editoriale di ZiorPlus

Con Flavio C. ci siamo avuti in sorte l' ultimo anno di elementari.

Flavio aveva 2 anni più di me in quanto io ero di quelli che un tempo o forse anche adesso chiamavano primini mentre lui la 5a elementare la stava ripetendo.

Non sò come fu che ci trovammo in banco assieme e neanche credo importi quello che ha avuto importanza piuttosto è il peso che questo incontro ha avuto.

Flavio C. era un friulano atipico per i tempi e forse anche per adesso, scuro di carnagione capelli crespi ribelli e due occhi scuri come fondi di bottiglia di birra.

Per questo suo colorito color caffelatte ricordo che la mia prima impressione per tutta una serie di pensieri strani fù che a casa sua probabilmente dovevano tenere il riscaldamento acceso anche d'estate altrimenti diventava inspiegabile come stranezza.

Dopo qualche schermaglia iniziale diciamo di assestamento, due anni di differenza a quell'età bene o male hanno il loro peso, una mattina mi sorprese presentandosi con in tasca un paio di mutandine da donna sporche di chissa quali umori femminili rubate nella camera di suo fratello maggiore, camera nella quale il fratellone era solito chiudersi a chiave con la sua ragazza.

Fù solo l'inizio di un anno tribolato ed allo stesso tempo unico che mi riserverà altre diverse cosucce del genere come quando per es. durante l' ora di religione si fece una sega accanto a me invitandomi ad associarmi a quello che per lui probabilmente doveva essere interpretato come un innoquo passatempo, cioe' tutto pur di non studiare e buttarla in vacca.

Avrei voluto morire non tanto per la sega ma per il terrore che venisse beccato e di essere in qualche modo tirato dentro come se in qualche maniera fosse anche colpa mia.

Bisogna anche dire che a quei tempi non era come adesso che se fai qualche cazzata alla più porca "Metteremo i tuoi genitori al corrente della cosa", genitori che, non tutti ma diversi, quasi sempre hanno talmente tanti cazzi a cui pensare che se ne fregano beatamente delegando tutto alla scuola ed agli insegnanti.

Quel tipo di scuola era come il Far West, l' insegnante di turno era lo sceriffo indiscusso ed in casi estremi anche giudice giuria e carnefice con tanto di esecuzione seduta stante.

Il nostro maestro dell' epoca era un ex partigiano con un paio di baffoni ma soprattutto di metodi alla Stalin.

I sassolini sotto le ginocchia erano per le ragazzine, a noi maschetti era riservato il trattamento ti prendo a schiaffoni fin che non ti entra un po' di sentimento in zucca.

Entravamo in classe senza sapere se ed in che condizioni ne saremmo usciti, molto probabile che in alcuni di noi questo modo di intendere l' insegnamento qualche segno lo abbia lasciato almeno per un certo periodo a seguire.

Per la sua visione di stato delle cose e di ordine sociale le punizioni corporali erano un dovere morale facente parte di una piu' ampia visione della società alla quale lo stesso probabilmente avrebbe voluto aspirare ed in questo non si risparmiava assolutamente anzi tutt'altro era ben prodigo di mettere in atto questa sua particolare visione del mondo e di come le persone avrebbero dovuto impare a starci in questo mondo, soprattutto noi ragazzini.

Morì, Stalin il maestro, verso il finire dell' anno scolastico, un infarto credo e sarà anche brutto dirlo così ma per me e soprattutto per Flavio che a quel punto sembrava più un punching ball che un normale ragazzino fù l' inizio di tutta una serie di scoperte, sulle quali ritengo inutile dilungarmi, del mondo e delle sue stranezze senza ormai alcun freno.

Ma guarda te cosa vado a rimembrare.

Flavio C. cazzone che non sei altro, che fine hai fatto, finito in banca pure tu? (Cit.)

P.S. Ovviamente Flavio C. non e' Flavio C. e nemmeno B.

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editoriale di 19Walter67

Manca poco: finalmente il 20 gennaio una volta per tutte Mr Trump andrà via dalle scatole e sicuramente finirà sotto processo. E il mondo sarà un posto un pò più tranquillo ( spero ) senza questo cane rabbioso che non vuole mollare l'osso. Vai a cuccia !

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editoriale di Vegeth65

Buongiorno professore, parlare del mio stato d'animo in questo periodo risulta fintroppo facile.

Presumo, che sia lo stato d'animo anche di tanti miei compagni di classe, visto che siamo chiusi in casa e non possiamo fare grandi cose.

Ho tanta paura di questa situazione che ci circonda e parlando anche in casa con mio babbo, sostiene che la situazione economica che ci troveremo ad affrontare anche se il coronavirus dovesse finire, sarà molto dura e che anche tutte le relazioni sociali che avevamo in precedenza non saranno più le stesse per un bel po' di tempo.

Fortunatamente ho una famiglia numerosa e sia il babbo e la mamma sia i nonni che lo zio cercano a suo modo di farmi vivere senza patemi d'animo questo momento e tutte le volte hanno una parola giusta di conforto quando vedono che io sono sconsolato.

Spero solo di essere anch'io d'aiuto a loro quando parliamo del più e del meno e cerchiamo di ammazzare veramente la giornata come possiamo.

La giornata professore si svolge così:

mi sveglio circa agli stessi orari di come quando venivo al liceo e cerco di affrontare la giornata come un comunissimo giorno di scuola, quindi vado in bacheca, guardo i compiti che mi sono stati assegnati e chiedo ai miei maestri di sostegno come svolgere le lezioni al meglio visto che loro mi hanno sempre aiutato ed ora mi trovo costretto a farle da solo.

Mi tengo in contatto con tutti i miei amici tramite social visto e considerato che non possiamo vederci con nessuno e nei momenti liberi dopo che ho fatto tutte queste cose vado a fare delle passeggiate con uno dei due cani o con tutte e due i cani di casa, molte volte con mio padre dove parliamo del più e del meno e cerchiamo di farci coraggio a vicenda.

Chi l'avrebbe mai pensato che dopo aver iniziato il quarto anno di liceo nella maniera di sempre dopo pochi mesi si dovesse affrontare un problema così grande.

Come ripeto professore, mi fa veramente paura e mi mette anche un po' di ansia.

Spero che tutto finisca presto, non ci sono tante parole che riesco a trovare perché lo stato d' animo non è dei migliori e spero solo un giorno di poter riabbracciare Lei e tutta la mia classe, e poter condividere tanti moment i belli andando a riprendere anche tutti quelli dei momenti che non ci hanno dato la possibilità di vederci.

Vorrei salutarla, riprendendo uno di questi Motti che abbiamo messo in pratica in questi giorni,

"insieme ce la faremo", tutti insieme ce la faremo, Buona giornata Prof.

Un abbraccio virtuale da casa mia.

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editoriale di kloo

Scrollando e senza lavarmi le mani ho letto fin troppo dal sito e, annegato nella noia, mi annoio anche di fronte ad un eventuale stupore.
Baccanale sospinto dalla frenesia dei tempi, autosoddisfazione e vibromassaggiatori per le emorroidi, killer dell'intelletto, killer non tanto diversi da chi faceva le merende.

Covo di agnellucci liberal-social-demo-autarchici che s'infrattano in dischi più o meno densi.
Anarchia del sottoproletariato diventata borghesia del semper eadem.

Scrollando e senza lavarmi le mani.

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editoriale di TataOgg

E' una cosa che sognavo da tempo, parlare del Debasio, essendo lui il mio supereroe preferito del web. Fin da quando ero soltanto una De-Bambina col moccio al naso e le treccine in disordine mentre facevo casino fuori da casa sua.

