King Crimson: Lizard
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
8,5
Kiss: Dressed to kill
CD Audio Ce l'ho ★★★
6,5
Kiss: Destroyer
CD Audio Ce l'ho
I Cartoons del rock'n roll anni '70. Disco che viene subito dopo "Alive" e che probabilmente è il loro miglior "classico" tra quelli in studio. Forse è il loro migliore (non saprei dire in realtà, fino a "Love Gun" il livello è più o meno sempre lo stesso), in ogni caso come tutti i loro dischi dal '74 al '77 è divertente da ascoltare e ha qualche ottima cartuccia in fatto di rock'n roll (molto più dimenticabili nei lentoni, per quanto mi riguarda).
Klaus Schulze: Cyborg
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
9,5
Klaus Schulze: Irrlicht
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Klaus Schulze: Timewind
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
9
Klaus Schulze: Body Love
CD Audio Ce l'ho ★★★★
7,5
Klaus Schulze: X
CD Audio Ce l'ho
Konami: Metal Gear Solid
CD Video Ce l'ho ★★★★★
Konami: Silent Hill
CD Video Ce l'ho ★★★★★
Ah, quante scagazzate in the hands. Oh ero pure piccolo quando ci giocavo.
Konami: Silent Hill 2
CD Video Ce l'ho ★★★★★
Anche meglio del primo. A questo ci rigioco ancora, ogni tanto.
Kool & The Gang: Wild and Peaceful
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Ora che ho preso anche i due precedenti ho riascoltato bene bene questo e che dire, il 5 ci sta tutto, per la title-track (i Kool che volano ben oltre il Funk) per "This is You, This is Me" (che se sei ancora vivo, quando parte l'assolo di sax ti ritrovi a saltellare col culo sul pavimento, è automatico) per un gioiello come "Life is What you Make it", per le due "Funky Stuff" e soprattutto per "Jungle Boogie" che non è una canzone, è un patrimonio dell'umanità.
  • fuggitivo
    10 mar 15
    Sempre rimandato l'acquisto di questo, però mi fido.
  • Cunnuemammadua
    10 mar 15
    Hollywood Swinging
  • hjhhjij
    10 mar 15
    A dire il vero è quella che mi piace meno, il che spiega ulteriormente il 5 al disco se ci pensi :)
  • Mr Funk
    10 mar 15
    Jungle Boogie è puro concentrato di funk. Ottimi ascolti, inconsueti in Italia.
  • hellraiser
    10 mar 15
    Hey! Ti sei dato alla funky music? Di questi devo chiedere a mio zio, ventenne nel periodo 77-80,era un patito del genere e discotecaro convinto, ha ancora molti vinili dell'epoca..
  • hjhhjij
    10 mar 15
    Tra Funk e disco però c'è un abisso di qualità per me. Si negli ultimi tempi Soul, R&B e Funk mi stanno appassionando tantissimo. Basti pensare che nell'ultimo anno ho cominciato ad amare James Brown che tempo addietro non mi piaceva. Il Funk è figo, sia "puro" che "ibrido" (con Jazz o psichedelia) e questo è un gran bel gruppo.
  • Mr Funk
    11 mar 15
    La disco è la banalizzazione/commercializzazione del funk. Un po' come il rock 'n roll di Elvis è stato la commercializzazione dell' r'n'b di Chuck Berry e soci.
  • hjhhjij
    11 mar 15
    Lo so. E, personalmente, non ho mai amato la disco. Ok, c'è anche qualcosa di carino, ma non è roba per me.
  • darth agnan
    11 mar 15
    detto questo, i kool & the gang sono tra i gruppi funk più vicini alla disco...anzi, nel giro di pochi anni lo diventeranno a tutti gli effetti. per me buon disco ma nel genere c'è tanto di meglio
  • hjhhjij
    11 mar 15
    Eh, qui di disco c'è proprio poco (anche perché, nel '73...) e infatti io con loro mi fermo prima del '76. Che c'è di meglio sono d'accordo, nel complesso, ma 'sto disco la sua porca figura la fa eccome.
  • Mr Funk
    11 mar 15
    Infatti i Kool & The Gang di Celebration mi fatto piuttosto cagare, ma quelli di quest'album sono un gran gruppo. Certo, poi per quanto mi riguarda Sly & The Family Stone e Parliament/Funkadelic sono di un altro pianeta pur nella loro diversità
Kraan: Kraan
CD Audio Ce l'ho
Parafrasando un uomo saggio: nessuno sa chi sono i Kraan ? Il basso prepotente colmo di groove di Hellmut Hattler ? L'avvolgente sassofono di Johannes Pappert ? L'elegante batteria e le percussioni tribali di Jan Fride ? Il grandissimo lavoro della chitarra psych-funky-rock di Peter Wolbrandt ? Oh caacchioo.
Esordio col botto di questa ottima band tedesca. Sono lontani da alcuni approcci ben più estremi e sperimentali di altre band conterranee e coeve, la formula qui è quella dello psych-acid rock cucito assieme a strutture Jazz-Rock/Prog e consistenti tocchi di Funk e fascinazioni tribali e mediorientali e dunque musica Fusion, nel vero senso della parola. Brevi le parti cantate (da Wolbrandt) mentre dominano lunghe parti strumentali, colme di belle intuizioni melodiche e grande fantasia musicale, tocchi di colore continui sempre aggiunti con grande classe. Domina il sax di Pappert, una vera delizia per le orecchie sia nelle parti più grooveggianti/acide che in quelle più melodiche, ma il lavoro di cesello della chitarra e la sezione ritmica sono altrettanto emozionanti. "Kraan Arabia" è la gemma del disco, frutto di quell'amore per l'oriente e il percussionismo stupendamente tribale tanto in voga in quella Germania, ma anche i 18 minuti di kraut-jam "Head" sono un viaggio che, soprattutto nella seconda metà del brano, non si può non affrontare con gioia. Esaltante. Tutto il disco è di gran qualità, comunque. Ottimo davvero, un disco eccellente.
Kraftwerk: Kraftwerk I
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Lo trovo noioso a lungo andare, comunque ottimo.
Kraftwerk: Ralf And Florian
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Sarò l'unico ma preferisco questo a molti dei successivi.
Kraftwerk: Kraftwerk 2
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Kraftwerk: Autobahn
CD Audio Ce l'ho
Kraftwerk: Radio-Activity
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Làszlò Benedek: Il Selvaggio
DVD Video Ce l'ho ★★★★
Ottimo film, ormai diventato film manifesto e di culto, con il protagonista, interpretato in maniera eccellente da uno storico Marlon Brando, che in quegli anni divenne vera e propria icona giovanile.
