Banco del Mutuo Soccorso: Garofano rosso
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Disco molto bello, il Banco del Mutuo Soccorso in versione compositori di colonne sonore, per il film omonimo ("Il Garofano Rosso") di Faccini; le belle-qualche volta bellissime-musiche del Banco rimangono alla fine la cosa decisamente più memorabile del film e il disco è fortunatamente del tutto autonomo e slegabile dal film, valido come disco strumentale in se, con composizioni raffinate, eleganti, ispirate dai soliti scambi, duetti e incroci tra il piano di Gianni e le tastiere di Vittorio Nocenzi affiancati dalla chitarra di Maltese (non quello Corto, quello più alto) ormai nuovo chitarrista del BMS al posto di Todaro; i Nocenzi azzeccano alcuni temi ricorrenti molto belli e per quanto mi riguarda non si risente di un Francesco Di Giacomo che si accomoda in panchina e al quale viene attribuito un lavoro di documentazione e ricerca di supporto al processo creativo; quasi per sopperire all'assenza della voce, gli arrangiamenti sono arricchiti dalla tromba e dal corno francese (Maltese) oltre che dal clarinetto che Gianni Nocenzi aveva già suonato qua e là nei dischi precedenti. Il "succo" di tutto il disco probabilmente è la title-track, che racchiude in se tutto il meglio di queste dodici composizioni strumentali.
Banco del Mutuo Soccorso: Io sono nato libero
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Ultimo della triade eccelsa (ma di certo non ultimo disco valido del Banco) della band romana/laziale. Come detto per "imprinting" con il gruppo, il cuore mi indica il Salvadanaio come loro disco migliore, tuttavia il cervello direbbe questo, il disco della maturità definitiva, probabilmente il più completo ed eclettico dei tre: dai 15 minuti prog del Canto Nomade al BMS che si scopre come mai prima d'ora forse anche eccellente autore di canzoni, pure e lineari canzoni di altissima qualità, con la splendida "Non mi rompete" (titolo leggendario, anche solo quello...) e poi Gianni Nocenzi tira fuori l'altra mia canzone preferita del Banco, la surreale e inquieta follia de "La città sottile", pura meraviglia col gusto del teatrale e dell'assurdo, che pezzo favoloso. Tanta varietà in questo disco, per stile, atmosfere, testi ("Dopo...Niente è più lo stesso" chiude il cerchio riunendosi al prog classico e al testo d'impegno antimilitarista e "politico" di Canto Nomade). Tra l'altro, oltre ad un teatralissimo Di Giacomo e alle tastiere dei Nocenzi Bros, proprio nel disco in cui avviene il passaggio di consegne tra Marcello Todaro e Rodolfo Maltese ci sono le più belle parti e intrecci di chitarre che io abbia mai sentito nel Banco.
  • withor
    26 feb 23
    Bellissima "Non mi rompete". Ma tutto il trittico iniziale del BMS è stupendo per me
  • hjhhjij
    26 feb 23
    Grossi calibri.
  • withor
    26 feb 23
    Eh già
Primo di tre dischi eccezionali, per una tipica questione di "imprinting" questo è probabilmente il mio preferito del Banco, anche se quei tre titoli sono tutti palesemente sullo stesso livello; questo però ha quelle atmosfere particolari che mi sono rimaste un pelo di più. Poi, vabè, la voce di Franciccio Di Giacomo, il senso melodico sublime dei Nocenzi bros, quel gusto per la melodia che è del tutto mediterraneo, del tutto Italiano e quel tipo di melodia che è sentitamente nostrana il che, pur nel rispetto dei modelli britannici-maestri di indiscutibile influenza-rende il Banco una band di solidissima personalità propria, il che è ottimo. Le melodie del Banco sono straordinariamente lisce, orecchiabili, piacevoli e pure profondissime, drammatiche, come quei momenti di Gianni al pianoforte... Insomma, un gruppone della madonnona questi miei meravigliosi concittadini.
Banco Del Mutuo Soccorso: Darwin!
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Seconda di tre opere eccellenti consecutive del Banco; con "Darwin!" comunque ho un piccolo paradosso: del trittico dei loro dischi migliori questo è quello che nel complesso mi piace un pelo meno, ma è anche quello che contiene la canzone che preferisco in assoluto del BMS ("750.000 anni fa... l'amore"). Minuzie e facezie a parte, parliamo di un disco favoloso, il più complesso tra i loro lavori, così l'ho sempre percepito. Tra l'altro, il Banco, soprattutto Vittorio Nocenzi, si conferma maestro nel creare atmosfere particolarissime e personali e nel costruire grandi "immagini musicali", probabilmente nella scena "prog" italiana sono stati i migliori nel fare questo, ed è uno dei loro grandi punti di forza. In "Darwin!" Vittorio Nocenzi con le sue tastiere e i suoi sintetizzatori si sbizzarrisce nel creare esaltanti suoni multiformi che fanno di questo disco un guizzante micromondo di sonorità favolose, senza dimenticare il loro sublime, drammatico senso melodico. Splendidi.
  • Littlelion
    18 feb 23
    Invece per me è il più bello :D Degustibus ovviamente (sempre tre grandissimi album sono).
  • hjhhjij
    18 feb 23
    Si, ma non cambia niente, sono tre dischi ugualmente eccellenti, è giusto pignoleria ahahah
  • Dragonstar
    24 feb 23
    Sensazionale.
Una chicca preziosa per chi adora i Bauhaus come il sottoscritto, un'EP che riunisce finalmente la prima sessione di registrazioni in studio del gruppo, è il 26 Gennaio 1979 e naturalmente da qui fu estratto il leggendario singolo che li vide esordire come un terremoto sulla scena "post-punk" di fine anni '70, quella "Bela Lugosi's Dead" che be, anche in anni di totale sperimentazione di quella "nuova musica rock e pop" una roba così non si era ancora sentita, la forte componente "dub" che fa da esoscheletro, dipinto dalle pennellate irregolari dei suoni di chitarra di Ash che certificano l'appartenenza a quel caleidoscopio sonoro del "post-punk/new wave", unita all'atmosfera dark-gotica, segnata dalle essenziali, cupe note di basso di David J, che omaggia l'iconografia dei vecchi personaggi e figure dell'horror in bianco e nero, il tutto con un cantante che, come ciliegina, ha la teatralità di un glam-rocker però virato tutto nell'oscurità. Una roba sublime, un capolavoro; ma con questo EP abbiamo anche il resto, l'altra chicca "post-ska-punk" che è "Harry" (pubblicata per la prima volta solo nel 1982 come b-side) ma soprattutto il loro lato più rock'n roll/glam, le loro basi di partenza. Senza questo disco, ci saremmo persi una bomba come "Bite My Lips" e che cazzo, rock'n roll (vagamente post-panchiano) dove Murphy il vampiro tira fuori la sua più scatenata verve da glamer-sciamano del rock. EP capolavoro, ci voleva proprio.
Bauhaus: This Is for When...
