Uno dei miei dischi "Pop" preferiti, un miracolo di musica leggera tra i più belli mai concepiti in Italia e al di fuori. Tra i dischi di marca Battiato di quel decennio questo è il più bello di tutti (compresi anche quelli di Battiato "in persona" eh, tutti) con l'accoppiata Battiato-Russo (e allargando il campo, il quartetto Battiato-Pio-Russo-Sisini) che è straripante per inventiva e ispirazione. E poi, su tutto e al di la di tutto, c'è Giuni Russo. C'è la Voce di Giuni Russo, inarrivabile, per chiunque. Libera, in "Energie", come poche altre volte le sarà permesso di essere nella sua carriera, libera di esprimersi senza freni e di modellare il pop di marca Battiato in un qualcosa di unico. C'è la barocca volontà di stupire e commuovere, c'è la bellezza virtuosistica per il piacere puro dell'arte per l'arte, ma anche un'universalità espressiva che arriva a tutti, e che fa volare canzoni con melodie e ritmi straordinariamente riusciti; una voce da soprano classico che trasfigura la materia della musica pop e new-wave ("Crisi metropolitana", "Una vipera sarò" "Lettera al governatore della Libia") con invenzioni, colori e virtuosismi irraggiungibili. Sono 8 canzoni e 8 splendori (pensate a "Atmosfera" o all'interpretazione intensa e sorprendentemente misurata ne "L' attesa") ma sono "Il sole di Austerlitz" e "L' Addio" i colossi che si stagliano come due delle più grandi meraviglie di tutta la musica leggera italiana. "Energie" è un Capolavoro. Irripetibile.
- Bèl (01)
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