Bel film sulla ribellione giovanile, non è un capolavoro, risulta comunque un po' datato, ma rimane una delle opere migliori di Benedek. 8
Le Orme: Verità nascoste
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Disco dove spiccano tre brani d'assoluta eccellenza ("In Ottobre", lo struggente ibrido tra folk song e musica da camera della title-track e "Regina al Troubadour", con quella sua stupenda parte finale, mooolto "Genesis" tra l'altro) all'interno di un lavoro complessivamente molto valido (vedi apertura e chiusura con due pezzoni come "Insieme al concerto" e "Il gradino più stretto del cielo", ma anche "Radiofelicità"). Con Serafin a fare da chitarrista fisso e più affine alle caratteristiche del trio rispetto a Marton, Le Orme tornano su sentieri a loro più conosciuti con la classe e l'ispirazione melodica che li ha sempre contraddistinti, alleggeriti nel piglio elettrico rispetto a certe sferzate del passato ma va bene anche così. Ottimo disco, mi piace parecchio.
Le Orme: Contrappunti
CD Audio Ce l'ho
Altro bellissimo disco, non ha molto da invidiare ai tre predecessori, lo metto mezzo scalino sotto perché pur buoni due dei tre strumentali, "Aliante" e "Notturno" non mi fanno strappare i capelli però oh, è un disco di cui non si butta via niente, con almeno tre brani tra i miei preferiti del gruppo ("Maggio", la ballad folk-pop "Frutto acerbo" che ricorda ancora una volta quanto Le Orme fossero legate anche alla semplice canzone e non solo al prog e "La fabbricante d'angeli" altra gemma nerissima da aggiungere al loro repertorio di liriche solari e rassicuranti...), l'ottima title-track strumentale e contrappuntistica (eh be, altrimenti il disco l'avrebbero intitolato "Quel mona di Adalbertopiero" o che so io) e l'acida "India", altra gran bella canzone, altro testo interessante. Bello, ispirato come sempre nelle idee e nelle melodie, con la quasi costante alternanza "strumentale-cantato" e "pezzo ritmato-pezzo quieto" a rendere variegato l'ascolto. Un discone, anzichenò.
  • dsalva
    7 mag 21
    Per me è SI
  • Kism
    8 mag 21
    Difficile succedere a "Felona e Sorona", manca una certa compattezza, e forse un brano che si eleva sugli altri.
  • hjhhjij
    8 mag 21
    Uhm, se posso dire, per me un brano che si eleva su gli altri non c'è nemmeno in F&S
Le Orme: Felona E Sorona
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
E che gli vuoi dire. Chiude il trittico di capolavori delle Orme, è il disco più profondo, dove le allegrissime tematiche e i gai testi del gruppo assumono dimensioni planetarie, letteralmente. L'inconfondibile ottimismo nelle liriche, i temi e lo stile vicini a quelli da lui espressi, avevano attirato l'ammirazione e l'apprezzamento di Peter Hammill, nientemeno, che le tradusse e adattò in inglese per la versione in lingua anglofona del disco. Testi di alto livello, musiche anche meglio, passaggi strumentali e melodie, cantate e non, sono il massimo prodotto dal serenissimo trio, per quanto-puri dettagli di preferenza personale-in realtà gli preferisca di un niente almeno "Uomo di Pezza" di sicuro e forse anche "Collage"... Forse è perché "Felona e Sorona" trasmette anche troppa angoscia in alcuni momenti; ma è un capolavoro, di una bellezza, una profondità e una maturità incredibili.
Le Orme: Storia o leggenda
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Il disco parigino delle Orme, che dalla capitale francese nella quale è stato registrato prende ispirazione nelle ambientazioni dei testi, nelle atmosfere, volendo seguire anche un po' di luoghi comuni, nell'eleganza melodica che costella il disco e nel suo mood raffinato e malinconico, sempre presente nel gruppo ma qui vero centro di gravità del disco; è anche il disco Pop per eccellenza delle Orme, composto da canzoni, raffinatissime e mai banali ma comunque "canzoni", in tutto e per tutto, esaltando un lato della loro musica che, anch'esso, è sempre stato presente anche negli anni '71-'74, quelli più "progressive". All'artwork torna Mazzieri, cinque anni dopo "Uomo di Pezza", e io gioisco perché adoro queste copertine e questa è anche più fica della precedente. "Storia o Leggenda" è molto bello, ma molto (classico esempio di bisogno di "votazioni di mezzo" nei pallini, qui sopra) rispetto all'altrettanto ottimo "Verità nascoste" vive meno di alti picchi ma è nel complesso più omogeneo e compatto, forse giusto un po' troppo incentrato sulla lenta melodia dolce-malinconica (ma che melodie!)... Fino al rush finale di "Al mercato delle pulci", strumentale elettrico, nervoso e incalzante che riporta dritto indietro ai tempi di "Collage" e "Uomo di Pezza".
Le Orme: Collage
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Disco favoloso, il primo grandissimo lavoro di un'altra delle mie band italiane preferite (e per quanto mi riguarda uno dei grandi nomi della scena prog internazionale di quei primi anni '70). Con questo disco hanno fatto il vero salto di qualità ("Ad Gloriam", per carità, era già un bel disco beat-pop-psych-rock, ma non mi fa impazzire particolarmente) secondo me, 7 brani tra il buono e l'eccelso, che si tratti dei pezzi più "prog" ed elaborati (e qui strepitosa doppietta con "Cemento armato" e "Evasione totale") o di quelli che rimangono vicini alla forma canzone (o che lo sono proprio, "semplici" canzoni) della quale Le Orme erano gran maestri, tenendosi sempre in equilibrio tra la sensibilità pop e quella "progressiva" che loro tra i primi, nel 1971, stavano portando in Italia con tanta maturità, capacità e consapevolezza. E qui ci sono pezzoni come "Era Inverno" "Sguardo verso il cielo" ecc. C'è la bellissima title-track strumentale, che paga il pedaggio (tipico a parecchie band o artisti dell'epoca) dell'ispirazione classica. Un disco molto completo, c'è potenza elettrica (dell'Hammond) e sferzate toste così come delicatezza melodica e raffinatezza. Ci sono passaggi (pochi) solari, musicalmente e c'è (tanta) cupezza. Soprattutto nei testi, sempre molto belli e sempre così allegri e ottimisti da far sembrare i Joy Division una band da trenino di Capodanno.
