editoriale di ALFAMA

Ero così piccolo per capire. Per capire che tutto cambia e cambierà.

Velocemente, erezioni e Big Babol.

Sentivo dire " è una Bomba" e forse sentivo un gonfiore non solo nei pensieri, ma ancora non capivo il dono dell'infanzia sostituito con la vita.

Moana Pozzi. L'edicola era un'"Apriti Sesamo" di curva bianche color profumo, di un desiderio senza nome, sentite parole "Panna e Fragole.

Per capire ero ancora così giovane. Tutto cambiava e aspettavo la bellezza, una bellezza. Sempre più coperta dal tempo che respiravo senza capire.

Respiravo, Moana Pozzi, Lei non si accorgeva che Io esistevo.

"Apriti Sesamo" , " Panna e Fragole". Lei era bella e il Tempo non era l' amico. Non era il mio amico "Curve Bianche " e "Panna e Fragole. Parentesi fra Attesa e Scomparsa.

Quel momento unico , irrepetibile. La Big Bubble gonfia di attimi scoppia lasciandomi sulla bocca un sapore dolcemente appiccicoso.

I Suoi occhi mi guardano .

Lei è bellissima.

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editoriale di Bubi

Di Maio ha inviato una lettera pubblica ai corrotti e ai corruttori d'Italia, annunciando nuovamente l'arrivo di una legge anticorruzione, definita "Spazza Corrotti"

(Non la copio tutta perché è lunga...)

Cari corrotti, cari corruttori, vi invio questa missiva pubblica per informarvi che faremo la Legge Spazza Corrotti. È la prima seria misura contro la corruzione che viene discussa in Italia dal dopoguerra ad oggi. Praticamente non lascia alcuno scampo a chi corrompe e a chi viene corrotto. Per cui, in sostanza, corrompere non conviene più. A nessuno e in nessun caso...

(Io credo che faranno... UN BEL NIENTE. L'unico che ha indicato misure che sarebbero davvero efficaci contro la corruzione è il criminale Felice Maniero, in una intervista concessa a Roberto Saviano. Se i 5stelle e la Lega faranno una legge contro la corruzione, conterrà misure che non somiglieranno nemmeno lontanamente a quelle indicate dal boss della mala del Brenta. Secondo me. Di seguito riporto quello che ha detto nell'intervista... )

L'economista Lucio Picci, è il maggior studioso di corruzione in Italia. Secondo lui, tangenti e corruzione ci costano circa 250 miliardi di euro l'anno. Per combatterle adeguatamente, si dovrebbe adottare la legge antimafia, corretta in qualche parte. Per corrotti e corruttori, multe salatissime, raddoppiare le pene, il mandato di cattura obbligatorio ed escluderli dai benefici carcerari. Vorrei vedere poi chi avrebbe il coraggio di evadere le tasse, corrompere o essere corrotto. Oggi, questi criminali vanno agli arresti domiciliari, in ospedale, in libertà provvisoria... poi tornano al loro posto, ricchi da fare schifo.

(Credo che una legge con queste caratteristiche, sarebbe efficace. Non costa niente e non sarebbe anticostituzionale... ma non la faranno)

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editoriale di Kotatsu

The Rainbow, Eden, Desire.

Dal silenzio

fiati lontani e chitarre sognanti,

a turno fanno capolino

timorosi di disturbarsi a vicenda.

Finalmente

sento il suono di un ruscello.

Nel 1988 esce un disco che parla di differenza.

È Spirit Of Eden, quarto album dei Talk Talk. Rispetto ai primi lavori la band inizia una parabola inaspettata: il loro synth-pop da classifica lascia il posto a un suono del tutto nuovo. Da pregevoli a impalpabili, sta qui la differenza.

Abituata ai successi radiofonici del gruppo, la EMI per poco non rifiuta di produrre l’album. Il sound è il primo elemento che li ha spaventati di questo disco. Etereo, dolce. I Talk Talk prendono le mosse dai temi del precedente The Colour Of Spring, ne esplorano gli stessi argomenti. Ma se con i versi continuano un viaggio, attraverso le melodie ne iniziano uno nuovo. Un viaggio di otto note, dove l'ultima è la prima, in atmosfere intimistiche e spirituali.

Lo scroscio d’acqua si ferma e la chitarra esegue il riff quasi blues di “The Rainbow”.

La batteria e le percussioni

pulsano pacate,

su questo nuovo tappeto di pianoforte

inizio a cantare sognante.

Di tanto in tanto annega in una nuvola di tastiere, questa voce quasi sussurrata. Qualcosa di magico, un dialogo con se stessi senza filtri.

La musica scorre lungo il ruscello la musica regala affreschi sonori di musica originalissimi in musica tra cui un curioso assolo di armonica di musica distorta.

In “Eden” il sussurro si fa avanti. Prende coraggio, tenta di spiegarsi. Vorrebbe urlare, ma non sa ancora se è il caso: nessuno ci crederebbe e lui non vuole convincere nessuno. L’organo solenne gli conferisce un’aura di sacralità, come se ciò che ha da dire potesse essere sacro. Qualunque sia il significato di sacro, non lo è mai stato. Sacro per lui, forse. Sacro quanto il girotondo bendati nella stanza più buia della casa. Sacro quanto cera calda sotto l'ombelico. L'eroina non è sacra, la differenza è sacra. Prigionieri sudano per liberarsi e quando escono dalla cella scoprono che in fondo ci si trovavano bene. La differenza. Tutti vogliono strapparsi le bende dagli occhi, tutti vogliono tornare bendati.

