Primo disco, 23 anni e una sfilza di canzoni che nascono per essere degli immediati classici della canzone d'autore americana, con colleghi vari (Tim Buckley nello stesso 1973, Eagles l'anno dopo) pronti come fulmini a dare la loro interpretazione di alcune di esse; atmosfere da locale notturno e fumoso, stile da crooner navigato e malinconia da cuori perennemente spezzati, anime sole, melodie incredibili che scuotono e commuovono, canzoni già vecchie e già eterne, un pianoforte come centro di gravità e una voce bellissima non ancora arrochita da abusi di alcool, fumo e da quella teatralità geniale da vecchia volpe, a volte con canzoni arrangiate per chitarra, il tutto arricchito da una tromba che si fa spesso fondamentale seconda voce e da un brano strumentale da brividi in chiusura ("Closing Time", appunto) tanto per esaltare il talento come musicista e compositore puro, al di là di canto e testi (bellissimi) e, se ci scappa, pure una botta irresistibile da esuberanza di gelataio marpione. Un disco classicissimo, il bello sta tutto nella qualità, enorme, delle canzoni, tutte quante, qualcuna addirittura più delle altre certo. Il Capolavoro del primissimo Tom Waits ('73-'75) per me è questo qui.
- Bèl (02)
- Brü (00)
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