Prima di venir fulminato da una delle mitiche esibizioni dal vivo dei King Crimson (da Bobbo Frippo in particolare), nei mesi estivi del 1969 (Hyde Park), una delle passioni musicali del giovane Hackett, passione mai sopita, era quella per il Blues e il R&B, quello delle radici e di Chicago anche, ma con particolare dedizione per il Blues bianco British, fucina di straordinari chitarristi. E allora in un decennio in cui ha fatto un po' di tutto, perché non realizzare un disco in cui dilettarsi a suonare e comporre un po' di Blues ? E il risultato è assai piacevole secondo me. Ci sono alcune cover, i pezzi più radicalmente Blues (e che dire dell'energico uno-due iniziale "Born in Chicago"-"The Stumble", un inizio perfetto) come anche la title-track ad esempio, ma la maggior parte sono scritti da Hackett che nei brani più riusciti si concentra su una lettura più moderna del Blues e ci infonde anche tocchi di "hackettismo" qua e là rendendo il tutto molto personale (e che bei pezzi sono "Tombstone Roller" e "Big Dallas Sky", ed anche un pezzo più standard e divertente come "Footloose", gran tiro). Hackett si diletta personalmente anche all'armonica, e la suona piuttosto bene, mi pare. Certo non è un capolavoro del genere, alcuni brani pur gradevoli lasciano poco, non è uno dei più viscerali esempi di Blues bianco, ma la passione (e con lui non c'era da dubitarne) Hackett ce la mette eccome, e il disco risulta bello, vivo, convinto, non un annoiato esercizio di stile.
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