Anche nei momenti più intensi, Spirit of Eden mantiene una sensazione di pensosità.

inno di un profeta:

lo chiamo DIALOGO INTERIORE

perché quando ho provato a parlarne

loro hanno provato a rinchiudermi.

La suite di tre pezzi si chiude con–

“Desire”. De • Si • Re. Ritmica semplice e ipnotica di chitarra e organo in un crescendo che all’improvviso esplode deflagrando in un miasma assordante di percussioni.

con pochi accordi di pianoforte,

qualche secondo tra uno

e l'altro

accarezzano il nostro respiro.

Inheritance.

Quarta traccia. Batteria eterea che la apre, la squarcia senza far rumore. La aiutano morbidi accordi di piano elettrico. Il silenzio suona più forte a ogni nota, preme sulle casse dello stereo, si spinge con rabbia contro le cuffie. Sfonda e si diffonde. Vince ogni melodia, l'unica alternativa è accoglierlo. Lasciarlo entrare.

Benvenuto, ora ti vedo.

E ti chiamo

e ti aspetto

e per la prima volta

riesco anche a sentirti.

Non esiste un significato nascosto quando non c'è significato. Versi criptici, ma sinceramente emotivi.

La differenza non si trova in ciò che è presente. Se passato e futuro sono mutamenti, il presente non ha variazione. La differenza deve trovarsi in ciò che è assente.

Sale ancora un canto.

Accende e risveglia le atmosfere con parole riflessive. La sua voce è sospensione. Ogni profezia è mancanza, ogni preghiera un'attesa.

Un canto superbo nella sua fiera fragilità.

È il vinile a girare sotto la puntina o la puntina a girare sopra al vinile? La musica si solleva e perde di intensità, il disco segue la propria dinamica. Procede lento lungo la scia che ha lasciato. Qualcuno grida «fila indiana!» e i bambini non sanno se li spaventa di più disobbedire alla maestra o non tenersi per mano. Là fuori fa già paura così, perdere gli altri li farebbe impazzire. Il silenzio è una nota da abbaiare insieme fino a tarda notte, fino a non reggersi in piedi. Fino a perdere il fiato: fino a un momento free-jazz in cui non sono rimasti altro che i fiati, smarriti gli altri strumenti e anche la maestra, a dialogare liberamente tra loro.

I Believe In You.

È un lieve ritmato groove

la prima mano del dipinto.

Basta stendere un velo di stomp

per lasciar affrescare un racconto

ai colori sommessi nel riff

ma vibranti nello spirito.

Credo in un solo spirito, che non è santo ma dà la vita. Niente di sacro in questo, neanche per lui. E non si parla di onnipotenti eroi, ma di maledetta eroina. Come fermarsi al Padre e al Figlio, quando è suo fratello ad averci rischiato la vita? Scrive della dipendenza che ha quasi distrutto la sua famiglia e ha il coraggio di dire io credo in te. Nulla di meno sacro, ma è qui lo spirito. È questo il dialogo con se stessi verso il quale spinge il disco.

Quando la differenza è la mancanza, quando si resta soli e si vive nell'attesa di un suono che spezzi un silenzio assordante, quando il suono non viene mai e quando viene ed è troppo debole, resta lo spirito.

Sonorità alte, frutto delle collaborazioni dei Talk Talk: un organico vastissimo, che punta a sottolineare in modo perfetto la pregnanza delle parole. Il gruppo tinteggia la seconda mano di colore. Splendidi acquerelli sonori, sfocati ma non confusi.

Wealth.

Il viaggio dentro di me si chiude

con sparsi tocchi sul piano

una scala di otto note

voltata al contrario,

girone dantesco

per trovarsi

di nuovo

in sé.

Ora lui cerca la semplicità. Un contrabbasso lo tiene sospeso sotto il livello del mare, a una profondità sconvolgente. Addormentato, neanche se ne rende conto. I pesci gli girano attorno, lo evitano. Si tengono a largo perché attorno a lui risplende un'aura inviolabile. Ipnotizzato, nemmeno lo sa. Nel ritornello gli nuotano vicino sussurri intensi e tremendi. Il profeta ha tentato di parlare e loro hanno provato a rinchiuderlo. Ma la verità è che dietro le sbarre non si sta tanto male.

«Take my freedom, for giving me a sacred love», sono le parole con cui si chiude l'album. Si nasconde un paradiso tra le quattro mura di una gabbia e quel paradiso siamo noi. Di questo parlano i Talk Talk con Spirit of Eden. Hanno rischiato di non essere pubblicati, ma si sono voluti reinventare. E con toni introspettivi, invitano l'ascoltatore a fare altrettanto: scoprire ancora una volta che ognuno è il proprio carcere, ma imparare a prendersene cura.

Siamo il nostro piccolo Eden personale. Se non ci fidiamo di noi stessi, crediamo almeno al nostro spirito.

«Spirit, how long.»

