editoriale di zaireeka

È ’ un po’ che non ci sentiamo (a parte qualche boiata sparsa qua e là sul sito..) ed avevo voglia di scrivere.

Avevo pensato ad una recensione, una recensione sull’ultimo dei Coldplay…

Un mio “collega” qui su debaser lo ha letteralmente distrutto ed ha ottenuto l’effetto opposto.

Lo ho cercato, lo ho ascoltato, e, alla fine, dopo un po’ di ascolti, mi è piaciuto un bel po’, anzi molto.

Specialmente una canzone.

Uno dei miei generi preferiti di canzoni sono quelle che io definisco “tristallegre”, canzoni apparentemente giocose e spensierate ma dal retrogusto malinconico. Questa dei Coldplay è un bell’esempio del genere.

Un ottimo pezzo in cui la band britannica è riuscita ad omaggiare Scott Hutchison, aka Owl John, leader della band scozzese Frightened Rabbit, morto suicida nel 2018, trasformando un suo pezzo (“Los Angeles, be kind”) in qualcosa di molto simile a “Bitter Sweet Symphony” dei The Verve.

Ascoltare per credere.

Qualche giorno fa la figlia di un’amica di famiglia, coetanea di mia figlia, diciannove anni, sua compagna di scuola per un anno della materna, è venuta a mancare (che brutta perifrasi, ma si usa così).

Un linfoma polmonare, fulminante (nella mia città si usa così).

Un mese fa, direttamente dall’ospedale presso cui era in cura, aveva scritto su fb un post raggelante e pieno di speranza al tempo stesso.

Lo riporto di seguito (sono sicuro che da dove si trova ora mi darà il suo permesso):

A volte la vita ti mette davanti a situazioni che difficilmente sai come affrontare e per quanto provi sembra sempre che ci sia qualcosa di sbagliato. A volte, però, la vita ti offre quelle che noi chiameremmo sfide, ma che sono in realtà opportunità di dimostrare a noi stessi e a chi non ha voluto credere in noi che nel nostro cuore abbiamo la forza di andare avanti e di continuare a sperare. Sperare che tutto vada meglio, certo, ma anche credere ancora che in un mondo fatto di oscurità e buio ci sia tanta luce, che risplende nella vita delle persone che ci circondano. Che risplende in ogni chiacchierata che si fanno i due signori nella stanza di fianco alla mia, in ogni risata che si sente in giro per il reparto, che risplende attraverso le battute degli infermieri, attraverso il sorriso di un dottore. La luce che risplende in tutti noi e che dovremmo combattere di più per farla vedere, una luce che può portare tanto calore in modo inaspettato. E che si trova anche nelle cose peggiori, anche nel rumore delle macchine, nel suono di una tosse, nel respiro affannoso. Perchè finché c'è speranza c'è luce e finché c'è luce, c'è vita”.

Quando lo ho sentito letto in chiesa, durante il funerale, non sono riuscito a trattenere un nodo che mi esplodeva in gola, mia moglie ed i vicini se ne saranno accorti.

La vita va così.

Nasciamo tutti come Campioni del mondo, ma poi ce ne andiamo via, complici o costretti, senza mai riuscire a ritirare la coppa.

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editoriale di macaco

Qualche mese fa decisi di spendere qualche ora al giorno, per un paio di settimane, del prezioso tempo per informarmi sul immagnifico e leggendario mondo della terra piatta.

Perché tutto ció, direte voi? Volevo essere convertito, essendo un credulone e simpatizzante per varie teorie complottiste, qualche probabilitá di sucesso ci sarebbe pótuta anche stare.

Devo dire che le argomentazioni che i terraplanattisti portano sono spesso in relazioni alle mappe aeree e le curvature delle traiettorie di volo, argomento a me sconosciuto e degno di infiniti dibattiti, spesso anche interessanti.

Il resto purtroppo é aria fritta; come affermare che i satelliti non esistono, o lo stesso schema di “illuminazione del piatto” o altre amenitá di questo tipo sulle quali non mi soffermo volutamente.

Ci sono poi i riferimenti simbolici, come il simbolo dell´onu e molti altri che rappresentano la terra. Come se fosse cosa anormale riprodurre un oggetto tridimensionale in due dimensioni...bah, una teoria cosí banale e assurda a cui solo un analfabeta potrebbe credere. Questo fatto in particolare mi ha fatto riflettere sul cosa potesse portare queste persone verso questo nuovo credo. Non trovando evidentemente risposta (magari un sondaggio condotto dal nostro caro frequentatore di convegni tia, porterebbe nuova luce a questa martoriante questione), ho posto la condizioni che siano in un atto di pura fede.

Solo la forza collettiva di una religione puó indurre al credo di cose inveritiere, e la religione non la crea Dio, ma una struttura di uomini dotate dei mezzi necessari.

Chi sono allora questi uomini? Non lo so, ma alcuni indizi indicano la Flat Earth Society che, a opinione persino di alcuni terrapianari ha delle uscite poco credibili per non dire stravaganti.

Il terrapianalismo é un fenomeno curioso, e a quanto pare i media gli danno piú di che il dovuto spazio, considerato anche che appaiono ogni tanto anche sul nostro sito, che a titolo di #cazzomene fanno anche la loro figura.

Considerato che: é una teoria insostenibile anche pseudoscientificamente, sembra abrangere i piú sprovveduti e ignari complottisti dell´ultima ora, abbia una visibilitá mediatica ingiustificabile, deduco che segue gli schemi propri del depistaggio mediatico.

Lo schema si configura secondo una prassi che riguarda diversi fatti storici e d´attualitá. Le tecniche di comunicazione usano strumenti ben consolidati da decenni di esperienza al servizio del potere e ancora oggi dominano quasi incontrastate nel collettivo della civiltá occidentale. Negli ultimi anni peró hanno anche dimostrato il loro limite, il giornalismo investigativo sembra scomparso e questo importante compito é stato assunto da persone indipendenti, facilitate dalla quantitá e qualitá di informazioni che abbiamo a disposizione oggi, grazie all´internet.

Questa ricerca della menzogna, del non detto, delle possibili cause in un macrocontesto e dei possibili effetti di un determinato avvenimento, non fanno piú parte da molto tempo del mondo giornalistico mainstream, ma della ricerca definita complottista e di un agonizzante giornalismo serio. Il buon complottista non dovrebbe presentarsi con teorie che lo screditino, non dovrebbe spingersi troppo oltre se non nel suo intimo, ma limitarsi a trovare incongruenze e presentare documenti validi per dimostrare che le cose non si sono svolte come ci viene raccontato. Quando questo avviene, peró, mai che arrivi una risposta ufficiale. Perché? Perché i complottisti sono considerati da molti dei mentecatti, perché cosí sono stati rappresentati e non meritano attenzione, almeno cosí danno a intendere, ma in realtá lo sanno che i complottisti rappresentano una minaccia alla societá dello spettacolo, e cosí reagiscono vigliaccamente creando i debunkers, ossia gli smonatori delle teorie complottistiche. Gente poco preparata, maiali da bufala, profeti del pregiudizio, neoinquisitori, falsi complottisti infiltrati che vomitano assurditá. Ridicolizzare, tacciare dell´ignorante, evitare ogni confronto diretto, dare conforto alle menti pigre che si spaventano con prospettive diverse da quelle che vorrebbero.

