peter weir: the truman show
DVD Video Ce l'ho ★★★★★
Film strepitoso, con un Jim Carrey che si scopre grande attore drammatico.
Peter Weir: Picnic A Hanging Rock
DVD Video Ce l'ho ★★★★★
Onirico, inquietante, incredibilmente affascinante. Un film dall'atmosfera unica, un sogno su pellicola, qualcosa di inspiegabile, fotografia che toglie il fiato, musiche stupende, regia d'autore. Il capolavoro di Weir (di pochissimo superiore a Truman Show e Gli Anni Spezzati).
  • adrmb
    16 mag 18
    Lynch+L'età dell'innocenza=si vola
Peter Weir: L'Attimo Fuggente
DVD Video Ce l'ho ★★★★
Ottimo film, ha dei difetti e non è il miglior film di Weir (Gallipoli, Truman Show, Picnic), ma ha un finale davvero bello (un po' scontato ma splendido) e commovente e Williams si dimostra attore assai versatile e adatto anche a ruoli drammatici. Ottimo.
Ecco, credo sia l'ultima cosa decente mai fatta dal Collins solista in carriera (in senso assoluto c'è "We Can't Dance" dei Genesis anche lui "decente") e di sicuro più piacevole del pessimo disco precesususussudiodente. I pezzi più tirati sono a loro modo carini e divertenti, c'è "Another Day in Paradise" innocua ma con una melodia azzeccata e poi eh, poi ci stanno 5-6 lagnone di quelle terribili purtroppo e non c'è niente da fare. Tiriamo tutti le mele marce a Steve Winwood per aver suonato l'Hammond su "All of my Life". Comunque disco ascoltabile, se si è di bocca buona e a patto che siano piaciuti almeno i primi due del Philco solista.
  • pippo 70
    24 gen 17
    L'enorme successo commerciale conseguito dai Genesis negli anni '80 li ha portati sempre più alla deriva, nel disperato tentativo di consolidare ulteriormente quel successo (e di riempire i loro portafogli), hanno composto musiche di volta in volta sempre più melense, mortificando la vena creativa che li aveva contraddistinti un decennio prima, quando, in verità, di successo, ne avevano comunque avuto parecchio, ma, si sa, che il vile danaro fa perdere la testa a molte persone. Detto questo va riconosciuto a Phil Collins, se non altro, il merito di avere partecipato ad un progetto interessantissimo, in quel periodo storico, riscattando le sue doti di musicista e compositore, con i "Brand X", parallelamente ad una imbarazzante (artisticamente) carriera solista, che però, lo premierà enormemente dal punto di vista commerciale. Mi trovo d'accordo sul fatto che "...But seriously" e "We can't dance" siano forse il meno peggio della produzione più recente di Phil Collins e dei Genesis. Per quanto riguarda Steve Winwood, anche lui, una volta uscito dai Traffic, si è dato ad una carriera solista più "leggera" dal successo commerciale stellare, ma, a differenza di Genesis e Collins, si è sempre mantenuto su standard qualitativi alti, senza snaturare la sua vena artistica esclusivamente in favore di un mero riscontro economico, come, purtroppo, hanno fatto tanti altri celebri artisti.
  • hjhhjij
    24 gen 17
    I Brand X però iniziano nel 1976, quando i Genesis erano ancora al massimo splendore, non sono molto paralleli, o almeno sono paralleli solo fino al 1982 (anno del loro primo scioglimento) anno del secondo album solista di Collins; c'è da dire che i primi due dischi solisti di Collins però sono validi e rispecchiano il fatto che all'epoca Collins, anche se in una deriva pop/soul/soft-jazzy facilotta continuava a fare il musicista su un certo livello, oltre appunto al bel progetto dei Brand X. Quando Collins si è dato al commercio senza scampo e anima (diciamo dal 1984) i Brand X non c'erano più. Se noti nei primi due album di Collins ci suona anche John Giblin e quindi in pratica la ritmica dei Brand X anni '79-'82 (i due suonano insieme anche in "III" di Gabriel ovviamente, è un peccato che Giblin non si sia portato Philco dietro anche in "Never for Ever" di Kate Bush, sai che figata). Collins solista e ultimi Brand X sono collegati anche da una buona qualità musicale. Il peggior Collins, purtroppo, non è mai stato accompagnato dalla parallela carriera dei Brand X, solo da quella con i Genesis.