Il divertimento consisteva nel lanciargli un pallone, nascondermi e stare ad aspettare che rilanciasse... qualche volta me lo rimandava bucato perché ovviamente gli distruggevo i fiori del giardinetto. Ma era divertente osservare che se lo faceva, dopo avere rosicchiato un po' la gomma, emetteva alcuni buffi e divertenti versacci (a conferma che non era ancora proprio morto-morto, come si vociferava) e mi sono convinta sarebbe valsa la pena farci amicizia.

E così, un bel giorno, diventai una Debaseriota doc.

Benché la placida mucca e la rilassante colorazione pastello abbiano lo scopo di tranquillizzare gli estranei frequentatori, il Debasio è in verità un malefico mostro. Possiede numerose teste, parlano tutte insieme e spesso litigano, altre volte fanno cose che non voglio scrivere.

Al tempo della De-Infantilità, quindi, il Debasio lo osservavo a debita distanza e in verità non ci capivo granché di come funzionasse realmente. Le recensioni di norma interessanti certe volte riportavano delle colossali minchiate, altre mi incantavano con oniriche riflessioni o illuminanti conoscenze (anche in virtù di fiumi di interventi più o meno surreali) lasciandomi perplessa. Comunque quelle che consultavo erano per lo più vecchie come il cucco, scrivevo dei commenti che nessuno si filava e più spesso c'era chi sembrava appostato lì con l'unico scopo di insultarmi... In pratica mi faceva ridere oltre a propormi nuova musica, tanto bastava per continuare a frequentarlo. Col tempo scoprii che faceva anche delle fusa straordinarie e, come tutti i gattari sanno, un prrprrprr ben fatto è una di quelle cose al quale è difficile resistere. Mi ha conquistata.

Perciò, a un certo punto, ho scritto anche io la mia prima derecenzia e credo di essere entrata nella famiglia. Delle teste. Dico.

Ma cosa fosse per davvero Debaser qualcuno, prima o poi, me l'avrebbe dovuto dire, Ajò!

La risposta è arrivata.

ILLIBRO dipana la matassina dei più misterici dilemmi che mi hanno accompagnato durante la permanenza qua. Cosa si fa veramente nel Debasio? Chi sono i padri fondatori? Gli editors sono realmente esistiti? Chi sono i più interessanti recensori storici? Quando una recensione può dirsi “riuscita”? Che differenza intercorre tra il Debaseriota e il Debaseriano? Riuscirò mai a sposarmi con Korn? Cose così.

Un compendio per nuov_ deutent_ e un album dei ricordi per vecchi de-bacucchi. Un lettura molto debasica a disposizione dell'universo, finalmente anche fuori dal web.

Ma Debaser nasce, cresce, pasce e si riproduce nell'impalpabilità del mezzo internet. Quindi, che diavolo è successo 'sta volta?

Potremmo intendere questo sperimentale ILLIBRO quale nostalgico ma gioioso ritorno a quello strumento di celluloide quasi perduto, quasi un vezzo in previsione del futuro post-apocalittico senza enel e senza internet che ci attende, quando finalmente gli alieni si decideranno ad invadere la Terra e una nuova generazione di esseri a sei zampe studierà i nostri oggetti di uso quotidiano come preziosi reperti archeologici decantando la grandezza della nostra civiltà... oppure è semplicemente nell'ordine naturale delle cose, a un certo punto della vita, dare una forma palpabile a ciò che amiamo e che abbiamo pazientemente coltivato nel nostro orticello.

… E se ILLIBRO fosse un ortaggio, quale sarebbe? Mi è sembrato un quesito tanto scalcinato quanto intrigante, quindi givstoh. Che fosse anche la strada da percorrere affinché mi si mandasse perdavveramente accagare ottenendo l'agognato de-ban e poi vantarmene con gli amici?! L'ipotesi mi ha solleticato, lo ammetto.

Speranzosa, ostentando falsa timidezza, ho quindi domandato agli “agricoltori” che hanno creduto nel progetto ILLIBRO, proprio quelli che hanno pezzato le proprie ascelle “zappando”, mentre noi stravaccavamo ignari sul de-divano del catzeggio.

Le cose sono andate più o meno così:

C'è il possibilista, quello che tergiversa rigirandomi psychedelicamente la domanda: « Direi che di ortaggi possiamo anche inventarne uno, tipo che succede se un ravanello si innamora di una melanzana? ». Si, che succede?

C'è lo sfuggente parafrasista:

Io: « Credi [suggerisco] che ILLIBRO sia una cipolla per il suo animo sensibile e stratificato naturalmente commovente? »

ESSO: « Chiaramente sono d'accordo con te: [è](...) la stratificata e complessa cipolla! ». Lo dicevo io, eh.

C'è a chi non l'ho chiesto. Avrebbe mangiato la foglia. [((♥?))]. Oppure gliel'ho chiesto ma non mi ha risposto, non sono sicura.

C'è chi inizialmente fa finta di nulla, aprendomi la mente a miglioni di migliardi di differenti possibilità, compresa quella della risposta subliminale indiretta... Che uomo affascinante! Pensavo ♥... ma intendeva il Foeniculum vulgare. Ah! Interessante. Certo... è una pianta dolce di sapore e allegra e profumata d'aspetto (??????).

C'è soprattutto chi divinamente de-capisce tutto-tuttissimo (ma di un'altra domanda) e dà la superba risposta che manderebbe in brodo di giuggiole qualunque DeUtentessa dal palato fino:

« Per me DeBaser è senz'altro un cavolfiore.
1° per l'espressione che ne deriva (e che cavolo)
2° per la sua doppia natura di rude cavolo e di + raffinato fiore
3° per la natura frattale della sua costruzione
4° perchè sembra un cervello ma non lo è
5° è sano nutriente economico ma a volte difficile da digerire.
»

Voglio dire, lui [!♥!]. Punto.

[#gnegnegne agli altri]

Quindi sembra palese che nell'imminente Vol.3 verrà introdotta la fantastica sezione De-Ricette d'Itaglia (che qua nel Vol.2, unica pecca, manca) nella quale ci verrà rivelato come gustare Debaser, melanzelli o ravanzane e produrre in casa un'ottima forma di illegale, brulicante e scoppiettante casumarzu... ma... a questo punto siamo a un nodo cruciale e non potevo che interpellare un aquto amante&sostenitore della prelibata pietanza:

Io : « XXXXXy, secondo te il Debasio è come una forma di casumarzu? »

Esso.: « UH!
Non è "come", è PROPRIO una forma di CasuMarzu!
Grazie per avermelo svelato dopo solo 15 anni di frequentazione!
Le sarò riconoscente à vita.
»

Mò me lo segno. Voi testimoni.

ILLIBRO avrà avuto un qualche effetto su chi è stato pubblicato ma io non ne so niente, non avendoglielo domandato. Avrei potuto, sia chiaro, ma volevo lasciare spazio alla (mia) fantasia e immaginarlo più un sentimento pieno di ardente passione come “ la poesia cose??la poesia e il sesso , l'odio, fusi insieme. ” (cit.)

Insomma, la mia impressione è che ILLIBRO sia una leggendaria carezza papale per tutti i debaserini a casa. E' per questo che ho intercesso per un'esclusiva de-benedizione Nasalizia per tutti, una urbi et orbi che potrete portare nei vostri palpitanti cuoricini per sempre:

« Che si penta tutta la peccaminosa e recidiva deutenza. La prossima piaga microbiologica lanciata dall'Onnipotente colpirà in maniera irreversibile i mediocri scrittori e farà cadere il pene a tutti gli altri. Buona estinzione a tutti.» Padre Amorth

Cin-Cin, attrus annus mellus.