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Un live del cristiddio "This is For When..." Rimasterizzazione e remix delle registrazioni originali del 9 novembre 1981, è stato fatto un lavoro eccellente di rinfrescata sui suoni (e quindi è palesemente rifinito in studio, ma è tipico di molti live e anche sti cazzi) e viene esaltata la band che è in uno stato di forma eccezionale. Insomma, 'sto live è una bomba. Naturalmente, "Mask", fresco di pubblicazione, è il più rappresentato, proposto quasi integralmente (8 pezzi su 10, quasi metà delle tracce del live, che sono 17) e quanto meglio rendono qui le già bellissime canzoni della Maschera, la veste live dona loro più energia, una forza nuova, tanto in quelle eseguite fedelmente alle versioni studio quanto in pezzi ai quali i Bauhaus donano davvero un abito nuovo (la versione live di "The Man With the X-Ray Eyes" è strepitosa); poi ci sono chicche come l'antipasto del disco successivo con una splendida "Silent Hedges" e la cover di un altro nume tutelare della band, John Cale, "Rosegarden Funeral of Sores" (altrimenti contenuta solo in raccolte di singoli). E ancora fenomenali versioni di "Dancing" (con Daniele Cenere che si diverte al sax con molta più libertà che in studio) e "Stygmata Martyr" e via dicendo. Live eccezionale di una band piena di fantasia e in un momento di forma esaltante. Capolavoro.
Bauhaus: Mask
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Più versatile e leggero, meno oscuro e spettrale dell'esordio "Mask" è un capolavoro di New-Dark-Glam-Wave, con tocchi ritmici fantastici di Dub e Ska e un pizzichino di Synth-Pop più danzereccio. Le vette dark nella title-track e nell'incredibile e malsana "Hollow Hills", ma i grandi pezzi si sprecano. "The Man With X-Ray Eyes" pezzo new-wave perfetto poi c'è "Hair of the Dog" "Passion of Lovers" la super "Kick in the Eye", i tocchi elettronici e di sax di "Fear of Fear"...
  • De...Marga...
    21 apr 15
    Direi che rappresenta il gruppo come meglio non si può; e lo hai ben descritto in poche righe. Ombrosi, decadenti , gotici; unici. Una sola cosa mi preme osservare: è la prima volta che sento associare il genere Ska ai Bauhaus; non è una critica ma onestamente quel genere mi ricorda gruppi divertenti come Madness, Specials, Selecter ecc..ecc...E di divertente, come ho già più volte ricordato, Peter Murphy e soci non hanno nulla, o quasi. Ciao giovinastro!!!
  • hjhhjij
    21 apr 15
    Si ma loro quei ritmi, a volte, li hanno utilizzati eccome o almeno hanno preso spunto così come dal Dub alla Whobble e su questo ci sono pochi dubbi DeMa, è anche per questo che mi piacciono.
  • hjhhjij
    21 apr 15
    Giusto l'utilizzo dell'aggettivo "decadenti" invece, DeM.
  • De...Marga...
    21 apr 15
    Per levarmi ogni dubbio sto riascoltando ora il vinile; e la facciata b, soprattutto nel brano "In Fear of Fear", presenta dei ritmi dettati da un basso zoppicante e quel suono sincopato di sax che ricorda onestamente suoni dub-funk con un pizzico di ska. Vedi con te è bello discutere di Musica, perché lo si fa senza comunque dare certezze assolute: ognuno ci sente un po' ciò che vuole in un brano. Poi è ovvio che mi sarei incazzato se avresti definito il loro sound vicino al Grindcore. Comunque, e concludo, è un disco uscito nel 1981 che rimane un capolavoro: e almeno qui si concorda.
  • hjhhjij
    21 apr 15
    DeMa se li avessi accostati al Grindcore sarei stato un coglione ahahahahaha :D Siamo ovviamente d'accordo questo è un grandissimo disco che gradisco più ora che ai tempi dei primi ascolti. Ora sotto con "The Sky's Gone Out" e con i live :)
  • De...Marga...
    21 apr 15
    Ahahahahha; in effetti hai ragione anche questa volta sull'eventualità di associare al Grindcore i Bauhaus!!! Invadiamo il sito con i loro dischi!!!!
Bauhaus: In The Flat Field
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Capolavoro. Per la bellezza trascinante delle canzoni in esso contenuto e per le strade che ha aperto; "In the Flat Field" è sicuramente l'opera nella quale spingono maggiormente il loro lato gotico-dark, quella che li identifica come pilastri del filone "Dark-Wave" e del Post-Punk dai toni più lugubri; eppure i loro scenari da horror gotico, la loro estetica vampiresca (soprattutto quella di Murphy) la cupezza drammatica del suono, i toni disperati e furiosi di molti pezzi, sono sempre, evidentemente, delle teatrali sceneggiate costruite con cura e senza mai prendersi eccessivamente sul serio, trainate da un figlio del Glam-Rock come Peter Murphy, che prende l'estetica esagerata del Rock e del Glam (spruzzata di VU, perché no) e la imbeve nell'horror gotico (e dunque = Gothic-Rock), con la sua teatralità imperdibile e la forza sciamanica delle sue interpretazioni (uno dei performer-sciamani principali di quegli anni, uno che nella scena "post-punk" stava al Glam come un Nick Cave o un JLP stavano al Blues), liberando anche il suo lato più istintivo e animalesco in alcune occasioni. Ossessioni tribali, paranoie moderne, sferraglianti chitarre irregolari, ritmiche pulsanti, sciamanici riti sessuali, estatiche visioni di sangue ("Stygmata Martyr" è il massimo esempio del loro teatrale gioco di post-punk gotico), sfuriate improvvise, toni dolorosi nella voce, chitarre che squittiscono come ratti... O come pipistrelli. Epocale.
Bauhaus: Burning From The Inside
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Il loro disco a cui sono più legato. Forse inferiore a "Mask" e di sicuro a "In the Flat Field" ma non riesco a negargli il voto massimo, anche in virtù di canzoni quali la title-track "She's in Parties" la ripescata "Honeymoon Croon" e tra quelle senza Murphy ovviamente "Who Kill Mr. Moonlight" in testa ma l'album non ha un pezzo che sia brutto. L'assenza di Murphy per metà disco lo rende più particolare e in parte diverso dai loro dischi classici per me è favoloso. Grande congedo per i Bauhaus
Bauhaus: The Sky's Gone Out
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Strano che il disco contenente l'altro mio brano preferito del gruppo dopo "Bela", ossia "Exquisite Corpse", sia dei loro 4 in studio quello che nel complesso mi piace meno. Peccato perché anche le "Three Shadows" (con una seconda parte sublime) e la cover di "Third Uncle" di zio Brian sono dei capolavori. Non mi va giù "Spirit" carina ma sotto i loro standard. Bellissime anche "Silent Hedges" e "In the Night". Il disco è da 4 abbondante ma mi piace meno degli altri tre a cui riservo le 5 palle.
  • De...Marga...
    23 apr 15
    Metto soltanto BEL...AZZ...
  • hjhhjij
    23 apr 15
    Tranquillo che non è colpa tua, è che non mi va che un coglione simile (uno che si era dato un immagine di se ben diversa quindi due volte merda) venga a commentare qui con la sola intenzione di provocare, mi ha un po' stufato francamente.
  • SilasLang
    23 apr 15
    Vabè, qui sono un fanboy ahahah. Gran disco. Anche se gli preferisco "Burning From The Inside". E vabè, su "In The Flat Field" non serve nemmeno discutere...
  • hjhhjij
    23 apr 15
    Infatti, sono perfettamente d'accordo. "Purtroppo" questo disco a causa di "quella" cover mi ha fatto ripartire l'Enomania, Taking Tiger a manetta, e mi sa che pure Here Come the Warm Jets sta per tornare in auge...
  • hjhhjij
    23 apr 15
    We Cliiiimbed oh we cliiimbed... Niente non va via dalla testa, dannato Eno.
  • SilasLang
    23 apr 15
    Uno dei vinili che più ho usurato, "Here Come the Warm Jets"...mamma mia..