Le Orme: Uomo Di Pezza
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Secondo splendido disco della "triade" di album migliori delle Orme (per quanto quasi tutti quelli da "Contrappunti" all'Ape siano anch'essi molto belli). Rispetto a "Collage" qui i testi vertono su tematiche, tutte "al femminile", ancora più solari, allegre e ottimiste. Al contrario. Ragazzine violentate, stalking con tentata home invasion, donne in manicomio ecc. EVVIVA! Che band gioiosa. Il tutto a volte "edulcorato" da musica e arrangiamenti rassicuranti e delicati o anche da testi ricchi di immagini evocative che cercano di essere il meno espliciti possibile, "Gioco di bimba" su tutte in questo senso, mentre trovo meraviglioso il contrasto tra la dolcezza musicale (con bonus dell'elettrizzante solo al synth appena comprato di Pagliuca) e il testo da magone e decisamente più esplicito in "Figure di cartone", che è una delle mie preferite del repertorio Orme, al pari di "La porta chiusa" che invece è il brano in cui viene abbandonata ogni delicatezza soprattutto a livello musicale, pezzo costantemente inquieto nelle atmosfere, cupo, incalzante ed elettrico, angosciante anche nel cantato di un grande Tagliapietra. Ancora più elettrico (il brano più aggressivo e "rock" del disco, oltre che cupo, come sbagliare) è lo strumentale "Alienazione", con Hammond e tastiere varie di Pagliuca che la buttano per bene sulla distorsione elettrica, con sonorità davvero strepitose a mio gusto. Ah e la copertina è favolosa.
Led Zeppelin: Led Zeppelin IV
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
E che devi dire dell'album coi simboli... La band spunta la casella del Blues con l'incredibile rilettura di "When the Levee Breaks", l'epica del blues. Dopo Harper omaggiano un'altra grandissima come Joni con una perla acustica del calibro di "Going to California". Ci regalano due classiconi elettrici come "Black Dog" e "Rock'n Roll" e il loro capolavoro acustico definitivo con "The Battle of Evermore" impreziosito da un duetto sublime di Plant con la mia amatissima Sandy (con tanto di simbolo proprio), regalano due brani più particolari come Misty Mountain (bella) e "Four Sticks" (con cui ho dei problemi a causa del timbro di Plant, ma ha sniffato l'elio in 'sto pezzo ?). E poi ah già... C'è quella canzone del diaulo che è malvagia e se la ascolti al contrario tutti i tuoi album si trasformano in dischi di Nek e Biagio Antonacci.
Ispirati dalle splendide colline gallesi Page e Plant danno sfogo al loro lato più intimista, acustico e folk che esplode soprattutto nella seconda metà del disco (all'inizio però c'è la bellissima "Friends") e visto che i Led come autori o interpreti di musica folk hanno sempre fatto belle cose, troviamo 4 canzoni splendide una dietro l'altra, dalla loro personale lettura del trad. britannico "Gallows Pole" (che diventa "danza" scatenata) all'omaggio al rifugio in Galles di "Bron-Y-Aur Stomp" passando per due gemme come "Tangerine" e "That's the Way".Vero anche che il capolavoro dell'album è quello che resta sui territori del Blues più intenso con l'immensa "Since I've Been Loving You". Disco ispirato anche nei brani elettrici/hard-rock, qui regna l'evergreen "Immigrant Song". Chiude il particolare omaggio ad un amico e maestro immenso e sempre troppo poco acclamato, Roy Harper.
  • Primo album acquistato nella mia vita, il 23 dicembre 1970. Il giorno dopo comerari Led Zeppelin II. Passato Natale comperai "Act One" dei Beggars Opera e qualche giorno dopo "Pendulum" dei Creedence. Terminai la paghetta natalizia dopo la Befana 1971 acquistando "Very Heavy Very Humble" degli Heep.
    Capolavori: Immigrant Song, Since I've Been Loving You, Gallows Pole
    Eccellenze: Friends, Celebration Day, That's the Way, Bron Yr Our Stomp
    Discreta Tangerine
    Scarsina Out on the Tiles
    Ciofeca Hats Off to Roy Harper
    Peccato non abbia trovato posto Hey Hey What Can I Do (eccellente), al posto della ciofeca, anzi di Out on the Tiles con quest'ultima a chiudere l'album al posto della ciofeca.
A quasi 10 anni dal primo ascolto è ancora uno dei miei dischi preferiti, un esordio clamoroso, un lavoro perfetto che per me resta il disco Hard-Blues per antonomasia, nonostante le sublimi sortite in campo elettro-acustico (più acustico che elettrico) di "Babe I'm Gonna Leave You" o addirittura lo strumentale alla chitarra acustica di un Page che va nel campo del puro folk tradizionale britannico (anzi irlandese) con "Black Mountain Side" che riprende "Down by Blackwaterside" in particolare la versione che ne diede tre anni prima Bert Jansch, un omaggio di Page ad un grandissimo maestro. E "Dazed and Confused" acida, psicadelica e luciferina che è "La Mia" canzone dei Led Zeppelin, straordinaria. E tutto il resto... Madò tutto il resto... Capolavorone.
  • hellraiser
    25 feb 18
    Mò heart ti incula a sangue...
  • hjhhjij
    25 feb 18
    Ssshhhh ancora è tutto tranquillo. Ma tra un po' arriveranno il II, il III ecc. So' dolori.
  • ygmarchi2
    26 feb 18
    Ho sempre ascoltato di più II, III e IV, infatti mi sa che non ho mai saputo nemmeno la scaletta delle canzoni. Dovrò rimediare
  • hjhhjij
    26 feb 18
    Be questo qui (insieme a "II" dai) è sicuramente il più seminale per le robe successive di altri, con la sua sempre più pesante e distorta lettura del Rock-Blues e del Blues classico (più altro che dico nella definizione certo) e, per qualità delle interpretazioni e dei brani al di la dell'importanza storica secondo me è il più figo, oh, supera di un niente gli altri eh, però li supera. Poi ha anche qualche momentino psych-acido niente male. Rimedia che ti ci diverti anche a contare i "Beibe" di Plant in "Babe I'm Gonna Leave You" che credo siano TRENTA :D
  • Discone, naturalmente, da *****0, 10/10, 30 e lode, 110 e lode. In ogni caso nella mia personale gerarchia zeppeliniana è sempre stato e rimane al quarto posto, preceduto dai tre lavori seguenti.