Dedicato a Mark Hollis (1955 - 2019)

Questo piccolo scritto è frutto di una collaborazione tra me e STC (vi invito a visitare il suo bellissimo sito), e dato che non più che una recensione è un vero e proprio "componimento" ho pensato di pubblicarlo qui.

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editoriale di mrbluesky

Informazione di servizio
I CD possono essere riparati?
Affermativo
Tra i vari metodi e tutorials vi suggerisco quello del dentifricio
Il motivo è semplice, andando ad agire su quello che è lo strato protettivo del disco con una pasta leggermente abrasiva si eliminano facilmente tutti i graffi superficiali.
Spalmatelo al centro e distribuitelo verso l'esterno della superficie con le dita bagnate evitando movimenti circolari,risciaquate e tamponate con un asciugamano morbido.
Va bene qualunque dentifricio ma suggerisco di usare quello piu semplice a pasta bianca.
Non serve cercare altri metodi, è economico e lo abbiamo tutti in casa.
Qualora i graffi fossero piu profondi è possibile tentare con un metodo piu energico, visto che il disco andrebbe comunque buttato, ovvero una leggera smerigliatura con un tampone da carrozziere, avendo cura di agire sempre sulla superficie in maniera uniforme senza insistere sul punto incriminato in quanto il calore farebbe deformare irrimediabilmente il disco. Potete usare trapano, mola o smerigliatrice procedendo con mano leggera sempre dal centro verso l'esterno, lavate infine con sapone liquido ed asciugate o soffiate con l'aria compressa (non usare Phon o solventi di nessun tipo).
Potrà sembrare eccessivo ma vi ricordo che si andrà ad agire solamente sullo strato protettivo del CD senza intaccarne le tracce, quindi se lo avete rigato col cacciavite o ci siete montati sopra con gli scarponi da sci potete tranquillamente lanciarlo dal balcone (o metterlo sotto la gamba del tavolo come fà qualcuno).


Testato e provato dal Mr.

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editoriale di Homburg

Di nebbia poi, in questi ultimi due anni, se ne è alzata parecchia e a volte davvero formidabile, in ogni campo (di granoturco e della vita) e in ognuna di queste mie desolate e disperate, piatte statali di asfalto.
Anche se c’è da dire che questo Marzo appena passato, di solito foriero delle ultime (o le prime?) considerevoli nebbie ha un po’ deluso. E in effetti tutto mi appare lucidamente chiaro.
Il mio non è più lo sguardo nel vuoto di una vittima dell’amarcord, ma di uno che non solo sa (e lo sa da quando ha iniziato ad avere un briciolo di cervello), ma che anche conosce, sperimenta ormai come ci si ritrova incastrati e invischiati in un vitale, più che necessario, processo di adattamento non al male del mondo, ma al male che è il mondo.
E dico così (vitale etc…) perché è sempre lì dove si arriva alla fine stringi stringi:
La Sopravvivenza Del Più Adatto.
Non è che voglia usare questa abusata definizione per ottuse e scientiste teorie sociologiche alla Spencer, né tanto meno per quel lungo processo dato da diversi fattori (selezione naturale, cambiamenti genetici e fenotipici e, quindi, quel magico, forse immaturo, concetto che è la Casualità) e descritto da Darwin con un’umiltà degna di un Padre della Chiesa.
La uso invece per definire un dilemma che ad Amleto ancora oggi fa più di un baffo e che ha mietuto ben più di qualche giovane vittima, come ricorda Piccole Anime.
Si parla di un sistema che riproduce in ogni senso solo ciò che gli è simile, merce e denaro, che poi per Marx sono la stessa cosa ed è proprio questa identificazione la vera essenza del Capitale, più che la semplice accumulazione di denaro, condizione necessaria ma non sufficiente a definirlo.
Chiunque non gli si sia simile ed esuli in qualche modo dalle sue regole, che descrivere servili è dire poco (meglio probabilmente schiavistiche), è condannato a trovarsi in una fottuta Terra di Mezzo in cui Sauron è l’ultimo dei problemi, lo sai bene.
Ma vedi? Anche ora mi trovo “tra il gnac e il pitac” (dopo “…Piccole Anime." per esempio: da notare il volo pindarico verso lidi a me più noti e saldi, in un vano tentativo di razionalizzazione), come si dice dalle mie parti, non solo nella vita ma in questo vuoto discorso, in cui, non appena mi sono vagamente avvicinato a parlare di ciò che è tanto importante, per non dire essenziale inizio a divagare e a distribuire, giusto per salvarmi, come in un divertissement pascaliano, responsabilità che, per quanto oggettive al pari di un macigno che ti tenga inchiodato/a al suolo, non sono certo il massimo per descrivere l’impalpabile volontà dell’azione, del gesto. Di recidere questo ridicolo nodo gordiano senza poi, tuttavia, sciogliere proprio nulla se non me stesso. In un acido che è tutta naturale putrefazione.
Perché sarebbe “come voler piangere anzitempo; tutto (in realtà) sarà chiaro alle prime luci dell’alba” e non prima che queste oscure dialettiche, così indifferenti a noi come gli dei degli epicurei quanto, però, vive, perché plasmate da noi, trovino la loro risoluzione per mezzo nostro, finalmente riconciliando la nostra caduta non con la nostra necessaria disfatta, ma con l’altrettanto necessaria nostra liberazione.