Ma il lavoro degli smontatori non si ferma qua, esiste anche un´altra tecnica, quella del falso, é semplice e elegante; si crea un documento falso che sostenga le tesi dei complottisti, in un secondo momento se ne verifica la falsitá e si diffonde tale risultato in modo da screditare l´intero insieme di fatti documentati o delle teorie da esso risultanti.

Ecco, ho il sospetto che i terrapiadinisti siano il risultato di un processo simile, sono stati creati ad hoc, inclusi nel calderone del complottismo per screditarne il pensiero di fronte all´opinione pubblica. Loro si credono sul giusto, perché persone importanti li nominano a titolo di scherno, trovando in tale attitudine una conferma a sostegno delle loro teorie, quando invece la finalitá é di colpire indirettamente chi lavora e ricerca seriamente le veritá nascoste nella storia dell´uomo.

E cosí passo da un sentimento quasi di tenerezza per questi individui, a uno di rabbia e rivolta, per immaginare come sono usati, senza rendersene conto, dalla perversitá del sistema

P.S. Riconosco peraltro che non ho compiuto uno studio cosí approfondito da poter sostenere pienamente quanto affermato, ho usato anche la deduzione e il buon senso, doti che spesso releghiamo in secondo piano all´approcio puramente razionale, d´altronde non riesco a trovare alcuna spiegazione alternativa al delirio terravinilista.

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editoriale di  Jimmie Dimmick

Lamentele. Domande molte, mai risposte.

Siamo noi, quelli del disagio. Ma non voglio categorizzare, pare una canzone, non c’è mercato per me, non serve.

Ma insomma, qui su debaser ve ne sono molti, siamo quelli che boh, ma, non saprei; non ci ritroviamo più. Giovani o vecchi poco importa, sodali nel fastidio di kaossoniana memoria.

Smarrimento continuo totale, sono tempi difficili.

Quand’ecco che negli ultimi anni m’appare sempre più evidente una realtà: siamo complici.

I loro non passano mai di moda, ma è tempo che si riconosca il soggetto nella prima persona plurale; noi. “Siamo noi, siamo in tanti”, no Lucio, siamo tutti. I tempi cambiano.

Lamentarsi ok, ma di concreto? Si, ma di preciso?
Quanta paura nel dire che si, viviamo in tempi di merda, che la musica fa schifo tutta, che di cultura non v’è traccia, che gli intellettuali non esistono, che il cinema è morto, che le serie televisive (ormai ossimoro!) sono merda a priori, che la politica è merda, che il pensiero occidentale (d’altri non so) tutto è ormai inequivocabilmente merda, che d'accordo, non avremo la fame, ma la nostra vita fa schifo uguale, non c'è più nulla di vero e porca troia mi sento Tyler Durden e mi faccio tenerezza da solo. Ragazzo.

Mi si gela il sangue, i peli si rizzerebbero se fossimo appunto in un episodio di una serie, o in una pubblicità, poco cambia (immaginatevelo, zoom sul braccio, peli rizzati, ah ok ora è chiaro).

Non si possono fare certe affermazioni. Eppure, eppure. Lo penso, tanti lo pensano, lo so. Perché non dirlo? Perché da sempre i tempi passati sono i bei vecchi tempi? No, non mi basta.

Una frase: andrà molto peggio, prima di andare meglio, (io l’ho letta su https://phastidio.net/ poi non so). Per me sta lì il punto. Punto. Keep attention perché pare che gente come Steve Bannon e co. la pensi così e dica bon, tanto vale accelerare il declino, riduciamo i tempi d’attesa per questo benedetto meglio. Ocio

Ma non è questo il punto.

Smettiamola di essere complici. Dobbiamo fare una scelta: smettere di essere partecipi.
Si invitano gli esperti a proporre soluzioni, concrete please.

Io di mio, mi astengo.

Mi astengo dai social, mi astengo dal commentare, pubblicare, condividere ecc. ecc. ecc. ecc. ec

Mi astengo dal pubblico, invoco il mio diritto al privato, no alla privacy, al privato (eccezione fu, ed è, il debaser. Tant’è, sono umano).

Ed ecco il sospetto, l’inevitabile scheletro nell’armadio, la pubblica paura, la voglia di gogna, altrettanto pubblica.

Ma la festa è bellissima, il cibo abbonda, le ragazze sono belle e facili, i ragazzi pronti a riservarti un posto, nel nuovo mondo che verrà. Perché non parteciparvi? Cos’hai da nascondere tu?
Non so. Appunto disagio, fastidio. Non so. Una sensazione, come se la festa fosse una di quelle feste un po’ disperate, tipo l’ultima notte, tipo La grande abbuffata. Avete presente il film?

Con Tognazzi e Mastroianni (tra gli altri). Suicidarsi insieme, tutti, mangiando fino a scoppiare.

Ecco forse è un po’ quello che stiamo facendo: constatato che non v’è soluzione, accettato che non v’è futuro, non ci resta che il suicidio, l’allegro suicidio.

Bene, vi dirò, io ho ancora voglia di vivere, quindi no, non vengo alla festa.

Anche se… mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per nulla?

La ragazza per caso vuole farsi un giro anche con me? Magari vi avanza una canna?

Tant’è, sono umano.

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editoriale di macaco

Solta a pipa menino...

Eccoli i bambini, che delicati lo rincorrono in lieti idilli primaverili, inebriati dalle fragranze della vita che tenera si rincorre nei prati...

Ninguem!

Nessuno li rincorre piú; strade strette, marciapiedi con fili tesi a connettere l´impossibile.

Trovare la breccia sub-urbana verso l´azzurro é il cammino verso un piccolo sogno di libertá.

Uma palha de coqueiro, fio de nylon e uma sacola de plastico.

Il necessario per fare un aquilone.

Sei povero, nato in un posto orrendo, circondato da persone volgari e il tuo futuro piú prossimo é un revolver.

A inocência está perdida.

Il filo é ormai pregno di cerol: polvere di vetro con colla.

Gli imbratta il nylon ormai tagliente, come ghigliottina pronta a decapitare altri perversi aquiloni.

Soddisfatto é il ghignare di occchi trionfanti che scrutano la vittima volteggiare, cadendo, verso il grigio polveroso del cemento.

E quando il destino traccia il piú macabro disegno eccolo fuori controllo.

L´aquilone plana svolazzando sull´ asfalto e scende ad accarezzare il collo d´un ignaro motociclista.

Piccolo sogno di libertá in una pozza di sangue.

“ ...Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.

S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.

S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?... ”

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editoriale di CosmicJocker

Danziamo sulla merda quotidiana. Senza turarci il naso, ma aspirando a pieni polmoni.

Trucchiamoci da conigli mannari e rosicchiamo i crani dei servi.

Maledetti! E maledetti noi che siamo loro, loro che sono in noi.

Lecchiamo il viso delle loro figlie con la bava alla bocca, pisciamo sui loro figli dopo aver mangiato asparagi cotti.