    Certo averlo avuto in mano fresco di uscita, ad inizio '69... a quel punto la novità, la scoperta di quel suono imbattibile avrebbe dato una mano nel considerarlo insuperato.
    Adoro Babe I'm Gonna Leave You, Dazed and Confused, Your Time Is Gonna Come e Communication Breakdown. Amo batteria e basso di "Good Times", mi frena il suo cantato di sapore "beat" (unico caso dell'intero repertorio). Amo la chitarra super soulful di Page in You Shook Me, il ruolo straniante dell'intermezzo orientaleggiante "Black Mountain Side". L'altra cover blues è eccellente, la telecaster è così espressiva, pure con le sue incertezze qui e là. L'unico brano che, pur notevole, manda anche profumi di autoindulgenza e non sufficiente consistenza (parametrata alla sua durata) è l'ultimo "How Many More Times": ottimo come jam session dal vivo, meno giustificato in un lavoro di studio.
  • hjhhjij
    27 feb 18
    Bell'intervento pier, grazie. Non concordo (ma è un giudizio comprensibile) su How Many e francamente non so dove tu abbia sentito l'oriente in quel brano di folk irlandese tradizionale/baroque folk janschiano però al di la di questo, bellissimo commento il tuo, davvero. Comunque il porre questo disco al primo o al quarto o al secondo posto in una personale "graduatoria" di gradimento dei loro album è davvero questione di minuscole inezie.
  • hjhhjij
    27 feb 18
    Oddio, a ripensarla un pochetto forse ce l'ha l'orientaleggiamento...
Ha la copertina sbagliata però sarebbe il secondo eh, che è un altro capolavoro da applausi e una colonna portante del Hard-Blues-Rock dopo l'esordio, che continuo a preferire di un nonnulla. Disco ai limiti della perfezione, non un secondo sprecato, nemmeno con il palcoscenico per lo sfogo solista di Bonzo in "Moby Dick". Due capolavori da orgasmo come "Whole Lotta Love" e soprattutto "The Lemon Song" (quella sezione centrale, il basso di Giovanni Paolo...) e l'altra mia preferita del disco, quel gioiello dalla melodia stupendamente british e di gran romanticismo che è "Thank You" a firma Plant-Page e con quel finale all'Hammond di Jones, da brividi... Poi il resto, tutti degli eccezionali evergreen tra i quali spicca quel tesssooroo di canzone che è "Ramble On".
  • hjhhjij
    28 feb 18
    @[G] dottore dottore ma come mai non si risolvette il problema delle copertine a capa di minchia ? Come si puote fare, sebbene sia un problema così stupido che quasi mi vergogno a riferirglielo ?
  • hellraiser
    28 feb 18
    Mò heath ti inchiappetta a pecorella (parte II)...
  • Knolthom
    28 feb 18
    Io ho sempre preferito il 3 e il 4 al 2.
  • hjhhjij
    28 feb 18
    Nuo heart ha detto che così non le da fastidio quindi ciccia :D Knolthom quindi con te vanno in crescendo con me in legerissimo-issimo-issimo diminuendo ma più con il IV che con il III che adoro. E adoro anche "Houses of the Holy".
  • SalvaDM
    28 feb 18
    Bello bello, forse il più blues dei primi 4 omonomi
  • hjhhjij
    28 feb 18
    Be tra questo e il primo è 'na bella lotta pure l'esordio affonda decisamente le sue radici nel Blus.
  • hellraiser
    28 feb 18
    Ma, io penso che i primi 4 siano praticamente perfetti su uguale livello. I primi che provarono a praticare questa strada furono Jeff Beck ed i suoi amici ma gli Zeppelin penso furono inavvicinabili anche per loro.
  • hjhhjij
    1 mar 18
    Si hell i primi 4 (per me pure 5) loro sono sullo stesso altissimo livello poi ognuno ha la sua leggera preferenza è ovvio per un motivo o per l'altro ma son dettagli...
  • IlConte
    1 mar 18
    Inutile scegliere, quattro capolavori. Il 2 e il senza titolo hanno fatto la Storia, il primo rientra di diritto tra i migliori debutti del Rock e il tre... è il tre, speciale e unico, della serie “dicono che sappiamo solo fare casino”, ciaoooooo.
    Poi ognuno ha il suo gusto personale, ovvio.
  • hjhhjij
    1 mar 18
    Si ovvio ma, soprattutto, e chi vuole scegliere ? :D
  • IlConte
    1 mar 18
    Era per dire, nobile
  • hjhhjij
    1 mar 18
    Ma lo so ahahahahah
  • IlConte
    1 mar 18
    Anche io ahahah...
  • hjhhjij
    17 mag 19
    Ehi avete messo la copertina giusta!
Disco in cui la fase calante (che già si affacciava in vari pezzi meno riusciti di "Graffiti..." giustificabili però con l'abbastanza comune sindrome da doppio album) si fa per la prima volta sentire con prepotenza, in più è registrato in un momento pessimo per le condizioni psico-fisiche di tutti i membri della band (tranne forse John Paul ? Boh) eppure in alcuni brani la strascicata sofferenza e la cupezza del momento, perfino la svociata ugola di Plant, unita all'ovvio mestiere di una band del genere, diventa quasi un valore aggiunto per brani come "For Your Life" "Nobody's Fault But Mine" e il lento, lumacoso blues di "Tea For One", tutti brani più che validi. Poi c'è "Achilles Last Stand" che è un colpo di coda pazzesco, hard-rock "maturo" e con un Page straordinario (tutta la band a dire il vero, incluso l'effetto svociatura di Roberto) che è la summa del "mood" di "Presence" e ne è naturalmente anche la vetta qualitativa. Il resto è puro riempitivo, tre canzoni delle quali la più carina è decisamente "Royal Orleans" mentre le altre due sono onestamente meno che "un tipo" e abbastanza dimenticabili. Notare come siano andati sul sicuro, qui, abbandonando le sperimentazioni e l'eclettismo dei due dischi precedenti (soprattutto) e concentrandosi sul Rock-Hard-Blues come approdo sicuro. Con tutti i suoi difetti "Presence" è un disco con alcune cose molto valide.
  • hjhhjij
    4 dic 21
    E @[IlConte] aveva ragione. UH!
  • Flame
    4 dic 21
    Per me viene subito dopo i primi 4 da graziadiddddio nelle preferenze, e gli altri a ruota. Per me é un gran disco, avrebbe fatto la fortuna di milioni di band, ma loro sono i Led e quindi...