Eh be, le BBC Sessions 1980-1983 dei Bauhaus, che altro dire. Grande repertorio e grandi esecuzioni (finale da brividi con "She's in Parties" ad esempio, sebbene in una versione priva della coda) ma le chicche sono ovviamente quei brani che non hanno trovato posto sugli album in studio (qualche bonus o alternative version a parte magari) come "Poison Pen" e soprattutto "Terror Couple Kill Colonel" (una delle mie preferite della band) ma anche una particolarissima gemma come "Party of the First Part" che viene da qui Party of the first part, The Devil and Daniel Mouhaus
Poi ancora la presenza di quasi tutte le loro ottime cover: "Telegram Sam" dei T. Rex, Ziggy di Bowie, la loro migliore ovvero "Third Uncle" di Eno ma anche "Night Time" degli Strangelovers (manca solo Rosegarden di Cale purtroppo). Insomma BBC Session da non perdere per chi apprezza i Bauhaus.
Beatles: Beatles For Sale
CD Audio Ce l'ho ★★
Bee Gees: Odessa
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Il grande lascito dei Bee Gees alla musica pop, un gioiellino ispiratissimo di 17 brani senza mai un calo, fantasioso, vario, pieno di perle pop e con giusto un paio di canzoni sotto la media. Tra trasferte americane, piacevoli strumentali e bizzarre perle come "Whisper Whisper", tutte cose che aggiungono varietà e colore al disco, troviamo la ballatona epica definitiva del gruppo "Lamplight" ispiratissima nella melodia e davvero emozionante. E poi la title-track, "Black Diamond" e molte altre. Molto bello davvero.
bee gees: trafalgar
CD Audio Ce l'ho ★★★
Una volta era il mio preferito ora non più. Adoro "Lion in Winter" e soprattutto "Israel" con gli urlacci sgraziatissimi di Barry che sembra lo stiano strozzando lì in studio. "Walking Back to Waterloo" è l'unica che si avvicina alle migliori perle pop di "Odessa" o "Idea". Bella anche la title-track. Il resto del disco son tutte ballatone francamente un po' troppo monotone e stucchevoli, alcune comunque belle altre decisamente meno. Stanno qui comunque alcune delle cose più belle del trio, tipo gli urlacci sgraziatissimi di Barry in "Israel", #falsettostocazzo
Bee Gees: Bee Gees' 1st
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Innanzitutto: questo "1st" è un disco che mente sapendo di mentolo, visto che non è affatto il primo, ma il terzo; certo, è il primo venduto anche al di fuori della loro madre patria e ormai i primi due dischi veri se li ricordano solo un paio di dingo e qualche serpente velenoso lì, dalle loro parti, ma comunque, che cazzo. Seriamente, però, il debutto internazionale dei Bee Gees è il primo di numerosi gioielli di pop che produrranno negli anni successivi. Sulla chiara scia dei Beatles e in generale del tutto integrato nella scena pop/psych-pop (vedi copertina perfettamente sessantasettina) dell'epoca, svela il loro talento per la scrittura di memorabili pop songs, con il taglio personale dato soprattutto dal timbro tremolante e dal gusto melodico melodrammatico di Robin Gibb. Prima tra tutte, di quelle pop songs, c'è "To Love Somebody", evergreen impeccabile che entrerà nel repertorio di molti interpreti dalla caratura gigantesca (in versioni superiori a questa originale, che comunque resta una canzone pop senza macchia); poi "Holiday" "New York Mining Disaster 1941" "Turn of the Century" "Please Read Me" e così via. Il più classico bel disco pop degli anni '60.
Bee Gees: Main Course
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Per me l'ultimo valido album dei Bee Gees. Cominciano già ad affacciarsi ritmi più danzarecci (vedi "Jive Talkin" che nel suo genere è un bel pezzo però) o vicini a cose più R&B (la piacevole "Wind of Change" su tutte), ma soprattutto introduce il famigerato falsetto di Barry, soprattutto nella conclusiva "Baby As You Turn Away" brano di cui avrei volentieri fatto a meno. Invece ho sempre avuto un debole per "Nights on Broadway" e mi piacciono anche "All This Making Love" e la ballata piano-voce "Songbird" un po' eltonjohniana. Il capolavoro però arriva con l'ultima zampata dei Bee Gees "vecchio stile", la bellissima "Country Lanes", gioiello dove la tremolante voce di Robin torna in primo piano con le loro tipiche melodrammatiche e malinconiche melodie. Bella anche la country-ballad "Come on Over" pure lei da "vecchi Bee Gees" e coverizzata poi da Olivia Newton John (Eh...)
Mi piaciucchiava una volta, riascoltato quasi per "curiosità" e niente non sono riuscito ad arrivare a metà, a dimostrazione di come i Bee Gees per me finiscano dopo "Main Course" (e il periodo d'oro vero e proprio finisce ancora prima, ad inizio anni '70). Purtroppo questo è un genere lontanissimo dal mio gradimento, nella stessa "Disco" o quel che è ci sono cose che apprezzo di più, lo stesso "Saturday Night Fever" pur non piacendomi è indubbiamente una pietra miliare cucita mirabilmente sull'omonimo film. Questo disco invece rappresenta un lato del "Pop-Disco" (termini a caso, scusate) che mi è ormai indigesto, ci sento cattivo gusto e tamarragine nociva ovunque, buono solo per ascoltare una trashata, alle mie orecchie. Quel falsetto, quei suoni patinatissimi, quegli urletti maledetti, mamma mia... Nel genere è un disco importante lo so, ma per me è da buttare. Sorry.
A volte si rischia quasi di dimenticare quanto sia bello questo disco solo perché uscito fuori tra due assoluti capolavori della canzone d'autore albionica quali l'esordio omonimo e soprattutto "Jack Orion" dove Jansch si tuffa senza più remore nella tradizione musicale britannica. Ma "It Don't Bother Me" è anch'esso un disco splendido da conservare gelosamente, indubbiamente gemello del precedente, per stile e fortunatamente nell'ispirazione. Poi anche questo è un disco storico, il primo dove Bert Jansch suona accompagnato da un'altra chitarra, quella di John Renbourn, in due grandissime canzoni come "My Lover" (spettacolo puro) e "Lucky Thirteen". Una collaborazione che darà i suoi frutti, direi. Il resto è un pugno di canzoni di commovente bellezza melodica unita all'abilità superba di Bert con la chitarra acustica. Disco da applausi.
  • hellraiser
    19 gen 18
    Con sto ometto c'è l'imbarazzo della scelta, un tocco unico all'acustica
  • hjhhjij
    19 gen 18
    Fino al 1980 la qualità è alta ad un livello imbarazzante...
Bert Jansch: Bert Jansch
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Senza parole... Importanza storica a parte la cosa impressionante è realizzare che negli anni successivi (da solista e con i Pentangle) ha fatto ancora di meglio e non mi spiego come si possa fare di meglio quando in un esordio sono già contenute canzoni immortali come "How Your Love Is Strong" "Needle of Death" o "Dreams of Love" e così via e poi la sua versione di "Angie" e della Alice di Mingus per flirtare col Jazz, quell'abilità assurda con l'acustica... Immenso.
  • hjhhjij
    15 ott 15
    Ascolti a raffica per questo disco da mesi ormai...
  • RIBALDO
    15 ott 15
    ma leggi traduci capisci anche i testi?
  • hjhhjij
    15 ott 15
    I testi di questo disco non hanno chissà cosa di complicato, mentre ascolto i brani i testi passano automaticamente con facilità non mi sono mai concentrato per ora a leggerli, tranne Needle of Death, ormai lo so a memoria il testo di questa canzone.
  • RIBALDO
    15 ott 15
    Ho ascoltato la prima "Smokey River". Notevole. Tra l'altro l'arpeggio ricorda quello che sentiremo pochi anni dopo nel primo Cohen, quello di "The Avalanche" e "Famous Blue Raincoat".