Strisciamo nei loro giardini e impicchiamo i loro cani, vomitiamo Bonarda frizzante sulle croci dei loro altari.

Stupriamo le loro case, umiliamo i loro padri, bruciamo gli album delle loro famiglie.

Quanti sofismi, troppi sofismi... Volete mettere?

Quel gran figlio di troia di dio ci ha dato gli artigli no?! Facciamo a pezzi le loro Serie A, i loro mutui, le loro serie TV.

Basta con 'sta minchiata dell'età "adulta"! Compromessi, lavoro, moglie, figli, senso civico, ecc... ecc...È questo essere adulti? Davvero c'è qualcuno così coglione che dà importanza a queste cose?

Ma rifugiamoci piuttosto in un bosco e pensiamo alla rabbia, alla velleità, alle approssimazioni dei vent'anni. E dopo averci pensato per un mese accoltelliamo a morte il nostro migliore amico.

E invece siamo quì a parlare di dischi, libri, film e cazzate del genere. Magari facciamo pure qualche manifestazione e sentiamo di essere stati utili, di aver fatto qualcosa. C'è qualcosa di più ridicolo di questo?!

Ballate con me figli di troia, io ballerò con voi.

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editoriale di perfect element

Io sono vecchio.

L'evidenza anagrafica lo certifica.

Ieri, mi sono avvicinato carponi all'ultima frizzantissima moda dei tik-tokers, ovvero, la declinazione trash su misura per bimbi-diarrea, dei famigerati 15 minuti di notorietà sdoganati da quel gran pezzo di guru di Andy Warhol.

La miccia che ha fatto scattare in me il morboso interesse verso questa succulenta ed estremamente ggiovane novità è stata la video intervista a Gabriele Vagnato ( webstar, membro di Newtopia di Fedez ); il quale ha appena pubblicato la sua prima fatica in prosa dal divertentissimo, nonché spregiudicato, titolo : ' La mia vita è una sfiga '.

Chissà perché sono tentato di credergli sulla parola....

Vogliamo definirlo un atto di fiducia estrema?

Pare, comunque, che il libro abbia anche una trama è sia pregno di una comicità tanto tagliente, quanto irriverente; quindi, a tutti gli effetti, un must-read.

Gli addetti ai lavori, tra l'altro, spergiurano che al giovin virgulto non piaccia indossare le mutande; fatto che potrebbe rappresentare la molla che ha scatenato un successo così clamoroso.

Torniamo a noi.

I tik-tokers sono i fruitori di una piattaforma internettiana ed alcuni tra loro sono entrati prepotentemente a nutrire la lista di idoli dei ggiovanissimi, insieme ad influencer e trappers.

Creano video musicali brevissimi ( 15 secondi di durata massima, che è comunque un tempo maggiore rispetto alla durata media dell'amplesso di un mio collega, noto frequentatore di postriboli svizzero/tedeschi ).

Insomma, in un momento storico in cui ricorrere all'abuso di sostanze psicotrope può tranquillamente definirsi una valida soluzione a medio termine, diventare un tik-toker può sicuramente rappresentare un ottimo canale formativo con evidenti prospettive di crescita personale e di carriera.

Rimane il fatto che sono vecchio e, di conseguenza, potrei errare.

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editoriale di Motoko

Seguo questo sito da anni, molti più anni di quanto io ricordi esattamente. Per molto tempo la mia presenza é stata silenziosa quindi discreta ma attenta. Da qualche tempo sono (più) partecipe, perché? Perché...

É difficile spiegarne la ragioni. Non ho mai avuto l'ambizione di scrivere delle recensioni, ho sempre reputato giusto per me il ruolo di lettore e spettatore ma qualcosa é cambiato. Negli ultimi anni ho intensificato i miei ascolti, le cose più strane hanno richiamato cose ancora più strane e alla fine di questo processo conoscitivo la domanda é stata: tutto ciò a cosa porterà? Che direzione sta prendendo la musica? Esistono delle microevoluzioni quasi impercettibili oppure stiamo assistendo indifferenti a un cambiamento epocale del quale non vogliamo renderci conto?

La mia generazione non é quella della maggior parte di voi (almeno così mi pare), allo stesso tempo però é nei vostri ascolti che mi rispecchio. É principalmente nella produzione degli anni 60, 70, 80 e 90 che mi ritrovo e in quella mi beo. É normale, quindi, che anche nella produzione contemporanea io ricerchi le stesse sonorità, come tutti voi. Quasi nessuno escluso.

Allo stesso tempo mi rifiuto di credere che tutto nasca e si esaurisca in quegli anni, forse é solo che a quei suoni ci siamo abituati ed é difficile uscire dalla comfort zone. Serve una presa di coscienza, senza questo passo resteremo vincolati alle vestigia del passato, in pratica voglio dire: non vi capita mai di sentirvi degli archeologi musicali anche ascoltando dischi usciti ieri? A me si, spesso.

La nostra é una scelta, in un certo senso giusta, perché dalle basi non si sfugge. Ma questa si rivela anche un'arma a doppio taglio quando diventa celebrazione e idolatria.

Forse, il nostro, é un processo involutivo.

La musica é il riflesso di una società e la nostra società é cambiata, radicalmente, dagli anni 60, 70, 80 e 90. La musica é per forza la rappresentazione di ciò che siamo e mi rifiuto di credere che siamo una copia carbone.

La verità é che non mi basta più nulla e anche la birra l'ho finita (era chiaro, no?).

Per protesta sta sera ascolto solo Chopin.

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editoriale di algol

Affinchè la sofferenza di uno diventi il sollazzo di (spero) molti.

Per dare un senso più alto al Dolore e dar libero sfogo al sottile piacere per la disgrazia altrui, che in Germania chiamerebbero Schadenfreude.

Ma anche per turpe cazzeggio ecco a voi l'ode sull'emorroide, per elisione detta EmorrOde:

Percepisco dei tizzoni

Di severe infiammazioni

Ergo occorre prenotare

Ecodoppler transrettale

Contrastanti le emozioni

Già pregusto le intrusioni

E mucose esplorazioni

Meste le deflorazioni

Le mie terga non han pace

Come se cagassi brace

Il mio ano incandescente

Sembra un punto fluorescente

Tetra luce di una notte

Di dolore che m’inghiotte

Frizza, scotta, brucia e pulsa

L’esistenza rende insulsa

In balia del mio disagio

Risoluto eppure mogio

Lo sfintere assai dolente

Mi avvicino reticente

Allo studio ventisette

Con le chiappe belle strette

Orsù guarda l’orifizio

Poni fine tu al supplizio

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editoriale di Flame

Superman vola.

Già, ma come ci riesce?

È stata mai data una spiegazione?

Per dire, Ironman vola.

Vola perché la spinta dei propulsori che ha su mani e piedi glielo consentono. Ora lasciamo stare che ciò sia impossibile per mille motivi, il fatto è che viene data una spiegazione al suo volo, fantatecnologica fin che si vuole, ma viene data: vola per quel motivo.

Lamù vola.

Ci riesce in base al principio cardine dell’universo che recita: phiga motor mundi.

Se è in grado di muovere il mondo, vuoi che non riesca a muovere qua e là, su e giù, una ragazza di … esageriamo … 70 kili?