E come puoi leggere, nonostante l’abbia appena detto, finisce che ne faccio ancora un discorso di collettività proprio quando arrivo al limite del tabù, al pensiero che più non sopporta se stesso. Forse è questo il dilemma. Unire me a te o noi a loro. Forse unire, semplicemente. Ma qualcuno, al di là, rimarrà sempre e saranno pure cazzi suoi. O è trovare semplicemente il coraggio che manca e tutto finisce lì?
Oppure è meglio non dire un mare di banali cazzate astratte.
Insomma, non ci sarà “la nebbia in val padana” ma la mentalità si incasina ugualmente.

PS: "Uno degli esempi più convincenti che io conosca di un animale che compie apparentemente qualche atto a esclusivo vantaggio di un altro animale, è quello degli afidi che cedono volontariamente alle formiche le loro escrezioni zuccherine...che questa azione sia compiuta dagli afidi volontariamente è dimostrato dai seguenti fatti: Io levai tutte le formiche che circondavano un gruppo di una dozzina di afidi su una pianta di romice e impedii che vi ritornassero per diverse ore. Dopo questo intervallo ero sicuro che le afidi avrebbero deposto la loro escrezione. Li osservai con le lenti, ma non vidi escrezione alcuna: allora li solleticai e accarezzai con un capello cercando di imitare come meglio potevo le antenne delle formiche, ma anche in questo modo nessuna escrezione. Permisi allora a una formica di raggiungerli, e dal modo come correva dall'uno all'altro, essa sembrò ben consapevole di aver fatto una scoperta preziosa; cominciò allora a palpare con le antenne l'addome prima di un afide, poi degli altri; e ciascuno, al contatto delle antenne, sollevava immediatamente l'addome ed emetteva l'escrezione di una limpida goccia del liquido zuccherino, che era divorato avidamente dalla formica. Anche i più giovani afidi si comportavano in questo modo, dimostrando che la loro azione era istintiva e non risultante da esperienza."
(Charles Darwin)

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editoriale di Bubi

Chico Forti, pseudonimo di Enrico Forti, è un velista e produttore televisivo italiano. Ha partecipato a sei mondiali e due europei di windsurf e vinto il Campionato italiano di vela. Nel 2000 è stato condannato per omicidio negli Stati Uniti. È innocente oltre ogni ragionevole dubbio! Dovremmo raccogliere firme e far sì che si mobilitino anche i nostri politici, per una volta, diano prova di saper fare la voce grossa anche con gli Stati Uniti! Quando capita a loro, difendono sempre molto bene i loro interessi. Vedi il caso di Amanda Knox che ebbe grande appoggio da parte dell'opinione pubblica statunitense. La giustizia italiana ha appurato che non era colpevole ed è stata liberata. Nel caso della strage del Cermis, che costò la vita a tutti i passeggeri della funivia, non è stata fatta giustizia. L'aereo guidato da militari americani, tranciò le funi della funivia, la cabina, con venti persone, precipitò da un'altezza di circa 150 metri. In un documentario di National Geographic, Joseph Schweitzer uno dei marine che erano ai comandi, ammette che quel volo era una sorta di gita per divertirsi, che ridevano e filmavano le montagne. Riconosce anche che subito prima dell'incidente stava facendo riprese panoramiche con la sua videocamera. Il nastro che lo dimostrava, fu distrutto il giorno dopo. Richard J. Ashby, pilota dell'aereo, è stato assolto per la condotta del volo, nonostante sia stato provato che gli strumenti erano in funzione e si trovasse sotto la quota minima autorizzata. Venne condannato a sei mesi di carcere per avere distrutto il video del volo e fu espulso dalla marina. Di lui non si hanno più notizie certe, sembra che sia pilota di jet privati di magnati americani. I due addetti ai sistemi di guerra elettronica William Raney e Chandler Seagraves vennero giudicati non colpevoli e hanno proseguito la loro carriera. Il già citato copilota Joseph Schweitzer, che ammise di avere bruciato il nastro, se la cavò con la radiazione ed evitò il carcere. Davanti alla sede del processo manipoli di veterani del Vietnam manifestavano: "Quei piloti sono innocenti, giù le mani dai nostri marines". In tv alcuni senatori repubblicani contestavano la Casa Bianca: "Quei ragazzi hanno fatto il loro dovere. Si dovrebbe far conoscere il caso di Chico Forti a tutti gli italiani, in modo da mobilitare più gente possibile. Forse allora il ministro degli esteri Moavero e soprattutto il Presidente del consiglio Giuseppe Conte oltre che Salvini e Di Maio cercherebbero di intraprendere qualcosa a favore dell'italiano condannato all'ergastolo, senza condizionale. Sono trascorsi 20 anni e Chico è ancora rinchiuso in carcere, a Miami, a scontare una condanna pronunciata in assenza di prove. Chi vuole giustizia per Chico Forti faccia qualcosa di concreto e condivida su internet articoli che dimostrano la sua innocenza.

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editoriale di Stanlio

Chi l’ha visto?