  • hjhhjij
    24 gen 17
    "disperato tentativo di consolidare ulteriormente quel successo" Mica tanto disperato pippo, ci sono riusciti abbastanza agevolmente, ahinoi. Lì però è Banks che ha deciso di sfruttare l'onda del successo solista di Collins, certo ben contento di poter fare il colpo doppio. Prima gli unici vaghi esempi di Genesis stra-commerciali furono Follow You (che c'entra in quel disco come i cavoli sulla nutella) Turn it on Again (pezzo poppettoso però molto gradevole) e Misunderstanding, che fa schifo.
  • hjhhjij
    24 gen 17
    Su Winwood sono d'accordo. Conosco i primi lavori solisti e si sono più leggeri ma di alta qualità. Poi lui, ma per questo anche Collins, si risolleva con l'intensa attività da session-man spesso in dischi anche interessanti (come anche Richard Thompson che appare in tantissimi dischi, anche se lui non ha mai avuto bisogno di "risollevarsi" da alcunché anzi è sempre a livelli sublimi, Winwood forse nemmeno, Collins si :D). Quella su Winwood era più una battuta che altro.
Phil Collins: Hello, I Must Be Going!
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Per me, il miglior disco di Collins, leggermente sopra anche al precedente. Si tratta di un buon disco pop dove il Philco ancora sembra ricordarsi di essere un musicista e non un mero stampatore di lagne. Al suo fianco il fedelissimo Stuermer alla chitarra e come in "Face Value" di nuovo John Giblin al basso in alcuni pezzi, suo compagno di ritmica nei Brand X o in "III" di Gabriel. "I Don't Care Anymore" e "Do You Know Do You Care" sono probabilmente i brani migliori del Collins solista con "In the Air...", "Thru These Walls" subito dietro, "You Can't Hurry Love" è così perfetta che si coverizza da sola, "Why Can't It Wait 'Til Morning" invece con i suoi flauti, oboe e corni sembra più vicina a certi Genesis pop degli anni subito addietro. Bel dischetto, un paio di pezzacci evitabili ma gli inciampi non vanno oltre.
5,5
Phil Collins: Face Value
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Oh, io continuo a dire che Philco da solista era partito bene, con due bei dischi di quel pop-fusion-blue eyed soul-r&b che gli piace tanto, a lui, intrattenitore nato. Questo primo disco è uno delle mille facce di Collins (nello stesso 1981 c'è stato anche "Abacab", ma nello stesso periodo ci sono stati anche i Brand X, la collaborazione con John Martyn, insomma il solito uno, nessuno e centomila) e soprattutto la prima metà devo dire che è una bombetta, con in cima quel pezzone che è "In the Air Tonight" ovviamente; ci sono le idee, come il riportare qui il batterismo secco e senza piatti dovuto all'esperienza dell'anno prima con Peter in "III-Melt". Le ballad/i lenti a volte son proprio bellini altre volte sono dei lagna-Collins ma 10 volte più gradevoli delle lagna-Collins che verranno. Dalle sessioni "crisi coniugale" del '79-'80 sono venuti fuori bei pezzi, qui c'è groove, una gran sezione ritmica (c'è il compare John Giblin, per dire eh, per dire...) un cantante all'apice della maturità e dell'espressività, un musicista che non aveva ancora dimenticato di essere tale. Certo, nella seconda metà un po' cala ma resta gradevole nel complesso. E comunque è proprio ovvio che dei pezzi suoi ai Genesis riservava gli scarti, basti pensare a "No Reply at All" sul coevo "Abacab".