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editoriale di Taddi

Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono.

Mi sarebbe piaciuto avere 20 anni nel 1979.

Si, mi sarebbe proprio piaciuto passare davanti a Nannucci in via Oberdan (Le bombe all'Orsini il pugnale, alla mano a morte l'austriaco sovrano), vedere tra le novità una oscura copertina di un LP (oggi dove li trovo?) raffigurante un palco con quattro musicisti, enormi casse acustiche sullo sfondo, ed un microfono alto tre metri in primo piano. Sarei entrata, avrei chiesto di ascoltare il primo brano e…

My my hey hey, rock’n roll is here to stay […] Hey hey my my, rock’n roll can never die passando da “it's better to burn out than to fade away” (è meglio bruciare che spegnersi lentamente), frase diventata tristemente famosa 15 anni più tardi perché rinvenuta sulla lettera d'addio scritta da Kurt Cobain prima di suicidarsi.

Oppure ascoltare le parole “Jesus died for somebody's sins but not mine” (Gesù è morto per i peccati di qualcuno ma non per i miei) nel momento dell’uscita, non vent’anni dopo!

Chi oggi è in grado di cominciare con una frase del genere, a cappella, nel disco d’esordio, “coverizzando” Van the man? Chi cavolo è in grado di farlo? Chi inventa oggi qualcosa di nuovo che valga la pena ascoltare? Chi regalandomi un ciddi e descrivendolo mi dice che non assomiglia a… Nessuno? Insomma ci sono oggi bravi giovani che possono scrivere un altro Kind of blue, What’s going on, Nevermind o Born to run?

Oggi ho la risposta, si ci sono.

Accidenti se ci sono! Il bello è che non ho la minima idea se l’abbiano già scritto.

E io dov’ero?

Sei sempre in ritardo... in ritardo, non hai più 20 anni, guarda che nessuno ti aspetta più.

La traccia di un discorso, frasi sparse, poco senso, riascolto… Blood

Soma.

Forse la Terra è l’inferno di un altro pianeta.

Non si può separare la pace dalla libertà perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà

Il liquore macchia la tua tavola le donne cambiano il tuo letto

Ti alzi la domenica mattina proprio come i morti viventi

Il tuo inferno è fornicazione Il tuo paradiso è lo stesso

Ma il padrone è compiaciuto Quindi tutto il mio sangue è invano

Per tutto il tuo amore per il soma Tutto il mio sangue è vano

Tu dì che la tua storia è finita Tutto il mio sangue è vano …

Quattrocento anni di torture Quattrocento anni schiavo

Morto solo per vederti sprecare proprio quello che abbiamo cercato di salvare

Ora la morte è alla tua porta e stai ancora giocando

Quindi annegare nel divertimento perché tutto il nostro sangue è vano.

Domani mi compro tutti i loro dischi.

Poi “sposo” l’amico che me li ha fatti scoprire.

Suonano come se i *** (che non sono proprio il mio genere) volessero imitare Marvin Gaye (che adoro), dentro la loro anima trovate tutti i dischi citati sopra con l’aggiunta di dub, soul, industrial, post-rock ed anche gospel.

Mai sentito nulla del genere.

God bless you, rev. Franklin James da Algeri!

Nonna Tina, ancora pochi giorni e quest’anno ci divertiremo.

(continua…)

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editoriale di CosmicJocker

L'ironia è il male dei nostri giorni.

L'ironia, checché se ne dica, è un male borghese.

Panza piena e un tetto sopra la testa.

L'unica speranza è nei depressi e nei violenti.

Depressi e violenti, gli unici con i canini ben acuminati.

Alla trattoria Achilli è tutto molto chiaro.

Si può anche ripiegare sul sarcasmo.

Ma solo per sfociare altrove.

L'ironia è l'ultima maschera.

Toglietela.

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editoriale di iside

Solitamente non rispondo a post assurdi che appaiono su Facebock. Stanotte non sono riuscito a frenare le dita e sotto ad un post chilometrico che comincia così:

"Mi sono sempre chiesta il perché degli ingressi triangolari dei nuraghi
Capisco quello dei pozzi Sacri, ma per i Nuraghi sentivo qualcosa di molto più potente
..."

Ho replicato:"Cercare soluzioni complicate a problemi semplici."

L' autore controbatte:

"Non sono soluzioni.Sono interpretazioni è ben diverso".

Allora, tanto ho già capito che è una testa di legno (con affetto è beninteso fosse mai @[TataOgg] sotto mentite spoglie ;-) cerco di spiegare:

"non c'è nulla da interpretare. devi avere una porta e devi reggere centinaia di tonnellate come si può fare? soluzione: scarichi ai lati o inventi l'arco. il resto son congetture."

Ennò il tip_ è esoterico e spara:

"Se fosse soltanto così, buonanotte...addio alla storia della civiltà. E a tutto ciò che ci hanno voluto trasmettere. Sminuita proprio
Scusi ma non concordo assolutamente con questo suo commento da geometra. C'è ben altro, oltre la pietra
La stessa pietra è Sacra".

A questo punto il mio io razionale mi suggerisce di lasciar perdere, non si cava sangue dalle rape, ma dato che ho ancora 5 minuti di tempo e ogni tanto mi piace giocare e non voglio ferirl_ (troppo) mi limito ad un:

" A furia di cercare risposte "alte" si trascurano le cose semplici. fortunatamente nella storia c'è chi ha cercato soluzioni semplici a problemi semplici. "

Se replica vi terrò aggiornati :-)

PS nella foto Santu Antine

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editoriale di zaireeka

C’è poco da fare, il passato è un minestrone di giorni speciali e no che devi continuare a mangiare, anche quando ti senti già sufficientemente pieno, e che ogni tanto ti torna su.

Certi sapori tornando in gola sono gradevoli, esaltanti, altri meno, alcuni ti danno acidità.

Oggi ci sono stati i funerali di Paolo Rossi.

Quei giorni, i giorni dei mondiali dell’82, li ho in gola da un paio di giorni.

“Era come se sul pallone ci fosse attaccato un foglietto con su scritto: <<Solo da mettere in porta>>.

Parlava, intervistato in quel lontano dopo partita, del cross telefonato che Bruno Conti, oggi in lacrime durante i suoi funerali, gli aveva servito per realizzare il secondo gol alla Polonia.

“Io se sono campione del mondo lo devo a lui, è stato quasi del tutto merito suo, non si può non dirlo” ha detto oggi un altro dei compagni di squadra, Collovati, e non sembravano parole di circostanza.

Ed allora?

Anche a me manchi già tanto, come tutti i tuoi compagni di squadra, di quella squadra, anche io ti sono riconoscente, caro Pablito.

Ed allora mi è venuta voglia di ritrovare quei giorni in giro per il web e mi trovo questo servizio di Beppe Viola, girato nei mesi precedenti al Mundial spagnolo.

Beppe Viola, morto a quarantatré anni pochi mesi dopo il Mundial, mi ricordo perfettamente la notizia data in TV.

Un servizio nel suo stile, ironico, dissacrante, scorretto politicamente.

“Quindi ti costituisci” dice Viola ad un Pablito che glissa con grazia la sottile (e tanto voluta quanto ironica) allusione alle sue disavventure giudiziarie.

E l’intervista a Ciccio Graziani (“sfilati gli occhiali che sei più bello”), e la domanda, tanto provocatoria quanto coraggiosa, “Ci sono omosessuali in nazionale?”.

E Graziani che risponde: “No, tutt’altro!”.