  • IlConte
    4 dic 21
    Presence fu, per la critica specializzata, alla sua uscita la caduta del dirigibile dopo che, sempre secondo loro, la band aveva raggiunto l’apoteosi con Physical Graffiti. Su Presence mi sono già espresso ed è un miracolo di disco per come era messa la band in quel momento… Page e Plant chiusi dentro una stanza per settimane uno distrutto dalla droga e uno dalla sua situazione psicofisica. Praticamente l’opposto di Houses of The Holy di soli tre anni prima, l’album più solare e divertito degli Zepp. Nel tempo è stato giustamente rivalutato. In più uscì poco dopo il live che si prese tutte le attenzioni con il film e tutto ciò che faceva da contorno - feste, celebrazioni, eventi.
    Per quanto riguarda Physical sarebbe stato un album epico senza quelle 4/5 canzoni per farne un doppio. Ma le altre 10/11 sono top basta leggere i titoli (Kasmhir, Trampled under foot, The Rover, in My time of dying, in The light, ten Years gone, down hy The seaside … e a me piace tanto Black country Woman).

    Sono d’accordo con il commento. È essenzialmente il disco di Page, un Page a pezzi ma in grado di registrare e produrre un piccolo grande miracolo.
  • Onirica
    4 dic 21
    Quello di Achille's last stand penso sia il mio assolo preferito di Gimmi Pagina in assoluto.
  • Onirica
    4 dic 21
    @[IlConte] Allora, lo faccio un bel quadruplone su Presence?
    Aspetto il tuo consenso!
  • IlConte
    4 dic 21
    Solo 3 recensioni ?!
    Scandaloso !!!
    Dovrebbero essere, perlomeno, il doppio !!!
  • IlConte
    4 dic 21
    Sono già 7 mi sa… ci sta pure l’ottava, savansadir. Ti meriterai il mio UNO
  • hjhhjij
    4 dic 21
    Ahahahahahahahah. Comunque, tutte le parti di chitarra in Achilles sono davvero stupende, tra le migliori di Jimmio. @[Flame] eh si, ricordavo una tua passione per questo disco ma, al di la del fatto che i Led restano tra i maestri indiscussi dell'Hard-Blues, io li preferisco più eclettici (anche l'eclettismo più contenuto dei primi 4 che va benissimo, con i picchi folk del terzo) e questo sofferto disco tutto "rock-blues" in generale non mi da i brividi come gli altri, però ha più belle cose di quanto ricordassi questo si.
  • hjhhjij
    4 dic 21
    @[IlConte] su Physical sono perfettamente d'accordo, il primo disco è eccellente, è il secondo che fa più altalena ma anche lì ci sono gran perle eccome.
  • IlConte
    4 dic 21
    Per me ci sono tre/quattro canzoni che erano evitabili
    (L’omaggio Rocchenrolle a Stu però lo terrei dentro)
    Arrivavi da 15 a 11/12 ed eri ad un bivio … o ne eliminavi altre 3 e facevi un album o ne riciclavi altrettante per un doppio. Siccome non fanno schifo hanno fatto bene ci mancherebbe, siamo sempre a guardare il piccolo difetto di fronte al capolavoro. una band con la sola kashmir ci avrebbe fatto la propria storia e fortuna è pensa che non è tra le mie preferite.
    Ma il bello delle grandi band che sanno interpretare al meglio più generi sta proprio che ognuno può avere album e singoli pezzi preferiti totalmente differenti
    Penso che se nessuno sapesse nulla tutti i singoli album potrebbero essere di 8 band diverse. Forse solo il 2 e il 4 sono capolavori “simili”.
  • Onirica
    4 dic 21
    @[IlConte] Ti spiazzerò: dirò cose che nessuno ha mai detto, tipo "Fanno hard rock", "Jimmy Page è un grande chitarrista" e "l'album è molto bello".
    Non mi viene in mente altro, è difficile essere originali con gli z'pplin.
  • Flame
    5 dic 21
    @[hjhhjij] belin chiamarti in causa selezionando tra i mille fake é un casino. A me questo ritorno all'essenziale invece piace un mucchio, quasi ho la sensazione che si siano messi a nudo senza sovrastrutture. E poi c'è Tea for one che a me piace non sai quanto, una volta Conte mi ha detto che per lui è bella ma sa di una Since I been... senza quesllintensità. Io ci percepisco tutta la loro pena del periodo.
  • Flame
    5 dic 21
    so anche io che non all'altezza di Since, però mi piace un mucchio lo stesso
  • hjhhjij
    5 dic 21
    "Since I've Been Loving You" ha molta più forza, carica elettrica, energia, "Tea For One" è lentiiissimo, cupo, dall'aria stanca come loro in quel periodo. In realtà dici bene quando parli di percepire in certi brani (come Tea) la pena di quel periodo, che come ho detto anche per me è il valore aggiunto di un disco che fa della sua messa a nudo la carta migliore, dell'essere spoglio, imperfetto e zoppicante e che altrimenti sarebbe stato un disco di solo mestiere pure noiosetto e invece, in qualche modo, ad almeno 4 brani sono riusciti a dare comunque quel "qualcosa" in più. Io sono abbastanza in linea con quello che hai detto Flame, solo che alla fine trovo più alta la qualità media dei dischi precedenti e più stuzzicante la versatilità che, per come la vedo io, era assolutamente nelle loro corde. Ciò non toglie che questo sia un disco che ho "riscoperto" con piacere.
