editoriale di ZiOn

A un anno di distanza da W il producer Andrea Mangia, in arte Populous, pubblica "Luna liquida", brano che anticipa l'album Stasi, in uscita il 21 maggio per La Tempesta.

Dopo un primo ascolto si nota un cambio di rotta, una virata verso sonorità ambient e hip-hop che ci riporta (almeno in parte) alle atmosfere di Night Safari e Queue for Love.

Ecco a voi il link di YouTube:

https://youtu.be/g3ropIx3LuY

 di più
editoriale di Danny The Kid

Salve a tutti, qui Daniele, o Danny The Kid, come preferite. Forse vi sarete chiesti (o magari anche no) il perchè della mia quasi inesistente presenza su questo sito nell'ultimo periodo. Una delle ragioni è che mi sto dedicando anima e corpo al mio nuovo hobby... la scrittura, come avrete probabilmente già intuito. Veniamo al dunque. Ho scritto un libro, l'ho inviato a una casa editrice e tale casa editrice l'ha ritenuto degno di pubblicazione. Centro al primo colpo; bravura o semplice culo, non sta a me dirlo. Dal primo aprile del 2021 tale libro sarà ufficialmente acquistabile, e io ho deciso di usufruire di questo spazio per mettervene al corrente.

Questo libro nasce, principalmente, da un altra delle mie grandi passioni: l'Opera lirica. Cominciai ad ascoltare opere in un momento in cui faticavo a trovare qualcosa che mi piacesse veramente tra le svariate branchie della cosiddetta musica leggera, tra cui mi ero mosso fino ad allora. Ero ancora agli albori di questo nuovo percorso quando mi imbattei nalla pagina di Wikipedia dedicata al Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni e, nel leggerla, una frase mi colpì immediatamente: "l'opera non entrò mai in repertorio, in parte a causa del ruolo del tenore, tra i più difficili mai scritti." Ovviamente mi misi subito alla ricerca, e quello che trovai rappresentò per me un'epifania.

"Come veduto volentieri t'avrei, di quelle pugna nerborute a far croce in atto pio di supplicante, a stemperar que' fieri, fulminei sguardi in un molle languor sentimentale" Questo specifico passaggio mi colpì particolarmente e, a poco a poco, decisi di costruirci intorno qualcosa di mio, qualcosa che mi rappresentasse. Era il 2019, e appena prima della fine di quell'anno riuscii a portare a termine Benjamin. Non il mio primo tentativo di creazione letteraria, ma il primo andato a buon fine. Benjamin è un'opera letteraria in quattro atti, ogni atto diviso in scene, con una trama costruita su tre personaggi principali. In termini più convenzionali, si tratta di una breve novella leggibile in un paio d'ore. Tra le sue pagine troverete montagne di riferimenti a Verdi, Wagner, R. Strauss, Britten, Massenet e, naturalmente, Mascagni. E pure Kate Bush, Kirsty MacColl e Marc Almond. Ma troverete anche molto di mio, le mie idee, la mia visione del mondo, la mia eccentricità, cosa ancora più importante.

Oltre al Maestro Mascagni, mi è doveroso ringraziare anche Emily Bronte e Francis Lee, regista e sceneggiatore di God's Own Country, per l'ispirazione che hanno rappresentato e senza i quali Benjamin così com'è non sarebbe stato possibile. E devo ringraziare anche DeBaser, che in tutti questi anni è stato per me una preziosissima palestra che ha affinato le mie capacità di scrittura. Nel caso voleste darmi una possibilità, il libro è acquistabile su Amazon, o su IBS, se preferite, oppure potreste prenotarlo nella vostra libreria di fiducia. Mi pare di aver detto tutto, arrivederci e, ancora una volta, grazie.

 di più
editoriale di Abraham

Ma che ne sanno i 2000, cantano i giovani d'oggi beati loro.

Nel 1993, perché correva il 1993, così mi avrebbero apostrofato: ma che ne sai, sedicente sedicenne deficiente. Perché così ero messo, ma perdio avevo una coscienza musicale impastata e modellata, che in casa tutti suonavamo prima ancora di proferir parola (giuro, lo chiamano 'orecchio assoluto' - io la chiamo botta di culo).

E insomma, si guardava Sanremo con leggerezza ma anche compassata voracità, nel senso: se esce fuori del buono, sono qui pronto ad addentare.

Ma quell'anno mi stracciai le vesti, fu la mia resa, fu presa di coscienza pura e meschina. Pensai: l'italiano medio è stupido, è citrullo. E' bello ciò che piace eccetera, ma non lo accettai. No.

I fatti: vinse 'Mistero' di Enrico Ruggeri. Del tipo, recitava, su un giro di do o giù di lì: cosa ti prende cosa ti fa quando si ama davvero, mistero.

Nel mio cuore impavido di adolescente, così come nei suonati 44 anni di oggi, questa cacofonia a tutto tondo grida vendetta. Mi suona orripilante, oltraggiosa. La musica è sacra, la musica mi è sacra, andate in pace e ditelo anche ai vostri amici.