E mi viene allora in mente spillo Altobelli che ebbe a dire alla fine di Italia-Germania, all’intervistatore che gli chiedeva di raccontargli il suo ingresso in campo ed il suo gol: “Io ero in panchina, poi per fortuna si è fatto male Graziani”.

Proprio così, “per fortuna”, purezza e spontaneità dei giocatori d’altri tempi.

E poi alla fine mi è venuto in mente un altro giornalista, Oliviero Beha.

Se ne venne fuori a fine Mundial, nel pieno dell’esaltazione nazionale per la vittoria, con la storia della carnetina, il merito del mondiale vinto era della carnetina, secondo lui.

Non ho mai odiato tanto qualcuno come Oliviero Beha in quei giorni..

A pensarci non ne sento parlare da un po’, è da un po’ che non lo vedo in televisione.

Vado su wikipedia.

Morto nel 2017, non lo sapevo.

E così magicamente quel sapore che ricordavo acido mi è sembrato anch’esso accettabile, dal sapore dolce del perdono.

Riposa in pace anche tu, caro Oliviero.

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editoriale di Kiodo

Quello del razzismo é un argomento che nessuno di noi comuni mortali ha mai realmente affrontato fino in fondo perché non ne abbiamo voglia, ed é probabilmente per questa motivazione che nessuno dei sopra citati vedrà mai ascrivere il proprio nome in un libro di storia, indipendentemente dal fatto che si possa parlare di merito o demerito.

In pratica, chi lo é reclama il suo diritto ad esserlo ma se ne vergogna, non si spiega altrimenti il vederli saltare come molle quando li si taccia di razzismo, costretti ad appellarsi a termini dei quali non comprendono appieno il significato tipo "politicamente corretto".

Chi non lo é ,invece, si dimostra giustamente sensibile al tema, al punto da diventare in certi casi suscettibile all'inverosimile.

Il punto però é soltanto uno: se domani, accendendo la TV per il Tg del mattino, oppure l'autoradio lungo il tragitto per andare al lavoro, oppure ancora aprendo il giornale durante la tappa per il caffè al bar venissimo a conoscenza del fatto che la Federazione Internazionale per i diritti umani dichiara ufficialmente i termini "nero", "negro" e "di colore" come epiteti razzisti e quindi penalmente perseguibili, ci troveremmo divisi fra chi lo troverebbe giusto e chi si sentirebbe "imbavagliato" perché "non si può più dire niente".

É necessario andare in fondo alla questione una volta per tutte ed é necessario farlo nell'unico modo possibile: chiamando in causa i maggiori esponenti a vari livelli delle cosiddette minoranze.
É ridicolo? Assolutamente si.
É necessario? Senza ombra di dubbio.
Siamo ridotti così, il nostro intelletto (???) non basta più, la nostra sensibilità nemmeno ma siamo ormai nel 2021 e non é più possibile sentir sindacare cosa é razzista e cosa non lo é da eleganti uomini bianchi nei salotti TV.
Bisogna che qualcuno ci dica se quei 22 uomini che ieri sera hanno lasciato il terreno di gioco durante una manifestazione UEFA che fra i vari slogan recita il sempre maiuscolo "NO TO RACISM" hanno avuto ragione di farlo oppure no.
Quello che é successo ieri sera a Parigi é troppo importante perché nessuno gli dia un senso, un significato univoco.

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editoriale di macaco

Mio nonno si sposó con la camicia nera.

Non era fascista.

Tutti i parenti democraticamente cristiani.

Le suore ci proteggevano dai mangiabambini con lo scudicrociato.

Le maestre comuniste ed il prof. di italiano col gilet rosso.

Disegna una falce e un martello sul quaderno scolastico, mio zio mi disse in tono beffardo.

Da ragazzino, mentre strappavo Sorgo Halepense tra le file di granoturco, pensai che il socialismo fosse una buona cosa.

Mia nonna guardando la tv disse che Craxi era un bell´uomo.

I miei voti andarono tutti a rifondazione, rifugiandomi nella certezza che mai avrebbero vinto.

Le ideologie sono belle fino a quando si applicano, o fino a quando non si applicano.

Le ultime illusioni si spensero fra il brindisi di Dario Fó e quel “ma fate qualcosa di sinistra!” di Nanni Moretti.

Dire di essere di sinistra é rimasto cool, nonostante tutto.

Fascisti veri non li ho mai conosciuti, forse si vergognano, giustamente.

E mentre giochiamo al rosso contro il nero, lassú mescolano sangue e carbone guidati dall´ideologia del Dio mercato.

Ideologia, ne voglio una per vivere?

No grazie, mi bastano i princípi immanenti alla mia co-scienza la cui applicazione dipende solo dalla mia determinazione. Le ideologie dovrebbero essere un effetto naturale conseguente di una coscienza collettiva e non la causa che le forma.

Invertire le premesse é un esercizio da considerare sempre.

CAZUZA

Ideologia

Meu partido
É um coração partido
E as ilusões estão todas perdidas
Os meus sonhos foram todos vendidos
Tão barato que eu nem acredito
Eu nem acredito
Que aquele garoto que ia mudar o mundo
(Mudar o mundo)
Frequenta agora as festas do "Grand Monde"

Meus heróis morreram de overdose
Meus inimigos estão no poder
Ideologia
Eu quero uma pra viver
Ideologia
Eu quero uma pra viver

O meu prazer
Agora é risco de vida
Meu sex and drugs não tem nenhum rock 'n' roll
Eu vou pagar a conta do analista
Pra nunca mais ter que saber quem eu sou
Pois aquele garoto que ia mudar o mundo
(Mudar o mundo)
Agora assiste a tudo em cima do muro

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editoriale di De...Marga...

Tutti o quasi sul Deb sanno che vivo in Ossola, la parte più a nord del Piemonte. Sulla cartina geografica è quella punta che si incunea tra il Canton Vallese a sinistra ed il Canton Ticino sulla destra in territorio elvetico. Da Domodossola dove vivo si irradiano sette vallate più piccole, una più bella dell'altra; le mie preferite e quelle che frequento maggiormente in tutti i mesi dell'anno sono la Valle Anzasca, che termina a Macugnaga con la mastodontica Parete Est del Monte Rosa, e la Valle Formazza la più isolata e confinante con entrambi i cantoni svizzeri appena citati.

Durante la scorsa estate le mie belle valli sono state letteralmente invase da orde di turisti, in numero ancora maggiore rispetto agli scorsi anni. In massima parte proveniente dalla province di Varese e Milano. Persone poco abituate alle escursioni, impreparate e con delle attrezzatture (vedi scarpe indossate) in molti casi totalmente inadeguate. Sono accompagnatore escursionistico della sezione del Club Alpino della mia città ed ho una conoscenza del mio territorio elevatissima, frequentando le mie montagne ed i miei sentieri fin da bambino.

Purtroppo quest'anno più volte ho incontrato sul mio percorso questi escursionisti "della domenica" che si improvvano camminatori esperti (ma dove!!) e decidono di punto in bianco di compiere attraversate senza conoscere minimamente il territorio. Fidandosi della traccia GPS scaricata sul telefonino, ma dimenticando che basta salire di quota sopra i 2000 metri per perdere la connessione internet, soprattutto quando si sconfina in Svizzera; ne consegue che mi è capitato di incontrare gruppi di persone che vagano senza sapere in effetti dove stanno andando; vi racconto a questo punto un episodio a tal proposito.