Superman è evidentemente, clamorosamente, inesorabilmente sprovvisto della forza che muove il mondo.

Quindi come fa a volare?

Pare spostarsi nello spazio in ogni direzione semplicemente perché lo vuole. Occorrerebbe quindi capire quali forze attiva consciamente o inconsciamente la sua volontà che generano istantaneamente il moto del suo corpo nello spazio.

Non ci sono evidenze che faccia uso di qualche tipologia di propulsione, come nel caso di Ironman.

Almeno che non si tratti dei suoi peti.

A pensarci bene quella dei peti non è un’ipotesi da scartare. Un’ ipotesi poco affascinante forse, ma potenzialmente in grado di spiegare il fenomeno.

Una creatura del genere sarebbe certamente in grado di emettere peti in grado di sollevarla da terra, si dovrebbe trattare però di peti insonorizzati ed inodore, stando a quanto è possibile desumere da fumetti e film a lui dedicati.

Da quanto mi risulta non sono mai state documentate lamentele da parte di gente che lo frequenta, in merito a suoi rumori, e soprattutto odori molesti.

La cosa potrebbe essere spiegata dall’utilizzo di un filtro. Potrebbe trattarsi delle sue mutande rosse. Questo spiegherebbe anche perché le indossa sopra i calzoni.

Inoltre si dovrebbe trattare di peti emettibili, direzionabili e variabili in intensità a suo piacimento, peti la cui emissione non richieda uno sforzo che gli causi smorfie facciali.

Somma, ipotesi strana ma da tenere in considerazione.

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella che superman sia in grado di generare un campo gravitazionale ad intensità variabile che si oppone a quello della terra.

Questa ipotesi pone però diverse questioni da risolvere.

Innanzitutto per generare un campo gravitazionale in grado di sollevarlo da terra dovrebbe aumentare la sua massa in proporzione. Dando per buona questa ipotesi va subito osservato che se lo fa, ci riesce senza variare le dimensioni del suo corpo, perchè dai documenti a nostra disposizione, non risulta che diventi più grande/grosso quando vola.

Quindi se aumenta la sua massa, lo fa aumentando la densità di tutto ciò di cui è fatto. Diventa insomma un piccolo buco nero. Ma come riuscire a creare dal nulla della massa di tale entità o disfarsene a piacimento per aumentare/diminuire il proprio campo gravitazionale?

Un metodo “carrarmato” per riuscirci potrebbe essere quello di mangiare moltissimo o di fare un mucchio di ginnastica a seconda delle necessità, sfruttando il vecchio trucco dei cavalieri d’oro, e cioè di fare entrambe le cose alla velocità della luce così da nascondere al resto del mondo la parte, diciamo, meno elegante dell’atto di volare.

È evidentemente un metodo molto farraginoso, e poi spiegherebbe gli spostamenti in verticale (mi allontano/mi avvicino alla terra), non quelli orizzontali per cui dovrebbe di nuovo entrare in gioco una qualche forma di propulsione.

Potrebbe trattarsi di una tecnica mista peto gravitazionale.

Ma il campo gravitazionale creerebbe altri problemi di cui non si ha notizia nei documenti ufficiali che riguardano superman.

Un problema sarebbe sicuramente dato dal fatto che il suo campo gravitazionale avrebbe effetti su persone ed oggetti a lui vicini.

Un altro problema sarebbe costituito dalle risorse che gli occorrerebbero per aumentare la sua massa al punto da creare l’effetto voluto. Probabilmente un solo suo volo costerebbe le risorse di tutto il pianeta.

O forse la soluzione potrebbe essere ... beh potrebbe essere ... il beige.

Poi finalmente sono riuscito a prendere sonno.

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editoriale di nes
"Il Leone da tastiera" è quell'individuo... Aspetta, aspetta, ascoltatevi 'sto pezzo prima, che rende bene il mood (solo il mood, per il resto c'entra cazzi. https://www.youtube.com/watch?v=ZgyV58rXH0U "Il Leone da tastiera" è quell'individuo che passa le giornate su internet a... Ok, ok: è una pagina che non troverà troppi…di più
editoriale di hypnosphere boy

Grazie

Per il riconoscimento di "Gran Visir della Recensione" che ritengo in larga misura immeritato. L'ho scritto molte volte e lo ripeto: delle oltre 70 Derecensioni scritte dal 2006 al 2017 (11 anni ) salvo pochissimo. "Man-Amplified" dei Clock DVA, "Eleven:Eleven" dei Coptic Rain, "The Infinite Circle" di Sophia, "Kveikur" dei Sigur Ros. Anche su queste quattro ho forti dubbi. Potendo, metterei off line tutto il resto, come nell'ultima strofa di "Hurt" dei NIN "if I could start again / a millions miles away (... )" ma purtroppo non si può.

Su DeBaser: è invece una realtà sorprendente e bellissima. Sorprendente per la inattesa longevità e capacità di rinnovamento che ha dimostrato (ed è merito di tutti: Editor, Staff, DeRecensori) sorprendente perché comunque sia l'archeologia storica del rock e degli altri generi è stata scandagliata per intero, parallelamente alla descrizione in tempo reale dell'attualità del rock e altre lingue del comune linguaggio musica-leggera (se posso). Sorprendente infine perché è davvero folto il pubblico dei lettori esterni. Con un lieve imbarazzo ho una volta sentito un mio amico dire "io leggo DeBaser e Rockerilla". Questo benché le mie recensioni in gran parte siano da cestinare mi fa sentire orgoglioso di essere (stato?) attivo. DeBaser è un involucro dotato della potenzialità interattiva di un social ma con i limiti dell'utilizzo e permette di sviluppare il senso di una "community" non infinita (come le piattaforme FB, Instagram, Twitter). DeBaser si sviluppa attorno a uno-due topics. Questo omogeneizza i mezzi espressivi. Tornando a me: il fatto è che scrivere recensioni musicali è un sogno che inseguo dall'età di 17 anni. Nel corso del tempo ho imparato ad apprezzare quelli che a mio parere sono i migliori critici: Fabio de Luca, Aldo Chimenti, Eddy Cilia, Carlo Bordone, Claudio Sorge, Federico Guglielmi, Alberto Campo. Ho studiato i loro stili quando ancora SA e Ondarock non esistevano. Nel web ho scritto con una insistenza maniacale a vari e-journals e la risposta è sempre stata:"_______". Finché quest'anno la webzine iyezine.com (spero si possano fare i nomi) mi propone di scrivere per loro. Dopo mesi di titubanza io declino. Perché è chiaro che non si può improvvisare qualcosa che non si è mai iniziato ad imparare. Ma non importa: perché su DeBaser e su SentireAscoltare e su Metallized e Rockol e Ondarock e... leggo delle stupende recensioni e va da se che chi le scrive ha un vero talento. E questo mi fa piacere. È tutto.

Ah: non ho ancora capito perché quella rece sui PWOG abbia oltre un mln di visualizzazioni... fosse almeno stata scritta in modo... commestibile ; -)

Ciao dalle periferie del sogno... W DeBaser. Takk fyrir.

