proposito di un OMICIDIO, non di un semplice insulto, il 3 gennaio del 1925:

«(omissis) L’articolo 47 dello Statuto dice: «La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del re e di tradurli dinanzi all’Alta corte di giustizia.» Domando formalmente se in questa Camera, o fuori di questa Camera, c’è qualcuno che si voglia valere dell’articolo 47. Il mio discorso sarà quindi chiarissimo, e tale da determinare una chiarificazione assoluta. ...(omissis)

Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (omissis), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato. (omissis)...

Oh, basta ipocrisie, basta nascondersi dietro ad un dito, drizzate quelle schiene, diventate finalmente a ragion veduta veri topi di fogna ed insultatemi, insieme a negri ebrei e comunisti!

Non ci sono più i fasci di una volta...

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editoriale di Dislocation

Venticinque luglio, che caldo, eh?

La Storia, eh?

C'era una volta, in un venticinque luglio di tanti, non troppi, anni fa, un imbelle, delinquente ed incapace, di mestiere re, che fece arrestare un pluriassassino con velleità da statista, amico ed alleato di un multikiller già suo allievo, che aveva di molto e da molto superato il maestro. L'imbelle in questione, di mestiere re, che in vent'anni mai aveva contrastato, anzi, aveva spianato la strada agli sporchi misfatti dello "statista", lo sostituì con un vecchio ottuso a fine servizio, facendo compiere alla nazione ingannata, stracciata, squassata e bombardata un'elegante inversione ad U, compromettendone per sempre la credibilità internazionale dopo averne minato irrimediabilmente l' unità interna ma schierandola, oplà, quasi fuori tempo massimo, coi vincitori della più sanguinosa guerra fino ad allora mai combattuta ed aprendola a nuove invasioni d'ogni genere, non solo belliche, da molti lati e da diverse provenienze, una dopo l'altra, nel disperato tentativo di ripulire un Paese dalle porcherie compiute in due continenti.
L'allievo teutone corse in aiuto del suo ex maestro, liberandolo dalla comoda prigione montana in cui il vecchio imbelle delinquente di mestiere re l'aveva confinato, anziché farlo passare, più degnamente, per le armi.
Si aprì così una breve, nuova stagione di indegnità pressoché inedite, con nel mezzo poche migliaia di uomini verticali, ancora disposti ad immolarsi per una patria che li aveva prima perculati fin dall' infanzia e poi dispersi su almeno sei fronti di guerra, per poi, in tempi di pace, vedersi accusare d'ogni nefandezza dai nipotini di chi, le nefandezze, le aveva davvero compiute in nome e per mano del sopra descritto sedicente statista e del suo teutone ex allievo.
A due anni scarsi dalla notte del suo arresto il pluriassassino, dopo aver ripreso il potere da servo del teutone, ebbe modo di vedere il mondo rovesciato, appeso per i piedi, insieme ad una piccola schiera di suoi accoliti, pago di aver cosparso di trecentoventimila cadaveri di suoi compaesani l'Unione Sovietica, la Jugoslavia, l'Albania, la Francia, il Nordafrica e l'Africa Orientale, la Grecia ed il mar Mediterraneo e di aver cacciato sottoterra anzitempo poco meno di trentamila civili, periti sotto le bombe in arrivo dal cielo patrio di cui il nemico, eh, era padrone assoluto.

La Storia, eh?

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editoriale di ilfreddo

Sarà stato dieci anni fa quindi, vigliacco il tempo, come minimo ne saranno trascorsi almeno quindici. Era una nottata estiva stupenda, fresca e senza nubi. Alle 2 di notte partiamo da Trento e dopo un’oretta siamo con gli zaini pesanti in spalla e la corda da 35 metri arrotolata. E via si va su per le zeta del sentiero con i frontalini che bucano il buio. Quello vero perché lassù non c’è mica inquinamento luminoso. Passo dopo passo da San Lorenzo in Banale eccoci salire per la angusta e selvaggia Val d’Ambiez. Rifugio Cacciatora, Rifugio Agostini all’alba e poi su con i ramponi fino alla Bocca d’Ambiez posta a quasi 2.900 metri con luce meravigliosa del primo mattino che si riflette sui nevai e roccette. Salita per la facile d'arrampicata (II) Via Migotti e così arriviamo infine in Cima Tosa alle 10 con un mare di nuvole sotto di noi. Giù con due tiri di corda doppia e poi rientro alla macchina per giri di birre a non finire. Una giornata che ricorderò come una delle più belle, serene e piene di sempre.

Una giornata così non si ripeterà più. Almeno a breve.

Ora non mi sentirei di rifare questa escursione. Fisicamente e tecnicamente sarei ancora sufficientemente allenato e preparato ma avrei una paura fottuta. Adesso come adesso non me la sentirei di affrontare di notte la Val d'Ambiez. Perché è una valle stretta e i plantigradi si muovono prettamente di notte o all’alba e lì ci girano da diversi anni ormai. Mi sento un po’ egoista a dirlo, specie in questo momento di crisi dove molte famiglie affrontano problemi economici enormi, ma trovo che questo stato di cosa non sia giusto. Lo so che è una frase forte ma sì, credo che leda la mia libertà. Non mi sento libero di godere del mio territorio montano che amo. Accetto che questa posizione non sia condivisa ma non accetto i toni che si stanno usando tra animalisti e non. E parlo con cognizione di causa.

Praticavo corsa in montagna fino a qualche anno fa e anche se ho smesso ogni tanto vado a farmi una corsetta dopo lavoro. Beh, la verità è che lo faccio ancora perché ho la fortuna di abitare nella sinistra Adige dove gli orsi sono molto pochi. Andrea Papi (26 anni) è stato ucciso da un orso mentre praticava il suo allenamento dopo lavoro nell’aprile del 2023. Non è morto di infarto ma è stato trascinato per 50 metri. Vi evito il resoconto sulle condizioni che suo corpo martoriato… la fidanzata ha organizzato una corsa in suo nome e una persona ha avuto il buon gusto di iscriversi con il nome dell'orso (JJ4). Complimenti!

Nel solo mese di luglio 2024 un turista francese mentre percorreva un sentiero è stato attaccato alle gambe e braccia da un’orsa con i piccoli a Dro. Un’orsa con 3 piccoli ha sfiorato una turista svizzera con due figli piccoli sul largo sentiero del Lago di Molveno senza conseguenze. Un ciclista in mountain bike è stato inseguito da un orso a Ciago.

È dal 2014 che sono tornati ad esserci incontri fino al fatale evento del 2023. Quello che sinceramente mi preoccupa è l'escalation. Un evento isolato può capitare ma ora stanno aumentando nonostante le persone in certe zone non vanno più e sono più attente.

Il progetto LIFE URSUS nasce nel 1996 per cercare di salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti. Il Parco Nazionale Adamello Brenta con la PAT (Provincia Autonoma di Trento). Con un finanziamento dell’Unione Europea ha dato via a questo progetto il cui fine era la ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni plantigradi dalla Slovenia. La superficie per la fattibilità della reintroduzione era un’area di 6.500 km quadrati, ben superiore all’Area del Trentino. L’obiettivo era arrivare ad un nucleo di 40-60 orsi coinvolgendo anche le altre province e regioni. Un sondaggio d’opinione al tempo ha data un’approvazione al progetto nell’ordine del 70%. Una percentuale esorbitante. Non viene però detto spesso che a quel sondaggio hanno partecipato solo 1500 persone.