Allora era il 9 agosto e decido di effettuare il classicissimo giro dei Tre Passi che da Riale di Formazza con un lungo tragitto ad anello di circa 20 chilometri ti porta fino ai 2500 metri del passo del Corno per poi ritornare a Riale. Una bella escursione sempre su sentieri di facile percorrenza, ma vista la lunghezza del percorso e gli oltre mille metri di dislivello a salire, occorre avere una buona preparazione fisica. La montagna va SEMPRE rispettata mi preme ricordarlo ogni volta. Avendo una buona gamba ed un ottimo allenamento parto da più in basso, da Canza, località famosa perchè Marco Pantani durante il giro del 2003 effettuò il suo ultimo scatto in salita...ed io ero li presente!!!, e ne consegue che i chilometri che dovrò effettuare salgono a 31; ma non ci sono problemi per me. Adoro queste escursioni così lunghe...ma proseguiamo perchè voglio arrivare al nocciolo della questione.

Sono più o meno le 2 del pomeriggio e sono già a buon punto visto che ho superato il Passo del Corno, massima elevazione di giornata; devo percorrere ancora una decina di chilometri, tutti in discesa. Appena sotto di me vedo un gruppo composto da una dozzina di escursionisti salire con passo molto rallentato verso il Passo; li raggiungo in pochi minuti e chiedo dove si stanno dirigendo. Il capofila, teoricamente la guida e quello che dovrebbe conoscere il percorso e sapere dove sta conducendo i compagni, mi dice con assoluta tranquillità testuali parole: "Guardi in effetti non lo sappiano perchè il telefonino non funziona (aaarrgghhh...!!!). Dobbiamo raggiungere un bivacco qui in Svizzera e scendere poi verso il Passo San Giacomo. Forse dobbiamo procedere a sinistra verso il Passo della Novena o dovremmo proseguire da dove lei arriva?".

Per un attimo sono senza parole, incredulo. Penso addirittura che stia scherzando, ma non è così è tutto vero.

OK siamo ad Agosto e la giornata è splendida; ma siamo a 2500 metri di altezza e vi assicuro, per provata esperienza, che a quelle quote nel giro di mezz'ora le condizioni climatiche possono d'improvviso cambiare. Con l'arrivo anche della neve nei casi peggiori.

Aggiungo che questo gruppo di dementi, età media ben oltre i 60 anni, non ha con se un ricambio adeguato di vestiti. Hanno tutti zaini poco voluminosi e dubito che possano contenere dei maglioni, dei guanti, dei berretti pronti all'uso in caso di bisogno. Per quanto mi riguarda anche nelle giornate d'estate più calde ho sempre nel mio capiente zaino un giubbotto pesante, un pile leggero ed uno pesante, un paio di guanti ed un caldo berretto. Mai prendere sottogamba, mai scherzare con la montagna. Ed infatti quante volte si legge di tragedie avvenute per aver preso alla leggera un percorso in apparenza facile...ma torniamo al mio incontro.

Mi qualifico come accompagnatore escursionistico e con le buone, anche se avrei voglia di "sbottare" contro di loro a parole, spiego il percorso da seguire, in pratica stanno facendo il giro al contrario rispetto al mio. Dovendo ancora effettuare molti chilometri con continui saliscendi almeno fino al Passo San Giacomo, li invito ad aumentare la loro blanda andatura perchè ci vorrano ancora almeno quattro ore per tornare a Riale. A questo punto una donna della comitiva, con fare prepotente ed altezzoso, mi dice che non devo preoccuparmi per loro perchè sono in vacanza fino a ferragosto e non esiste problema d'orario per il rientro nell'abitazione che hanno affittato.

Ed allora "esplodo": fate un po' come volete coglionazzi (in verità non uso un simile epiteto ma capiscono che mi sono piuttosto arrabbiato). Vi meritate di perdevi, restare bloccati di notte a quelle quote ed essere costretti a richiedere l'intervento dell'elisoccorso svizzero. Dovendo sborsare qualche migliaia di Franchi babbei!!!

Non aggiungo altro e non li saluto nemmeno; riprendo la mia strada con un'acidità di stomaco dilagante. Per fortuna le visioni che si aprono davanti a me, Punta dei Camosci, Arbola, Blinnenhorn (tutte cime oltre i 3000 metri) mi fanno stare subito meglio. Un toccasana per me.

Ecco questo è solo un episodio, ma potrei raccontarne molti altri; come di quella famiglia con due bimbi piccoli sul Ghiacciaio del Belvedere, anche qui intorno ai 2000 metri, con le ciabatte da mare, i piccoli, e sandali senza calze i genitori!!! E' la verità credetemi...

Ad Maiora.

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editoriale di sfascia carrozze

Qualcuno di Voi, lì, si è mai chiesto il motivo per il quale da bambini, soprattutto per le Sacre Cerimonie come il Battezzo, la Comuniçao e la Gresima i nostri genitori ci
costringevano a vestirci nel peggior modo possibile et immaginabile?

E' vero: anche oggi ci vestiamo perlopiù da cani, ma almeno lo facciamo facendo finta che sia il frutto di una nostra stilistica scelta personale quand'invece attesta solo il fatto che quando hanno distribuito il Buongusto noi eravamo assenti (ingiustificati).

Il dramma assumeva tinte ancor più grottesche nel caso in cui prima di Te in famiglia aveva visto la luce qualche altro extraterrestre tipo un fratello o una sorella (quindi più grande di te).

Perchè in questi casi l'abito "da cerimonia" non poteva che essere il medesimo di quello usato da Lui o da Lei qualche anno prima di Te.
Anche se Lui era più halto o meno grasso di te.

Ora: già il fatto di fare la comunione (senza liberazione) ti sembrava vagamente di intuire che fosse una pagliacciata pazzesca con tutta quella storia che dovevi prima raccontare le tue innocenti marachelle al prete, ma che la dovevi fare per forza dopo esserti sciroppato mesi-e-mesi di devastante catechesimo; altrimenti erano cinghiate e battipannate fino a farti esplodere le natiche a mò di Krakatoa.

Ma torniamo all'abito:
per la Prima Comunione il mio sontuoso abito ereditato dal fratello maggiore (un elegante completo giacca & pantolone forse in mistoraso) aveva un colore particolare: era marrone.

Ma non era marrone-e-basta: era esattamente color cacca.

In realtà non so se si tratti di un colore tuttora in uso o se lo fosse stato all'epoca.

So che c'era quello e quello dovevo indossare.

Il tutto era abbinato a una camicia.
Sempre marron.
E le scarpe, ad libitum, marron.

Insomma ero vestito proprio come una cacca.
Anzi da cacca.

La tonalità del pigmento era più o meno quella di quando hai esagerato con la frutta di stagione matura.
Non so se avete presente.

Ovviamente alla sequela di
"Ti piace? Guarda come stai bene!"
la risposta "NO!" non era contemplata tra le tue opzioni.

Mi chiedo sinceramente se i miei genitori avessero contezza di presentare dinanzi all'altare di Cristo un nanerottolo abbigliato esattamente come un ciocco di sterco.
Io, ve lo dico, avrei preferito farlo vestito da Goldrake.

Ma a pensarci bene forse è stato givsto così: altro non era che l'antifona di ciò che avresti vissuto quando un giorno (forse mai) avresti raggiunto l'età dei tuoi genitori e che Loro all'epoca, volendoti bene, non ti avrebbero mai voluto dire neanche se sottoposti a tortura.

Però almeno la coccarda gigante sul petto me la potevano risparmiare.

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editoriale di pier_paolo_farina

Primo giorno in zona "arancione". E' un secondo lockdown, o quasi (per ora)... speriamo che sia l'ultimo.

Ne approfitto per parlare di me, nel senso dei miei amori musicali. In particolare come essi sono grosso modo catalogati nella mia mente ed immaginazione.