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editoriale di macaco

Vi siete mai chiesti per quale motivo nella fase successiva ad un avvenimento che é massicciamente diffuso dai media, si concatenano spesso altri avvenimenti della stessa natura?

Incidenti di aereoplani, calamitá naturali, disastri ambientali. Ricordo che nelle settimane successive all´incidente della TAM all´aereoporto di São Paulo, ne seguirono altri di minor gravitá, e sono certo di molti altri esempi dei quali purtroppo non serbo memoria.

Partendo dal presupposto che esiste una causalitá che lega questi fatti, fino a poco tempo fa lasciavo soddisfatto il mio dubbio relegando questa causalitá al modo operanti dei sistemi di informazione, che sensibilizzati su di un argomento o un contesto in voga, danno una maggior copertura e enfasi a tutti i fatti che hanno una natura simile, portando all´opinione pubblica relati che in altri momenti non susciterebbero molto interesse.

Questa teoria l´ho elaborata come un tampone, non mi pareva molto soddisfacente, infatti questa settimana sono venuto a conoscenza di una teoria molto piú interessante e che si armonizza bene nel campo delle mie ricerche personali.

Si basa sulle teorie quantiche del cervello-mente e della coscienza unitiva. Che piú semplicemente, in questo specifico contesto, chiameró legge di attrazione.

La legge di attrazione definisce che tutte le forme di pensiero, e gli stati emozionali generano delle onde elettromagnetiche, che rilasciate, ritornano a noi con la stessa frequenza con le quale sono state emanate, ma con ampiezza differente. Se si eroga amore, si riceve molto piú amore, se si emana miseria, si riceve miseria. Una persona con debiti, se non smette di pensare ai debiti, ne riceverá altri ancora. L´universo poi non concepisce le negazioni, per questo si dice che é altamente improduttivo fare le campagne contro qualcosa. Non si dovrebbe, ad esempio, mai manifestare contro la guerra, ma solo a favore della pace.

Da questa teoria si deduce che quando l´attenzione pubblica é focalizzata su un preciso argomento, tante sono le emanazioni in quella frequenza che la coscienza (individuale e unitiva) collassa la funzione d´onda, ossia rende concrete quelle che sono solo possibilitá latenti nel mondo trascendentale, manifestandole nella realtá percepibile, come avvenimenti originati dalla stessa nostra emanazione nella coscienza unitiva.

Se ci nascondiamo nella quiete del determinismo materialista, non riusciremo mai ad accettare una cosa del genere. Fortunatamente il materialismo é bello che sepolto, per ció é necessario cambiare i nostri parametri che sono ormai superati. Una nuova comprensione delle manifestazioni sembra essere l´unico cammino di salvezza da un mondo nel quale non ci riconosciamo piú.

La comprensione in chiave unitiva (o monistica in contrapposizione al dualismo) dei principi che regolano la meccanica quantistica, sono la chiave per la comprensione di tutti i misteri dell´uomo raccolti in millenni di esoterismo, mitologie, misticismo, compresi tutti i fenomeni paranormali.

La sfida é grande ma dobbiamo raccoglierla, altrimenti rimarremmo indietro.

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editoriale di Bubi

... il posto era isolato. La strada polverosa. Muretti di pietra la costeggiavano e tutt'intorno crescevano erbacce e cespugli. M'incamminai lungo un sentiero che si staccava dalla strada e scendeva verso il basso, costeggiando i bordi di un precipizio scosceso, aspro, quasi impraticabile. Una stradina che perdendosi nelle piste create da animali selvatici, mi portò ad uno spazio rado. Era primavera e sul quel dirupo impervio e brullo, avevano trovato la forza di crescere e fiorire, mandorli, ciliegi, qualche cespo di rose selvatiche e alberi dalla folta chioma. Un tappeto di rami e foglie d'ogni colore formava il sottobosco e io sentivo il profumo della vegetazione umida. Sotto, cinquanta metri più in basso, c'era il mare. Le onde mosse dal vento si rovesciavano rumorosamente sulle rocce e si ricoprivano di schiuma bianca. Mi piaceva guardare. Vedendo quello spettacolo, ogni superbia di noi umani, avrebbe dovuto placarsi e farci tornare ad un assennato rapporto con la natura e la nostra vita. Vedendo quello spettacolo, era facile perdersi nell'illusione che ad un creato così bello, corrispondesse un altrettanto nobile indole di noi umani. Ma sappiamo che non è così.

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editoriale di loStraniero

Fai in tutti i modi per sottrarti, per scomparire, magari vuoi startene da solo sul divano a prendere in giro il biondo Donald, a fare le pernacchie al #metoo, quando invece una folla assiepata fuori dalla finestra del tuo profilo Facebook torna incessantemente a chiedere tue notizie. Il nuovo album? Tu pensi che lo hai appena fatto un disco. Una decina di anni addietro se non ricordi male (controlli pure Wikipedia per essere sicuro). Certo possono sembrare tanti, ma lo avete ascoltato bene? Era una cosa complicata, lo abbiamo scritto apposta perché durasse almeno una ventina. Garanzia Tool (non si accettano resi, siamo i più fichi, no?). Mossi quindi da compassione, abbiamo persino mandato in giro il Mainardo a trollare qua e là.

Digli che esce quando è pronto.

E' pronto quando è il momento giusto.

Il momento giusto è una congiunzione astrale a noi favorevole in un periodo di tempo non determinabile a priori.

Digli che ogni riff, ogni loop può sembrare uguale, ma noi lo rifiniamo con la qualità artigianle di una volta. Certo che siete un po' noiosi. Nel frattempo Io, il vostro capitano Mainardo, mi faccio un giro con i Perfect Circle, non è una questione di soldi, ma nello yacht da 300 m inizio a starci un filo scomodo.

Solo che poi una dichiarazione tira l'altra e finisci pure tu a credere che il nuovo album dei Tool sta per uscire. Raga, l'ho fatta grossa. Adesso che facciamo?

Guardate tengo in cantina delle registrazioni di scarto degli ultimi album. Le ho catturate a vostra insaputa mentre facevamo delle jam, si va beh, accordavamo gli strumenti, è lo stesso su. E si, sono uguali a tutto il resto, ma quelli credi che se ne accorgano? Ci piazziamo su uno di quei titoli un po' ambigui, criptici se vogliamo. Qualcosa tipo "Cosmoagotopy". Poi un aneddotto per giustificarlo lo si trova sempre. La copertina la recuperiamo al mercato delle pulci, lì si trova di tutto, magari anche qualche oggetto per la ultra deluxe gold edition. Millantiamo le solite cose di una produzione sfavillante per un minutaggio esagerato ed il gioco è fatto. Ma se si accorgono? (Seguono risate generali). Meglio si creano le fazioni. Gli amici fanatici che lo compreranno a qualsiasi cifra contro quelli che pensano sia sempre la stessa roba, senza contare quelli che sono certi che sia la stessa roba, ma pure più sciatta. Non dimentichiamoci dei musicisti per cui siamo l'assoluto e il resto è nulla a prescindere. Sono i miei preferiti quelli. Dai raga, ma siamo i Tool! (seguono risate) Appunto, mica lo facciamo uscire subito...tra tre anni, digli che ci stiamo lavorando su duramente (seguono risate sguaiate)...Ora penserete che stia per partire con:

  1. una tirata sull'evoluzione della musica dei Tool e di quanto loro vi prendano in giro: vi confesso che non l'ho nemmeno ascoltato il nuovo album e probabilmente non lo farò mai.