  • Flame
    5 dic 21
    Io sento più mestiere incertezza e un pelo di noia (perdono Conte) in Houses, a parte No Quarter, pezzo fantastico, e Rain SONG, e forse quello che ascolto meno assieme allultimo prima della scomparsa si Bonham
  • IlConte
    5 dic 21
    Io non riesco a fare troppe differenze tra gli album della band (tranne l’ultimo) perché associo ogni album al suo specifico periodo. Sulla carta ad esempio HOTH potrebbe essere il meno interessante quando in realtà è la massima espressività del periodo di maggior serenità e divertimento della band. Registrato col massimo scazzo a Stragroves in campagna da Jagger e poi allo studio mobile dei Rolling rappresenta l’apice felice della band che infatti non si preoccupa di standard ma suona di tutto. Dal rock classico oceanico di the ocean dedicato alle folle che andavano si loro concerti, al reggae incredibile di Giamaica, al divertissement omaggio a James Brown di the Crunge o a roba più sperimentale come la inizialmente strumentale TSRTS. Poi però ci sono due canzoni fuori classifica come Rain Song e la fenomenale No Quarter, la splendida bucolica OTSAFA e il vero brano emblema del periodo appunto Danging Days un pezzo quasi pop niente di che ma con i quattro felici che ballano in mezzo alla campagna …
  • IlConte
    5 dic 21
    Poi è ovvio che, al di là dei gusti, dei primi 4 non scarti una mezza canzone… ma li siamo fuori classifica
  • hjhhjij
    5 dic 21
    La noia è pienamente soggettiva e la possiamo trovare ovunque quindi ci sta, ma il mestiere in Houses proprio no e nemmeno l'incertezza, proprio per i motivi espressi dal Conte qui sopra: era il loro periodo di massimo splendore, successo e spensieratezza, al massimo è un disco dove sperimentano con molta istintività questo si, facendo cose che prima non avrebbero provato, senza pensarci troppo. Ma il mestiere, nel senso di quell'esperienza e capacità con le quali tiri fuori materiale decente/valido anche in situazioni difficili, è roba di "Presence", non che sia una cosa così negativa per me eh, non fraintendetemi, e qui ci ho trovato molte cose giustamente individuate da @[Flame] che gli danno maggior profondità, io lo ricordavo più piatto, nel complesso mi sono abbastanza ricreduto (diciamo per 4-5 settimi) e ne sono felicio.
  • IlConte
    5 dic 21
    È qvesto il felicio givsto!!!
  • fedezan76
    5 dic 21
    Io comunque trovo che Achilles Last Stand, Nobody's fault but mine e Tea For One siano tre capolavori assoluti. E di quest'ultima sono proprio la lentezza e quei "vuoti" carichi di tensione che la rendono perfetta.
  • Flame
    6 dic 21
    Non voglio affastellarvi ulteriori muretti sugli zebedei. Me ne scappa ancora uno, me lo perdonerete. Il mio gusto mi fa avere un'opinione su Houses of the Holy diversa dalla vostra. Alcuni brani per me sono decisamente fuori fuoco, Giamaica e Crunge, uno perchè secondo me non è proprio il loro terreno, e l'altro non lo trovo così eccezionale, Ocean e Dancing Days son piacevoli ma lontani dalla qualità dei pezzi dei primi 4 (e per me anche da quelli di Presence), e TSRTS è l'unico pezzo Zepp che proprio non mi piace, di questo molto meglio quelli di In Through the Out Door (per me). Il resto è ovviamente nutella per i timpani.
  • IlConte
    6 dic 21
    Ma flame nessuno contesta i gusti ci mancherebbe. Che qui si vada su lidi a loro non consoni è ovvio e perché rappresenta proprio il periodo di loro massimo divertimento di gioia e di stare insieme. Certo come singoli pezzi forse è il più debole anche se bastano Rain Song e No Quarter per farlo eccellere. Ogni pezzi rappresenta un qualcosa della band in quel 1972. Piace o non piace questo va a gusti a me invece Giamaica è sempre piaciuta un casino. L’ultimo album invece per me è da sufficienza abbondante ma per me non è nemmeno un album veramente Zepp (tutti gli altri album hanno la firma di Page che qui non fa un tubo, penso che gli unici tre brani della discografia in cui non è tra gli autori siano su questo album a memoria). Molto meglio Coda, per me … ma non tanto per la qualità dei pezzi ma per il suono. ITTOD è già anni 80, Coda riprende pezzi col sound Zepp). Ognuno i suoi nobili gusti ma poi tutti andrebbe contestualizzato al periodo, tutto qua. Per me ovviamente. Sarei stato curioso di sentire l’album successivo… Bonzo e Page erano incazzati e carichi a mille… ma ho sempre pensato che il destino non abbia voluto far entrare la band in quel decennio di sint e roba elettronica
  • Flame
    6 dic 21
    Avevo inteso il tuo discorso sulla contestualizzazione, volevo solo spiegare un po' meglio i miei gusti, e il paragone con In Through era sono con the Song Remains the Same non con l'album per intero. Anche io preferisco di gran lunga Houses e Coda a In Through.
  • hjhhjij
    6 dic 21
    TSRTS veramente non piace molto nemmeno a me, è una delle più deboli di un album che amo molto, gli esperimenti in generi per loro non abituali invece a me paiono azzeccati (non sono capolavori, più divertissement, ma belli) e "Dancing Days" è sempre piaciuta parecchio.
  • fedezan76
    6 dic 21
    Di Houses of the holy trovo che l'unico esperimento non perfettamente riuscito sia The Crunge. Dancing Days, The Ocean e TSRTS per quanto mi riguarda sono splendide. Dyer Maker pur non essendo tra le mie preferite mi sembra comunque buona.
  • IlConte
    6 dic 21
    Comunque attediamo qvello che “copioni, arroganti, presuntuosi, persino scarsi e ovviamente sopravvalutati”
    Ahahahahahah
  • hjhhjij
    6 dic 21
    Tvoppo Meinstveam
  • IlConte
    6 dic 21
    Givsto
    Cazzo
Ancora un gran disco per i Led, l'ultimo davvero grande a mio gusto. Rispetto ai precedenti già questo in realtà da segni di cedimento, più che altro per la sua struttura di doppio album, con la band che per riempirlo ha utilizzato molti brani già registrati negli anni precedenti durante le sessioni di "III" "IV" e "Houses of the Holy" insomma degli "scarti" che si rivelano a volte molto validi ("The Rover" è forse l'esempio migliore ma c'è anche "Black Country Woman") altre volte si capisce bene perché fossero rimasti fuori. Anche nei brani inediti c'è un'alternanza tra pezzi fantastici (quasi tutti sul primo disco, "Kashmir" e la loro versione di un vecchio gospel della Louisiana che è "In My Time of Dying" su tutte, ma ho un debole per "Trampled Under Foot") e un paio invece che mi dicono decisamente poco ("The Wanton Song" e "Sick Again").
  • Custard Pie: buona
    The Rover: capolavoro
    In My Time of Dying: capolavoro
    Houses of the Holy: buona
    Trampled Underfoot: buonissima
    Kashmir: capolavoro
    In the Light: capolavoro
    Bron Yr Our: buonissima
    Down By the Seaside: buona
    Ten Years Gone: buonissima
    Night Flight: buona
    The Wanton Song: buonissima
    Boogie with Stu: modesta
    Black Country Woman: buona
    Sick Again: buona
  • hjhhjij
    8 ago 18
    Mi spiace di essere una voce fuori dal coro per quanto riguarda "Sick Again" e "The Wanton Song" (e poi che ci troverai in "Down by the Seaside" uno dei loro "esperimenti" meno interessanti e gradevoli secondo me) che francamente mi emozionano e trasmettono poco mi paiono francamente scontate. "Night Flight" è già più divertente. Sono d'accordo su tutto il resto. "Trampled Under Foot" un vero gioiello.