Non lo accettai. Quinta, arrivò 'Ave Maria' di Zero, un brandello inesplorato di poesia e amore contrito, ecco: quella doveva vincere, quella l'italiano medio doveva spingere su, al primo posto. Allora avrei respirato e metabolizzato.

In sede di finale, che non ero solo, quando Ruggeri (che povero è un brav'uomo, non ha colpe, ma non gli farei comporre nemmeno il beep di watsapp) salì per essere celebrato e prendere la medaglia d'oro e ripropinare il brano, dal pubblico partirono buu, proteste, malcontento.

Baudo: basta, smettetela, non lo ammetto. Ma era in difficoltà, e si vedeva. Lui non poteva parteggiare, ma ha animo d'altro stampo. Ricordo, nel 96, pur non potendosi sbilanciare, disse : 'eh, se dovessi scegliere, credo L'elefante e la farfalla di Zarrillo', che per l'appunto era struggente, una dichiarazione di sconfitta un inno alla solitudine più nera.

E niente, era solo per dire che io Sanremo non lo seguo da lì, dal 1993. Per me è morto e sepolto. La Pausini, cara ragazza, in quell'anno, tra i nuovi, vinse con 'La Solitudine' e ci sta, mancherebbe altro. Mi andò bene, e che volevi, i primi Articolo 31 con 'Fotti la censura' ? Va bene la solitudine di Marco, dai.

Voi fate come vi pare, mancherebbe altro.

 di più
editoriale di Fratellone

San Remo, 1968.

Chi sono le persone qui in foto?

 di più
editoriale di masturbatio

Le volte in cui il cuore è andato all’impazzata non si contano. Faccio prima a contare le stelle delle costellazioni. Ho avuto degli amici d’infanzia solo per un breve periodo. Ho lasciato gli amici ma non l’infanzia.

Lo schermo è nitido, fa da contrasto agli occhiali sporchi.

Partire con l’auto in ciabatte con 30 euro in tasca per Milano dopo il coprifuoco. E la musica così reale non la senti mai, ti manda messaggi subliminali. Piangi e ridi. Insieme, lo spogliarello del cervello è ormai suoi minuti finali. Tra l’altro becco un chiodo con una gomma.

È tardi, mi fermo ad una pompa di benzina dove c’è un maggiolino bianco parcheggiato targato GO. Avendo visto prima “Terminator 2 Il Giorno Del Giudizio” con gli occhi della verità mi aspetto che la portiera come minimo sia aperta. No. Allora si provano 2 3 cazzotti al vetro ed il dolore mi riporta ad un’anticamera di realtà.

Io ci volevo andare in maggiolino a Milano ma pazienza, in compenso nel portapacchi dietro trovo una borsetta che pare la tracolla di un soldato del 15-18 con dentro rispettivamente: fazzoletti, spazzolino monouso con annesso dentifricio, due pacchetti di settebello impolverati. Prendo tutto sia mai possa tornare utile.

Mi fermo e sento il vento con le dita. Riparto a velocità sostenuta, dopo un po’ un angelo delle autovie venete con le sirene spiegate mi fa accostare ad una piazzola di sosta. Mi chiede: “Serve aiuto?” Vorrei dirgli che non so dove sputare e che la sua faccia potrebbe anche andar bene, invece fumo una sigaretta dietro l’altra, vorrei raccontargli la storia del mio presente ma quello appena m’avvicino al finestrino e metto la mano sul vetro, questi immediatamente lo rialza con un gesto di diffidenza irrispettosa. Allora gli dico “No niente, mi han chiamato i carabinieri ma non ricordo perché.”

Molto più tardi il medico ricorrente, tacchi alti occhi verdi capelli biondi meshati, faccia furbetta di una che ama farsi dominare mi chiede se ho la morosa, chiaro che si. È proprio quello che sto facendo, sto andando a Milano a trovarla.

 di più
editoriale di Geo@Geo

È passato molto tempo, molto tempo. Non pensavo ti avrei più rivisto, non è possibile incontrare delle persone nell'ultimo anno, giusto? Invece è capitato.

Eravamo entrambi a una conferenza, forse perché lavoriamo nello stesso campo, ma giurerei che non ci era mai successo prima. Eravamo piuttosto vicini, nella stessa stanza e mi hai anche riconosciuta, cosa che mi ha particolarmente lusingata. Numerosi gli interventi dei colleghi e anche gli sguardi, o almeno mi pareva.

Il tempo passava veloce, pochi minuti e l'evento si sarebbe concluso. Piano piano la stanza si svuota, e quando tocca a me, sono un po' indecisa, ma alla fine esco, con un ultimo sguardo che però non hai incrociato: mi sa che abbiamo cliccato contemporaneamente sulla X in alto a destra dello schermo, e dopo un obbligatorio "vuoi abbandonare?", clicco sul "si".

 di più
editoriale di iside

sul deb c'è solo una regola:

Non prendetevi mai sul serio.

 di più
editoriale di Kiodo

Commettiamo ogni volta lo stesso errore: guardare il dito e non la luna. Credo non impareremo mai.