  2. Una lectio magistralis sul fatto che essere anti-commerciali è il modo migliore per vendere: nemmeno, mica tutti posso essere i Tool e nemmeno i Guns'N'Roses o altro...

  3. un sermone sul fanatismo ai nostri giorni: c'è sempre stato, era meno organizzato un tempo, si faceva meno sentire, oggi ti vesti di un # leggerissimo e vai via liscio come l'olio, troverai una folla come te...ah l'internet

E invece no. Da spettatore grato di questo enorme bailame, mi trangugio la mia bibita preferita e mi godo lo spettacolo. Per altro necessario a far andare avanti il carrozzone inutile che chiamiamo capitalismo. Dove il superfluo diventa necessità, se non culto. Dove la protesta per l' iniquità è fine a se stessa, è un gioco delle parti, una battaglia dei clic che si annullano nell'ennesima mattina di Autunno. Riusciamo a farci sentire stranieri persino a casa nostra. Nel vuoto cosmico apparentemente alimentato da uno spread di inutilità, ove le nostre mosse sono decise da algoritmi inconsapevoli, i Tool rappresentano così una necessità e sono lo specchio di ciò che abbiamo smesso di essere. (Alla fine un sermone lo hai fatto, sti scriba da quattro soldi, mah). Pensanti.

n.b. Ai Tool non è stato fatto alcun male durante questo sproloquio, persino il Mainardo sta bene e continua a trollare a più non posso. I Tool? Avrebbero potuto esser i Metallica, i Dream Theater o gli Iron Maiden. Non è una questione di fazione. Non sono loro il problema, ma forse sei tu lettore il problema o forse Io. Chissà.

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editoriale di macaco

É risaputo, a 27 anni molte grandi rockstar schiattano. Io che al massimo riesco a fare le prime dodici note di Smoke on the Water su una corda sola, invece scelsi la vita, che si tradusse nella volontá di compiere qualche attivitá fisica. Cosí fra libri, lavoro ed altre utilitá ed inutilitá quotidiane, mi sarei ritagliato il tempo per prendermi cura del mio corpo. Il problema era come.

Il mio esiguo storico sportivo si limita a due settimane di pallacanestro ed un allenamento di kickbox, senza contare le partitacce all´oratorio, nelle quali, sia per pigrizia, sia per non avere nulla alle spalle di cui dovermi preoccupare, sceglievo sempre il ruolo del portiere.

La palestra é per me un luogo ignoto di culto della bellezza e tale resterá. Correre coi piedi e andare in bicicletta mi intedia mortalmente. Gli sport di squadra o competitivi sono roba da perdenti.

Ma prima che scartassi ancora opzioni, seppi da un amica, che a Pordenone un tale dava lezioni di capoeira. Non avevo la piú pallida idea di cosa fosse la capoeira e ne cosa fosse il Brasile, peró Gabriella era bella. L´incentivo non mi mancava.

E cosí, molto gradativamente, entrai com grande passione a far parte del mondo di questa grande arte. La capoeira é anche uno stile di vita, é stata la lotta che permise a tanti schiavi di fuggire e rifugiarsi nei quilombos, ed ancora oggi é, adattandosi, una lotta di liberazione. La capoeira chiama a sé principalmente i disadattati. La capoeira é per tutti, ma pochi sono per lei. La capoeira non é folklore, é una cosa viva che evolve. La capoeira é gioco, danza, lotta, musica, canto, magia.

Quando scrivo capoeira, é importantissimo precisare, mi riferisco esclusivamente allo stile Angola, il piú tradizionale e l´unico di cui abbia padronanza, a differenza dello stile Regional Baiano e quello contemporaneo. La capoeira é difficilmente comprensibile dai profani, per questo ed anche per mio diletto, procederó per similitudini e differenze in relazioni al mondo dello sport, della qual cultura siam tutti pregni:

LA COMPETIZIONE

Che gli sport siano roba da perdenti é dimostrabile matematicamente, dato:

Pa = numero di partecipanti di un torneo

1 = il vincitore

Pe = numero dei perdenti

Pe =Pa-1

Da cui si deduce che: il numero dei perdenti Pe differisce dal numero dei partecipanti Pa di solo una unitá.

Se ipotizzassimo adesso un campo di energie emozionali e sentimentali che comprendesse un evento sportivo ci troveremmo un quadro di desolazione, fatto dalla stragrande maggioranza dei perdenti frustrati e infelici. Se ampliamo il campo a tutti i tifosi, si moltiplicherebbe in estensione, diminuendo in intensitá.

Nella capoeira invece non esiste una competizione determistica, in quanto non esiste un risultato, un punteggio, la competizione esiste come componete creativa alla collaborazione. Un buon gioco di capóeira deve essere il risultato di un equilibrio fra le due vertenti. Se fosse solo competizione diventerebbe lotta, se solo collaborazione diventerebbe danza. Tutti giocano se ne hanno voglia, donne con uomini, bambini con vecchi, ciccioni con magri, ricchi con poveri, israeliani con palestinesi. Nella roda di capoeira si lasciano fuori le categorie e le differenze. Il ludico prevale, esso non é misurabile perché costituito da sentimento, istinto, emozione.

IL GIUOCO DEL CALCIO

La ginga é il passo base della capoeira, si definisce ginga anche l´atto di destreggiarsi col corpo in modo da ingannare l´avversario; fingo che vado in una direzione mentre prendo l´altra. I giuocatori brasilani sono infatti famosi per il gioco individuale e nel dribblaggio.

Come nel calcio anche nella capoeira angola non si dovrebbero usare le mani, niente sberle ne pugni ne prese varie. Le mani invece servono per sostenere il corpo, visto che la maggior parte dei movimenti sono rasenti il pavimento e gli attacchi sono proferiti esclusivamente coi piedi o con la testa. Quindi é fondalmentalmente una disciplina, come il calcio, fatta coi piedi. Ma mentre nel calcio se si sgambetta o falcia qualcuno é fallo, nella capoeira se riesci a far cadere il tuo compagno di gioco sará motivo di grande gioia per tutti ( meno per chi cade). Lo stesso dicasi per le testate, che nel calcio si dovrebbero dare soltanto al pallone, e nella capoeira sono un colpo di grande efficacia e pericolositá, che hanno come bersaglio l´addome o la faccia. Chiaramente i colpi proferiti sono simulati, ossia gli attacchi ci sono ma non affondano, sono mostrati o applicati con grande controllo in modo da non offendere l´altro giocatore. Il rispetto é uno dei valori piú importanti nella capoeira.

MMA

Infine, come non citare la lotta piú famosa dell´attualitá che ha soppiantato il pugilato, ormai relegato a cimelio olimpico. L´mma é una disciplina che valorizza al massimo l´efficacia

buttando via quel minimo di senso estetico che anche nella box sopravviveva.