Gli esperti avevano parlato di una facile convivenza e una autoregolamentazione del numero di orsi in base ai km quadrati disponibili. Beh possiamo dire che gli orsi in Alto Adige, Lombardia, Veneto non ci vanno e il nr. di esemplari stimato è compreso tra 86 e 120. Vivono principalmente in un territorio con un’estensione un po’ superiore a 2.300 chilometri quadrati, compreso quasi interamente nel Trentino occidentale e mappato sempre grazie ai campioni biologici. Io quella zona la conosco molto bene e quello che forse sfugge è che quel territorio non sono i Balcani, il nord del Canada o Yellowstone dove per decine e decine di km non c'è un cazzo di niente, solo natura. Quello del Trentino è un territorio estremamente antropizzato con baiti, malghe, pascoli, un reticolo impressionante di sentieri, strade forestali, taglia fuoco, tracce di sentieri per cacciatori, rifugi e bivacchi. Ora ex post siamo tutti fenomeni ma quello che mi domando è semplice. Non possiamo ammettere che il progetto non è andato come previsto sulla carta?

L’autoregolamentazione non è avvenuta. Gli orsi continuano a proliferare e non si sono spostati in altre regioni. Forse hanno il GPS integrato e quando varcano il confine sento la mancanza del Trentino e delle nostre belle dolomiti e della nostra aria. Forse è questo o forse gli sparano senza tanta pubblicità se vanno in altre province e regioni. Per andare nel Trentino orientale gli orsi dovrebbero valicare l’A22 e questo salva zone turistiche importanti. Io mi domando se non sia il caso di cercare di trovare una soluzione. È giusto ammazzare queste povere bestie troppo confidenti e aggressive come propone il governatore? Che colpa ne hanno?

I boschi dei balcani hanno un’antropizzazione dei boschi che è inesistente e comunque infinitamente inferiore alla nostra. Li accetterebbero, ovviamente li caccerebbero, ma trovo sia la soluzione migliore e giusta. Mantenerne un numero di poche decine procrastinerebbe il problema di qualche anno.

Gli animalisti convinti augurano la morte a chi viene attaccato e sostengono che si debbano chiudere i sentieri dove c’è un acclarata presenza di plantigradi e che la convivenza sia possibile come lo era in passato. So che mi prenderò diverse critiche ma non condivido. Lo sport montano è esploso negli ultimi 20 anni con sviluppo skyrunning, downhill, mountain bike, trekking, vie ferrate ecc. Una volta in montagna si veniva a faticare per vivere ma ora c’è un numero di attività e sentieristica che prima non c’era e gli incontri sono giocoforza più probabili. Un mio amico ha perso un asino per un attacco di un orso e ha paura di starsene fuori a guardare le stelle nelle notti d'estate. Il numero di pecore che vengono sbranati dai lupi ormai non fanno più notizia. Pochi dicono quanto la pastorizia sia fondamentale per manutenzione del bosco e della montagna e in questo momento pare che sia abbandonata questa attività fondamentale dalle istituzioni. Ed infine parliamo dell’impatto negativo che questa situazione può creare all’economia turistica locale.

Sinceramente non credo che sia sostenibile il procrastinarsi di questa situazione e credo che palesi ancora una volta come i progetti, quelli meravigliosi sulla carta, dimostrino tutta la loro fragilità quando si scontrano con la realtà dei fatti. Non è colpa degli orsi che giustamente vivono e si difendono ma mi chiedo se dobbiamo tornare all’800 perché 1.000 persone hanno detto sì ad un progetto sulla carta 25 anni fa? E per quel sì non si possa andare indietro ed ammettere che così non funziona.

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editoriale di Relator

Cambiamento:

"sostituzione o avvicendamento che riguarda in tutto o in parte la sostanza o l'aspetto di qualcosa o di qualcuno"

Ieri si parlava di eroina nell'Editoriale di Iside. Per fortuna l'ho schivata ma solo quella.

Qual'è stato il momento che vi ha radicalmente cambiato la vita?

"1991 esco dall'Ethos Mama Club con Alessandro di Pescara... è inverno ma è troppo bello baciarlo.

Non prendo la giacca e vestita di niente mi ammalo.

Un mese e mezzo in ospedale con la broncopolmonite.

La prima volta che mi fermo dagli stravizi e prendo coscienza della vacuità e sregolatezza della vita che conduco.

Mi fanno compagnia i miei David: Gilmour, Bowie, Byrne e Sylvian in cassetta"

Esco, so quello che voglio e quello che non voglio più.

Voglio solo un uomo che mi ami veramente per quella che sono, e lo trovo per la vita

Voglio smettere con tutti gli stravizi e lo faccio (per un lungo periodo)

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editoriale di Confaloni

La recente morte del bracciante agricolo Satnam Singh, avvenuta in circostanze orrende il mese scorso nelle campagne in provincia di Latina, ha fatto molta sensazione e suscitato molta indignazione. Ora, a distanza di alcuni giorni e mentre l'attenzione generale si riversa su altre notizie, mi accingo a fare qualche riflessione su quanto successo.

Intanto, ho constatato molta solita ipocrisia e non solo per l'ennesimo infortunio sul lavoro (purtroppo ogni anno l'elenco di eventi tragici in tale ambito è sempre fitto), ma anche per il tema del caporalato in agricoltura. Qui la novità è veramente relativa, dal momento che subito dopo l' unità di Italia (1861) fu condotta un'inchiesta parlamentare sul problema già evidente a quei tempi. Sarebbe da dire che qualcosa si sarebbe potuto fare nel frattempo e quindi come mai il caporalato è tuttora presente?

Altra ipocrisia rivoltante è definire i lavoratori agricoli ,sfruttati dal caporalato ,"invisibili". Davvero nei campi coltivati non si vede anima viva al lavoro? Chi dovrebbe controllare e verificare che non ci siano situazioni anomale tipo "lavoro nero" è per caso affetto da cecità? Fra l'altro, nella rete distributiva commerciale italiana non mancano fortunatamente frutta e verdura e quello che giunge sulle nostre tavole, previamente acquistato, è stato raccolto da alcune persone in carne e ossa, certamente non da fantasmi che si spezzano la schiena sotto il sole. Così almeno dovrebbe essere...

Un'altra mia personale considerazione verte sul fatto che la categoria del lavoro è così considerata in Italia da aver indotto i nostri Padri costituenti a specificare, nell'articolo 1 della Costituzione, che " l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". Alcuni sostengono che la nostra Costituzione sia la più bella in vigore su scala mondiale. Io non so ma che il principio citato, ispirato ad un certo orientamento ideologico di alcune forze politiche presenti nell'allora Assemblea costituente, si esplichi secondo le dinamiche dell' economia di mercato non mi pare così rassicurante. Quante volte, in tutti questi decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale, aziende in crisi hanno dovuto chiudere i battenti, lasciando i lavoratori a casa con tanto di sussidio di disoccupazione (e io stesso mi sono trovato in simile situazione)?

Per non parlare poi dei tanti, troppi infortuni sul lavoro che non fanno onore alla Repubblica italiana. Il lavoro non dovrebbe essere maggiormente considerato, dato l'articolo della Costituzione sopra citato?

Insomma, come cittadino italiano nutro dubbi gravi ogni qualvolta leggo dell'ennesimo incidente sul lavoro, con grandi dibattiti da cui nulla di concreto scaturisce. Forse sarebbe il caso, dal momento che c'è sempre qualche idea di riforma costituzionale, rivedere quel criterio fondante in apertura di testo costituzionale. Perché non richiamarsi, semmai, all'irrinunciabile esigenza di garantire giustizia e libertà (dal nome di una famosa brigata partigiana che si batté contro la dittatura nazifascista) per tutti i cittadini italiani?