  • bluesboy94
    15 ott 15
    La prima prova di un virtuoso della chitarra acustica che spianerà la strada ad altri virtuosi dello strumento ( Renbourn, Martyn, Drake, Harper ecc.) ... "Needle of Death" un gioiello indimenticabile, dove Jansch canta la perdita di un amico per overdose sull'orlo del pianto...
Capolavoro vero, per me una delle vette del Funk e in generale uno dei miei dischi "imperdibili" degli anni '70. Il Funk più duro, acido, infuocato e sporco che si possa immaginare, sta tutto qui, mescolato e inacidito tra Acid-Rock e Soul del più duro, uscito dalla penna caldissima dell'ex signora Davis accompagnata da musicisti strepitosi, tra cui la ritmica dei suoi amati Sly & The Family Stone (un gigantesco Graham al basso ed Errico alla batteria, anche produttore del disco). Non se ne ha mai abbastanza ed infatti consiglio la versione con le tre bonus track perché sono altri tre pezzoni imperdibili, basti ascoltare "I Will Take That Ride", sensualità da gattaccia da strada. Meraviglioso. "Game is my Middle Name" cavalcata funk/funk-rock della vita. Incredibile gigantessa della musica anni '70. Grazie per tutto questo.
Big Black: Songs About Fucking
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
32 minuti di assalto sonoro instancabile. Bello quasi quanto il precedente, ossia fighissimo.
Un discone. Direi praticamente l'unico dei Big Brother e principalmente grazie ad una straripante, immensa Janis Joplin ovviamente, che subito dopo intraprenderà la carriera solista (brevuccia, ma questo è un altro discorso...). Ci sono qui alcuni dei brani più celebri e giustamente celebrati del repertorio della Joplin, interpretazioni meravigliose e commoventi di canzoni come "Summertime" (Gershwin, niente meno) e soprattutto un'immensa versione di "Ball and Chain" in assoluto tra le vette più alte raggiunte da Janis. Diciamo che, rispetto ai successivi, questo album ha un piglio complessivamente più rock-acidulo tipico della California del '68, tuttavia va alla grande quando la Joplin si cimenta con il Blues, il Soul e si, anche il Rock, mi convince meno quando prende direzioni di puro psych-rock californiano, come in "Sweet Mary", che è bellina per carità, ma i pezzi da 90 dell'album stanno altrove. In ogni caso, grande disco. Immensa Janis.
Il diamante nero del progressive-rock italiano, uno dei miei dischi preferiti nella "scena" nostrana. Non è un disco perfetto, è forse il lavoro più grezzo e abrasivo del prog peninsulare, registrato a culo di babbuino ma con una visceralità e una concretezza rare in molti dischi di altre band, soprattutto le "minori", coeve; non arrivo a definirlo un Capolavoro, però non riesco a non premiarne la genuina e viscerale crudezza, lo stile secco e il modo diretto nel quale viene espressa la cinica cupezza dei bei testi, con immagini crude, forti, macabre, senza le metafore e gli (splendidi) artifici poetici delle Orme ad esempio, qui tutto viene espresso con disarmante chiarezza; in questo senso (si pensi al testo de "L'amico suicida" su tutti) almeno nel prog in Italia questo disco è stato credo un unicum e nel 1974 non c'erano comunque tantissimi casi come questo, e infatti il disco l'hanno comprato in 12, circa. Da non sottovalutare: è uno dei dischi prog italiani con il cantato migliore, Canali ha una bella voce e la usa in perfetta armonia con lo stile del brani, potente, trascinante e grintoso, dando un senso anche ai momenti più drammatici ed enfatici, ma in generale sposando il mood inquieto e duro del disco. Un brano che è davvero un piccolo capolavoro: "Confessione", puro hard-rock del miglior tipo, una canzone splendida. Poi, tra momenti di inquieta calma, hard-prog e la macabra e desolante distesa de "L' amico suicida" il disco non smette mai di gustarmi.
"Il tempo della semina" che apre il disco al quale da il titolo e "La canzone del padre" che lo chiude, sono i due grandi brani che ci lascia il Biglietto per l'Inferno in questo suo secondo disco "che non fu", registrato nel 1975 (produsse Finardi), poi abortito e ripescato e pubblicato solo all'inizio degli anni '90. Questi due pezzi, i più lunghi, rappresentano i due diversi modi di interpretare la "materia prog-rock" della band di Banfi, Canali & co (una quasi interamente strumentale, con un breve recitato enfatico e grottesco di Canali, che diventa una flautata danza pagana, l'altra veste il loro abito concreto, con testi di esplicita e sincera crudezza, dominata dal cantato-recitato di Canali, con la band che esplode in ritmi colmi di groove funky-rock acido, con un grande Banfi ai synth). Sono i due ottimi brani che valgono il confronto con il disco precedente, anche se non raggiungono i suoi risultati migliori ("Confessione" e "Amico suicida"). Peccato che il blocco centrale del disco invece sia nettamente meno riuscito; composto per lo più da canzoni di 3 minuti, pecca nei testi (dove la critica sociale diventa facilona e troppo ingenua) e non solo: "Solo ma Vivo" (6 minuti di ballad) non mi piace proprio, "Mente-sola-mente" è un curioso scherzo, un divertissement che però c'entra davvero troppo un cazzo con tutto il resto. Più riuscita "Vivi, lotta, pensa", un buon pezzo, ma nel complesso nel corpo centrale del disco riesco a salvare poco.
Capolavoro. Quando di 8 brani non c'è un secondo da buttare e quando su 8 brani almeno 6, uno dietro l'altro, sono tutti tra i pezzi più rappresentativi e più validi della band allora ci troviamo di fronte ad un disco dal valore assoluto. Qui il suono si fa ancora più pesante, più monolitico, ma troviamo anche il gioiello a sorpresa che credo all'epoca ben pochi si aspettassero da loro, ovvero "Planet Caravan". Poi un pezzo clamoroso in apertura come "War Pigs", il riff di "Iron Man" e la mia preferita di "Paranoid" ovvero "Electric Funeral" e il suo allucinante riff vomitoso. Monolite.
  • adrmb
    10 nov 18
    L'unico che conosco di loro, inattaccabile. Planet Caravan in effetti è proprio diversa ma ci sta benissimo.
  • hjhhjij
    10 nov 18
    Caro mio, mi sembra naturale consigliarti l'ascolto del resto della loro discografia per quanto riguarda l'intera prima metà degli anni '70.
  • IlConte
    10 nov 18
    Uno degli album che a 14 anni mi ha aperto meravigliosamente e distruttivamente questa vita.
    Epocale si usa troppo a vanvera ... in questo caso è perfetto!
  • De...Marga...
    10 nov 18
    Mi basta, come ha già detto hj, citare l'apetura dell'album!! Epocale, pietra angolare, bibbia ecc...ecc....
  • adrmb
    10 nov 18
    Agli ordini boss 😂
  • Falloppio
    11 nov 18
    Il Bignami del metallo.
Primo, fondamentale tassello di una sequenza straordinaria di cinque capolavori consecuitivi, disco che contribuì notevolmente ad aggiungere elementi nuovi alle sonorità "Blues-Rock" dell'epoca, che con questi quattro qui diventa ancora più duro, lento, cupo e pesante. Ci sono anche tematiche sull'esoterismo, ovvio, ma i testi spaziano anche tra territori "fantasy" di vario genere ("The Wizard" o "Behind The Wall of Sleep" che è ispirata a Lovecraft). Basterebbero le due tracce più rappresentative (l'omonima e "N.I.B.") per lo status di capolavoro e paradossalmente, anche senza queste due canzoni il disco resterebbe uno dei migliori dischi di "Heavy Blues" (chiamiamolo così, boh) dell'epoca. Ciliegina sulla torta, l'eccellente lavoro della band sulle due cover del disco, soprattutto "The Warning".
