Dislocation

DeRango : 22,35 • DeEtà™ : 3009 giorni

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Ma se si parla di Marvino Gaio si parla di genialità, immediatezza, talento, abilità compositiva e presenza scenica senza pari..... eppoi certi sussurri che finivano in gridolini d'estasi sapeva farli solo lui, l'ho sentito da voci di corridoio....
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Parlo da vecchio, come sempre più spesso mi capita. Al concerto di Genova, al Palasport, il 3 gennaio del 70 c'ero, con una combriccola di amici, proprio il concerto immortalato nel film di Veltroni e nel cd recentemente uscito. Insomma, a sedici anni da compiere le opere di De André le conoscevo tutte, eravamo arrivati a "Rimini" e le discussioni su di lui, sul suo presunto imborghesimento, sulle sue vicende personali (ma al rapimento mancavano ancora sette mesi buoni...) e sull'involuzione artistico-poetica che, secondo alcuni, dopo "Rimini", appunto, il nostro stava attraversando.
Con queste premesse ci avvicinammo al Palasport, Padiglione C, un'infamia solo a pensarci, un freddo becco, apre il concerto David Riondino con tre o quattro brani, non ricordo, come lui non ricorderà la lattina che gli tirai.
E poi de André, il solito, quello che conoscevamo e come ci aspettavamo, che chiede scusa in genovese per la voce
("Sun in po' patìu...") e attacca un concerto che sulle prime deludeva i suoi fan per l'eccessiva presenza della Premiata che a volte un pochino lo sovrastava con la sua potenza ma anche i fans della Premiata che li trovavano spenti e poco intraprendenti. Poi tutto molto meglio, c'erano anche gli autonomi che di casino ne fecero, e tanto. Insomma, tipico concerto da fine anni settanta, allora era normale così, c'è stato di mooooolto peggio.
A me piacque moltissimo, e ancor più mi piacque la coesione dei brani (la scaletta non era assolutamente quella riportata sui due dischi live!) e questo per fugare ogni dubbio a proposito della bella osservazione che poco sopra fa il nobile @[123asterisco] . In effetti, a sentire i dischi, a tratti si ha la nettissima e naturale impressione che il concerto fu un Greatest Hits ed i brani risultassero così per forza "staccati" dalla realtà da cui originavano.
Vera la prima impressione, meno, anzi nulla, la seconda, perché la scaletta era "scientificamente" preparata e per unire tra loro brani tra loro diversissimi per origine e natura. Solo i brani da "La buona novella" furono eseguiti uno dopo l'altro, mossa azzeccatissima.
Per rispondere ad @[iside] , invece, anche interrogando gli amici del gruppazzo con cui lo vidi allora, il concerto, e con cui ci siamo rivisti, al cinema, per il film di Veltroni, nessuno si ricorda che "Verranno a chiederti del nostro amore" fosse stata eseguita, a Genova, e gente che lo vide in altri luoghi mi dice lo stesso.
Aggiungi al tutto il fatto che Mussida e soci sovraincisero in studio alcune parti venute male a livello sonico in registrazione (la mitica tammurriata coi rototom alla fine del Pescatore!!!, per dirne una...) ed avrai un quadro ancor più completo del tutto.
Ah, il vinile del secondo concerto era anche registrato davvero peggio di quello del primo, e questo, pare, perché fosse stato edito di gran corsa, con gli "avanzi" della prima cernita, e quindi non curato nel mastering come l'altro e, soprattutto, senza sovrappoosizioni in studio.
E nessuno si scandalizzi per il fataccio delle sovrapposizioni in studio, è sempre stata abitudine, forse insana, forse no, delle case discografiche, allora come oggi, alcune volte con esiti anche gustosissimi...
Voglio bene a tutti voi, proprio come foste normali.
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Io, invece, gradisco il divertimento poco frivolo e tutto sostanza di parlare in termini anche poco musicali di opere musicali, al limite aggiungerei più critica musicale alle tue recensioni. Ma l'ho già detto.
L'età.
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Perché verde e non più rosso? Mah, potremmo avventarci su una poco sana interpretazione del fatto che molti elettori di sinistra della Germania dell'Ovest si travasarono, armi e schede elettorali, nel movimento Verde, ai tempi.
Ma mi ppiace quando scrivi seriamente, scrivi però un po' di più di musica, sai, quella cosa con sette note alternate ad libitum...
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Mi par buona e confacente anche questa recensione, meno altezzosa della prima.
Ah, i coni stradali sono essenzialmente il polietilene (PE) o anche in polivinilcloruro (PVC), sii più preciso, i colleghi chimici, seppur fan di vecchia data dei Kraftwerk (uno port ancora il lutto per la morte di Schneider...) sono inorriditi ed hanno tirato fuori le croci quando hai scritto "di plastica", e dicono che la plastica, al limite, la puoi agevolmente porre in ogni orifizio che t'aggradi... parole loro.
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Questa mi piace, davvero, seria e non seriosa, abbastanza supercazzolare per essere capita a fondo.
Certo, sempre ammesso che tu questo disco, più ancora che i seguenti di cui ancora devo leggere, l'abbia ascoltato per davvero, ma lo dò per avvenuto.
Tre al disco e cinque alla tua supercazzola.
Passo al prossimo.
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@[iside] scusa, eh, ma la mia intromissione da parte tua nel gruppo C.U. mi pare un atto, da parte tua, del tutto arbitrario ed anche un filo arrogante, un vero e proprio abuso di potere. Il mio commento alla recensione soprastante ha molto più a che fare con l'opera recensita della recensione stessa. Provami il contrario e sarò felice di darti ragione.
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Il Trattamento ortopediaco di Lione (vulgo Lionese)
Sostitutivo del gesso di Abbott, lo si è più volte modificato in cuoio e metallo fino all'introduzione del "Plexidur" che tanti vantaggi portò alla Tecnica Ortopedica tutta.
Nel caso del Lionese sarebbe d'uopo un pre.trattamento del Paziente tramite elongazione e mobilizzazione della curva scoliotica per non meno di quindici-venti giorni.
Il Paziente, allettato in lordosi corretta, viene trazionato (craniopelvi) e vestito di maglia tubolare e, sulle escrescenze e le sporgenze, del Cotone di Germania. Si passano le bende gessate e si traziona ulteriromente il Paziente.
Dopo il consolidamento il gesso viene fenestrato nelle sedi opportune e mantenuto quattro-sei mesi dal Paziente, per poi essere ssotituito dal Corsetto lionese in Plexidur, anch'esso ricavato da analogo e nuovo modello gessato opportunamente riempito, spellato del gesso primario e poi adeguatamente lavorato in positivo prima della laminatura in plexidur o, più raramente , in resina termoplastica.
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Ma quanto mi piacciono le recensioni in cui si parte da un punto e ci si ritrova da un'altra parte dell'Universo, tipo Porta di Stargate..... grazie, Leo.
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D'accordo nell'affermare che "Giorgio By Moroder" sia il pezzo migliore dell'album. Il quale album, peraltro, non si staglia nel cielo delle opere indimenticabili del secolo.... E forse non ne aveva neanche la pretesa...
Chissà perché mi sono sempre piaciuti, i DP, più come concetto, o anche concezione, che come realtà tangibile effettiva. Voglio dire che, ad un dispiegamneto di mezzi tecnici ed anche di talento ha spesso corrisposto un'effettiva realtà abbastanza non dico deludente, ma comunque di quelle che lasciano invariabilmente un senso d'incompleto, di (forse volutamente) non finito, alla conclusione dell'ascolto attento dell'opera.
Ma magari è un problema mio, eh?