  • Grum
    8 ago 18
    Ma anche no, questo fa il culo al primo e sopratutto il secondo che e' veramente na palla.
  • IlConte
    9 ago 18
    Questo disco è strano lo sappiamo. Fu il primo album “accettato” in parte dalla valorosa critica musicale antizeppelin del periodo e addirittura ricordi che dopo la fine del gruppo negli anni ottanta veniva definito come il loro album “definitivo”, la somma di tutto il loro valore. Ovviamente non è così, i primi 4 per ragioni diverse frantumano ogni “concorrente”. Se pensiamo che persino Blackmore cambiò vocalist e bassista per “suonare come i loro primi due album” e se Geezer disse che registrarono paranoid con gli stessi album a manetta e loro strafatti per terra in sala di incisione... discrete testimonianze...
    Io lo metto un punto sotto ai quattro insieme ad Houses. Anche a me non entusiasmano ne sick again ne The wanton song mentre ho un debole per Down By e Black Country (forse per come sono state registrate e per ciò che c’è dietro). Debole anche Boogie With Stu ma insomma è l’unico vero omaggio ad un grande, dimenticato vigliaccamente pure da chi gli dovrebbe un monumento a vita (Richard, jagger ????!!!!). Poi ci sono i capolavori e roba meno nota strepitosa come Ten Years Gone. Comunque 5 stelle perché i primi 4 neanche meritano il voto... un capolavoro non è “votabile”. A me non piace il loro ultimo album, ormai lo sapete, fatto da 4 buoni pezzi e 3 chiaviche (le uniche tre canzoni insufficienti in tutta la loro discografia per chi scrive).
    Ma sugli Zepp il bello è proprio che sono talmente vari... che ognuno ha il suo album preferito... bello, bello così. Grazie hj.
  • IlConte
    9 ago 18
    E certo Grum come no, ahahahahahahah
  • hjhhjij
    9 ago 18
    Scusa Grum ma di cazzate da fake in anni di deb ne ho lette tante che adesso non riesco più a divertirmi con le tue. Mi spiace tu magari ti ci impegni pure... Conte, che dire: trovo ad oggi "buffo" che la critica snobbasse gli Zeppelin (che vendevano un botto di dischi però. Oddio... Erano commerciaaaliii ahahahah) ma si sa la critica è uno strano animale. Invece concordo con te su black country woman, è bella (adoro il tumtumtum tribale e basilare di John) e mi fa piacere di trovare un altro che non impazzisca per wanton song. Boogie with Stu magari è giusto simpatica, vale più come omaggio che come canzone in se probabilmente.
  • IlConte
    9 ago 18
    “Tu magari ti ci impegni pure” è stupenda ahahahahah
    Ti capisco sei già stanco dell’ inutilità ahahahahah
Un disco, questo, che ho sempre apprezzato moltissimo, sebbene sia nel complesso un poco inferiore rispetto ai loro precedenti 4 lavori. Mi piace molto il desiderio qui mostrato dalla band di sperimentare su stili e suoni mai esplorati precedentemente da loro. Il desiderio di rinnovarsi porta tanto al giocare un po' goliardicamente con generi fuori dalle loro corde (il Funk e James Brown omaggiati in "The Crunge", simpatica e il Reggae di "D'Yer Mak'er" che a me piace oh) quanto a comporre due dei loro brani migliori in assoluto "The Rain Song" e "No Quarter" che si muovono su territori sonori mai esplorati prima dalla band e i risultati sono da spellarsi le mani per gli applausi, da brividi. Il resto sono canzoni più canonicamente nel loro stile, spiccano la favolosa "Over The Hills and Far Away" e la bella "Dancing Days".
  • Flame
    6 apr 18
    No Quarter in primis, Over ,e le versioni di Dancing ed Ocean di How the west was won, il resto ummm per me. Gli preferisco di gran lunga i due che verranno.
  • Flame
    6 apr 18
  • hjhhjij
    6 apr 18
    Minchia Flame c'è "The Rain Song" che è un compendio di bellezze nelle atmosfere e nelle scelte dei suoni, dai. Invece io "Presence" proprio lo reggo poco, non è un disco brutto, ma è tutto già sentito (al contrario che in questo) e francamente, un po' stanco e tedioso, anche se il capolavoro ce lo buttano dentro anche là. E comunque no #ancoraledzeppelin che sto in pieno ripasso dopo un par d'anni in cui non li ho più ascoltati come si deve, comunque non posto ascolti ma solo queste definizioni che sono una scusa per togliere le stupide e restrittive stellette :D
  • Flame
    6 apr 18
    ero ironico con il basta, sono uno dei miei gruppi della vita. Rain non mi ha mai preso, gusti. Ho sempre avuto un debole per Presence. L'atto finale di Achille, Nobody, Tea For One, For Your Life ... tutta roba che mi è sempre piaciuta un mucchio.
  • hjhhjij
    6 apr 18
    Ahahahah si lo so ma io pure parlavo goliardicamente. Comunque degustibus certo.
  • dsalva
    7 apr 18
    tanto l'ho già scritto anche se magari nessuno se n'è accorto.....il dirigibile al massimo dello splendore!!
  • hjhhjij
    7 apr 18
    Di sicuro è il disco in cui sperimentano più cose, per loro, nuove, e con risultati ottimi nel complesso, secondo me. Non posso dirti che è il mio preferito e ahimè anzi il loro splendore cominciava a scricchiolare, soprattutto nella tenuta vocale di Roberto, che comincia a vacillare soprattutto quando alza i toni, e si sente, non è più strepitoso come all'inizio. L'ispirazione compositiva e la voglia di percorre strade diverse invece sono ancora rigogliose, e pure questo si sente, per fortuna. John Paul Jones immenso, ma anche la performance chitarristica di Page in "The Rain Song" mi strappa applausi.
  • hjhhjij
    7 apr 18
    *percorreRE.