  • spiritello_s
    5 ott 18
    Heavy blues? Non sono un chitarraio ma mi sembre ad orecchio che Tonino O'Iommy non suoni la sua in that way...ma potrei (siamai) anche sbagliarmi.
  • hjhhjij
    5 ott 18
    Ma "Heavy Blues" non vordì una mazza, sono io che mi sono divertito a creare definizioni di genere per intendere proprio letteralmente il modo pesante, pachidermico di suonare il Blues-Rock dei Sabbath. Ah, dimenticavo di citare l'apporto al suono della band della vociaccia di Ozzy, contemporaneamente tremenda e perfetta per i brani del gruppo.
  • Cherdan
    5 ott 18
    sei capolavori, anche Sabotage va incluso.
  • hjhhjij
    5 ott 18
    "Sabotage" mi piace ancora, e senza molte riserve, ma comincia a prendere strade che musicalmente mi piacciono già meno dei primi 5 (con tutte le evoluzioni sonore e stilistiche che invece apprezzo tantissimo in "Volume IV" e "Sabbath Bloody Sabbath") e no, non lo considero un capolavoro anche se si, è un gran disco, l'ultimo per i miei gusti (nel senso che si, "Heaven and Hell" nel suo genere è un capolavoro e un disco importante per la band, gli ridiede freschezza e idee valide ma appartiene a un genere e a sonorità che mi appassionano poco, ahilui).
  • spiritello_s
    5 ott 18
    Sabotaggio lato A capolavoro assoluto. Lato B lavora per il lato A. Chi non ha il disco non capirà immediatamente.
  • hellraiser
    6 ott 18
    Heavy Blues è l'esatta definizione, è perfetta. Sabotage un bel pelo in meno ma son d'accordo con Spiritello
  • Falloppio
    6 ott 18
    Black Sabbath.....
    Condivido i vostri pensieri.
    Ozzy una voce sovrannaturale, è un extraterrestre.
  • spiritello_s
    6 ott 18
    Non toccatemi il mio Sabotaggio. Nessun pelo in più o in meno. Finché c'è stato Ozzy é stato amore e passione nera. Posso convenire che Technical Ecstasy sia un po' fiacco ma fino a Never Say Die si gode un sacco!
  • hjhhjij
    6 ott 18
    Per carità, son sempre gusti: "Sabotage" non lo tocco sicuramente perché è un gran disco anche se continuo a dire che per brani e sonorità nel complesso mi appassiona meno dei due dischi precedenti (che come sai molti tendono già a porre su un piano inferiore rispetto ai primi tre più "seminali" e "pesanti" e invece pensa che il mio preferito è proprio "Sabbath Bloody Sabbath"). "Never Say Die" non è brutto, certo, ma già da lì per me il loro ascolto diventa prescindibile. Purtroppo per me il "periodo con Ozzy" cala abbastanza bruscamente dopo il '75. Dopodiché vabè, il mio problema diventa semmai il cambio di sonorità, con Dio alla voce ecc. Ah "Born Again" il disco con Gillan alla voce, è una macchietta assurda però mi fa divertire molto.
  • Johnny b.
    7 ott 18
    Fino a Sabotage super poi gli altri non li conosco e forse è un bene. Nemmeno quello con RJ Dio. No Ozzy niente Sabbath per quanto mi riguarda. Io sempre fissato con le voci storiche.
  • Johnny b.
    7 ott 18
    Ah dimenticavo le due ultime ciofeche con Ozzy, perciò li conosco solo con Ozzy, personaggio che dopo aver visto in quella specie di Reality mi è scaduto un pochino.
  • hellraiser
    7 ott 18
    Io invece ho sempre avuto un debole per Technical Ecstasy, sicuramente lontano parente dei primi eh, ma mi suona bene alle orecchie da sempre. Adoro Heaven & Hell e mi piace The Mob Rules, ma io sono seguace di Dio e non fa testo. Il punto più alto di un intera carriera restano comunque i primi 5, precursori di un intero genere
  • hellraiser
    7 ott 18
    ... Sabbath Bloody Sabbath mio preferito di tutti comunque...
  • hjhhjij
    7 ott 18
    Vedi, siamo già in due. Comunque l'apprezzare più o meno anche i dischi dall'epoca RJD in poi credo dipenda anche da quanto uno regga o meno un "Heavy Metal" più "classico" o con tendenze "epiche". Io lo reggo poco e la marcata differenza stilistica tra i loro '70 e gli '80 ad esempio per le mie orecchie segna inevitabilmente il distacco pur riconoscendo soprattutto in "Heaven and Hell" un disco obbiettivamente di valore.
  • hjhhjij
    7 ott 18
    Per dire, gli stessi Rainbow di Blackmore con Dio, li apprezzo, li ho ascoltati con piacere, ma non sono il "mio" genere in ogni caso, gran gruppo ma non molto vicino alle cose che apprezzo di più nel "Rock e Metal e dintorni"
  • spiritello_s
    7 ott 18
    Never say die ha ottime canzoni prima fra tutte l'omonima che da il titolo all'album. Chiaramente occorre un minimo di elasticità e non aspettarsi un disco del 1969 nel 1978! I riff ci sono, la voce pure, "gli altri due" sono una garanzia. Sono album (Tecnical Ecstasy e N.S.D.) che sperimentano suoni e composizioni ardite per il genere in quegli anni.
  • hjhhjij
    7 ott 18
    Non mi quadra il discorso spiritè: anche "Volume IV" e "Sabbath Bloody Sabbath" non erano dischi del 1969 nel 1972-73 che vuol dire, già lì avevano espanso la gamma dei suoni e sperimentato soluzioni diverse e avevano non dico smesso di fare quello che avevano fatto i primi 2 anni ma avevano aggiunto altre caratteristiche alla loro proposta. Il problema di un "Tecnical Ecstasy" per come lo vedo io è semplicemente che i brani sono di minor qualità ed ispirazione, ma di brutto, ma di tanto. C'è anche il fatto che determinate sonorità magari mi prendono di meno. Per carità è tutto anche molto soggettivo, però mi pare abbastanza evidente che "Tecnical Ecstasy" e "Never Say Die" (che non è un brutto disco, ribadisco) siano nel complesso meno ispirati e freschi e abbiano brani meno belli (oltre a tutto il discorso sull'importanza storica, innovazione ecc.) rispetto tanto a un "Black Sabbath" un "Volume IV" o persino un "Heaven and Hell" tutti belli diversi tra di loro, quindi non parlerei di elasticità come elemento per rivalutare soprattutto l'ultimo lavoro con Ozzy nè secondo me si tratta di aspettarsi un disco del '69 nel 1978, assolutamente (altrimenti dovrei dire che anche "Heaven and Hell" è un disco scarso cosa che sarei scemo a dire). Perché li oltre al discorso di una preferenza particolare verso un determinato periodo della band (che però continua, eccome, lungo tutta quella prima evoluzione del periodo 1972-1975) c'è anche il discorso sulla minor qualità delle canzoni in sè, tu stesso sopra mi pare lo hai definito abbastanza scialbo, e ci sta.