Qui ci stanno molti Dan

Io questo film non l’ho visto ma ne sentii parlare quando uscì, eccheccazzo direte Voi ma allora che ci azzecca (direbbe il P.M. Tonino DP) eeeh il discorso è lungo o meglio è breve volendo stringere, tutto parte dai (abbr.) ehm, “Man Orc” tanto che colui che interpreta il Cameraman con un piccolo cameo, è anche il coautore della splendida colonna sonora contenente ben 24 tracce, ebbene sì incappai in the morning in un loro bel video, bel nel senso musicale (tanto per capirci)…

Scrissero di questo film:

  • Generi “Avventura, Commedia, Drammatico, Fantastico, Grottesco, Psicologico Visionario”…
  • Un’opera cinematografica tanto bizzarra quanto anomala, che ha per protagonisti due attori di rilievo, diretti da non uno ma da ben due registi… (e qui fioccano i Dan)
  • Una peculiarità di questo anomalo film è l’enfatizzazione dell’amicizia, anche fra un un vivente ed un ehm, “non vivente”…
  • Con la premessa che “orrido è bello” di lui (il film) dicono, “visionario al punto giusto, S A M sarebbe la manifestazione di un individuale malessere sospeso fra una componente terribilmente drammatica ed una componente kitsch, che genera una vicenda del tutto distopica con contorni decisamente demenziali”…
  • E per finire senza farla troppo lunga dicono che “questo film non vanta innovazioni, ma ha dalla sua parte, l’originalità di mettere in mostra una depressione individuale capace di ledere l’esistenza (ed anche clamorosamente la fantasia) di un singolo individuo rimasto assoggettato ad una ingiustificata rassegnazione, terminando con questa chiusa: “fantasticare è bene”, e i registi con S A M decidono di ehm, abbracciare questa “filosofia” rappresentandola con stile in questa pellicola.

Dice la mia enciclopedia preferita che “le riprese di questo film (davvero intrigante tanto che me lo devo assolutamente vedere al più presto) sono iniziate il 14 luglio ‘15 e sono terminate il 7 agosto ’15” e niente…

Scrisse (ehm, sempre wiki) di quel musicista/cameraman:

  • John Andrew “Andy” nacque ad Atlanta in Georgia il 7.11.1986
  • Sette anni dopo si trasferì e crebbe a Richmond Hill nell’Ontario
  • Si trasferì nuovamente tornando ad Atlanta in Georgia all'età di 14 anni
  • I suoi genitori gli comprarono una chitarra e lui imparò a suonare da solo
  • Un anno dopo suonava e scriveva canzoni
  • Dice di se stesso "Ascoltavo molto Morrissey e (ovviamente) The Smiths"
  • Senza menarla troppo chiudo rivelandoVi che sentendosi sempre più alienato nella sua ”Scuola Superiore Cristiana” ovvero la “Providence Christian Academy” della periferia di Atlanta, lui preferì frequentare l'ultimo anno studiando a casa e durante quello stesso anno (il 2004) compose e registrò il suo primo album… e niente.

Ridomando (se qualche DeBaserian è riuscito a decifrare l’arcano ben inteso…), chiudendo il classico cerchio: Chi l’ha visto?

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editoriale di Stanlio

La mia enciclopedia preferita “ça va sans dir”, in questi giorni il suo nome rimbalzava sui media internazionali riguardo alla diatriba sugli articoli 11 & 13 e la stessa wikipedia si era auto oscurata per protesta contro la riforma europea del copyright…

Ok lasciamo stare quanto sopra e veniamo a questa vicenda triste o blues, di cui per caso saltabeccando di qua e di la come solo noi capricorni usiamo ed amiamo fare mi son imbattuto e che m’ha spinto a spezzare una arancia in suo favore (che una lancia costa tloppa fatica dicono i cinesi), che qui narrerò servendomi esclusivamente di quanto offre wikipedia.

Non so quanti di noi conoscevano già Jackson Carey Frank, io l’ho conosciuto oggi dopo aver ascoltato un video della bella & brava Sandy Danny è partito in automatico “Milk And Honey” di JCF, orbene preparate i kleenex che qui vi verranno utili ad asciugare qualche lacrima che vi sfuggirà dagli occhi & dal cuore, dunque andiamo per ordine cronologico/paragrafico:

  • Jackson C. Frank nacque a Buffalo (importante centro culturale, artistico e dotato di una sviluppata vita notturna), una cittadina degli States di circa 260.000 abitanti vicino alle famose Cascate del Niagara, (appena due giorni prima del nostro compianto Lucio Dalla) e morì non molto distante a Great Barrington (luogo di nascita dell'intellettuale afro-americano W.E.B. Du Bois un attivista, storico, saggista e poeta naturalizzato ghanese, avente poco più di 7.000 abitanti) nel Massachusetts
  • All'età di undici anni rimase coinvolto in un incidente presso la sua scuola, la Cleveland elementary school di Cheektowaga, dove rimase ustionato per metà del corpo a causa dell'esplosione di una caldaia.
  • Ventenne cominciò a lavorare come giornalista e parallelamente come musicista folk nei locali del Greenwich Village a Manhattan
  • Nel ‘60 registrò anche alcune canzoni per un album che non avrebbe mai pubblicato, “Peaches & Crust”
  • A 21 anni incassò i soldi dell'assicurazione per l'incidente subito da bambino e a metà degli anni sessanta si trasferì in Inghilterra dove conobbe i principali artisti della scena folk, fra i quali Bert Jansch, la già citata Sandy Denny (con la quale JCF ebbe una relazione)
  • Conobbe anche Alastair Ian Stewart, che suonò in un pezzo dell'album d’esordio “Jackson C. Frank” che Paul Simon produsse nel ‘65 (estremamente schivo, JCF chiese di rimanere nascosto durante le registrazioni)
  • Poco tempo dopo la pubblicazione dell'album JCF cominciò a soffrire di disturbi psichici…
  • Prossimo a terminare i soldi dell'assicurazione, tornò negli States stabilendosi a Woodstock dove sposò Elaine Sedgwick, con la quale ebbe due figli e per sostenere la famiglia riprese il lavoro di reporter in un piccolo giornale, il Woodstock Week.
  • Poco dopo la morte del figlio maschio per fibrosi cistica, il suo matrimonio fallì e JCF cadde in una profonda depressione che lo costrinse al ricovero in un istituto di cura dove restò fino al ‘72
  • Dimesso, non avendo più nulla, visse grazie all'aiuto di alcuni amici fra i quali Joe Boyd (il produttore discografico che ha lanciato la carriera di artisti come Nick Drake, Fairport Convention e The Incredible String Band, nel ‘67 lancia addirittura i Pink Floyd col singolo “Arnold Layne”), fino a quando non tornò a vivere con i genitori a Buffalo
  • Fuggito da Buffalo nel ‘84, tentò di trovare aiuto a New York da Paul Simon ma non riuscendoci, fu costretto a vivere per strada, venendo continuamente ricoverato in ospedali psichiatrici, questa situazione contribuì a peggiorare le sue condizioni di salute oltre che a renderlo introvabile per diversi anni
  • A metà dei ‘90, Jim Abbott (che ne ha scritto una biografia postuma) si mise sulle sue tracce dopo aver trovato fortuitamente un vecchio disco di Al Stewart con una dedica a JCF in un negozio di vinili usati, lo trovò, estremamente appesantito e quasi irriconoscibile, e lo aiutò a chiedere ospitalità presso un ospizio a Woodstock
  • Ma proprio quando Abbott andò a prenderlo, JCF fu vittima di una ennesima disgrazia, venendo colpito da un proiettile esploso da un fucile ad aria compressa con il quale dei ragazzini stavano giocando. Il proiettile lo rese cieco da un occhio
  • Negli anni del ricovero a Woodstock, Abbott se ne prese cura e lo incitò a riprendere a scrivere canzoni, alcune delle quali furono incise nel ‘97.
  • Molte furono le cover dalle sue canzoni: da Nick Drake a Simon & Garfunke, dai Fairport Convention a Marianne Faithfull fino ai recenti Daft Punk
  • Jackson C. Frank morì a cinquantasei anni, nel ‘99 (il giorno dopo il suo compleanno), per un attacco cardiaco, indebolito dalle conseguenze di una polmonite… e niente.
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editoriale di Taurus

Il TAV (Treno ad Alta Velocità) Torino-Lione è diventato negli ultimi tempi una sorta di vessillo agitato in aria come la bandiera della squadra del cuore. Si parla quasi più dell’analisi costi-benefici commissiona dal MIT agli esperti che del VAR la domenica sera.
Anche se poi a dire il vero, visto la complessità tecnica della faccenda, non si entra mai nel merito, ma ci si limita a recitare in loop le solite frasi da marchetta da “meno inquinamento e più velocità” a “non si può bloccare l’Italia” il tempo necessario a riempire la pagina politica dei tg di prima serata, senza chiarire alcunché all’ignaro telespettatore.
Ora aldilà delle opinioni personali, la questione TAV mi serve da spunto incidentalmente per parlare d’altro.
Il governatore del Piemonte Chiamparino ha chiesto l’indizione di un referendum popolare per far esprimere i cittadini riguardo questa grande opera. E qui casca l’asino.
La costituzione italiana prevede diversi istituti di democrazia diretta: dal referendum abrogativo (art. 75) al referendum costituzionale (c.d. referendum confermativo art. 138) passando per la petizione ed il diritto di iniziativa popolare (servono almeno 500.000 aderenti). Accanto a questi strumenti la possibilità per le autonomie locali di prevedere nei propri statuti lo strumento del referendum consultivo su questioni locali, su cui molti dubitano possa rientrare il tema TAV, che ha portata più nazionale che locale.
Non c’è dubbio che un moderno Stato di diritto la democrazia diretta sia un ottimo esempio di partecipazione della società civile e dare la parola al cittadino sia sacrosanto.
Sempre e comunque, su qualunque tema?
Se recarsi alle urne per esprimere la propria opinione su temi etici quali eutanasia, matrimonio di persone dello stesso sesso e adozioni non richieda altro che esprimere un proprio giudizio di valore circa la nostra visione che abbiamo della società del futuro e del modello di convivenza che vogliamo, riguardando infondo una mera scelta personale, per altre questioni lo strumento del referendum rischia di essere un cortocircuito. E qua torniamo alla spina TAV.
Ipotizziamo che il cittadino venga chiamato ad esprimersi pro o contro l’opera. Qui il cittadino razionale non può limitarsi a trincerarsi dietro lo scudo del giudizio di coscienza ma andrebbe prima ad informarsi bene su cosa vorrebbe dire propendere per una scelta o l’altra in termini economici sul bilancio dello Stato, trattandosi di un investimento pubblico.
Assumendo che il cittadino medio sia un tipo che abbia voglia e tempo da dedicare alla questione, potrebbe persino non bastare analizzare le informazioni in suo possesso.
Prendiamo per buona l’idea che l’analisi costi-benefici dei tecnici presieduti dal prof. Ponti poggi su solide basi tecnico-scientifiche. L’analisi, come ben evidente dalle circa 80 pagine, fa sfoggio di termini propri di un dizionario specialistico il cui campionario comprende termini quali TIR, VAN, esternalità, surplus del produttore etc, senza contare la mole impressionante di grafici e calcoli. Termini che probabilmente, non per sua colpa, l’italiano medio ignora nel suo significato e che saranno invece familiari agli studenti di economia o agli economisti.
Persino il sottoscritto, non studente di Economia, ma che ha studiato micro e macroeconomia anche in tempi recenti, avrebbe bisogno di una lettura attenta se non ad un approfondimento sulle basi teoriche.
Avrebbe senso far svolgere comunque un referendum su un quesito così tecnicamente ostico? O sarebbe meglio che sia la politica a prendere una decisione ed assumersi la responsabilità di fronte al popolo? Siamo nel novero delle ipotesi, visto che difficilmente verrà svolto un referendum.
E torniamo all’inizio: democrazia diretta e democrazia rappresentativa non possono che vivere in simbiosi, senza che l’una possa mai annullare l’altra.