  • Troppo poco blues in questo disco per reggere fino in fondo il confronto coi quattro precedenti. Stante l'abituale dose di ballate (e "Rain Song" le batte tutte) e di evocazioni di occulte forze (e "No Quarter" le batte tutte pur'essa!), stante la dose di piccole canzoni pesanti, oppure strane ed originali, oppure ultra dinamiche nell'alternanza acustico/elettrica (e "Over the Hills..." non le batte tutte in questo caso, purtuttavia viaggia alla grande), manca il pezzone rockblues da togliere il fiato. "The Song Remains the Same" non ci riesce, perchè la sezione cantata è dimessa e attaccata al resto ccol nastro adesivo: era in origine uno strumentale e tale avrebbe dovuto rimanere, le insistenze di Plant per inserirvi testo e melodia avrebbero dovuto essere bocciate da Page.
    E' un disco da nove, dopo quattro di fila da dieci.
    Bellissimo disco, con dentro due capolavori.
  • hjhhjij
    8 apr 18
    E si, qui il Blues viene messo da parte completamente. C'è l'Hard-Rock ma il Rock-Blues è del tutto assente in pratica. Comunque, sebbene il Blues fosse la loro vera e propria specialità anche secondo me, devo dire che in fondo a me questo album piace anche per questo motivo, la voglia di cambiare decisamente rotta, di lasciare da parte il genere che li identificava di più, visti i comunque ottimi risultati io plaudo alla scelta, tanto poi già con il disco successivo riprenderanno le strade Blues a loro tanto congeniali. Per il resto comunque sono d'accordo con te su tutto, compreso, ahimè, il giudizio sulla non eccelsa ed evitabile performance canora-aggiunta del cantato su "The Song Remains the Same" che infatti non è tra le mie preferite degli Zeppoli, proprio no.
  • hjhhjij
    8 apr 18
    Ho un debole per questo album perché è il loro più "particolare" (forse insieme all'ultimo, che ha canzoni tuttavia non sullo stesso livello di questo).
Leonard Cohen: Old Ideas
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Leonard Cohen: Various Positions
CD Audio Ce l'ho ★★★★
"If It Be You Will" ennesimo capolavoro. Il resto del disco si difende molto bene pur senza raggiungere i livelli in effetti davvero vertiginosi di alcuni lavori precedenti. Molto bello in ogni caso.
Una pietra così grossa sulla strada della canzone d'autore da farmi pensare che sia uno di quei dischi da "Un Prima e un Dopo di lui". In apertura e in chiusura i due più clamorosi capolavori: della perfezione melodica eterna e rarefatta di "Suzanne" che lo dico a fare, e altrettanto perfetta è "One of Us Cannot Be Wrong". Ogni canzone ha tantissimo da dire, le liriche di un grande poeta della seconda metà del XX secolo ("The Stranger Song", per dirne una), la bellezza superba delle melodie ("Sisters of Mercy" per dirne un'altra, tanto sono intercambiabili nel discorso), essenziali e intoccabili così come sono; i piccoli accorgimenti negli arrangiamenti (i controcanti della voce femminile di Nancy Priddy, l'arrangiamento più corposo del solito in "So Long, Marianne" con gli strumenti che entrano uno dopo l'altro, in un gioco di aggiunte sempre discreto e mai sovrabbondante).
  • CosmicJocker
    10 gen 19
    Eh vabbè..dischetto discreto (e per discreto intendo sublime)...da quanto non lo riascolto..tanto, troppo tempo..
  • hjhhjij
    10 gen 19
    Idem. Infatti anche Leonard è entrato nella lista ascolti di questi giorni, ho già in caldo "Songs From the Room" quasi altrettanto grande.
  • hellraiser
    11 gen 19
    Uno dei più grandi dischi di sempre, masterpiece. Sembra un best of
Lesley Duncan: Sing Children Sing
CD Audio Ce l'ho ★★★
Disco molto carino, ma nulla di particolarmente eccezionale; è il primo disco di questa cantautrice "lanciata" da Elton John e Bernie Taupin, lei era una delle coriste nei dischi '70-'71 di EJ e lui lasciò spazio e cantò (con lei come seconda voce) la sua "Love Song" su "Tumbleweed Connection". All'epoca moglie di Jimmy Horowitz, che produce e arrangia il disco ed è co-autore di alcune canzoni, Duncan realizza un dischetto di ballad melodiche di tipicissimo cantautorato "pop-folk", alcune canzoni hanno delle belle melodie senza dubbio, nel complesso è abbastanza ripetitivo ma di sicuro piacevole, naturalmente qui c'è il suo unico "classico", la "Love Song" stavolta cantata da lei stessa; non è un disco che si eleva dal mucchio, ma certo le canzoni sono ottimamente suonate e Duncan in questo è aiutata molto dal fior fior di session-man che la spalleggiano: il "mentore" Elton John accompagna al pianoforte e porta con se i musicisti che stavano registrando con lui "Madman Across The Water": uno dei cinque lati del Pentacolo Terry Cox alla batteria, Chris "il prezzemolo sta bene ovunque" Spedding ad arpeggiare chitarre acustiche e Ray Cooper al tamburello, più Horowitz all'organo e David Katz che si occupa delle parti orchestrali. Ballad non di incredibile bellezza, anzi un po' monotone, ma nel complesso un buon disco, nella media.
Little Richard: 18 Greatest Hits
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Questo disco è una delle cose più belle uscite fuori dal progressive nostrano, in "ritardo con i tempi", ma di una bellezza purissima. Quello della band di Asti è un disco del più puro e classico progressive-rock-romantico intensamente ispirato ai modelli inglesi, i Genesis in testa (a volte anche troppo- l'intro di "Profumo di colla bianca" copiaincollato dalle sonorità di "Wind and Wuthering") ma va benissimo qualsiasi band inglese esponente del pop-rock e del prog-rock più melodico degli anni '70, con in più dei Gentle Giant nel repertorio pregresso (nei dischi che raccolgono materiale della band precedente alle Lucciole-a proposito il romantico nome della band viene da un bordello, tutto questo è bellissimo-troviamo ben due cover dei Gentle Giant) e persino la splendida copertina del disco segue un preciso modello britannico, quello di Roger Dean (è praticamente un suo "apocrifo" tra gli Yes e, ancora di più, gli Uriah Heep). Le ispirazioni però sono sfruttate benissimo e il trio Conta-Gaviglio-Vevey crea un mondo pregno di melanconia e di nostalgia che si riversano su ogni nota, che raramente scivola nel troppo sdolcinato ("Non chiudere a chiave le stelle", forse) ha tante stupende melodie ed è puro "rock-romantico" con i suoi momenti elettrici, le sue accelerazioni, i suoi soli di chitarra e-anche-i momenti più acustici. La voce di Sasso, oltretutto, è una delle mie preferite della scena prog italiana. Disco stupendo.