  • hjhhjij
    7 ott 18
    Poi vedi, a hell piace, è normale che possano esserci numerose varianti soggettive e via dicendo. Di "Never Say Die" la title-track è sintomatica del mio giudizio sul disco: mi piace, l'ho ascoltata con piacere, non mi verrebbe mai in mente di definirla "brutta" ma è comunque ben lontana dalle emozioni e dal gradimento che provo per le cose che hanno fatto prima.
  • spiritello_s
    7 ott 18
    De gustibus fratello caro. Il 78 rispetto al 69 é per dire che siamo portati a fare confronti irrimediabilmente con il passato. Dipende molto anche dal momento in cui si ascoltano. Riprovare ad ascoltare dopo anni può far cambiare le sensazioni.
  • hjhhjij
    7 ott 18
    Questo è vero, con alcuni album/artisti mi è capitato, come penso sia capitato a chiunque, di rivalutare al rialzo o al ribasso un disco che non si ascoltava da diverso tempo. Invece il discorso del confronto irrimediabile col passato è più complesso. Verissimo che si rischia di cadere in un banale discorso di chiusura mentale del tipo "Eh ma quelli vecchi eran più belli perché eran quelli prima" ma è anche vero che in certi casi si rischia di giustificare opere poco riuscite con la "scusa" di non fare confronti con il passato. Se poi aggiungiamo la soggettività dei gusti di ognuno la cosa diventa intricatissima, e vabè. Quello che volevo dire io è che ad esempio alcuni già tendono a fare confronti con "il passato" musicale dei Sabbath, per restare su di loro, quando ascoltano il quarto album rispetto ai tre precedenti nel senso che ricevono l'evoluzione musicale del gruppo come qualcosa di inferiore alle "Cose più vecchie". Per me in questo caso non è così e non è nemmeno la discriminante nel mio giudizio poco entusiasta su "Tecnical Ecstasy" perché ribadisco, si trattasse solo di confronto col passato per giudicare il disco, allora dovrei cestinare l'ancor più differente e recente "Heaven and Hell" che invece è un gran disco che ha il solo, soggettivissimo, difetto di presentare suoni e idee musicali che non mi entusiasmano. Il problema con Tecnical è semplicemente, opinione mia sia chiaro, che si tratta di un disco bruttarello con canzoni bruttarelle al di la di ciò che è venuto prima e/o dopo. Da qui il confronto con il passato della band diventa tipo un esercizio di stile così: "Eh, ma quelli prima erano più fighi, diversi. E grazie al casso" anche perché, semplicemente, lì ci trovo i Sabbath musicalmente più solidi e ispirati.
  • Walterius
    9 ott 18
    Ahahaha che spasso sti snob da strapazzo, pur di non scrivere heavy metal, si inventano sti termini da segaioli sfigati per far vedere che loro sono alternativi, "heavy-blues", cose da pazzi. Ti faceva cosi schifo dire heavy/doom metal?
  • hjhhjij
    9 ott 18
    Ti direi che ti mancano le basi, però non te lo dico perché i bimbi-fake mi fanno tanta tenerezza.
Terzo disco, terzo capolavoro, terzo seminatore di suoni che tanto daranno a future correnti musicali, anzi, questo qui forse più degli altri è stato "rivelatore" per suoni futuri. Solo 6 canzoni delle quali 5 sono pietre miliari della pesantezza di un Hard-Blues ormai evolutosi in qualcos'altro. Monolitici e pachidermici come sempre. Ma non solo. Dopo il colpo di genio "Planet Caravan" su "Paranoid" qui piazzano "Solitude" bellissima canzone che viaggia tra la ballad sixties e una certa impronta melodica da ballata tradizionale britannica, con tanto di Totò Iommi al flauto! Iommi che in "Orchid" si regala anche l'intermezzo con chitarra acustica tanto di moda in certe band progressive coeve (King Crimson, Genesis). In fondo certi allargamenti di sonorità dei due dischi successivi non stupiscono più di tanto. Ah, a proposito: parte del riff di "Children of the Grave" (l'inizio) da sempre mi sembra assomigli tanto a quello di "The Knife" dei Genesis. La mia preferita invece resta l'inno alla fattanza e al "che cazzo stamo a fa" di "Sweat Leaf".
  • IlConte
    31 gen 19
    Bah... vuoi mettere con i Queen?!
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Non capisci GNIENTE, è la più grande canzone degli anni '80. Fine, partita chiusa.
  • IlConte
    31 gen 19
    Un, due, tre... strepitosi. Canzoni splendide e vera armosfera di quel che sarà denominato doom.
  • IlConte
    31 gen 19
    Hai ragione . Vinci due a zero, secco.
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Già. Poi il mio preferito è il quinto, con tastiere e strizzatine d'occhio al prog, che ce voi fa :D
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Ma che 2-0. Direi più 7-1, ecco. :(
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Canzone ispirata dalla figlia piccola di Bruno Maggio, che pucciosi tenerellei che so i Queen.
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Adesso metto un ascolto va :D
  • IlConte
    31 gen 19
    Però davvero basta sta merda di mania che ha sempre colpa l’allenatore quando in campo vanno quei coglioni (parlo della mia tristissima Inter, ma anche Roma) senza orgoglio e dignità. Ma porco zio un po’ di amor proprio e voglia di dare tutto e non far figure di merda no?! Mercenari che si approfittano che... tanto paga l’allenatore. Calcio di merda e lo amavo fa te.
    Stop calcio, immensi Sabbath!
  • IlConte
    31 gen 19
    Ahahahahahahahahahah
  • algol
    31 gen 19
    Giusto. Però se uno spogliatoio intero si ammutina qualche responsabilità ce l'ha pure il mister. O no ?
  • hjhhjij
    31 gen 19
    "Però davvero basta sta merda di mania che ha sempre colpa l’allenatore" E io son d'accordo, perlomeno avrà dei demeriti anche lui ma solo una parte, ma è il bersaglio più facile ovviamente. Si si per carità basta calcio viva i Sabbath.
  • algol
    31 gen 19
    Comunque sono dei bambocci i calciatori. Molti, non tutti.
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Sicuramente in parte si, algol. Ci vorrebbe un po' d'equilibrio. Basta però O, son matto io ? Si assomigliano TANTO. Lo dico perché ascolto entrambe da anni...
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Dico il riff eh. Il riff inziale. Quello dei Sabs cambia subito, ma all'inizio è uguale. Sti cazzi eh, però mi fa ridere.
  • IlConte
    31 gen 19
    Assolutamente anche l’allenatore, ma da tanto tempo vedo troppa fobia con gli allenatori. Nessuno ti dice di andare dentro molle a prenderlo nel culo e se pure fosse che hai un allenatore di merda tu vai e mangia la terra e le caviglie poi vediamo. Non mi interessa il risultato ma dare tutto. Penso che gli allenatori di oggi siano tutti molto preparati. La differenza la fa il feeling con giocatori e ambiente.,, è un po’ di culo. Non ce l’allenatore che fa bene ovunque... guarda Mouna proposito di guicatori figli di troia. Se non vuoi dare tutto per la maglia fallo per i milioni che ti danno perché sei nato con un talento inutile ma stra pagato e ricordati della fortuna che hai coglione giocatore.
  • IlConte
    31 gen 19
    Mou... giocatori
  • algol
    31 gen 19
    E su questo ragione totale al Conte. Quoto todo.
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Nessuno che mi fa 'sto raffronto tra i due brani ? Servono altre orecchie per confrontare la cosa. Mo ve lo buco 'sto pallone.
  • IlConte
    31 gen 19
    Ahahahahahahahahah... sono molto diversi come pezzi ma vero, vero...