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editoriale di Flame

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In un tempo molto avaro di Ambrogi, Giuseppi o Alfonsi che riuscirono a farsi strada nella vita, un tempo invece generoso di famosi Ludovichi a cui vennero affibbiati simpatici appellativi, come Ludovico “il moro”, Ludovico “il germanico”, Ludovico “il pio” e così via, esistette un regno, di cui si è persa memoria, che tra i suoi re ebbe appunto un Ludovico, Ludovico IV Frigidaire per la precisione, detto “il lontano” per via del suo trovarsi sempre altrove, in luoghi sperduti, ogni volta che il suo regno veniva attaccato da altri popoli.

In quelle occasioni, quando le più alte cariche dell’esercito si presentavano a corte per organizzare la difesa, alla regina toccava sempre rispondere: “Eeeh, Ludovico non c’è! È lontano, In ….”. E poi riferiva il nome del posto in cui si trovava il re in quella particolare circostanza. E li era solito rimanerci fino a guerra conclusa.

Quel Ludovico divenne celebre ai suoi tempi soprattutto per essersi trovato lontano, in una spedizione verso la seconda cima del Kilimangiaro per la precisione, quando il popolo dei giovanni rossi tentò di conquistare il suo regno.

Quello fu l’unico conflitto passato alla storia tra i tanti che il regno di Ludovico “il lontano” si trovò ad affrontare nel corso della sua esistenza. Il motivo sta nel fatto che fu l’unico in cui l’esercito del regno non riuscì ad avere facilmente la meglio sul nemico. Il popolo dei giovanni rossi arrivò molto vicino a conquistarlo, ci fu un momento in cui addirittura sembrava cosa fatta.

A scongiurare quel pericolo non fu il coraggio e l’abilità dei soldati ma la negligenza del popolo di Ludovico “il lontano”.

IL DEBUFIZZATORE DI NOMI E COGNOMI

La prima comunità dai cui ebbe origine il popolo dei giovanni rossi, venne a crearsi per un fatto molto strano. Molti anni addietro il tentativo di conquista del regno di Ludovico “il Lontano”, circolò molto velocemente in giro per il mondo la notizia dell’invenzione di uno strano macchinario che si diceva fosse in grado di togliere la buffezza a nomi e cognomi particolarmente ridicoli, tipo Guido Lavespa.

L’avevano chiamato il debbuffizzatore di nomi e cognomi.

Dalle voci che circolavano sembrava che il sistema fosse tutto sommato semplice: era prevista una camera in cui veniva fatto entrare il possessore del nome e cognome da “trattare”, e li dentro questa persona doveva rimanerci per circa un’ora.

Si diceva che, in quel lasso di tempo, il macchinario emettesse delle strane onde che agivano su tutta la popolazione mondiale fuorché sulla persona all’interno della camera, che facevano sì che, a conclusione del trattamento, il nome e/o il cognome di quella persona non suonasse più buffo agli altri.

Accorsero a provare il macchinario moltitudini di possessori di nomi e cognomi tra i più ridicoli che si fossero mai sentiti, vittime della stravaganza dei propri genitori, e la verità sul debuffizzatore non impiegò molto a venire a galla: non si trattava in effetti di un vero e proprio debuffizzatore; ciò che quel macchinario in realtà faceva era trasformare i nomi e cognomi delle persone che si sottoponevano al trattamento in Giovanni Rossi, che si trattasse di donne o uomini.

Certo non si poteva dire che non risolvesse ugualmente il problema originario. Si erano fatti diversi tentativi per provare a prendere in giro una persona per il solo fatto di chiamarsi giovanni rossi, ma risultarono tutti fallimentari, fino a che fu scientificamente dimostrato che in effetti il nome “giovanni rossi” è imprendibile in giro in base alla seconda legge della balneabilità dell’orizzonte degli eventi.

Ma il debuffizzatore creò un problema forse ancora maggiore di quello che avrebbe dovuto risolvere.

I giovanni rossi divennero improvvisamente così tanti che il resto della popolazione mondiale prese ad attribuir loro una sorta di numero di matricola, per poterne chiamare uno senza che si voltassero anche gli altri all’unisono: Giovannni Rossi n. 0001, Giovanni Rossi 00203, e così via.

Si finì preso per utilizzare solo il numero, e dopo anni si perse la memoria che oltre il numero c’era altro.

Fu così che i giovanni rossi, presi dalla disperazione e dal rancore, decisero di creare un regno tutto loro e sterminare il resto della popolazione della terra.

IL PRATO DELLE FINESTRE FLUTTUANTI

Così veniva chiamato un luogo particolare nel regno di Ludovico il Lontano, e c'erano varie leggende su sta cosa delle finestre, tutte ovviamente infondate; la spiegazione era in realtà semplice, strana forse, ma non chiamava in causa forze magiche o ultraterrene.

Il motivo era da ricondursi alla particolare tecnica di un costruttore di case che godeva di una certa fama nel regno di Ludovico “il lontano”. Il personaggio in questione amava definire se stesso un ingegnere modernista Jazz. Nessuno capiva cosa volessero dire quelle parole, perchè modernismo e jazz a quel tempo dovevano ancora essere inventati. Ma che nessuno si prendesse la briga di farlo all’ingegnere poco importava, quelle parole gli suonavano bene e le utilizzava sbattendosene se la cosa rischiava di percorrere un po’ i tempi.

Lui non faceva progetti, costruiva le case partendo dalle finestre: le piazzava un po’ a sentimento, e poi riempiva i vuoti attorno improvvisando, seguendo il flusso di coscienza.

Le fondamenta erano l’ultima cosa di cui si occupava, ed era un lavoro che faceva malvolentieri, le trovava dannatamente inutili. Diceva – le fondamenta mi fanno sentire un gatto, che prima la fa e poi la nasconde.

Quando era orami vecchio e decrepito, gli fu commissionata la costruzione di un grande palazzo che avrebbe dovuto essere la sua opera più rappresentativa, ma lui vide bene di tirare le cuoia a lavori in corso, subito dopo aver piazzato le finestre.

Non esistendo un progetto, a nessuno dei suoi collaboratori venne la voglia di portare a termine l’opera, che restò una delle tante opere incompiute di quel regno.

Le finestre quindi rimasero sospese a mezz’aria non per merito di qualche forza oscura, ma per merito della negligenza del popolo di Ludovico “il lontano”: semplicemente a nessuno venne la voglia di costruirci dei muri attorno.

Ma il popolo dei giovanni rossi questo non poteva saperlo, e per essere sicuri di non profanare un luogo magico, ed incorrere così nell’ira degli dei, mandò il suo guerriero più valoroso, Giovanni Rossi, a perlustrare quel luogo.

Ma quando egli arrivò a destinazione trovò qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

DIESCI

I Bolzaniani sono stati sconfitti! I nuovi signori della galassia sono i cuochi, che sono giunti alla vittoria grazie ad un abile strategia. I cuochi hanno scoperto che la maggior parte delle particolari “Ə” dei canəderli, che costituiscono il 90% dell’alimentazione dei Bolzaniani, proviene da Innsbruck. I cuochi sono riusciti a interrompere la catena di fornitura di “Ə” da Innsbruck verso le linee nemiche per lungo tempo, bloccando così gli approvvigionamenti di derrate per le truppe bolzaniane. (le tre utilizzate per scrivere quest’articolo sono state reperite su mercato nero al prezzo di parecchio sangue e denaro)

“Tutto qua?”