La musica mi ha salvato la vita, mi ci sono appoggiato costantemente, ha dato un senso a tutto come poche altre cose al mondo, mi ha ordinato la mente, scacciato la noia, scatenato i sentimenti, consolato i dispiaceri, conciliato il sonno e rasserenato il risveglio ecc. ecc.

Catalogare (tenendola aggiornata) una propria passione non è necessario nè indispensabile ma... utile. Almeno per come son fatto io. Mi aiuta ad aver più facilmente presenti i miei gusti e le mie inclinazioni, le mie tendenze e le mie voglie, la mia storia. Cominciamo dunque:

_La mia entità musicale preferita sono da sempre i Led Zeppelin (primo LP acquistato "Led Zeppelin III"; il giorno dopo "Led Zeppelin II"; poi incredibilmente "Beggars Opera Act One", poi "Pendulum" dei Creedence, "Very 'Eavy Very 'Umble" degli Uriah Heep, "Deep Purple in Rock", "Led Zeppelin I", "Death Walks Behind You" degli Atomic Rooster, "Relics" dei Pink Floyd" e poi... non mi ricordo più, forse "Watt" dei Ten Years After. Che tempi!

Le mie trenta entità musicali preferite sono attualmente, in ordine semi sparso: _Led Zeppelin _Saga _Doobie Brothers _Beatles _Eagles _Genesis _Supertramp _Gentle Giant _King's X _Steely Dan _Toto _Deep Purple _Boston _Blackberry Smoke _Thunder _Atlanta Rhythm Section _Patto _Kingdom Come _Yes _Blue Oyster Cult _Elton John _Grand Funk Railroad _Tempest _38 Special _Cheap Trick _Chicago _Rush _Porcupine Tree _Tears for Fears

I miei dieci cantanti preferiti sono al momento: _Freddie Mercury _Mike Patto _Chris Cornell _Steve Perry _Robet Plant _Greg Lake _Danny Bowes _Daryl Hall _James Dewar _Don Henley

I miei dieci chitarristi favoriti: _Jimmy Page _Jeff Beck _Ollie Halsall _Ian Chricton _David Gilmour _Ritchie Blackmore _Ty Tabor _Steve Lukather _Neal Schon _Buck Dharma

I miei dieci tastieristi preferiti: _Kerry Minnear _Tony Banks _Jim Gilmour _Elton John _David Paich _Hugh Banton _Keith Emerson _ Brian Auger _John Lord _Ken Hensley

I dieci bassisti: _John Entwistle _Geddy Lee _Andy Fraser _Jaco Pastorius _Chris Squire _Mark King _Mel Schacher _Ray Shulman _Jack Bruce _Andy Pratt

I batteristi: _John Bonham _Ian Paice _John Hiseman _Jerry Gaskill _Jeff Porcaro _Rod Morgestein _Marco Minneman _Harry James _Neil Peart _Stewart Copeland

I trenta dischi da isola deserta (non più di uno per artista): _"Who's Next" _"Led Zeppelin IV" _"Boston I" _"Pink Moon" (Drake) _"Tumbleweed Connection" (Elton) _"Wolf City" (Amon Duul II) _"Triage" (Baerwald) _"Magical Mistery Tour" (Beatles) _"Hunky Dory" (Bowie) _"Broadcast" (Cutting Crew) _"Deep Purple in Rock" _"Hysteria" (Leppard) _"The Captain & Me (Doobies) _"Desperado" (Eagles) _"In the Can" (Flash) _"Selling England by the Pound" (Genesis) _"Three Friends" (Gentle Giant) _"Survival" (Grand Funk) _"High Tide" _"Thick as a Brick" (Jethro) _"Faith Hope & Love" (King's X) _"Roll'em Smoke'm..." (Patto) _"Power Windows" (Rush) _"Worlds Apart" (Saga) _"Abraxas" (Santana) _"Crime of the Century" (Supertramp) _"The Seventh One" (Toto) _"Close to the Edge" (Yes) _"Steve McQueen" (Prefab Sprout) _Pronounced Lehnerd Skinnerd

Le venti principali idiosincrasie (gente famosa, mitica, stravenduta, strasentita, osannata che personalmente vivo, caso per caso, con: indifferenza, moderato interesse o completo disinteresse, senso di generale sopravvalutazione ecc.): _Bob Dylan _U2 _Bruce Springsteen _Michael Jackson _Brian Eno _Clash _Guns & Roses _Lou Reed _Patti Smith _Jefferson Airplane _Fletwood Mac _Talking Heads _Tom Waits _Velvet Underground _Rem _Radiohead _Muse _Eric Clapton _Peter Gabriel _Nirvana

Tutto qui. Un caro saluto e buon ascolto quarantenato!

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editoriale di algol

Si sa.

Quanto più alta è la statura del Villain tanto più epica sarà la dimensione eroica del suo antagonista.

Il cattivo è l'unità di misura del buono, della sua dedizione, sagacia, forza ed astuzia. Il suo corrispettivo speculare, ma in negativo. In definitiva la sua dimensione.

Probabilmente è stata tutta colpa della visione a 10 anni de “L’Impero colpisce ancora”, il cui choccante finale lasciò un segno indelebile nella mia psiche ancora in formazione, coriacea quanto il molle ventre di un calamaro di Humboldt.

Ci volle un po' per realizzare che la pellicola era davvero terminata, Luke con una mano in meno e un padre di troppo, Han Solo cristallizzato, la resistenza spazzata via.

Troppo.

Così oggi capita di abbandonarmi a perfide derive, con sadico accanimento sui più sensibili nei panni di algol, mi dedico ad ascolti dalle tinte poco rassicuranti in pellegrinaggio presso i luoghi della mia psiche meno presentabili (Babadook docet).

Gli utenti più datati già conoscono la mia malvagità, eccovi un esempio di cui vado particolarmente fiero: tempo fa vidi un cieco che avanzava spedito come il Titanic verso i raggi di una bicicletta parcheggiata sul marciapiede … beh, me ne sono stato dall’altra parte a gustarmi la scena, ridendo a crepapelle quando quella cazzo di bacchetta oscillante andò inevitabilmente ad incagliarvisi trascinando il resto del malcapitato. Hehheheh.

Lo rifarei … lo so, sono una brutta persona.

Quindi nel vano tentativo di superare i miei atavici traumi oggi vi tedierò con la mia personale classifica dei cattivi cinematografici / fiction, dall’ottavo al primo posto, “A rebours” come direbbe Huysmans.

8 Tinky Winky, Laa Laa, Dipsy, Po (I Teletubbies)

Lobotomizzanti

Pensate quello che volete, ma sono sicuro che fanno parte di un diabolico programma di devastazione della psiche di generazioni di piccoli umani.

Se li incrociate sterminateli senza pietà.

Anche il sole-bambino è piuttosto inquietante.

Pure il trenino Thomas, ma questo è un altro editoriale. Forse.

7 Darth Vader (Star Wars)

L’archetipo

Iconico, che aggiungere?

La sua scintillante teca, il respiro meccanico, la fusione corporea ad elementi cibernetici a rappresentare l'incubo di assoggettamento dell'uomo alla macchina e la perdita della nostra identità.

Concetto quest’ultimo portato all’estremo dai Borg di Star Trek.

Ma anche il percorso di fascinazione al Male, da umano a inumano, è rimarchevole, ci interroga su quanto la Paura sia un potente motore nei processi di deriva morale.

Anche collettivi.

Peccato per la democristianissima conversione finale, uno spot per il cristianesimo che nemmeno il peggior Innominato uscito dalle pagine manzoniane.