Disney piazza un bel disclaimer su alcuni suoi film (roba sua, perciò può farci quello che vuole) e la logica vorrebbe che sia un'ulteriore occasione per dirsi e dirci "sticazzi, io da questo esatto momento mi impegnerò con ancora più forza nel trasmettere ai miei figli il valore della tolleranza e del rispetto per gli altri, così che già da domani nessuno si senta più nella condizione di venirmi a fare la morale attraverso prese di posizione ridicole come questa, tantomeno il vecchio Walt".

Ed invece, puntuale suona l'orchestrina di indignati da social, che porta via sicuramente meno tempo e fatica.

Questa deriva del politicamente corretto ha stufato anche me, perciò non credo sia il caso di farmi troppi problemi nel lasciarmi andare ad un maiuscolissimo I FILM DELLA DISNEY NON VI HANNO INSEGNATO NIENTE, SIETE UNA MANICA DI PANCINE E DI RAMMOLLITI.

 di più
editoriale di Matteo95

Chiuso in casa causa pandemia in corso.. mi sono messo in cuffia “Blue Train” di John Coltrane, e dal nulla mi sono posto una domanda.. Cos’è la “buona musica”? Certo, il disco che stavo ascoltando è uno dei capolavori del jazz, e quindi rientrava sicuramente in questa definizione.. ma.. cos’è la “buona musica”?

Quanto spesso, parlando di musica con qualcuno, ci si scontra perché i gusti musicali sono differenti?

Quanto spesso in una discussione sentiamo dire “..quella che ascolto io è buona musica.. non quella robaccia li..”.

Ma cos’è sta “buona musica”?

Per me la buona musica è quella suonata, ma suonata veramente, con degli strumenti veri.. non rintanati dietro ad un computer, senza nemmeno sapere come si imbraccia una chitarra e senza conoscere nemmeno il nome delle note..

La buona musica è quella cantata, ma cantata veramente, con la voce naturale.. senza bisogno dell’autotune o di altro per farti sembrare intonato/a, perché sono belle anche le imperfezioni..

La buona musica è quella che ti fa emozionare, che ti fa scattare quel qualcosa dentro, che ti trasporta da un’altra parte mentre la ascolti..

La buona musica è quella che ha qualcosa da dire..

La buona musica la possiamo trovare all’interno di qualsiasi genere musicale (reggaetton e trap italiana a parte… scusate non riesco a trovarci un senso).

Rock, pop, metal, country, blues, jazz, elettronica.. e chi più ne ha più ne metta..

Anche nei nostri giorni c’è buona musica, solo che bisogna andarla a cercare, perché in radio (salvo alcune stazioni) non passa.. o almeno.. fa molta fatica.

Le commercialate le ascolto anche io ogni tanto capiamoci.. ma da “musicista” e appassionato di musica, so riconoscere che non posso chiamarla “buona musica” al pari di altra..

Non so nemmeno io se quello che ho scritto sopra abbia un senso.. bah.. anche perché.. in effetti.. cos’è sta buona musica?

Riflessioni di una domenica pomeriggio in zona arancione

 di più
editoriale di ZiorPlus

Con Flavio C. ci siamo avuti in sorte l' ultimo anno di elementari.

Flavio aveva 2 anni più di me in quanto io ero di quelli che un tempo o forse anche adesso chiamavano primini mentre lui la 5a elementare la stava ripetendo.

Non sò come fu che ci trovammo in banco assieme e neanche credo importi quello che ha avuto importanza piuttosto è il peso che questo incontro ha avuto.

Flavio C. era un friulano atipico per i tempi e forse anche per adesso, scuro di carnagione capelli crespi ribelli e due occhi scuri come fondi di bottiglia di birra.

Per questo suo colorito color caffelatte ricordo che la mia prima impressione per tutta una serie di pensieri strani fù che a casa sua probabilmente dovevano tenere il riscaldamento acceso anche d'estate altrimenti diventava inspiegabile come stranezza.

Dopo qualche schermaglia iniziale diciamo di assestamento, due anni di differenza a quell'età bene o male hanno il loro peso, una mattina mi sorprese presentandosi con in tasca un paio di mutandine da donna sporche di chissa quali umori femminili rubate nella camera di suo fratello maggiore, camera nella quale il fratellone era solito chiudersi a chiave con la sua ragazza.

Fù solo l'inizio di un anno tribolato ed allo stesso tempo unico che mi riserverà altre diverse cosucce del genere come quando per es. durante l' ora di religione si fece una sega accanto a me invitandomi ad associarmi a quello che per lui probabilmente doveva essere interpretato come un innoquo passatempo, cioe' tutto pur di non studiare e buttarla in vacca.