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editoriale di Salesuliveires

La scorsa volta scrissi delle pecche compositivo-armonico-vocali deL Luciano Ligabue, del quale, peraltro, è appena uscito il nuovo lavoro START, oggetto di eventuale de-rece da chiunque non sia io, dato che, dopotutto, essendo io sprovvisto di I-tunes e Spotify (al quale, con il futútu Netflix, è stato già dedicato uno scritto), non potrei così facilmente scriverne una ("and menos mal!", direbbe Sfasciacarrozze). Ma veniamo a questo "de-sequel". Ora come ora, in facto di autori ed autrici rock, bàlzano in topten esponenti del lato commercialoide dello stesso rock, fra i quali Vasco, le Vibrazioni, la Nannini, Grignani, Loredana Bertè ed Enrico Ruggeri (pur non dispiacendomi quest'ultimo a dir il vero) , facendo passare in secondo piano i lavori di un certo signor Morgan: al secolo Marco Castoldi, nel 2019 torna alla ribalta per Lo più per vicende ahimè gossippare, come la strenua difesa di Lauroachille per il tema droga in"rox-royce", o quella della figlia avuta da un ex-congorrente sarda diX factori e nonriconosciuta, oltre i vari duetti smentiti.Ecco, francamente penso che fra un' idiozia ed un' altra, Morgan abbia comunque fatto\svolto una meritevole azione: condurre qualche mese fa un programma in seconda serata sull 'anniversario della morte di FreddieMercurey, andato on air su Rai5, poi replicato su rai 3. E la sua musica contemporanea? NonPervenuta. Che si disintossichi e si faccia indi psicoanalizzare un paio di mesi, ché poi se ne riparla. Magari sforna un' ideona coi Bluvertighi, magari trattando/parlando di scacchieri globali, chissà! È stato un piacere. Corro a prendere una tisana..in attesa di Fata Morgana.

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editoriale di Abraham

Introdotto, sospinto dal kolossal del 1994 griffato Emmerich / Devlin, l'universo STARGATE è ad oggi uno dei franchise più popolari mai costituiti.

La MGM ne acquisì i diritti prima che il chiudersi del cerchio paventato da regista e sceneggiatore (una trilogia) potesse prendere forma. Da qui l'idea di creare una serie, rivisitando il cast per un buon 85%, partendo esattamente da dove 'Stargate' aveva lasciato (l'uccisione di Ra, ndr) con la costituzione della squadra nota come SG-1.

Ma non bastò: l'ingordigia dei fans ed il picco inaspettato di ascolti, suggerirono di creare, dopo una manciata di stagioni, altre due serie. Uno spin-off, STARGATE ATLANTIS, ed un contesto parallelo, STARGATE UNIVERSE.

La branchia del merchandise suggerì di partorire fumetti, sceneggiare anime, commercializzare vestiario e affini.

Quando, nel 2008, sua maestà lo share rinculò, la MGM sentenziò che basta, non ci sarebbe stata un'undicesima stagione di SG-1 ma due film a corollario e momentanea conclusione, che sfociarono nei direct-to-DVD 'L'arca dell'Alleanza' e 'Continuum'.

Da lì in poi, abbozzi, promesse, progetti che non hanno avuto seguito. Interrotte anche le serie di contorno, l'intero comando SG venne messo in naftalina.

Nel 2014 Devlin ed Emmerich rifecero capolino: nacque l'idea ambiziosa di completare la trilogia facente capo a 'Stargate' del 1994, riproponendo il vecchio cast e seguendo il progetto iniziale, che si sarebbe inevitabilmente discostato delle serie. L'idea naufragò per due motivi: il mancato successo di 'Independence Day Resurgence', il cui esito scoraggiò moti reazionari, e la MGM che fece muro. 'Devlin può dire quel che vuole', sentenziarono. 'Ma i diritti del franchise appartengono alla MGM'. Amen.