Ovvero, puoi sterminareprevaricaredistruggere fare esplodere pianeti ma se, anche un secondo prima di trapassare ti penti (ma per davvero eh, giurin giuretta e non incrociare le dita che ti vedo) allora puoi andare nel Regno dei Cieli e della Phorza, ballare con gli Ewoks e scurdammoce o passato.

Che poi sarebbe il sacramento della Confessione.

Comunque voglio essere un padre amorevole come Vader.

6 Loki (Mitologia nordica)

L'ambiguità

Multiforme, insinuante, ingannevole, infido, calcolatore, corrotto, dispettoso.

Eppure capace di slanci inaspettati.

Loki offre una variegata panoramica: è una divinità norrena, ma quanto sembra terreno nelle sue grette mire?

Sfaccettato, come l'animo umano, che alberga abissi e vette.

Convincente Tom Hiddleston nella trasposizione cinematografica in Thor.

5 Souther (Ken Shiro)

La disciplina

Vabeh, mi rifiuto di pensare che esista ancora qualcuno ignaro della drammatica vicenda di estremo sacrificio. Molto nippo.

A volte il lato oscuro è un cammino impervio da intraprendere, una pedagogia da abbracciare.

E così l'amato Maestro impartisce l'ultima lezione facendosi uccidere per mano dell'allievo. Non avrai debolezze se non avrai nulla per cui soffrire, per cui temere.

Estirpa l'amore, e non soffrirai. Questa la genesi (vedi Darth Vader), la banale superfilosofia, la tentazione anestetizzante, la promessa di un’eterna aponia.

Ma quante volte ci illudiamo che la distanza emotiva possa metterci al riparo dalle delusioni che il prossimo inevitabilmente ci infliggerà?

Personalmente è un meccanismo di difesa che ho adottato.

E poi ieri soffiandomi il naso mi è partita una sonora scorreggia, segno evidente che pure io tengo i punti di pressione invertiti.

4 Il Colonnello Hans Landa (Bastardi senza gloria)

Geniale

Il bieco utilitarismo nel completo abbandono di qualsiasi principio etico, che non sia la propria affermazione personale.

Ma condito da intuizione, sottigliezza, acume e arguzia, financo classe. In una parola "Intelligenza"

Impossibile non collocare Christoph Waltz nel mio Olimpo personale, per me che anche nella vita reale preferisco mille volte avere a che fare con uno stronzo intelligente piuttosto che con un coglione ricolmo di buoni propositi.

Lo so, è una mia debolezza, ma tutto ciò che percepisco come stolto mi irrita irrimediabilmente.

3 Agent Smith (Matrix)

La freddezza

Infatti è una macchina, il suo monologo al cospetto di un Morpheus agonizzante, che accomuna la razza umana per modalità di adattamento e impatto all'ambiente al virus, è da applausi a scena aperta.

Il disprezzo, sublimato dalla maschera luciferina e asettica di Hugo Weaving, addirittura condivisibile.

2 Joker (Il Cavaliere Oscuro)

Destabilizzante

Nel secondo Batman della trilogia di Nolan inutile girarci attorno, il superbo Joker di Ledger fa paura.

Qua il concetto di Male assurge a vette di apologia eversive.

Talmente radicale da spingersi alla massima volontà e capacità di corruzione. Finalizzata ad imporre la sua anti – moralità a ad estenderla come un morbo disgregante dell’ordine sociale prestabilito, dimostrando che caos e assenza di connotati morali definiti sono costitutivi dell’essere umano.

Sostanzialmente un male altamente ideologico, autoaffermante, per questo spaventoso.

1 Lo Xenomorfo (Alien)

La purezza

Questo inarrestabile membro corazzato è animato da una forma di ostilità assoluta, totalmente priva di qualsiasi sovrastruttura ideologica, spoglia di motivazioni che non siano mera furia brutale e annientatrice diretta a tutto ciò che è "altro da sé".

Odio incondizionato, primordiale, innato. Ontologico in quanto costitutivo della natura di una creatura che all'unidirezionalità intransigente del comportamento teso alla distruzione aggiunge componenti morfologiche unicamente concepite per offendere.

La sua bocca vuole ucciderti.

Le sue diramazioni vogliono ucciderti.

I suoi stadi larvali vogliono ucciderti.

Addirittura i suoi fluidi sono letali.

Ogni suo gesto è finalizzato alla tua distruzione.

Come dice Bishop, ammirevole.

Ma la vera domanda è.

Quale il vostro cattivo preferito?

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editoriale di Ildebrando

Reduce della lettura della rappresentazione teatrale "Baal", da cui è tratta "La ballata per una ragazza annegata" (Milva canta Brecht), mi sono reso conto di quanto sia necessaria la conoscenza diretta delle cose al fine di poterne avere le giuste suggestioni. Sovente ho provato una malinconica e romantica tristezza, ascoltando le note del brano in oggetto. Tuttavia, leggendo l'intera opera da cui è tratto, sono giunto a quello con un senso di estraniamento; privo di languori o compianto e quasi innervosito dal trovare una tale punta lirica come prodotto di un personaggio vestito di nefandezze.

La "ballata per una ragazza annegata", pezzo di un crudo realismo, sintetizza uno dei momenti di piena lucidità di Baal, il protagonista dell'omonima rappresentazione di Bertold Brecht. Animato da una certa intransigenza, sfaccettata da punte frequenti di noia verso chi, di volta in volta, blandisce la sua vena lirica o la vilipende, Baal é tutto delineato dall'ancestrale eco del suo medesimo nome.

Originaria figura di spicco della mitologia fenicia, Baal, con il passaggio al monoteismo giudaico, iniziò ad indicare una statuetta materiale, simbolo della idolatria dell'uomo verso i falsi dei.

Parrebbe, in questo senso, emblematico, un passaggio della rappresentazione brechtiana in cui viene chiesto a Baal se crede in Dio e questi risponde:

"Credo in me stesso ma si può sempre diventare atei".

É qui, probabilmente, condensato il motore dell'intera opera.

Baal vorrebbe credere in se stesso come uomo, ma per rendersi tangibile e auto-comprensibile, necessita di gettarsi in un costante stato di ebbrezza attraverso i fumi dell'alcool, come se una reale ubriacatura gli potesse rendere più sopportabile l'intima estasi prodottagli dalla sua stessa vena poetica. Ancor più a fondo, Baal vorrebbe credere in se stesso come poeta, ma il sentimento vivo di rigetto verso la natura corrotta dell'esistenza, lo spinge a cercare impressioni di purezza nella poesia, che pure fatica a sgorgare, e di cui mendica il seme in fanciulle che, simbolicamente ed ostinatamente, sono definite come "illibate", nonostante appaiano come madidi fiori del male baudelairiani.

Così, il vivo sentimento del contrario che sgorga in Baal dallo scontro tra la sudicia esteriorità e la sua trasfigurante interiorità, si spingerà sino a produrre in lui la necessità di un gesto rinnegatorio: un gesto omicida, a cui seguirà la sua gretta morte, pressoché priva di rimorso.

In ogni gesto del protagonista, del resto, c'è una costante nota di cinismo che finisce, poi, per macchiare anche la sua stessa fine; un correlato del distacco che si presenta come primo germe della "terza voce" brechtiana.

"Quando, poi, nell'acqua
Il livido corpo marcì
Accadde, ma adagio
Che Iddio la scordò
A poco a poco
Prima scordò il suo viso
Poi le mani e i capelli
Una carogna fra tante carogne"

Questo scrive Baal per la donna che lo amava e che, da lui scarsamente apprezzata, muore suicida.