Avrei voluto morire non tanto per la sega ma per il terrore che venisse beccato e di essere in qualche modo tirato dentro come se in qualche maniera fosse anche colpa mia.

Bisogna anche dire che a quei tempi non era come adesso che se fai qualche cazzata alla più porca "Metteremo i tuoi genitori al corrente della cosa", genitori che, non tutti ma diversi, quasi sempre hanno talmente tanti cazzi a cui pensare che se ne fregano beatamente delegando tutto alla scuola ed agli insegnanti.

Quel tipo di scuola era come il Far West, l' insegnante di turno era lo sceriffo indiscusso ed in casi estremi anche giudice giuria e carnefice con tanto di esecuzione seduta stante.

Il nostro maestro dell' epoca era un ex partigiano con un paio di baffoni ma soprattutto di metodi alla Stalin.

I sassolini sotto le ginocchia erano per le ragazzine, a noi maschetti era riservato il trattamento ti prendo a schiaffoni fin che non ti entra un po' di sentimento in zucca.

Entravamo in classe senza sapere se ed in che condizioni ne saremmo usciti, molto probabile che in alcuni di noi questo modo di intendere l' insegnamento qualche segno lo abbia lasciato almeno per un certo periodo a seguire.

Per la sua visione di stato delle cose e di ordine sociale le punizioni corporali erano un dovere morale facente parte di una piu' ampia visione della società alla quale lo stesso probabilmente avrebbe voluto aspirare ed in questo non si risparmiava assolutamente anzi tutt'altro era ben prodigo di mettere in atto questa sua particolare visione del mondo e di come le persone avrebbero dovuto impare a starci in questo mondo, soprattutto noi ragazzini.

Morì, Stalin il maestro, verso il finire dell' anno scolastico, un infarto credo e sarà anche brutto dirlo così ma per me e soprattutto per Flavio che a quel punto sembrava più un punching ball che un normale ragazzino fù l' inizio di tutta una serie di scoperte, sulle quali ritengo inutile dilungarmi, del mondo e delle sue stranezze senza ormai alcun freno.

Ma guarda te cosa vado a rimembrare.

Flavio C. cazzone che non sei altro, che fine hai fatto, finito in banca pure tu? (Cit.)

P.S. Ovviamente Flavio C. non e' Flavio C. e nemmeno B.

 di più
editoriale di 19Walter67

Manca poco: finalmente il 20 gennaio una volta per tutte Mr Trump andrà via dalle scatole e sicuramente finirà sotto processo. E il mondo sarà un posto un pò più tranquillo ( spero ) senza questo cane rabbioso che non vuole mollare l'osso. Vai a cuccia !

 di più
editoriale di Vegeth65

Buongiorno professore, parlare del mio stato d'animo in questo periodo risulta fintroppo facile.

Presumo, che sia lo stato d'animo anche di tanti miei compagni di classe, visto che siamo chiusi in casa e non possiamo fare grandi cose.

Ho tanta paura di questa situazione che ci circonda e parlando anche in casa con mio babbo, sostiene che la situazione economica che ci troveremo ad affrontare anche se il coronavirus dovesse finire, sarà molto dura e che anche tutte le relazioni sociali che avevamo in precedenza non saranno più le stesse per un bel po' di tempo.

Fortunatamente ho una famiglia numerosa e sia il babbo e la mamma sia i nonni che lo zio cercano a suo modo di farmi vivere senza patemi d'animo questo momento e tutte le volte hanno una parola giusta di conforto quando vedono che io sono sconsolato.

Spero solo di essere anch'io d'aiuto a loro quando parliamo del più e del meno e cerchiamo di ammazzare veramente la giornata come possiamo.

La giornata professore si svolge così:

mi sveglio circa agli stessi orari di come quando venivo al liceo e cerco di affrontare la giornata come un comunissimo giorno di scuola, quindi vado in bacheca, guardo i compiti che mi sono stati assegnati e chiedo ai miei maestri di sostegno come svolgere le lezioni al meglio visto che loro mi hanno sempre aiutato ed ora mi trovo costretto a farle da solo.

Mi tengo in contatto con tutti i miei amici tramite social visto e considerato che non possiamo vederci con nessuno e nei momenti liberi dopo che ho fatto tutte queste cose vado a fare delle passeggiate con uno dei due cani o con tutte e due i cani di casa, molte volte con mio padre dove parliamo del più e del meno e cerchiamo di farci coraggio a vicenda.

Chi l'avrebbe mai pensato che dopo aver iniziato il quarto anno di liceo nella maniera di sempre dopo pochi mesi si dovesse affrontare un problema così grande.

Come ripeto professore, mi fa veramente paura e mi mette anche un po' di ansia.

Spero che tutto finisca presto, non ci sono tante parole che riesco a trovare perché lo stato d' animo non è dei migliori e spero solo un giorno di poter riabbracciare Lei e tutta la mia classe, e poter condividere tanti moment i belli andando a riprendere anche tutti quelli dei momenti che non ci hanno dato la possibilità di vederci.