Phil Collins: Both Sides
CD Audio Ce l'ho ★★
Disco perlomeno sincero e molto intimista. Anche il suo disco meno commerciale. Riuscito a metà però.
6,5
Philip K. Dick: Follia Per Sette Clan
Cartaceo Ce l'ho ★★★★★
9,5/10
Philip K. Dick: Ubik
Cartaceo Ce l'ho ★★★★★
10/10
10/10
Philip K. Dick: L'Occhio nel Cielo
Cartaceo Ce l'ho ★★★★★
9/10
Insieme a "Relics" è una specie di testo sacro per chi ama soprattutto i Pink Floyd dei primi anni. C'è "Careful With That Axe, Eugene" c'è "Arnold Layne"... E come togliersi dalla testa un capolavoro come "Julia Dream" ? Scrigno di perle.
  • Kotatsu
    16 feb 17
    Un compendio della sacralità, più che un vero testo. Questo magari me lo prendo. Il cofanetto The Early Years sarebbe un sogno, ma il prezzo è proibitivo. 500 euri sull'unghia! The Early Years 1965-72: Pink Floyd: Amazon.it: Musica
  • Kotatsu
    16 feb 17
    Hai fatto pasticci con le info dell'opera però! :)
  • hellraiser
    16 feb 17
    Io la vigilia di Natale me lo son preso ultrascontato, approfittando delle buste natalizie di zie e nonne. Il materiale contenuto è fin troppo, son riuscito in questi due mesi a godermi per bene i primi 2 cofanetti (su sette) con cd audio, blu ray, dvd e devo dire che è una spesa meritata, molto più della serie "Immersion" dei loro 3 bestseller. Bellissimi i 45 giri del periodo Barrett, un bel pezzo di storia.
  • hjhhjij
    16 feb 17
    "Cambridge Station" è un Must. Ma l'ho rigorosamente scaricato :D
Pink Floyd: A Saucerful Of Secrets
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Pink Floyd: Animals
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Pink Floyd: The Division Bell
CD Audio Ce l'ho ★★★
Pink Floyd: The Wall
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Pink Floyd: Meddle
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Pink Floyd: Ummagumma
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Pink Floyd: Wish You Were Here
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Pink Floyd: Dark Side Of The Moon
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Pink Floyd: Atom Earth Mother
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
  • pana
    28 lug 12
    Earth???? Oh mio dio. Tralaltro è venuta fuori anche la foto...
Pink Floyd: The Piper At The Gates Of Down
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Pink Floyd: Live at Pompeii
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Pixies: Come On Pilgrim
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Pixies: Surfer Rosa
CD Audio Ce l'ho
Semplicemente fantastico.
Pixies: Doolittle
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
PJ Harvey: Rid Of Me
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Disco sicuramente molto buono, il più cazzuto e graffiante di PJ Harvey, con le sue schitarrate distorte onnipresenti accompagnate dalla solida e coinvolgente sezione ritmica by Rob Ellis (batteria) e Steve Vaughan (basso). I tre sono davvero grintosi e in gran forma. Alla produzione, la zampa magica di Albini. Non arrivo a 5 perché alla lunga mi risulta un po' ripetitivo e perché non tutti i brani sono all'altezza del capolavoro (molti sono splendidi comunque), ma resta un gran disco.
  • De...Marga...
    27 apr 14
    Insieme all'esordio sono i due dischi che preferisco della Signora Harvey, grazie ad un suono di chitarra diretto, essenziale ma che veniva ben evidenziato da una produzione efficace. Bel disco, ottimo recupero hjhjjhij.
  • hjhhjij
    27 apr 14
    Nulla da dire sulla produzione di Albini in questo ovviamente. Forse però preferisco i due successivi, più maturi eppure ancora genuini. Anche questo, come si dice in gergo tecnico, spakka.
  • De...Marga...
    27 apr 14
    Ho continuato a seguire ed apprezzare Polly j, che resta un autrice autorevole anche negli album successivi; come sempre accade ad un'età più matura corrisponde una ricerca sonora più ampia, con un suono che diventa più ragionato e meno crudo, come da caratteristica degli esordi della cantautrice inglese.