“Non c’è altro, mai Masta!”

“Invierò Meryl “l’immenso” a seviziare il direttore del giornale”

“Mai Masta! Una nostra spia ci ha informato che un gruppo di sediziosi del pianeta Laigueglian, comandati da un certo Dislo-canyon, si ostina a mettere la panna nella “mari e monti””

“ORRRROOOREEEE!!!”

“E’ una resistenza che va soffocata sul nascere”

“Concordo! Giovane Sssousschefff, occupatene tu! Vai a profanare la tomba di Dart Veda, arraffa la spada laser, e con quella vai a falcidiare i sediziosi, ma bada bene, non prima di averli sciacquati a dovere in acqua corrente! E occhio sempre ad essere giusto di sale, è fondamentale per mantenere l’equilibrio nell’universo!”

“Sarà fatto mai Masta!”

“Ah, aspetta un attimo, come va a finire quella storiella dei giovanni rossi?”

“Mai Masta! La storiella l’ha scritta Fleimorg il mandrogno, il finale è sempre lo stesso delle altre sue storie: il protagonista trova Yellow Pecora”

“uhmm ... va beh. Ora va! E che il Diesci sia con te!”

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editoriale di iside

Delle volte ci rifugiavamo in cantina; un walkman due cuffie e stavamo la ad ascoltare la musica.

Eravamo gli unici che ascoltavano de André.

Eri uno scricciolo, ti chiamerò Ivette come nella canzone di Ivan “quella senza tette”...

Ogni tanto sparivi magari per un giorno o due, tre, una settimana, poi tornivi sempre e finivamo in cantina ad ascoltarci Giugno 73.

Poi un pomeriggio al Casbah ci prendemmo anche noi i famosi peli d'elefante con la promessa che mai l'avremmo dati ad un passante.

Ogni tanto ti allungavo un po' di soldi sapevo che cosa ne facevi ma preferivo darteli io, tanto li avresti trovati comunque...

Poi:

"Davidino me ne vado a Roma"

“Non andare lo sai che finisci nei night”

“Sai quanti ne ne ho sbocchinato in cantina per 5000lire”?

Passarono i giorni, le settimane, i mesi, gli anni, poi una sera mi chiami:

“Davidino vado da mia mamma fra due settimane ti va di vederci”?

“Hai ancora i peli d'elefante o li hai dati a un passante”?

“Davidino non ho tempo per le cazzate, chiamami fra quindici giorni”.

Al telefono mi risponde il fratello, ubriaco come sempre, ride:

“Ciao, mi passi Ivette”?

“ È morta”!

“Come”?

“Morta l'ho capisci? MORTA”!!

Riggancio guardo fuori dalla finestra i fumi delle acciaierie.

Fanculo.

Giugno 1965/ Giugno 1986

(nella foto Ivan del Casbah, morto Marzo 2020 e alcuni frequentatori)

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editoriale di Jaco2604

Nella mia vita le prerogative sono due: provare emozioni e scriverne. Laddove non provo emozioni, le immagino, le vivo in modo fittizio astratto e ne scrivo perché gli altri, che effettivamente le provino, possano identificarsi in quella da me raccontata. Molti pensano che sia ciò che spinge i poeti, i cantanti... secondo me è un semplice strumento di autodifesa per fare ordine in una mente adolescenziale (anche se forse a 20 anni ci si dovrebbe un attimo stabilizzare) piena di nuvoloni e pensieri, nulla di speciale.

Non so se questo editoriale sia degno di essere effettivamente un editoriale, ma voglio provare anche qui a condividere un'emozione, un pensiero, che non per forza corrisponde con qualcosa da me provato, ma che magari può scaldare il petto, in primis mio.

Questa continua ricerca mi porta a scrivere delle "lettere", su argomenti vari, che raccontano un soffio di vento, che questo sia caldo o freddo.

Non hanno nulla di poetico e non raccontano fatti, semplicemente parlano, senza pretese.

Oggi voglio provare a condividerne una con voi, si chiama "Lettera a chiunque":

LETTERA A CHIUNQUE

"Mi manchi... queste parole le associamo spesso all'amore... eppure tu mi manchi, ma non ti amo; mi manchi e non ti odio; mi manchi, ma durante il giorno penso ad altro. Eppure la notte mi accorgo di quanto mi manchi, e mi accorgo di quanto non ti amo.

Vivo la vita in un purgatorio, insieme ad anime condannate per il solo peccato di aver vissuto un'epoca sbagliata, eppure io vivo negli anni che mi sono stati assegnati, ho preso scelte che mi hanno indirizzato verso te, ma non sapevo ci fossi te.

Ho vissuto così tanto in questo limbo, che ora che ci vivo ancora... mi manchi.

Lo so, sembra che tu abbia vissuto qui con me, in realtà eri solo un ologramma. Te l'ho detto, ognuno vive nell'epoca che gli spetta.

Cosa diresti se ti mandassero all'inferno solo perché hai accarezzato le guance sbagliate? Cosa diresti di un uomo solo, prono davanti agli occhi sbagliati?

Sono domande che ci siamo posti mille volte, quando passavamo insieme ogni istante. Ce le siamo poste mille volte e non abbiamo mai avuto la pazienza di ragionarci fino in fondo.

E adesso che non lo facciamo più mi manchi, ma l'ho già detto, non ti amo.

Forse non hai capito che non ti ho mai amata, mai odiata e nemmeno considerata... eppure mi manca vivere quei momenti, perché negarlo. Mio dio se lo vorrei rinnegare.

Allontanerei ogni abbraccio, distruggerei ogni fottutissimo sguardo al solo scopo di perdere la memoria ed ogni affetto.

Te lo dico un'ultima volta e poi basta:

Eppure."

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editoriale di Buckley

Sono 2 mesi che frequento "il sito più fiko dell'internet" e oltre le solite sbrodolate di complimenti e doverosi riconoscimenti per l'idea di dare a tutti la possibilità di scrivere qualunque cosa su qualunque artista, a tutto tondo, sia esso un pittore uno scrittore o un cantante/gruppo, ho qualcosa da dire su alcuni meccanismi che non ho ancora assimilato o capito. Al netto delle FAQ abbastanza esaustive, ci sono operazioni troppo macchinose, un esempio? Perché banalmente non si riesce a cancellare un ascolto non voluto o sbagliato? Perché accanirsi con l'aggiunta del link corretto con tanto di spiegazione? Un'altra supercazzola é l'inserimento di un autore o di un film in una classifica che non compare nel De_Db. Ho provato con un film mi ha dato errore che si è ripetuto con il regista del film, poi come per incanto un utente mi avvisa che ho inserito un film come autore.... Why? Perché non mandare messaggio del tipo "hai scritto una minchiata, cancella e riprova ? Probabilmente sbaglio qualcosa io. Sono considerazioni che avrei potuto mandare all'info, ma ho preferito "testare" l'editoriale.

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editoriale di JonatanCoe

Come un carro senza nocchier sfidava tempesta, così un giano de carrozze sfasciate aprì de Gennaio la festa.

E non parea vero che il ver cerimoniere G, capo del sito, arrivò solo in Febbraio tutto stizzito.

E il Turco, ch'egli tutto tengon nascosto, solo al prio sole de Marzo accedette in codesto posto.

Alti membri della Mucca Sacra arrivarono in Aprile a fiotti, Almotasim, Lulù con Dsalva, ch'ogni cosa vedea complotti.