Vorrei salutarla, riprendendo uno di questi Motti che abbiamo messo in pratica in questi giorni,

"insieme ce la faremo", tutti insieme ce la faremo, Buona giornata Prof.

Un abbraccio virtuale da casa mia.

 di più
editoriale di kloo

Scrollando e senza lavarmi le mani ho letto fin troppo dal sito e, annegato nella noia, mi annoio anche di fronte ad un eventuale stupore.
Baccanale sospinto dalla frenesia dei tempi, autosoddisfazione e vibromassaggiatori per le emorroidi, killer dell'intelletto, killer non tanto diversi da chi faceva le merende.

Covo di agnellucci liberal-social-demo-autarchici che s'infrattano in dischi più o meno densi.
Anarchia del sottoproletariato diventata borghesia del semper eadem.

Scrollando e senza lavarmi le mani.

 di più
editoriale di TataOgg

E' una cosa che sognavo da tempo, parlare del Debasio, essendo lui il mio supereroe preferito del web. Fin da quando ero soltanto una De-Bambina col moccio al naso e le treccine in disordine mentre facevo casino fuori da casa sua.

Il divertimento consisteva nel lanciargli un pallone, nascondermi e stare ad aspettare che rilanciasse... qualche volta me lo rimandava bucato perché ovviamente gli distruggevo i fiori del giardinetto. Ma era divertente osservare che se lo faceva, dopo avere rosicchiato un po' la gomma, emetteva alcuni buffi e divertenti versacci (a conferma che non era ancora proprio morto-morto, come si vociferava) e mi sono convinta sarebbe valsa la pena farci amicizia.

E così, un bel giorno, diventai una Debaseriota doc.

Benché la placida mucca e la rilassante colorazione pastello abbiano lo scopo di tranquillizzare gli estranei frequentatori, il Debasio è in verità un malefico mostro. Possiede numerose teste, parlano tutte insieme e spesso litigano, altre volte fanno cose che non voglio scrivere.

Al tempo della De-Infantilità, quindi, il Debasio lo osservavo a debita distanza e in verità non ci capivo granché di come funzionasse realmente. Le recensioni di norma interessanti certe volte riportavano delle colossali minchiate, altre mi incantavano con oniriche riflessioni o illuminanti conoscenze (anche in virtù di fiumi di interventi più o meno surreali) lasciandomi perplessa. Comunque quelle che consultavo erano per lo più vecchie come il cucco, scrivevo dei commenti che nessuno si filava e più spesso c'era chi sembrava appostato lì con l'unico scopo di insultarmi... In pratica mi faceva ridere oltre a propormi nuova musica, tanto bastava per continuare a frequentarlo. Col tempo scoprii che faceva anche delle fusa straordinarie e, come tutti i gattari sanno, un prrprrprr ben fatto è una di quelle cose al quale è difficile resistere. Mi ha conquistata.

Perciò, a un certo punto, ho scritto anche io la mia prima derecenzia e credo di essere entrata nella famiglia. Delle teste. Dico.

Ma cosa fosse per davvero Debaser qualcuno, prima o poi, me l'avrebbe dovuto dire, Ajò!

La risposta è arrivata.

ILLIBRO dipana la matassina dei più misterici dilemmi che mi hanno accompagnato durante la permanenza qua. Cosa si fa veramente nel Debasio? Chi sono i padri fondatori? Gli editors sono realmente esistiti? Chi sono i più interessanti recensori storici? Quando una recensione può dirsi “riuscita”? Che differenza intercorre tra il Debaseriota e il Debaseriano? Riuscirò mai a sposarmi con Korn? Cose così.

Un compendio per nuov_ deutent_ e un album dei ricordi per vecchi de-bacucchi. Un lettura molto debasica a disposizione dell'universo, finalmente anche fuori dal web.

Ma Debaser nasce, cresce, pasce e si riproduce nell'impalpabilità del mezzo internet. Quindi, che diavolo è successo 'sta volta?

Potremmo intendere questo sperimentale ILLIBRO quale nostalgico ma gioioso ritorno a quello strumento di celluloide quasi perduto, quasi un vezzo in previsione del futuro post-apocalittico senza enel e senza internet che ci attende, quando finalmente gli alieni si decideranno ad invadere la Terra e una nuova generazione di esseri a sei zampe studierà i nostri oggetti di uso quotidiano come preziosi reperti archeologici decantando la grandezza della nostra civiltà... oppure è semplicemente nell'ordine naturale delle cose, a un certo punto della vita, dare una forma palpabile a ciò che amiamo e che abbiamo pazientemente coltivato nel nostro orticello.

… E se ILLIBRO fosse un ortaggio, quale sarebbe? Mi è sembrato un quesito tanto scalcinato quanto intrigante, quindi givstoh. Che fosse anche la strada da percorrere affinché mi si mandasse perdavveramente accagare ottenendo l'agognato de-ban e poi vantarmene con gli amici?! L'ipotesi mi ha solleticato, lo ammetto.