Uno spettacolo che púo annoiare per minuti o risolversi in secondi, una sveltina di sangue e sudore, lo spettacolo della carne di uomini che si rotolano abbracciati in amplessi furibondi. Una bruttezza tale che rispecchia senza filtri l´aurea dei nostri tempi. La capoeira angola, invece rinuncia all´ efficacia in favore della bellezza, della leggerezza e dell´armonia. Ispirandosi alla natura che ne suggerisce i movimenti; leggeri come una farfalla, agili come il morso del serpente, misteriosi come il risucchio delle onde, passivi come le fronde degli alberi al vento, decisivi come le testate del muflone.

IN-SOMMA

Anche se non ci avete capito molto, converrete con me che il tutto é bellissimo.

Il gioco dlla capoeira é una sorta di dialogo di corpi, composto da domande (attacco) e risposte (difesa o contrattacco). Sta nell´armonia e nell`intelligenzia di utilizzare gli elementi a disposizione, la capacitá di costruire un gioco che sia efficace, senza perdere la bellezza nell´eleganza dei movimenti.

La capoeira é l´unica attivitá fisica che si compie a ritmo di musica, un buon capoeirista deve saper suonare, cantare, giocare, conoscere i maestri piú vecchi e saper costruire un berimbau. É una disciplina che richiede molto impegno e compromesso essendo probabilmente quella con la formazione piú lunga in assoluto; per diventare maestri ci vogliono circa trent´anni di pratica.

So di per certo che tale scritto non sará esaustivo e di certo non a tutti interesserá approfondire, ad ogni modo sappiate che non esiste nulla di comparabile nel globo terraqueo a quella che a mio avviso é l´attivitá ludico sportiva piú completa e bella della storia dell´uomo sapiens.

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editoriale di Hcerebilnavols7

Ora che ricorre il bi-ventennale del tristemente noto sequestro gallurese di Dori Ghezzi e Fabrizio de André, tutte le persone che han vissuto di persona..niglianni di piombo si chiederanno: ma.. esiste forse tuttora l'associazione criminaloide dell' Anonima sequestri? Qualora sì, quanti penserebbero che dietro ci siano Finanza e Massoneria, o, ancora alcune lobbies del cemento? A questa seconda domanda rispondo io: una popolazione comunque numericamente inferiore alla Lombardia. E il perché è semplice: il pericoloso fenomeno delle sottrazioni eversivo-mafiose fatte ad innocenti è {dasempre} tradizionalmente associato, nell'ambito mainstream della telenovela\sitcom o commediola/varieté/satirico soft, all'ex Magna Grecia italiana. Per cui solo dietro ndranghetisti, Camorre e Stidde e Corone Unite risulterà esserci, per l'utente di medie facoltà, un appoggio di nature massonico-lobbistica. Direte: in codesto grosso schifo che ci pervade, ci fossero mai sequestri di robots factotum nelle fabbriche, gcome subdolo mezzo deviatorio..! Le teste pensanti che stan fuori dal cerchio zeccoso-liberista, è assodato, non fanno certo bene al progresso sopradescritto. Avessi detto "liberal-letamoso", avrei contradetto quanto espresso {ritornando all'incipit}nella faberiana Via del Campo.

Epilogo:

Da alcune, timide, recenti acquisizioni, chi nega la necessità di fare inchiesta su rapimenti improvvisi di esseri viventi, ha troppo poca compassione di sé, persone buone fisicamente deboli{aka-malati sensati},

e anime socialmente recluse,

impoveritesi la tasca pur di non tornare alla mercé di egotici, e spesso ambigui, bullismi.

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editoriale di CosmicJocker

"Per molto tempo sono andato a letto presto la sera" diceva il caro buon Marcel.

Io solo per due mesi, in concomitanza di voragini economiche che ho cercato di livellare e che, dopo cena, mi lasciavano steso a pelle di leopardo con tanto di fauci spalancate per il gran caldo.

E, si sa, nella Palude Padana la canicola è sempre invariabilmente accompagnata dal funesto gironzolare degli alati-demoni-succhia-sangue (volgarmente detti zanzare) che tormentano il riposo de(gl)i (in)giusti una volta entrati nelle loro magioni.

Se avete esperienza di torturatori di cotal fatta, sarete certo a conoscenza dei loro modus-operandi più diffusi:

C'è la zanzara lenta e greve (già per metà gonfia di sangue) che quando si appoggia al vostro delicato corpicino, lo fa in modo talmente massiccio (ma forse è il caso di dire "alticcio") che avete tutto il tempo di arricciarvi i baffi e sistemarvi il monocolo all' occhio destro prima di spiaccicarla sdegnosamente.

C'è quella veloce e ronzante che ama ballarvi intorno prima di cibarsi di voi e che richiede un po' di astuzia supplementare: lungi dal seguir il suo strepitìo svolazzante (del quale dovete diffidare come del canto di una Sirena), dovete immobilizzarvi e tenere gli occhi bene aperti. La sua velocità la rende imprudente e nove volte su dieci si posizionerà su una porzione di pelle ben visibile: uccidetela allora, dopo che vi ha succhiato un poco. Il prezzo da pagare per la sua morte sarà una puntura soltanto.

C'è infine la più pericolosa fra tutte. La silenziosa e leggiadra zanzara mordi-e-fuggi. Astuta come il Sistema e vorace come un Padrone lei non vi dà requie: pensate che vi stìa mordendo? No, è suggestione. Lei ora si nasconde. Forse è andata via? No, è stanchezza. Lei ora vi morde. Con lei l'astuzia non è sufficiente, ci vuole quel qualcosa in più chiamato Fortuna.

Orbene, in una di quelle sere in cui sul divano le palpebre mi si stavano chiudendo a doppia mandata fu proprio una mordi-e-fuggi a usarmi la cortesia di farmi vista.

Vi risparmio l'esposizione di tutte quelle tecniche di difesa, di tutto quell' arsenale di conoscenze che ogni Padano d.o.p. (di origine prolungata) mette in pratica fin dalla più tenera età per esorcizzare questi vampiri. Vi basti sapere che la mia gatta, accovacciata sulla poltrona, osservava con una certa commiserazione tutti i miei maldestri (e inutili) tentativi e il suo sguardo pareva dicesse: "Povero, povero il mio essere umano!".

Sfinito, sudato, punto e, ormai, completamente sveglio mi sono accasciato sul divano maledicendo tutto il corollario di Dei e semi-Dei di cui sono a conoscenza fino a che... Ho visto la zanzara svolazzare impavida vicino alla mia gatta...

ZAC!!

Un solo balzo. Preciso, netto, senza esitazioni.

Esplosività muscolare, tempismo perfetto e zanne ben appuntite...

... Così si rovescia il Sistema, così s'inghiotte il Padrone.

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editoriale di Bubi

Riporto un paio di frasi da: Realismo capitalista, un libro di Mark Fisher...

“è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo”

"il capitalismo è invincibile perché ingloba tutto e trasforma tutto in oggetto da mercanteggiare."

"Un fare soldi per fare soldi, senza radici, perché non sappiamo fare altro."

Sono d'accordo su tutto.