Il gran sultano Tia s'affacciò a fine Maggio, in compagnia di due fanciulle e Falloppio il suo paggio.

Giugno fu tutto un brindar senza fine attorno al grande tavolo, dove la facea da padrone Enea il Diavolo.

Quando infine a Luglio svuotarono tutti i tini, intrapresero la via del ritorno condotti da CAZpuntini.

A chiudere la carovana c'era Macmaranza, sotto il sol d'Agosto fritto come una paranza.

Ormai un ricordo lontano, Settembre ci consegna nuova stagione, con la maglia numero 7 del Bologna rigiocherà Gaston(e).

.Ottandro ed Ottobre va da se, e se non vi è chiaro non chiedetemi il perchè.

Novembre, da copione, regala la prima brina, è arrivata l'ora di riporrere nell'armadio la t-shirt e il cappello da pescatore Valentyna.

A Dicembre si fanno regali e promesse e la mia la faccio qui, Sfascia non mi freghi, il prossimo anno si riparte da G.

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editoriale di Jaco2604

Premessa: sul deb si parla principalmente di musica, stanotte sono un tantino fuori tema ma ritengo che questo sia un argomento importantissimo e che sia fondamentale trattarlo in ogni contesto possibile.

Non riesco a non lasciarmi sopraffare da questo vortice di negatività e tragedia che mi ha investito negli ultimi giorni. Sono anni che la parola "morte" è entrata a far parte della nostra quotidianità, senza mai uscirne: basti pensare al covid, ogni giorno un bollettino ci diceva quante persone la malattia si era portata via. Poi è arrivata la guerra (o meglio dire "tornata") e ci siamo trovati di fronte ad innumerevoli vittime, civili e militari. Ogni giorno guardiamo il telegiornale, leggiamo le notizie e qualcuno è stato ingiustamente ucciso. Questa cronaca nera che attanaglia le mie giornate inizia a pesare, anche perché ultimamente non l'ho vissuta solo nei telegiornali, ma anche in prima persona, riguardo un tema che ho particolarmente caro: i suicidi.

Il suicidio è diverso dalla malattia o dalla guerra, perché è una scelta. Una scelta che nasce dalla solitudine, dal non sentirsi compresi ed è una soluzione tragica.

Nessuno dovrebbe mai morire per via di una difficoltà che non riesce, da solo, a superare, è una cosa crudele.

Qualche settimana fa una ragazza, circa della mia età (20), si è buttata dalla finestra ad una via di distanza da casa mia, ieri ho appreso del suicidio del rettore della cattolica, buttatosi anche lui dal sesto piano, stasera un uomo si è buttato dal quarto piano del palazzo di fronte al mio... ma cosa cazzo ci sta succedendo? Come cazzo è possibile che non siamo più in grado di reagire? Come cazzo si fa ad essere abbandonati a sé stessi nell'era dei social e della massima condivisione? Io non ne lo spiego...

Le difficoltà colpiscono tutti, il rettore dell'Università che abita in centro a Milano, così come l'ultimo disoccupato che abita in un paesino di periferia (che poi zona mia è ugualmente Milano, ma per generalizzare...), questo rende ancora più paradossale la questione.

Per capire un attimo se questo nero tempesta si è abbattuto prettamente su ciò che mi circonda, ho cercato su internet i dati del suicidio in Italia, voglio dire, se 3 sono avvenuti in due settimane in contesti a me vicini, chissà in tutta Italia, devono essere numeri tragici...

Ho scoperto che gli ultimi dati sui suicidi in Italia sono stato pubblicati nel 2021, MA sono dati del 2018, anno in cui si sono rilevati 3789 suicidi.

Una fondazione che si occupa del fenomeno suicidi ha fatto un report sui suicidi/tentativi nel primo semestre del 2022 e del 2023:

Tra gennaio e agosto 2022 si sono tolte la vita 351 persone e 391 hanno tentato.

L'anno scorso invece, nello stesso periodo, 608 suicidi e 541 tentativi. Sono numeri allarmanti, che crescono esponenzialmente e che sono aggravati dal fatto che questi sono solamente quelli di cui la stampa è a conoscenza e che perciò sono stati oggetto di cronaca. Per intenderci, il rettore della cattolica sarebbe annoverato tra questi, i due ultimi della società vicino a casa mia no.

Come si fa a non allarmarsi di fronte a numeri del genere? Come di fa a non avere dati perché nessuno monitora il problema?

Alla fine siamo sempre noi stessi che abbiamo il "dovere morale" di autocontrollarci, vivendo in una società in cui non è accettato altro che non sia la perfezione; laddove diventiamo grezzi, imperfetti, nessuno ci vuole più e siamo abbandonati a morire soli con noi stessi.

Non pretendo che la soluzione ai suicidi arrivi dallo stato, hanno provato a far qualcosa col bonus psicologo, ma si è dimostrata una stronzata come tutti si pensava, alla fine è, si, una questione di denaro, ma rimane principalmente una questione di biasimo sociale. Il poveretto che si è buttato dal quarto piano, è stato definito come un esaurito... esaurito... oppure "depresso", detto in senso dispregiativo... ma svegliamoci.

Un ragazzo che va dallo psicologo, nel 2024 è ancora visto come un ragazzo che ha deti problemi e che quindi non è adatto a stare in società, perché in società dobbiamo tutti essere perfetti. Mi piacerebbe star inventando queste affermazioni o esagerando, ma le sento ogni giorno e ogni giorno mi fanno venire il sangue Amaro.

Come risolvere dunque?

Alla fine la cosa che noi tutti possiamo fare è stare vicino a chi si mostra in difficoltà e sforzarci a capire quando lo nasconde.

Noi abbiamo il dovere morale di aiutare chi da solo non riesce più a stare e di dargli un motivo per vivere, perché alla fine chi vogliamo prendere in giro, senza quello nessuno di noi andrebbe avanti.

Il fenomeno dei suicidi si combatte nell'empatia e nell'altruismo quotidiano e siamo tutti responsabili di questo, uno ad uno, nei confronti di chiunque trascorra, o abbia trascorso, il proprio tempo con noi.

La soluzione deve passare attraverso la comprensione e non essere vincolata ad una richiesta di aiuto... dall'altra parte però vi prego, per chiunque non riesca ad uscire dal labirinto dello sconforto, chiedete aiuto, parlate, uscite sfogatevi, incazzatevi, piangete, reagite per far vedere a questo mondo di merda che voi ci siete e siete un'entità forte è vogliosa di vivere... vi prego, fatelo anche per me.

Non voglio arrendermi a questa tempesta di fine maggio...

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editoriale di MauroCincotta66

Rischiarati da una luce azzurrognola tre piccole creature dalla testa enorme stanno appollaiate ai tre lati di un enorme tavolo triangolare, le scosse elettriche degli abitanti degli abissi marini che si vedono oltre le belle vetrate con motivi goticheggianti, lanciano flash che proiettano lunghe ombre nell’enorme stanza disadorna e luccicante di metalli pesanti rendendo l’atmosfera ancora più sinistra.

Il confronto è alquanto acceso, lo si capisce dalla frequenza del ronzio che caratterizza il modo di comunicare di questi assurdi alieni, ogni livello di incazzatura in più corrisponde ad una tacca dell’interruttore del frullatore. Adesso Alcor è arrivato alla tacca III (penultima dei comuni frullatori) e sta inveendo contro Callipo: “… ma no ma no ma NOOOOO! Callipo non si può attaccare adesso! Sono ottomila anni che aspettiamo pazientemente, vabbè che per noi sono solo dodici ma, anche per noi, non è poco e non è il caso di rischiare di mandare tutto a gambe all’aria!”