Speranzosa, ostentando falsa timidezza, ho quindi domandato agli “agricoltori” che hanno creduto nel progetto ILLIBRO, proprio quelli che hanno pezzato le proprie ascelle “zappando”, mentre noi stravaccavamo ignari sul de-divano del catzeggio.

Le cose sono andate più o meno così:

C'è il possibilista, quello che tergiversa rigirandomi psychedelicamente la domanda: « Direi che di ortaggi possiamo anche inventarne uno, tipo che succede se un ravanello si innamora di una melanzana? ». Si, che succede?

C'è lo sfuggente parafrasista:

Io: « Credi [suggerisco] che ILLIBRO sia una cipolla per il suo animo sensibile e stratificato naturalmente commovente? »

ESSO: « Chiaramente sono d'accordo con te: [è](...) la stratificata e complessa cipolla! ». Lo dicevo io, eh.

C'è a chi non l'ho chiesto. Avrebbe mangiato la foglia. [((♥?))]. Oppure gliel'ho chiesto ma non mi ha risposto, non sono sicura.

C'è chi inizialmente fa finta di nulla, aprendomi la mente a miglioni di migliardi di differenti possibilità, compresa quella della risposta subliminale indiretta... Che uomo affascinante! Pensavo ♥... ma intendeva il Foeniculum vulgare. Ah! Interessante. Certo... è una pianta dolce di sapore e allegra e profumata d'aspetto (??????).

C'è soprattutto chi divinamente de-capisce tutto-tuttissimo (ma di un'altra domanda) e dà la superba risposta che manderebbe in brodo di giuggiole qualunque DeUtentessa dal palato fino:

« Per me DeBaser è senz'altro un cavolfiore.
1° per l'espressione che ne deriva (e che cavolo)
2° per la sua doppia natura di rude cavolo e di + raffinato fiore
3° per la natura frattale della sua costruzione
4° perchè sembra un cervello ma non lo è
5° è sano nutriente economico ma a volte difficile da digerire.
»

Voglio dire, lui [!♥!]. Punto.

[#gnegnegne agli altri]

Quindi sembra palese che nell'imminente Vol.3 verrà introdotta la fantastica sezione De-Ricette d'Itaglia (che qua nel Vol.2, unica pecca, manca) nella quale ci verrà rivelato come gustare Debaser, melanzelli o ravanzane e produrre in casa un'ottima forma di illegale, brulicante e scoppiettante casumarzu... ma... a questo punto siamo a un nodo cruciale e non potevo che interpellare un aquto amante&sostenitore della prelibata pietanza:

Io : « XXXXXy, secondo te il Debasio è come una forma di casumarzu? »

Esso.: « UH!
Non è "come", è PROPRIO una forma di CasuMarzu!
Grazie per avermelo svelato dopo solo 15 anni di frequentazione!
Le sarò riconoscente à vita.
»

Mò me lo segno. Voi testimoni.

ILLIBRO avrà avuto un qualche effetto su chi è stato pubblicato ma io non ne so niente, non avendoglielo domandato. Avrei potuto, sia chiaro, ma volevo lasciare spazio alla (mia) fantasia e immaginarlo più un sentimento pieno di ardente passione come “ la poesia cose??la poesia e il sesso , l'odio, fusi insieme. ” (cit.)

Insomma, la mia impressione è che ILLIBRO sia una leggendaria carezza papale per tutti i debaserini a casa. E' per questo che ho intercesso per un'esclusiva de-benedizione Nasalizia per tutti, una urbi et orbi che potrete portare nei vostri palpitanti cuoricini per sempre:

« Che si penta tutta la peccaminosa e recidiva deutenza. La prossima piaga microbiologica lanciata dall'Onnipotente colpirà in maniera irreversibile i mediocri scrittori e farà cadere il pene a tutti gli altri. Buona estinzione a tutti.» Padre Amorth

Cin-Cin, attrus annus mellus.

 di più
editoriale di Taddi

Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono.

Mi sarebbe piaciuto avere 20 anni nel 1979.

Si, mi sarebbe proprio piaciuto passare davanti a Nannucci in via Oberdan (Le bombe all'Orsini il pugnale, alla mano a morte l'austriaco sovrano), vedere tra le novità una oscura copertina di un LP (oggi dove li trovo?) raffigurante un palco con quattro musicisti, enormi casse acustiche sullo sfondo, ed un microfono alto tre metri in primo piano. Sarei entrata, avrei chiesto di ascoltare il primo brano e…

My my hey hey, rock’n roll is here to stay […] Hey hey my my, rock’n roll can never die passando da “it's better to burn out than to fade away” (è meglio bruciare che spegnersi lentamente), frase diventata tristemente famosa 15 anni più tardi perché rinvenuta sulla lettera d'addio scritta da Kurt Cobain prima di suicidarsi.

Oppure ascoltare le parole “Jesus died for somebody's sins but not mine” (Gesù è morto per i peccati di qualcuno ma non per i miei) nel momento dell’uscita, non vent’anni dopo!