Storicamente si è iniziato a far uso del denaro come strumento di contrattazione, era il mezzo per comprare quello che era utile per noi e la nostra famiglia. Gradualmente, col tempo, il denaro ha mutato lo scopo originario fino a raggiungere la dimensione che ha oggi: è diventato la misura di ogni cosa, il generatore simbolico di tutti i valori, per cui non capiamo più cosa è vero, cosa è giusto, capiamo solo cosa è utile. Giudichiamo tutto rapportandolo al denaro, chi è ricco è invidiato e spesso anche considerato degno di stima. Oggi non scegliamo più il lavoro in ragione delle nostre attitudini e alla gratificazione che ne possiamo trarre, ammesso che lo troviamo, scegliamo quello che è pagato meglio. Da molti anni ormai, cresciamo convinti che le COSE ci rendano felici, di conseguenza attribuiamo agli oggetti, [belle automobili, etc.] la condizione del piacere e della soddisfazione, come se potessero davvero essere l’origine della felicità. È una visione distorta della realtà, il nostro benessere interiore non è dovuto a quello che possediamo e non è direttamente proporzionale al conto in banca. Ci siamo dimenticati, che i soldi sono pezzi di carta che servono a comprare COSE, ci siamo dimenticati, che la felicità è uno stato d'animo che dipende da pochi importanti elementi che niente hanno a che fare con il denaro: godere di buona salute, avere una famiglia e buoni rapporti sociali. La vita reale è costituita da queste tre o quattro componenti.

C'è anche la vita virtuale, Facebook, Twitter, Instagram, DeBaser, per citare i più famosi. I social network consentono di "parlare" con qualcuno all'altro capo del mondo, ma è una relazione incompiuta e lacunosa. Ci siamo evoluti come animali sociali, oltre che della parola, abbiamo bisogno del contatto oculare, della gestualità, di sentire il tono della voce, di fare pause, di silenzi, di abbracci, di sorrisi e anche di lacrime. In breve, fin dalla nascita, del contatto fisico e visivo. Questo è il linguaggio che abbiamo interiorizzato nel corso della nostra evoluzione. In internet si può solo scrivere e per capirsi meglio ci dobbiamo avvalere di emoticons, quei disegnini stilizzati che ormai conosciamo tutti e che cercano di riprodurre le emozioni ed i sentimenti umani. Però, una conoscenza intima, che possa essere comparabile a quello cui accennavo prima, non potrà mai essere raggiunta. Sui social, molti hanno centinaia di "amici" dei quali ne conoscono personalmente una cinquantina, a essere generosi. Sui social si comunica condividendo foto o commentando aforismi e articoli ritenuti interessanti. Questo è positivo, ma lo sarebbe molto più su una panchina di un parco, guardandosi. Sempre più, si vive in un mondo di persone sole, spesso disperatamente sole. Internet non avvicina, allontana. La grande carenza dei social è che manca la vicinanza fisica, ciò che viene postato lo si fa senza un moto interiore che ti spinge a farlo, lo si fa perché non abbiamo niente di meglio di cui occuparci. Pian piano lo stiamo assimilando, sta diventando una pratica quotidiana, molto simile a quella di lavarsi i denti. Ma per socializzare sul serio, vale di più una litigata e una riappacificazione fatta al tavolo di un bar, che qualsiasi cosa pubblicata sui social network.

[Ho preso spunto da un mio commento sulla recensione di Joe Strummer]

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editoriale di macaco

I.

I miei genitori nacquero durante la seconda grande guerra. Io vicino alla prima crisi petrolifera.

Che la mia famiglia paterna uscí dalla mezzadria, grazie ad un buon padrone, é uno dei pochi fatti storici che conosca. Nonostante le origini contadine, le condizioni originarie dello sviluppo economico della loro generazione hanno qualcosa di irripetibile. Dopo il fascismo e la guerra, la vera forza motrice fu uno spirito di rinascita, con la ricostruzione materiale e l´edificazione della "meravigliosa" democrazia.

La mia infanzia al contrario non dovette subire alcuna privazione; riscaldamento a termosifoni, pavimento specchievole in granito, ampio giardino con merli e lombrichi, boschetti e campi da esplorare ed i Lego per il natale.

Poi la bolla dell´infanzia scoppia e il soffio fetido del pattume umano fa battere forte il cuore e girare la testa.

L´adolescenza sembra non finire mai. La ribellione é una cosa distruttiva, quando si manifesta é una forza contraria e deve mettere tutto in discussione.

Il potere peró lo sa bene e inverte tutte le forze contrarie neutralizzandole o giocandosele a suo favore. Come una vela controvento. Come il lottatore di tao chi chuan. E anche se non lo ammettiamo ne siamo tutti un poco consapevoli.

Il fuoco principale della ribellione colletiva in atto col decadere degli anni ottanta é il capitalismo nelle sue multiple facce; il materialismo, il consumismo, l´apparenza, il lavoro, i soldi.

I soldi maledetti, sono sporchi e puzzano di sudore

Tempo é denaro.

Nessun ricco entra nel regno dei cieli

E cosí mentre la massa operaia spende in minigonne per la macchina, gli alternativi scelgono la camice di flanella del papá, guardano Trainspotting e Fight Club, ma sono operai pure loro e spendono in ganja.

Intanto alla televisione passa un film col boss e una valigia di soldi, cocaina e revolver e al telegiornale un servizio su di un politico flagrato coi soldi nelle mutande.

II.

Non é un impresa da tutti cancellare parametri senza costruirne altri. La vera forza della ribellione non sta nel suo oggetto, ma in quello che ci si vuol lasciare al suo posto.

Costruiamo dei valori senza rendercene conto con le informazioni che ci circondano, soprattutto durante l´infanzia.

Se facessimo una lista onesta dei nostri valori, otterremo l´immagine della nostra vita, e se fra questi valori non ci sono i soldi sicuramente non saremo ricchi.

E se fra questi valori ci fosse la libertá, quale sarebbe il suo prezzo?

La gestione dei soldi dovrebbe essere un ramo della pedagogia. Nessuno della mia generazione avrebbe problemi economici oggi.

Il mantra politico del paradosso repressione e consentimento riverbera anche nelle strutture dei desideri, imprigionando nella sua polaritá lo spirito dell´uomo contemporaneo.

La coscienza dei meccanismi in gioco é la base per costruire una nuova realtá e la realtá di ogni persona e definita da valori.

É una sfida senza tregua, una lotta con noi stessi e non con il sistema.

E forse una vita non basterá.

III.

Forse...

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editoriale di ALFAMA

Stamattina alla Ragnatela ho venduto a circa 2 euro : 1°RAIN PARAIDE

DISCOGRAFIA DURUTTI COLUMN ( primi 5 -prima tiratura ooriginale)

Roberrt Wyatt ( 1*/ raccolta fantasttica singol-/ Old roderhat)

KIng kingcromns( Island)

Shamen "Drop"

SArah Compilalation vol 1

GONG

WEBCORE

E altri vinili fantastici.

IO VENDUTI CIRCA 2 EUEO; SE VI INTERESSA BUTTATTEVI " LA RAGNATELA" E TIRATE SU IL PREZZO. FARETE AFFARI

IO HO DOVOTO CEDERE PERCHE ERO INSCIMMIATO

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