"Ci avremmo le uova, adesso, se non se le fosse mangiate lui. É il colmo: rubare le uova, quando è già steso sul letto di morte! [...] Che mancanza di riguardo. Uova in un cadavere!"

Riflette uno sconosciuto innanzi al corpo esanime di Baal.

Una carogna tra tante carogne...

Che venga dissipato ogni senso di pietà!

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editoriale di rafssru

Sono fan dei Pooh da 22 anni, da quel 1998 in cui andavo in vacanza ad Eboli ascoltando il loro Best dell'anno prima, fino al concerto al Palasele di Eboli, 29 ottobre 2016, ultimo mio concerto loro visto dal vivo, nonché penultima data in Campania della loro carriera. Da Eboli a Eboli.

Sul Debasio c'era chiaramente la voce Pooh, e anche quella di Roby Facchinetti, Red Canzian e Dodi Battaglia. Mancava solo Stefano D'Orazio, della formazione 1973-2009. E non mi soprendo neanche. Stefano era quello meno appariscente dei quattro, sia perché suonava sempre dietro, alla batteria, mentre gli altri tre erano più in vista, sia perché forse, in proporzione, era quello strumentalmente meno dotato, al punto che qualcuno ha ipotizzato che ci fosse una persona che suonava davvero la batteria, e Stefano facesse solo la parte. Stefano però è stato il secondo paroliere oltre a Valerio Negrini, ed ha dato tantissimo sotto altri aspetti. È stato l'uomo manager della band, che anche grazie a lui ha varcato la soglia dei 50 anni di attività. Stefano era l'unico non sposato dei quattro, almeno fino al 2017, quando nel giorno del suo 69esimo compleanno ha convolato a nozze con Tiziana. È stato colui che, dopo 38 anni, ha abbandonato la band, ha avuto il coraggio di rompere un disegno così perfetto, per poi riapparire sette anni dopo nella reunion, alla quale ha partecipato anche un vecchio compagno di avventura come Riccardo Fogli. Ma è stato anche colui che, nel 1971, aveva soppiantato addirittura Valerio Negrini, il fondatore della band, scomparso nel 2013. Soppiantato sia allo strumento, sia nella stesura dei testi. Stefano ha scritto tantissime belle canzoni, una su tutte "50 primavere" dedicata ai genitori. È stato l'unico dei quattro a non avere una discografia solista basata su album di canzoni, bensì su musical, ben quattro, senza considerare Pinocchio, che è stato anche album in studio: Aladin, la versione italiana di Mamma mia, W Zorro e Cercasi Cenerentola.

Stefano l'ho incontrato una sola volta, il 23 ottobre 2014, insieme a Manuel Frattini, che ha raggiunto dopo appena un anno. Ho due foto con lui e un autografo, un video per mia mamma, e gli feci anche una domanda, sulla differenza tra comporre testi per canzoni e comporre musical, e gli sono stato vicino per mezz'ora mentre parlava di musical con un allieva all'università di Salerno. Fu una giornata memorabile, di quelle che pensi "capita una volta nella vita, quando queste persone non ci saranno più ricorderemo sempre questo momento". E infatti è arrivato il momento di ricordarlo.

Rip Stefano D'Orazio (12 settembre 1948 - 6 novembre 2020).

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editoriale di JOHNDOE

80 pari pari e sto
Che tanto che te frega
La vita tua l’hai fatta
E pure si sei morto
Già ce lo sai che tanto sei immortale
Te rivedremo su la televisione
Su un teke teke su na cassetta dentro ar tubo ndo te pare giggè
Che adesso stamo male ce sta er virus
E mica è vita questa
Giusto dar bagno alla cucina senza mascherina
Hai fatto bene a annattene giggè
E dopo cena un uischetto alla tua memoria che alla salute pare brutto, c’hai salutato te
Un whisky maschio senza raschio cor fischio come te pare
Bona la prima giggè artro che stop
Che cuer regista nce capiva gnente
Grazie de tutto giggè
Speramo de volette sempre bene come tu ce l'hai voluto a noi

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editoriale di ALFAMA

PER CHI ABITA SASSARI DINTORNI VENDO CD USATI 3/2 EURO

MUSICA ABBASTANZA INTROVABILE IN NEGOZIO DALLA DISCOGRAFIA DI TIM BUCKLEY ALLA INCREDIBLE STRING BAND ( SOLO ESEMPIO) INDUSTRIAL/ POP ORCHESTRALE/ELETTRONICA, ANNI 60 E VARI GENERI

GIANLUIGI 0796045937 ORE PASTI PER APPUNTAMENTO

OFFERTE DA 2/3 EURO IN BASE ALLA VENDITA

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editoriale di Ildebrando

Quello che gli ammiratori della Pantera di Goro, hanno amato di "Milva e Dintorni" é sicuramente la mano di Franco Battiato. Sintetizzatori, violini, ritmiche serrate; non si può negare che la musica di Battiato abbia una ariosità tutta sua. Senza parlare dei testi citazionali; quasi degli elenchi su cui cala l'ombra dell'assurdo; l'essenza più vera della nostra esistenza, sospesa su di un insondabile ragione, forse solo immaginaria. "Milva e dintorni" è, probabilmente, l'approdo di un lavoro iniziato tre anni prima, senza che lo si definisca come il cammino da un perfettibile a un sempre più imperfettibile, o quasi. É definibile, piuttosto, come il terzo episodio di una serie, maturato e plasmato su di un nuovo incontro e una nuova personalità.

L'inizio di questa serie ideale è "Capo Nord" (1980) di Alice.

Un suggestivo trait-d'union tra "Milva e Dintorni" e "Capo Nord", é ravvisabile, ad esempio, nei due brani "Bazar" e "Poggibonsi", in cui si respira l'afosa stanchezza delirante di lontane piagge esotiche:

"Bevo acqua ossigenata, prendo una pipa, mi stendo sull' erba e fumo oppio al largo del Bazar" [Bazar]

"L'ultimo giorno di liberazione vedemmo i guerriglieri del Bengala sfilare come bellezze al bagno a Cesenatico" [Poggibonsi]

Ed un suggestivo fil rouge lo si ritrova anche tra:

"Sarà l'odore della pelle tua, sarà il colore che ti regala il sole, sarà che il mare mi fa liberare vecchi tabù e idee un poco strane" [Sarà]

"E una notte mi sorprese, insieme nella stanza, con le mani un po' tremanti, accarezzarti il ventre, sgomenti di paura, danno dell'educazione" [Tempi Moderni]

Dove si incontra il sapore agrodolce dell'Amore sensuale, sospeso ed esasperato da pudori instillati dalla crescita avvenuta sotto un'ala troppo ortodossa.

Nel secondo episodio della serie: "Alice" (1981) troveremo, per fortuna, una esortazione a lasciarsi andare:

"Tu non devi avere paura mentre senti la sua mano che ti sfiora lentamente la gola non è detto che ti voglia ammazzare, ma forse lui ti vuole solamente accarezzare" [Non devi avere paura]

Ma, ancora una volta, in "Capo Nord" si ritrova persino il germe di quel che sarà di Milva e Battiato, ancora più lontano, in "Svegliando l'amante che dorme". Il brano di chiusura "Guerriglia urbana", suona, infatti, in maniera bellica e cosmica come "Via Lattea" e "No time, no space".

In definitiva: chiunque rimpianga "Milva e dintorni" come pezzo unico di cui mai se ne avrebbe abbastanza, tenga in considerazione anche i due lavori che Battiato fece con Alice, prima di volgersi verso Milva, e non ne sarà deluso!

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