  • algol
    31 gen 19
    Dopo. Sto guardando l'Inter amigo
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Si si, lontanissimi ma appunto per questo, è strano e fico anche perché adoro entrambi, sentire due cose così simili in due band così lontane. L' idea che a Iommi quel brano dei Genesis possa esser piaciuto tanto (perché questi si ascoltavano/conoscevano tutti a vincenza) da "fregargli" un pezzetto di riff mi diverte, in senso positivo. Bello.
  • hjhhjij
    31 gen 19
    Io manco me ricordavo c'era Inter Lazio ahahaha
  • Cialtronius
    1 feb 19
    peccato che non scrivi rece perchè ne saresti all'altezza. in fondo queste definizioni sono delle zot
  • Cialtronius
    1 feb 19
    ovviamente i queen a sti 4 poracci satanisti se li mangiano e se li ricacano 1000 volte
  • IlConte
    1 feb 19
    Ahahahahahahah dai Riba lo scherzo è bello (neanche tanto) fin che è corto.... perché se dici davvero sei un caso clinico e non ti si caga più definitivamente ahahahahshsh
  • hjhhjij
    1 feb 19
    Mah... Magari dovrei provare con le zot, chissà. Ho paura di non farle restare zot, però.
  • Cialtronius
    1 feb 19
    ma certo che dico veramente non c'è proprio storia, non scherzo affatto
    i queen contro i black merda non c'è proprio partita
    ma dimmi un pò... ma è vero che quel coglione di ozzy osbourne un giorno durante un concerto s'è mangiato un topo o un pipistrello e a momenti moriva?
    AHAHAHAHAHAH!!!!!!!
  • Cialtronius
    1 feb 19
    ripeto hjhj per me sei bravo... se vuoi scrivila e la pubblico a nome mio così passo pure per capiscione del prog XD
  • hjhhjij
    1 feb 19
    Prima o poi succederà. Quando meno ve lo aspettate.
  • IlConte
    1 feb 19
    Gliel’hanno tirato sul palco e lui credeva fosse un giocattolo ahahahah... non era più nei Sabbath...
Black Sabbath: Vol. 4
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Ok, è vero, volendo pignoleggiare dei primi cinque dischi dei Sabbath questo è quello che apprezzo leggermente di meno, frutto sia di una qualità complessiva dei brani un poco più bassa che nei precedenti tre (ma poco, poco, un poco che sa di "ma sti cazzi") sia del mio amore incondizionato per "Sabbath Bloody Sabbath"; come detto, sto pignoleggiando e in fondo se dico e ridico che i loro primi 5 dischi vanno presi in blocco così come sono, uno più fico dell'altro, ci sarà un motivo. Non è, come a volte ho sentito, un disco che cambia direzione rispetto ai precedenti, c'è al massimo un pizzico di varietà in più ma niente di che, alla fine è quella che più o meno si trova anche in "Paranoid" e Master. Qui c'è, bellissima, "Changes" ad uscire in maniera netta dai binari stilistici di proto-doomici e pachidermici riffoni e c'è anche "Laguna Sunrise" ma nei precedenti c'erano le "Planet Caravan" o le "Solitude" quindi il copione non cambia più di tanto (insomma, se c'è un disco con un cambio di rotta un po' più marcato allora è il successivo, non questo). Apertura e chiusura ("Wheels of Confusion" e "Under the Sun") capolavori, e non poca altra carne al fuoco lì in mezzo. Discone-one.
A livello "affettivo" è nettamente il mio disco preferito dei Sabbath e resta in ogni caso un grandissimo disco, ultimo ("Sabotage" è bello ma trovo sia già una spannetta sotto ai precedenti) tassello di un quintetto di dischi incredibili. "Sabbath Bloody Sabbath" è, ben più del "IV", il disco nel quale effettivamente vengono utilizzati arrangiamenti, stili e idee che musicalmente segnano una variazione abbastanza evidente rispetto al passato (insomma, tante tastiere, usate così e in un numero simile di canzoni, con loro nel '73 ancora era cosa non udita) anche se, di fatto, il marchio di fabbrica è ancora quello radicato nei lavori precedenti, per quanto qui si trovino a volte riff hard-rock snelliti e ritmi un po' più veloci, "agili" del solito (in "Sabbra Cadabra", pezzo che adoro, questa caratteristica è accentuata anche dall'ospitata al piano e al mini-moog di Svegliuomo Riccardo, con un ritmo meno da "colata lavica"- che cazzo sto a dì-rispetto ad altri loro classici). La lentezza riffica la ritroviamo in "Who Are You" in un certo senso, ma con i sintetizzatori al posto delle chitarre. Per il resto l'oasi acustica di "Fluff", gli accenni flautati di "Looking for Today", sono tutte finezze già apparse nel loro repertorio, più nuovo l'uso così forte degli archi in "Spiral Architect" (archi che non mi fanno impazzire qui, nonostante la bellezza della canzone). Vabbè, per i miei gusti ultimo disco davvero eccelso di Antonuzzo e compagni.
  • fedezan76
    4 nov 21
    È anche (nettamente) il mio preferito. Ma anche i precedenti non scherzano.
  • hjhhjij
    5 nov 21
    Uh, che io sappia siamo già in tre ad averlo come preferito dei Sabbath!
  • SydBarrett96
    5 nov 21
    Ultimo tassello di una strepitosa pentalogia. Però forse forse il mio preferito resta l’esordio, ma non ne sono sicuro.
  • hjhhjij
    6 nov 21
    Si be, di fatto sono da prendere in blocco 'sti cinque, ognuno poi può avere il suo preferito (il cervello tra l'altro a me direbbe "PARANOID, COGLIONE!" è più il corazon che dice questo qui).
Black Sabbath: Sabotage
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Un disco che ha preso una direzione musicale in buona parte improntata su un Hard-Rock più canonico e "classico", perdendo la pesantezza (perché loro suonavano la versione pesante del rock pesante, il rock sovrappeso) bella dei primi dischi; questo alle mie orecchie gli fa perdere qualche punto ma pazienza, perché è Hard-Rock di quello bello e "Sabotage" resta nel suo genere uno dei dischi a me più graditi degli anni '70 (e, dunque, in assoluto). Non mancano nemmeno qui canzoni che affrontano generi diversi, "Am I Going Insane" è più dalle parti di un pop-rock acidulo che altro (ed è molto carina se chiedete a me). "Supertzar" invece è una merda senza appello, credo la prima canzone demmerda dei Sabbath, roba inimmaginabile per una band simile, fino a quel momento. Per il resto è tutto bello, Symptom e la più elaborata "The Writ" (bellissima la parte acustica finale) sono le mie preferite, due grandissimi brani, anche i 10 minuti di "Megalomania" scorrono bene bene. Gran disco, l'ultimo così bello con Ozzy alla voce, prima di due dischi decisamente stanchi e meno ispirati (anche se non del tutto da buttare) e la ritinteggiata (salvifica sebbene per gusti a me non molto gradita) in toni "epici" con Ronni Geims.
