Prima di venir fulminato da una delle mitiche esibizioni dal vivo dei King Crimson (da Bobbo Frippo in particolare), nei mesi estivi del 1969 (Hyde Park), una delle passioni musicali del giovane Hackett, passione mai sopita, era quella per il Blues e il R&B, quello delle radici e di Chicago anche, ma con particolare dedizione per il Blues bianco British, fucina di straordinari chitarristi. E allora in un decennio in cui ha fatto un po' di tutto, perché non realizzare un disco in cui dilettarsi a suonare e comporre un po' di Blues ? E il risultato è assai piacevole secondo me. Ci sono alcune cover, i pezzi più radicalmente Blues (e che dire dell'energico uno-due iniziale "Born in Chicago"-"The Stumble", un inizio perfetto) come anche la title-track ad esempio, ma la maggior parte sono scritti da Hackett che nei brani più riusciti si concentra su una lettura più moderna del Blues e ci infonde anche tocchi di "hackettismo" qua e là rendendo il tutto molto personale (e che bei pezzi sono "Tombstone Roller" e "Big Dallas Sky", ed anche un pezzo più standard e divertente come "Footloose", gran tiro). Hackett si diletta personalmente anche all'armonica, e la suona piuttosto bene, mi pare. Certo non è un capolavoro del genere, alcuni brani pur gradevoli lasciano poco, non è uno dei più viscerali esempi di Blues bianco, ma la passione (e con lui non c'era da dubitarne) Hackett ce la mette eccome, e il disco risulta bello, vivo, convinto, non un annoiato esercizio di stile.
  • Ce l'ho questo disco. Una delusione: ad Hackett manca proprio il giusto approccio al blues, quel lasciarsi andare prerogativa di altri suoi colleghi (Page, Beck, Moore...). E dire che di tecnica ne ha sull'armonica.
    Il blues è una musica facile tecnicamente, difficilissima emotivamente. Bisogna nascerci, e Hackett è nato per altre cose.
  • hjhhjij
    17 ott 20
    Non sono molto d'accordo: tu lo metti a raffronto con i mostri sacri del genere mentre devi pensare che questo per lui era solo un "divertissement" d'omaggio e in quanto tale è anche di buona fattura. Gli manca la visceralità e il "fuoco sacro" dei grandi del genere, questo è chiaro e il Blues è una sua passione ma non il "suo mestiere", ma è un disco suonato quasi sempre con passione, energia e pezzi di qualità. Poi per carità, siamo lontani da qualsiasi vetta nel genere, ne è tra i dischi blues che non vedi l'ora di riascoltare quando ti vien voglia di Blues, è solo un lavoro molto piacevole. Senza metterlo a paragone con chi nasce con la "fiamma sacra del Blues", non posso concordare sul fatto che Hackett fosse, diciamo così, emotivamente fuori fuoco.
  • hjhhjij
    17 ott 20
    "Hackett è nato per altre cose." Poi per carità, questo è sacrosanto. Ma lo sa anche lui.
  • hellraiser
    18 ott 20
    Beh.. sai che non conoscevo per nulla e mi hai messo la pulce nell' orecchio... ci darò un ascolto, grazie