  • selfadjoint
    27 apr 14
    un po' di tempo fa ho comprato Rid Of Me e To Bring You My Love, questo non l'ho ancora ascoltato, il secondo è davvero stupendo dall'inizio alla fine
  • hjhhjij
    27 apr 14
    Concordo, guarda per me To Bring è probabilmente il suo capolavoro. Bellissimo.
  • SilasLang
    27 apr 14
    Disco bello figo. Ma, parere peronale, "Dry" è n'altro passo. E "To Bring You My Love" è forse quel che preferisco in assoluto. Comunque, adoro la Harvey, almeno fino al '98 è stata una dea
  • hjhhjij
    27 apr 14
    "Dry" lo ripiglio adesso. Su To Bring siamo tutti d'accordo vedo.
PJ Harvey: Dry
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Grandissimo esordio per la Harvey. 5 stelle forse sono un po' generose ma arrotondo volentieri al massimo anche in virtù di quel capolavoro che è "Plants and Rags". Disco energico e graffiante, il trio Harvey-Vaughan-Ellis va che è una meraviglia. Rispetto al successivo questo ha il "merito" di prendermi un po' di più, nel complesso. Splendido.
  • Psychopathia
    21 mag 14
    sai che? prova dance hall at louse point, molto scarno... questo invece l'ho consumato
  • hjhhjij
    21 mag 14
    Quello a nome Harvey/Parish ? Infatti non lo conosco, lo devo ascoltare.
  • De...Marga...
    21 mag 14
    Hai detto bene, un grandissimo esordio quello della cantautrice inglese; un album scarno, diretto, essenziale dove le chitarre graffiano e fanno male.
8/10
9/10
Popol Vuh: Hosianna Mantra
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
9,5/10
Be "L'isola di niente" è un bel disco, nulla da dire. Con "Photos of Ghosts" era iniziato il periodo internazionale della PFM, la collaborazione con Peter Sinfield (grand'uomo) per le versioni anglofone dei pezzi dei loro dischi precedenti. Con questo disco-il primo con il basso di Djivas-la PFM conferma di essere la band prog italiana che più tenta di abbracciare e replicare lo stile dei maestri inglesi, se non fosse per il cantato quasi sempre in italiano (la scelta di cantare tutto in inglese era comunque già andata in porto, anche per questo subito dopo arriverà Lanzetti) e per qualche momento più personalmente "peninsulare" parrebbe in tutto e per tutto un disco di prog-rock inglese, non eccelso ma molto valido. Eppure, tra il frullato di ispirazioni che copre tutto il range dei grandi nomi del progressive inglese (tornano i King Crimson-solo che si guarda ad altri KC-con suoni che richiamano i dischi coevi della corte di Fripp- e ribadiamolo, collaboravano con Sinfield in questo periodo, ma qua e la sbuca di tutto, i nomi son quelli, li conosciamo bene) e dalle quali sicuramente escono fuori dei bei pezzi, finisce che la mia preferita rimane l'acquerello bucolico e dolcissimo-da prima PFM (quella che mischiava le ispirazioni melodiche dei primi KC con quelle di un Battisti)-di "Dolcissima Maria", con un gusto melodico da dieci e lode. Un brano in inglese, sempre con liriche di Sinfield, c'è anche qui, la bella "Is my Face on Straight".