Black Sabbath: Heaven And Hell
CD Audio Ce l'ho ★★★
I Black Sabbath 2.0 con Dio alla voce (si, i Black Sabbath con Dio, hanno fatto la gag), i Black Sabbath 2.0 che si danno all'Heavy Metal alla NWOBHM. Qui premetto, per me non ha senso riferirsi a questo tipo di musica con "Heavy Metal", soprattutto parlando di questi Sabbath, quando il termine "Metallo Pesante" fu coniato proprio per dischi di rock o rock-blues particolarmente duro nelle sonorità, tra i quali i primi lavori dei Sabbath stessi, quindi non sarebbe una contraddizione enorme indicare con lo stesso termine "Heaven and Hell", che è tutt'altra cosa ? Che cavolo ci sarebbe di "Metallo Pesante" qui dentro e in altri dischi del genere ? Al massimo questo è "Soft Metal", tiè. Suoni puliti, leggeri, aperture epiche e assolutamente melodiche, in qualche occasione praticamente pop-rock, in altre un Hard-Rock dal suono brillante e "grandioso". In ogni caso, ritengo questo disco una rinfrescata di sonorità (radicale) e line-up di cui i Sabbath avevano bisogno, dopo i due ultimi dischi sottotono con Ozzy, e un disco eccellente nel suo genere, che tuttavia a me non fa affatto impazzire. Lo reputo comunque un buon disco, con un'ottima title-track (gran pezzo) e molto bella anche "Lonely is the Word", che sono i brani che spiccano, con belle melodie, la bella voce di RJ e ottime parti chitarristiche di Totonno Iommi. Il resto mi dice molto meno ma è gradevole.
Black Sabbath: Born Again
CD Audio Ce l'ho ★★★
Black Sabbath: Never Say Die
CD Audio Ce l'ho ★★★
L'altro loro disco più bello insieme al precedente. Ha tutto del disco "classico" del rock e la band era in un periodo di forma smagliante (ben espressa anche dal successivo disco live). A livello musicale/di arrangiamento lo trovo un po' meno nervoso e cupo di "Tyranny" (che infatti preferisco di un capello) ma anche qui c'è tutto quello che contraddistingue il rock'n roll al Culto dell'Ostrica Blu: i testi fanta-orrorifici che sono uno dei loro pezzi forti, il cantato di Bloom con quel pizzico di teatralità per condire quei testi, il rock'n roll "espanso" di brani come "Dominance and Submission" ad esempio, il tiro pop-rock irresistibile di una "Career of Evil", la splendida sezione ritmica dei Bouchard Brothers e ovviamente una sequenza di brani tutti tra i migliori della loro carriera: "Subhuman", la ballad rock "Astronomy" (il loro pezzo più classico dal "lato rock" prima che nel disco successivo arrivasse l'evergreen pop a segnar loro una carriera) e soprattutto la mia preferita "Flaming Telepaths" (probabilmente il loro più gran brano dopo "7 Screaming Diz-Busters") con una maggior presenza delle tastiere di Lanier e che contiene il mio solo di chitarra preferito di Buck Dharma. Gran canzone davvero. E gran bel disco.
Blue Öyster Cult: Tyranny And Mutation
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Bellissimo disco, il migliore dell'Ostrica al pari con il successivo, ma personalmente è di un pelo quello che preferisco tra tutti. Se nel bel disco d'esordio c'erano molti bei pezzi ma anche un paio così e così (tipo quello di Joe Bouchard, "Scream") qui tutti gli otto brani sono di alto livello, con una media generale superiore a quella del primo disco. "7 Screaming Diz-Busters" ad esempio lo considero il miglior parto dell'Ostrica insieme ad "Astronomy" e il perfetto esempio del loro cercare delle composizioni che andassero oltre la canonica forma-canzone dell'Hard-Rock tipico dell'epoca. Di più ampio respiro, più mutevole, con una struttura più complessa, una ficata. Oltre a ciò, il gioiello rock-pop-r&b "O.D.'d on Life Itself", la ballad acida dalla bellissima melodia arcano-melanconica e dal riff (ma solo quello) molto sabbathiano di "Wings Wetted Down", la prova molto ma molto migliore di Joe Bouchard come pezzo scritto da lui solo, rispetto all'esordio, con "Hot Rails to Hell" e "Baby Ice Dog" (testo della Patti) nobilitano tutte un disco davvero molto bello, ma sono tutte su questo livello, non le cito per mancanza di spazio. Band al massimo della forma, come autori e come musicisti (sezione ritmica dei Bouchard broda splendida, Bloom canta quasi tutte le canzoni, Roeser ha un chitarrismo perfetto e mai troppo invadente o strabordante, Lanier non scrive nulla ma le sue tastiere sono graditamente più presenti stavolta e via così).
Buon esordio per il Culto dell'Ostrica Blu (uno dei nomi di band più fichi in assoluto) che per me resta sempre un gran bel gruppo di "rock classico" con varie sfumature di eclettismo stilistico che ne colorano qua e la canzoni e i dischi (un po' di Blues, un po' di psichedelia leggera, un po' di vaghe atmosfere sci-fi-dark, tutte caratteristiche ben presenti in questo primo disco). Hanno un bello stile personale 'sti americani, e un modus operandi compositivo interessante, con una scrittura collettiva con gruppi di collaboratori esterni alla band vera e propria che contribuiscono alla scrittura dei brani, soprattutto dei testi. Detto questo, sono meno originali e particolari di come a volte li ho sentiti definire, ma nulla toglie alla loro bravura. Questo primo disco omonimo non è all'altezza dei due disconi successivi ma è bello. Le mie preferite sono "Transmaniacon MC", "Then Came The Last Days of May" (una delle due sole canzoni scritte da un solo componente del gruppo, Roeser in questo caso che ovviamente se la canta anche), ballad che dimostra il loro buon gusto per le melodie e "Workshop of the Telescope" gioiello acido dall'andamento irregolare e un po' distorto, sul loro lato più "psych". Ma a parte tre canzoni che restano solo sul "gradevole" e nulla più il resto è di ottimo livello, compreso un piccolo classico come "Cities on Flame", gran pezzo, o l'altra psych-ondeggiante "She's as Beautiful as a Foot". Sempre un bel disco da riascoltare.
  • Littlelion
    22 apr 22
    Quanto mi esalta "Starway to the stars"!
  • hjhhjij
    22 apr 22
    Ahahaha son gusti, pensa che è una di quelle (due, alla fine) che mi piace meno.
  • Littlelion
    22 apr 22
    Immaginavo che fosse una di quelle :3
  • Littlelion
    22 apr 22
    Oggettivamente le altre canzoni sono meglio, ma soggettivamente mi gasa troppo.
  • hjhhjij
    22 apr 22
    Legittimo, ci mancherebbe.
Ho un rapporto contrastante con questo disco, negli anni sono passato ad altalena a considerarlo mediocre o molto piacevole a seconda del momento. Ad oggi si è attestato sul molto piacevole. Si tratta del disco con cui i BOC enfatizzano la loro parte pop (che hanno sempre avuto, ma qui è dominante) concentrandosi su canzoni semplici, dalle melodie immediatissime, qualche volta banalotte qualche altra più riuscite e con strutture molto più lineari. Si perde quello stile e quel "mood" più personale che avevano mostrato nei precedenti tre dischi, inoltre aumenta anche la rotazione al microfono dei vari componenti della band, mentre il più attivo nella scrittura dei pezzi è Albert Bouchard che scrive le musiche di metà disco, due canzoni con testo di Patti Smith, particolarmente attiva come collaboratrice in questo disco, visto che oltre che scriverne le liriche, partecipa anche alla voce in una delle due canzoni migliori: "The Revenge of Vera Gemini", bel pezzo davvero. L'altra, ovviamente, è il gioiellino pop e loro evergreen firmato tutto da Roeser, l'inquieta, elegante "(Don't Fear) The Reaper". Ci sono altre canzoni molto carine ("Tenderloin" di Lanier, "E.T.I." l'hard-rock divertente e tamarrone di "Tattoo Vampire") e alcune invece che mi piacciono poco ma nel complesso è un buon disco pop-rock, con un paio di ottime canzoni.
  • Onirica
    3 giu 22
    Mitica e trascinante Don't fear the reaper, con quell'intermezzo claustrofobico e un testo che per me è tra i più saggi e profondi del rock n roll...