Chi oggi è in grado di cominciare con una frase del genere, a cappella, nel disco d’esordio, “coverizzando” Van the man? Chi cavolo è in grado di farlo? Chi inventa oggi qualcosa di nuovo che valga la pena ascoltare? Chi regalandomi un ciddi e descrivendolo mi dice che non assomiglia a… Nessuno? Insomma ci sono oggi bravi giovani che possono scrivere un altro Kind of blue, What’s going on, Nevermind o Born to run?

Oggi ho la risposta, si ci sono.

Accidenti se ci sono! Il bello è che non ho la minima idea se l’abbiano già scritto.

E io dov’ero?

Sei sempre in ritardo... in ritardo, non hai più 20 anni, guarda che nessuno ti aspetta più.

La traccia di un discorso, frasi sparse, poco senso, riascolto… Blood

Soma.

Forse la Terra è l’inferno di un altro pianeta.

Non si può separare la pace dalla libertà perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà

Il liquore macchia la tua tavola le donne cambiano il tuo letto

Ti alzi la domenica mattina proprio come i morti viventi

Il tuo inferno è fornicazione Il tuo paradiso è lo stesso

Ma il padrone è compiaciuto Quindi tutto il mio sangue è invano

Per tutto il tuo amore per il soma Tutto il mio sangue è vano

Tu dì che la tua storia è finita Tutto il mio sangue è vano …

Quattrocento anni di torture Quattrocento anni schiavo

Morto solo per vederti sprecare proprio quello che abbiamo cercato di salvare

Ora la morte è alla tua porta e stai ancora giocando

Quindi annegare nel divertimento perché tutto il nostro sangue è vano.

Domani mi compro tutti i loro dischi.

Poi “sposo” l’amico che me li ha fatti scoprire.

Suonano come se i *** (che non sono proprio il mio genere) volessero imitare Marvin Gaye (che adoro), dentro la loro anima trovate tutti i dischi citati sopra con l’aggiunta di dub, soul, industrial, post-rock ed anche gospel.

Mai sentito nulla del genere.

God bless you, rev. Franklin James da Algeri!

Nonna Tina, ancora pochi giorni e quest’anno ci divertiremo.

(continua…)

 di più
editoriale di CosmicJocker

L'ironia è il male dei nostri giorni.

L'ironia, checché se ne dica, è un male borghese.

Panza piena e un tetto sopra la testa.

L'unica speranza è nei depressi e nei violenti.

Depressi e violenti, gli unici con i canini ben acuminati.

Alla trattoria Achilli è tutto molto chiaro.

Si può anche ripiegare sul sarcasmo.

Ma solo per sfociare altrove.

L'ironia è l'ultima maschera.

Toglietela.

 di più
editoriale di iside

Solitamente non rispondo a post assurdi che appaiono su Facebock. Stanotte non sono riuscito a frenare le dita e sotto ad un post chilometrico che comincia così:

"Mi sono sempre chiesta il perché degli ingressi triangolari dei nuraghi
Capisco quello dei pozzi Sacri, ma per i Nuraghi sentivo qualcosa di molto più potente
..."

Ho replicato:"Cercare soluzioni complicate a problemi semplici."

L' autore controbatte:

"Non sono soluzioni.Sono interpretazioni è ben diverso".

Allora, tanto ho già capito che è una testa di legno (con affetto è beninteso fosse mai @[TataOgg] sotto mentite spoglie ;-) cerco di spiegare:

"non c'è nulla da interpretare. devi avere una porta e devi reggere centinaia di tonnellate come si può fare? soluzione: scarichi ai lati o inventi l'arco. il resto son congetture."

Ennò il tip_ è esoterico e spara:

"Se fosse soltanto così, buonanotte...addio alla storia della civiltà. E a tutto ciò che ci hanno voluto trasmettere. Sminuita proprio
Scusi ma non concordo assolutamente con questo suo commento da geometra. C'è ben altro, oltre la pietra
La stessa pietra è Sacra".

A questo punto il mio io razionale mi suggerisce di lasciar perdere, non si cava sangue dalle rape, ma dato che ho ancora 5 minuti di tempo e ogni tanto mi piace giocare e non voglio ferirl_ (troppo) mi limito ad un:

" A furia di cercare risposte "alte" si trascurano le cose semplici. fortunatamente nella storia c'è chi ha cercato soluzioni semplici a problemi semplici. "

Se replica vi terrò aggiornati :-)

PS nella foto Santu Antine

 di più
editoriale di zaireeka

C’è poco da fare, il passato è un minestrone di giorni speciali e no che devi continuare a mangiare, anche quando ti senti già sufficientemente pieno, e che ogni tanto ti torna su.

Certi sapori tornando in gola sono gradevoli, esaltanti, altri meno, alcuni ti danno acidità.

Oggi ci sono stati i funerali di Paolo Rossi.