Premiata Forneria Marconi: Chocolate Kings
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Che ficata di disco, senza dubbio il mio preferito della Forneria; se "Storia di un Minuto" è in qualche modo il più affascinante, "Chocolate Kings" è semplicemente l'apice della band. In questo disco c'è la miglior formazione della PFM (Lanzetti, Mussida, Premoli, Pagani, Dijvas, Di Cioccio) nel miglior momento della loro carriera da ogni punto di vista; soprattutto, c'è Bernardo Lanzetti, ovvero finalmente una voce solista con i controcubici coglioni, questo figlio di Chapman e fratello minore di Gabriel, che porta alla PFM un carisma e un'intensità, oltre che una capacità, nel cantato che prima di allora non si era nemmeno potuta sfiorare (e infatti è un disco molto più cantato-grazie ar cazzo). Qui abbracciano del tutto il modello inglese, e per la prima volta Pagani scrive testi in inglese, con la collaborazione di Marva Jan Marrow-autrice, poetessa, compagna di Dijvas). Ci sono cinque tracce e sono cinque bombe, Franco Mussida è il gran signore di questo disco, è lui che domina come compositore principale (solo in "From Under" è affiancato da Premoli e-udite udite-l'ospite Ivan Graziani) ed è all'apice artistico della sua carriera; Mussida-e la band in generale-dimostra di tenere il passo con i maestri inglesi (Lanzetti a parte, c'è ad esempio molto dei Genesis qui dentro) e poi c'è "Paper Charms"... "Paper Charms" che vola altissima, forse l'unico brano della Forneria che mi metta "il brivido", pezzo fantastico, con un cantante-finalmente-fantastico.
Non ho mai amato la Forneria quanto altri gruppi italiani della scena prog, però bisogna ammettere che il loro disco d'esordio è davvero uno splendido lavoro. "Storia di un Minuto" è un disco dalle atmosfere sospese, delicate, nelle quali è piacevole immergersi, è estremamente affascinante ed è uno dei picchi di sublimazione melodica della musica "pop-rock-folk" italiana, con le sue consistenti sezioni acustiche, colonne portanti del disco, dipinte come acquerelli da un ispirato Mussida e una nebbia padana che a volte si dirada in sezioni elettriche più movimentate ed altrettanto esaltanti; poi, come un vero fantasista che arricchisce tutte le composizioni con i suoi tocchi di pura classe melodica, la pennellata finale la da sempre Mauro Pagani, il vero "uomo in più" della PFM, al flauto, al violino, all'ottavino. Anche l'assenza di un cantante vero e proprio, un punto debole dei successivi dischi prima di Lanzetti, qui-con le voci delicate e fragili di Mussida e Pagani, diventa un punto di forza nel paesaggio delicato presentato nel disco. Sono Mussida e Pagani che dominano nella composizione e scrivono insieme l'intero disco, mentre Premoli sparge immortali colpi di moog (chi ha detto "Impressioni di Settembre" ?) e tastiere varie. Il capolavoro del lotto: "La carrozza di Hans", lunghe riflessioni acustiche e rimembranze dei King Crimson prima maniera (che Fripp aveva appena nuclearizzato, tra l'altro).
Premiata Forneria Marconi: Jet Lag
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Il disco Jazz--Fusion/Prog della PFM che si butta con decisione verso quei territori ancora molto battuti da tanti nella seconda metà degli anni '70 e lo arricchisce con sonorità "mediterranee" e qualche ispirazione d'altro tipo (nella title-track-bellissima e il pezzo che preferisco del disco-i primi 3 minuti circa sono un apocrifo dei Gentle Giant con alla voce un ibrido Chapman-Gabriel come Lanzetti). Certo, fa un po' sorridere che proprio adesso che hanno trovato un cantante vero e così capace come Lanzetti, si mettono a fare almeno tre brani strumentali, ma allora ditelo, per quanto il genere porti tipicamente in quella direzione, sia chiaro. Poi oh, "Peninsula"-prova acustica di Mussida-è uno strumentale stupendo eh. Certo le evoluzioni Jazz-Fusion portano la band-priva di Pagani e con Greg Bloch che lo sostituisce al violino-a perdersi in una musica che nonostante le atmosfere indubbiamente evocative finisce ogni tanto per incartarsi in prove di virtuosismo abbastanza freddo. Però è un disco bello, di gran classe e dove possiamo sentire Lanzetti cantare in italiano (UH) in "Cerco la lingua" un'altra delle mie preferite, indicativa di un disco che è un discreto crogiolo di influenze sonore e di una band sospesa tra identità mediterranea e spinta internazionale-britannica.