Callipo è il generale a capo delle forze armate presenti sulla Terra e, chiaramente ed ovviamente, ascrivibile a quella fronda che, noi terrestri, abbiamo convenzionalmente definito “falchi”. Le sue considerazioni non muovono, peraltro, dalla voglia di metter mano alle armi, anche se sono ottomila (o dodici) anni che continua a lucidare la ferraglia di distruzione: vuole attaccare perché è convinto che i terrestri a breve distruggeranno il loro bel pianeta con tutte le risorse preziose che hanno portato gli alieni a risiedere in pianta stabile in questa periferia dell’universo, così lontana dalla loro galassia che si può tornare in famiglia solo per le feste comandate (Mattanza spaziale e Commemorazione del Rais galattico) un anno si e uno no.

Ritrovando la calma necessaria che un dignitario del rango di Alcor deve avere (è discendente diretto dell’Entità Generante Bigtunafish e cugino di primo grado dell’attuale signore assoluto del loro pianeta, il divino Tsukiji), abbassando il ronzio alla tacca II del frullatore continua: “Che poi, cosa vuoi che succeda? Sono così stupidi che non si sono accorti della nostra presenza. È stato sufficiente costruire il nostro rifugio a soli 11 km dalla superfice e loro che fanno? Continuano a sondare l’universo profondo con i loro ridicoli trabiccoli e noi siamo sotto il tappeto che gli succhiamo idrogeno abbestia ahrgh ahrgh ahrgh! Sarà sufficiente, come fatto finora, monitorare le radiazioni nucleari e, in caso, intervenire immediatamente. Al limite ci giochiamo la Russia e/o gli USA, poco male”.

Compostamente accucciato sul suo lato di tavolo e per nulla turbato dal ronzio scatenato dai due convitati, la “colomba” Riomare è persa nei propri pensieri. Sono ottomila (o dodici) anni che ciclicamente assiste a questi duri confronti che si risolvono in nulla, ovvero rinviando la decisione a momenti migliori (o peggiori). Pensa, quindi, che la cosa migliore sia stare zitto certo che nessuno chiederà la sua opinione. Dopo i primi quattromila (o sei) anni di presenza sulla Terra, il suo ruolo di eminenza grigia della spedizione ha perso gradualmente d’importanza. Ma questa volta non va così. Alcor si ricorda dell’ultima trovata di Riomare e pensa sia giunto il momento di rinfacciargli il totale fallimento della sua genialata di un annetto fa.

Quindi, moderando ulteriormente il ronzio fino all'ideale prima tacca di frullatore, rivolgendosi con tono mellifluo alla “colomba” attacca: “Ma cosa ne è stato dei due emissari che abbiamo inviato per sondare le emozioni degli umani? Da quanto mi si riferisce, più che ubriacarsi e fare comunella con un demente amante della musica Blues, non sono giunti ad una chiara conclusione. Anzi, La bellezza salverà il mondo sembra sia un concetto sempre più confinato a pochi poveri illusi. Lo stesso V.d.M. fan del Blues è convinto che l’umano abbia preso una china così pericolosa che lo sta pericolosamente e irreversibilmente impoverendo nell’animo. Basta vedere come si odiano l’un l’altro e di certo non si salvano coloro che leggono libri, vanno alle mostre, ascoltano musica, vanno a cinema e a teatro. In buona sostanza, se non si autodistruggono, sarà un piacere eliminarli dalla faccia dell’universo”.

Riomare non si scompone, dall’alto della sua immensa scienza universale affinata dall’arte umana di cui, segretamente, è diventato cultore e studioso da quattromila (o sei) anni, ha capito che anche se i due balordi inviati non hanno concluso nulla (se non portargli delle meravigliose casse di Sassicaia del 1998), che anche se il patetico amante del Blues ha perso la speranza nell’umano, basterà che solo uno (1!) continui a credere fermamente nel concetto di Fedor, per far sì che l’umanità tutta continui ad ergersi al di sopra degli altri esseri viventi, spaziali compresi. Anzi, soprattutto spaziali se senz’anima quali sono loro. Sa che, se ci sarà un futuro, dovrà essere un futuro di convivenza che potrà scaturire solo da una vera profondità etica in cui grazia e moralità si possano, finalmente, congiungere, dove l‘unione virtuosa della conoscenza con l’amore generi i frutti pensati da Bigtunafish (o da Dio, o da Atahualpa).

Fine (?)

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editoriale di splinter

[Premessa: questo articolo non fa riferimento agli utenti di DeBaser, tutti più o meno colti e con una più o meno seria cultura musicale]

Da quando ho cominciato a navigare nel mare della musica non ho potuto fare a meno di notare quanto la musica commerciale ascoltata da gran parte della popolazione sia tremendamente vuota: è priva di arrangiamenti di spessore, non c’è una prestazione strumentale di rilievo, non ci sono idee, non ci sono passaggi degni di nota, non ci sono melodie ben studiate e costruite, non c’è una sperimentazione; ci sono solo una manciata di suoni poco udibili, un ritmo da ballare e qualche parola d’amore. Quando ho cominciato ad esporre le mie critiche ed opinioni sul mondo musicale moderno e a far notare agli interlocutori la piattezza di quel panorama pop non ho potuto non notare l’approccio ignorante, superficiale, poco costruttivo, addirittura infantile con cui la gente rispondeva alle mie osservazioni. Inoltre non mi sono affatto sfuggiti gli appellativi con cui critici, recensori ed opinionisti vengono continuamente apostrofati: “invidiosi” (di cosa poi???), “irrispettosi”, “moralisti”, “criticoni”! Quello che mi accingo a fare è elencare ed analizzare alcune delle risposte più comuni ricevute…

- “Eh ma ognuno ha i suoi gusti”. Ma grazie al cazzo, che risposta scontata, come se non lo sapessimo che ognuno ha i suoi gusti… Non hanno capito che la valutazione di un’opera non è un fatto di gusto personale ma è una vera e propria analisi delle sue molteplici sfaccettature e di tutta una serie di svariati fattori circostanti, e che quest’analisi dovrebbe essere, per quanto possibile, imparziale. Ecco, è proprio il valore dell’imparzialità, del senso critico, dello spirito analitico, quello che non è stato loro insegnato fin dalla tenera età, loro non sanno fare una valutazione ragionata che esuli dal loro gusto personale, che sia libera da un certo edonismo di fondo, per loro il gusto personale è l’unico parametro di valutazione, per loro “mi piace” = “è un capolavoro”.

- “Eh ma ha/hanno venduto milioni di dischi”. Per loro il successo è un insindacabile indice di merito artistico. Quando fai successo per la gente vuol dire che automaticamente sei bravo, sei un artista, sei autore di capolavori inestimabili. Fatemi capire bene… quindi se io metto il microfono al water mentre cago e registro i rumori, vendo il disco e faccio successo allora vuol dire che automaticamente ho fatto un capolavoro?! Se tutti si buttano dalla finestra allora vuol dire che è una cosa giusta? Beh allora io seguendo la stessa logica potrei dire che Hitler era un grande uomo perché aveva migliaia e migliaia di seguaci, o che fumare è una cosa giusta perché lo fanno milioni di persone (sono esempi volutamente estremi ma che rendono l’idea)… Dai, ma non potete pensarlo veramente! Se aveste un minimo di testa capireste un semplice concetto, che vi spiego io: quegli artisti mediocri che tanto vi piacciono fanno successo non perché sono i più bravi sulla terra ma semplicemente perché la gente non conosce altro e non si sforza di conoscere altro, la macchina mediatica propina quello e tutti ascoltano solo quello, che inevitabilmente fa successo.