Quei giorni, i giorni dei mondiali dell’82, li ho in gola da un paio di giorni.

“Era come se sul pallone ci fosse attaccato un foglietto con su scritto: <<Solo da mettere in porta>>.

Parlava, intervistato in quel lontano dopo partita, del cross telefonato che Bruno Conti, oggi in lacrime durante i suoi funerali, gli aveva servito per realizzare il secondo gol alla Polonia.

“Io se sono campione del mondo lo devo a lui, è stato quasi del tutto merito suo, non si può non dirlo” ha detto oggi un altro dei compagni di squadra, Collovati, e non sembravano parole di circostanza.

Ed allora?

Anche a me manchi già tanto, come tutti i tuoi compagni di squadra, di quella squadra, anche io ti sono riconoscente, caro Pablito.

Ed allora mi è venuta voglia di ritrovare quei giorni in giro per il web e mi trovo questo servizio di Beppe Viola, girato nei mesi precedenti al Mundial spagnolo.

Beppe Viola, morto a quarantatré anni pochi mesi dopo il Mundial, mi ricordo perfettamente la notizia data in TV.

Un servizio nel suo stile, ironico, dissacrante, scorretto politicamente.

“Quindi ti costituisci” dice Viola ad un Pablito che glissa con grazia la sottile (e tanto voluta quanto ironica) allusione alle sue disavventure giudiziarie.

E l’intervista a Ciccio Graziani (“sfilati gli occhiali che sei più bello”), e la domanda, tanto provocatoria quanto coraggiosa, “Ci sono omosessuali in nazionale?”.

E Graziani che risponde: “No, tutt’altro!”.

E mi viene allora in mente spillo Altobelli che ebbe a dire alla fine di Italia-Germania, all’intervistatore che gli chiedeva di raccontargli il suo ingresso in campo ed il suo gol: “Io ero in panchina, poi per fortuna si è fatto male Graziani”.

Proprio così, “per fortuna”, purezza e spontaneità dei giocatori d’altri tempi.

E poi alla fine mi è venuto in mente un altro giornalista, Oliviero Beha.

Se ne venne fuori a fine Mundial, nel pieno dell’esaltazione nazionale per la vittoria, con la storia della carnetina, il merito del mondiale vinto era della carnetina, secondo lui.

Non ho mai odiato tanto qualcuno come Oliviero Beha in quei giorni..

A pensarci non ne sento parlare da un po’, è da un po’ che non lo vedo in televisione.

Vado su wikipedia.

Morto nel 2017, non lo sapevo.

E così magicamente quel sapore che ricordavo acido mi è sembrato anch’esso accettabile, dal sapore dolce del perdono.

Riposa in pace anche tu, caro Oliviero.

 di più
editoriale di Kiodo

Quello del razzismo é un argomento che nessuno di noi comuni mortali ha mai realmente affrontato fino in fondo perché non ne abbiamo voglia, ed é probabilmente per questa motivazione che nessuno dei sopra citati vedrà mai ascrivere il proprio nome in un libro di storia, indipendentemente dal fatto che si possa parlare di merito o demerito.

In pratica, chi lo é reclama il suo diritto ad esserlo ma se ne vergogna, non si spiega altrimenti il vederli saltare come molle quando li si taccia di razzismo, costretti ad appellarsi a termini dei quali non comprendono appieno il significato tipo "politicamente corretto".

Chi non lo é ,invece, si dimostra giustamente sensibile al tema, al punto da diventare in certi casi suscettibile all'inverosimile.

Il punto però é soltanto uno: se domani, accendendo la TV per il Tg del mattino, oppure l'autoradio lungo il tragitto per andare al lavoro, oppure ancora aprendo il giornale durante la tappa per il caffè al bar venissimo a conoscenza del fatto che la Federazione Internazionale per i diritti umani dichiara ufficialmente i termini "nero", "negro" e "di colore" come epiteti razzisti e quindi penalmente perseguibili, ci troveremmo divisi fra chi lo troverebbe giusto e chi si sentirebbe "imbavagliato" perché "non si può più dire niente".

É necessario andare in fondo alla questione una volta per tutte ed é necessario farlo nell'unico modo possibile: chiamando in causa i maggiori esponenti a vari livelli delle cosiddette minoranze.
É ridicolo? Assolutamente si.
É necessario? Senza ombra di dubbio.
Siamo ridotti così, il nostro intelletto (???) non basta più, la nostra sensibilità nemmeno ma siamo ormai nel 2021 e non é più possibile sentir sindacare cosa é razzista e cosa non lo é da eleganti uomini bianchi nei salotti TV.
Bisogna che qualcuno ci dica se quei 22 uomini che ieri sera hanno lasciato il terreno di gioco durante una manifestazione UEFA che fra i vari slogan recita il sempre maiuscolo "NO TO RACISM" hanno avuto ragione di farlo oppure no.
Quello che é successo ieri sera a Parigi é troppo importante perché nessuno gli dia un senso, un significato univoco.

 di più