- “Eh ma sono un gruppo pop, non si può pretendere chissacché” (frase pronunciata più che altro da persone un po’ meno ignoranti, che in qualche modo riconoscono l’esistenza di una musica sostanzialmente migliore)… Ah quindi essere pop diventa una giustificazione per fare delle cagate immonde? No, carissimi, NO, il pop, anche se ambisce a piazzamenti piuttosto alti, è comunque un genere musicale e come tale dovrebbe essere assolutamente curato e ben dettagliato negli arrangiamenti. Pop in passato sono stati i Tears For Fears, i Toto, i Supertramp, i Depeche Mode, i Talk Talk, ma avevano (alcuni tuttora hanno) arrangiamenti ben notabili, di altissimo livello, ben in evidenza, protagonisti, a volte perfino complessi, rimaneva sempre e comunque musica, non rutti e scorregge.

- “Eh ma dai, evolviti un po’”… Fermi tutti… IO devo evolvermi??? Sì, mi sono sentito dire anche questo!!! Qua siamo davvero all’apice, alle comiche, persone che non sono mai andate oltre le canzonette chiedono a gente che ogni giorno si sforza per scoprire nuova musica di evolversi, il bue che dice cornuto all’asino! Cari miei, noi siamo evoluti e siamo in evoluzione continua, voi invece siete rimasti fermi lì e da lì non vi schiodate mai; e in ogni caso evolversi non vuol dire aprirsi alle peggio porcherie, anzi, essere evoluti vuol dire anche saper riconoscere il cattivo gusto e fare il passo indietro quando il passo avanti porta al burrone!

- Arriviamo così al trattamento più stupido, infantile ed ignorante riservato a chi parla e chi fa della critica musicale: “rispetta i gusti altrui” oppure “non devi permetterti di criticare le scelte degli altri”. Fatemi capire bene… fare delle analisi sulla musica ed arrivare a decretare che si tratta di prodotti scadenti vuol dire mancare di rispetto? Esprimere un parere negativo è mancanza di rispetto? Vi siete forse dimenticati che siamo in democrazia e che democrazia vuol dire essere liberi anche di dire cose spiacevoli? Sembra che la gente si senta quasi minacciata dalle opinioni dei critici! Cosa cambia a voi se noi ci esprimiamo negativamente? Chi vi impedirà di ascoltarvi la vostra musica di merda? Ma poi di cosa avete paura? Che veniamo lì a casa vostra per bastonarvi perché avete dei gusti discutibili? O semplicemente che magari possiamo avere ragione e che le vostre certezze possano crollare? Il vostro è un atteggiamento che denota presunzione e prepotenza! Dimostrate di non sapervi confrontare con gli altri, specialmente con chi è più esperto e ferrato di voi, la persona più esperta vi incute timore perché avete paura che possa smascherare la vostra ignoranza; non sapete mettervi in discussione, non siete in grado di interpellare la vostra coscienza, non volete proprio crescere e maturare come persone; perché altrimenti vi porreste delle domande, fareste dell’autocritica, magari ascoltereste anche qualche nostro “consiglio per gli acquisti” e vi si potrebbe aprire un mondo a voi sconosciuto, magari migliore e più bello di quello che conoscete, e un giorno potreste anche ringraziarci per la scoperta. Invece no, volete rimanere lì nel vostro porto sicuro e guai a chi prova a farvi uscire. Inoltre, con il vostro voler sopprimere l’opinione altrui, denotate una mentalità fascista e retrograda (secondo me ancora inconsciamente radicata nella popolazione italiana media), ma paradossalmente agli occhi vostri i dittatori che vorrebbero imporre la mentalità agli altri siamo noi, anche qui è il bue che dice cornuto all’asino.

Alla luce di tutto ciò vorrei mettere le cose in chiaro. Non critici ed opinionisti non siamo né moralisti, né invidiosi, né irrispettosi! Semplicemente facciamo le nostre osservazioni e lo facciamo in maniera obiettiva e imparziale, valutando ciò che ascoltiamo con un approccio analitico, cerchiamo di individuare pregi e difetti di ciò che ascoltiamo; anzi, vi diciamo di più, a volte siamo pungenti anche verso i nostri stessi artisti preferiti, a volte addirittura troviamo il pelo nell’uovo anche in cose che ci piacciono, perché sappiamo scindere il gusto personale dalla valutazione oggettiva. A me ad esempio ogni tanto piace ascoltare gli Imagine Dragons ma non mi sogno mai di considerare i loro dischi dei capolavori, anzi vi individuo un sacco di difetti, perché analizzandoli se ne individuano parecchi, sono un fan dei Nickelback ma riconosco che hanno evidenti limiti sotto molti aspetti. Aggiungo che se vuoi portarmi al cinema senza farmi addormentare mi devi portare a vedere qualche commediola italiana di quelle da ridere… ma non mi sognerei mai di definire questi filmetti capolavori del cinema, né di considerarmi un amante del cinema, sarei ingiusto e perfino disonesto. Voi invece no, non siete capaci di condurre un’analisi impersonale, perché non siete stati educati a farlo, vi hanno inculcato che è solo ed esclusivamente un fatto di gusto personale e chi si è visto s’è visto. Poi per carità, nessuno ci garantisce che le nostre analisi siano tassativamente giuste ed insindacabili, sono soggettive anch’esse (altrimenti la critica musicale non avrebbe ragion d’esistere), però sono fatte con la testa… e secondo me comunque l’opinione personale alla fine sbatte contro un muro chiamato “evidenza”, quella a cui è praticamente impossibile arrendersi; possiamo discutere su chi sia più grande fra Yes e Genesis, come fai invece a non ammettere la superiorità dei King Crimson rispetto ad esempio ai Green Day, o dei dipinti sofisticati di Caravaggio rispetto ai tagli sulle tele di Lucio Fontana, o di Messi rispetto a Borriello?!

Ma soprattutto… Noi la musica l’abbiamo esplorata in diverse sfaccettature, siamo andati a spulciare nei dischi di nostro padre oppure semplicemente non ci siamo accontentati di ciò che il sistema ci propinava e siamo andati in profondità documentandoci sui vari siti e sfruttando le potenzialità offerte prima dal peer-to-peer e poi dai servizi di streaming. Abbiamo ascoltato diversi suoni, diverse forme di espressione, diversi generi, ed esplorando qua e là ci siamo resi conto di quante cose imponenti, grandiose, sofisticate ci siano nell’immenso panorama musicale, ma anche quanto vuota, piatta e povera sia la musica commerciale. Parliamo con cognizione di causa, con le orecchie di chi ha ascoltato, di chi conosce. E voi invece? Che ne sapete della musica? Che titolo avete per parlarne? Voi vi siete limitati ad ascoltare le quattro canzoncine offerte dalla stazione radio di turno e avete conosciuto solo il lato più superficiale e inconsistente della musica, siete stati abituati ad un beat che pompa nello stereo o ad un banale testo d’amore; non siete cresciuti con vostro padre che vi guidava ad ascoltare con attenzione l’intro di pianoforte di “Firth of Fifth” o l’assolo di turno di David Gilmour o di Keith Emerson, siete cresciuti con vostra madre che guardava “Non è la Rai” e vi faceva ballare e battere le manine sul beat della hit da discoteca del momento, o che ascoltava i versi amorosi di Laura Pausini mentre faceva i mestieri, che visione della musica potrete mai aver coltivato? Chiaramente una visione estremamente limitata, per voi la musica è quello e soltanto quello, canticchiare, ballare, pomiciare, basta. Quando qualcuno vi chiede che musica ascoltate rispondete “un po’ di tutto” dando prova pratica della vostra ignoranza, con quel tutto sappiamo benissimo che intendete solo la musica pop perché sotto sotto siete quasi convinti che non esista altra musica. Solo all’occorrenza fate finta di avere un’anima rock solo perché ascoltate Vasco Rossi o Ligabue, o peggio vi fingete amanti della lirica e dell’opera solo perché ascoltate Il Volo o Andrea Bocelli, poi quando arriva il vero rock o la vera musica classica fate una faccia stranissima. Quelli sono gli unici generi meno commerciali che forse conoscete, quando qualcuno vi dice che ascolta musica “non commerciale” la vostra mente va subito al rock o al metal; per voi non esistono progressive, ambient, trip-hop, psichedelia, post-rock, blues, country, jazz, folk, ska, industrial e chi più ne ha più ne metta. Per voi la musica non è una chitarra che costruisce un blues, una fuga al pianoforte, un bell’assolo di sintetizzatore, non è sperimentazione, non è ricerca e studio di linguaggi alternativi, non è costruire qualcosa di interessante o artistico che catturi l’attenzione, che susciti curiosità, non è un utilizzo intelligente della strumentazione; anzi, siete abituati a così tanta pochezza che quando sentite qualcosa che va appena fuori dagli schemi radiofonici a cui siete abituati, qualcosa di appena un po’ più “suonato” e “musicale”, a voi sembra roba totalmente aliena, per voi persino la chitarra di Mark Knopfler o un tappeto di organo Hammond sembrano qualcosa di stranissimo; e chi ascolta quel qualcosa di strano per voi non è semplicemente “uno che ha una cultura musicale”, per voi è un pazzo o un “alternativo del cazzo”, magari pure “uno che si droga”, per voi persino i metallari sono solo una banda di drogati; e quando qualcuno vi fa notare che non capite nulla di musica voi che fate… lo attaccate, lo zittite, gli implorate di rispettare i gusti altrui, semplicemente non volete ammettere che è più ferrato di voi sull’argomento, vi dà quasi fastidio che venga fuori la vostra poca conoscenza in materia.

Quello che voglio dirvi è… beh, innanzitutto che ci dispiace che non vi interessiate a scoprire la musica nelle sue diverse forme, che vi accontentiate di così poco nonostante il ricco arsenale da cui poter attingere; ma soprattutto vi diciamo che non c’è niente di male ad ammettere che non sapete nulla di musica, ad ammettere la vostra ignoranza circa un qualsiasi argomento, riconoscere le proprie lacune è da sempre un grande atto di onestà, se anziché attaccarci perché vi bacchettiamo vi limitaste a dire “mmmh, guarda, non sono un grande appassionato di musica, ascolto un po’ quello che passa il convento” fareste senz’altro più bella figura, risultereste autocritici, onesti, maturi, vi rispetteremmo sicuramente di più, così facendo invece risultate presuntuosi, arroganti, lasciatemelo dire, persino comici, per non dire ridicoli. Davvero, per la vostra onestà intellettuale, magari sforzatevi di ascoltare nuova musica e nuovi suoni, ma se non volete farlo almeno astenetevi dal parlare di musica!

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editoriale di Jaco2604

Hanno ancora senso le competizioni europee che si basano sul voto popolare nel 2024?

Mi ritengo seccato... l'eurovision ha uno slogan "uniti per la musica" ma a me non pare di vedere né l'unione, né la musica.

Vi risparmio il giudizio musicale, parliamo di euro-pop, dance, musica commerciale in generale, quindi sono appassionato perché è comunque il più grande contest musicale e si scopre sempre musica nuova, però il livello è quello che è... rispecchia un popolo che da anni ormai ha perso l'uso dell'udito.

Detto questo, la musica sparisce sia per la scarsa qualità, sia perché da tre anni a questa parte viene soppiantata dalla politica.

Ora, tre anni fa potevo anche capirlo, l'Ucraina era appena stata invasa e si respirava (giustamente direi) nell'aria una sorta di spinta solidale verso la nazione invasa in qualsiasi contesto, perciò hanno vinto anche l'eurovision.

L'anno scorso la cosa sembrava essere tornata normale: consapevolezza che c'è una guerra in corso (anche se, a dirla tutta, quasi ci si stava dimenticando ci fosse) ma la gara musicale è gara musicale, perciò deve vincere LA CANZONE migliore (a detta del pubblico senza orecchie).

Quest'anno alla guerra Ucraina si è aggiunta la guerra Israeliana e siamo tornati al punto di partenza.

Non si distingue ormai la politica dalla musica, ed in generale da qualsiasi altro ambito... tutto viene perennemente politicizzato, come se ogni uomo o donna in Ucraina domani si svegliasse, leggesse per prima cosa il giornale e leggendo che sono stati la nazione più votata all'eurovision dicessero "ah che bello, adesso sentiamo la popolazione europea vicina, grazie della solidarietà, siamo terzi all'eurovision, chissene frega delle bombe che ci cadono in testa"... poi quando c'è da dare risonanza alle parole del popolo o del governo, la solidarietà sparisce... quando c'è da aiutare economicamente poi... quale guerra?

Il concetto lo trovo ancora più assurdo con Israele (seconda nazione più votata quest'anno con più 300 punti, o forse ne ha avuti pochi meno dell'Ucraina, insomma, siamo li)... hanno voluto mandare un messaggio pro Israele mediante il voto? E per chi esattamente? Mica possono dire "eh vedete, hanno votato più Israele di palestina", la Palestina mica c'è, lotta proprio perché non è nazione e, se vogliamo dire una bestemmia, non può partecipare ad un contest del genere in quanto non riconosciuta.

Perciò perché non mettere da parte tutti questi ragionamenti inutili e non godersi solo la musica??

La canzone di Israele è bella? Bene, la voto. Fa schifo? Bene, arriva ultima, punto.

Godiamoci la musica, la cosa più bella del mondo, ed essendo chiamati a votare esprimiamo il nostro parere utilizzando lo spirito critico di cui (forse) siamo stati dotati.

E invece no, siamo un popolo che deve mettere la politica ovunque, meno che dove va messa, come ad esempio con pacifiche proteste moderate (li dove devono mettere in mezzo la politica poi esagerano portando solamente caos).

A sto punto, se il voto deve essere politico, usiamo l'eurovision per eleggere i presidenti di ogni stato, tanto alla fine ci si basa su questo no?

Al netto di ciò, anche quest'anno ha vinto una cagata di canzone, ma anche quest'anno devo ringraziare una nazione che ha donato qualcosa di nuovo ed interessante alle mie orecchie: l'Irlanda (in copertina)... bellissimo il contrasto tra metal satanico e il calmo rif di chitarra e deep bass del ritornello, davvero qualcosa di particolare e non al solita cassa dritta che metterei in quel posto a chi l'ha inventata.

Grazie Eurovision Politics... anche quest'anno hai fatto il tuo, magari l'anno prossimo ci degneremo di mandarti una canzone decente, ma tanto finché non saremo coinvolti in qualche disputa geopolitica per il popolo non saremo interessati.

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