Questo fino al 2018, quando per la gioia dei fans inaspettatamente destati, con sommo gaudio venne annunciata la messa in produzione del prequel dei prequel, 'STARGATE: ORIGINS', che prometteva di tornare alla scoperta originale dell'anello andando a rianimare un gigante addormentato e facendoci conoscere la giovane Catherine. A completamento, la messa online del sito Stargate Command, laddove è possibile trovare, per l'appunto, la nuova serie oltre a materiale inedito e accessorio.

Partiamo dal bicchiere mezzo vuoto [occhio: vado di spoiler]. 10 episodi da 10 minuti cadauno sono veramente poca roba. In secondo luogo, una trama che smentisce e si discosta da avvenimenti futuri per poi essere rimediata alla fine con il Goau'ld che impone 'Orbene, dimenticherete tutto', non regge. O meglio: regge male, traballa. Infine, a volte viene forzata un'ironia la quale, per quanto piacevole e agevolata dalla bravura dell'attore che impersonifica l'inserviente egiziano, poco collima con l'idea originale del progetto.

Per contro, in un filone che già molto, forse troppo, aveva rivelato e trattato, troviamo un'impronta nazi che suscita interesse, crea un ponte tra due culture malate distanti anni solari e anni luce, facendo da defribillatore alla pazienza di cui i fans si sono dovuti armare negli ultimi lustri.

Il futuro è una nebulosa. Il progetto non è morto, tutt'altro. Ma una stagione di un'ora, per quanto ben confezionata, è poco, troppo poco davvero per una pietra miliare contemporanea così brutalmente soppressa.

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editoriale di zaireeka

C’erano tre bambini che si persero nel bosco tanti anni fà.

Erano praticamente coetanei, il più piccolo aveva circa due anni meno del più grande.

Non si conoscevano fra loro.

Arrivarono nei pressi di una caverna.

Una fata parlò:

“Esistono tre destini che vi aspettano, non dico quali, non dico per chi”.

Mi piacciono i maghi, i gatti, le fiabe, vorrei un giorno scriverne anche io qualcuna, quando sarò grande.

Io voglio essere felice, o almeno sereno, imparare a suonare la chitarra, quelle belle musiche che suona mia madre sul suo pianoforte.

A me non importa niente, anche a me piacciono i maghi, ma in fondo voglio solo essere spensierato, voglio imparare a ballare e a cantare.

“Va bene bambini, avrete quello che desiderate, ma attenzione..”

“Dovrete riuscire, tutti voi, senza nessuna eccezione, ad uscire da questo bosco, un giorno, senza mai voltarvi indietro e senza avere paura di quello che vi aspetta lì fuori”.

“Se non lo farete, uno di voi lo terrò per sempre con me, degli altri due deciderà il bosco”.

I bambini salutarono la fata e si incamminarono per fare come lei aveva detto.

Il bosco era vasto, lungo anni, uno dei bambini, quello a cui piacevano le fiabe, dopo un po’ di tempo, non visto dagli altri, si fermò un attimo a riposare, e a riflettere:

“Certo era bella la fata, mi piacerebbe tornare da lei”.

Gli altri due, che non si erano accorti di nulla, continuarono a camminare nel bosco.

Ad un tratto uno di loro, quello più taciturno, si accorse che il bambino alla sua sinistra mancava.

Si voltò guardando all’indietro, una grande malinconia lo colse, pensava alla fine del bosco quando sarebbe arrivata.

Senti’ le foglie del bosco che lo chiamavano.

Decise di fermarsi lì.

L’ultimo bambino camminava allegro pensando a quanto fosse bello il bosco e a quanto ancora sarebbe durato, senza pensare a quello che sarebbe venuto dopo.

Il bosco invidioso si voltò indietro e finì all’improvviso.

Dedicato a Syd Barrett, Nick Drake, Marc Bolan.

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editoriale di Tucidide

Il mio appello è prima di tutto un outing. Perché sì, sono anch’io un addicted Radio Sportiva, nell’intimità della mia macchinetta durante gli spostamenti per lavoro. E non sembro essere il solo da queste parti.

Radio Sportiva è stata citata pochi giorni fa, in un commento ad una rece di Algol, da parte del mitico Bartleboom che copioincollo a seguire, perché meglio non si può descrivere la sua essenza:

Meravigliosa: 24 ore al giorno, 365 giorni l'anno, a parlare del nulla cosmico... Per di più dandosi un tono che raramente ho incontrato in un'aula di Tribunale. Credo che riuscirei ad ascoltarli tutto il giorno. A fine giornata sono un balsamo, un bagno caldo, un massaggio, un buon bicchiere di vino: hanno su di me un effetto taumaturgico. E poi la gente che chiama: gente che avrebbe evidente difficoltà ad utilizzare un ascensore, che chiama per dare dritte di finanza calcistica a Marotta, alla famiglia Agnelli e al Fondo Elliott. Adoro la compostezza di Daniele Tirinnanzi e la comicità provocatoria di Marco Bisacchi, Enzo Bucchioni è il nonno che vorrei ancora avere al mio fianco, con Maurizio Biscardi ci uscirei a cena. La totale e perentoria assenza di figa, poi, conferisce al tutto una dimensione accogliente e confortevole che mi riporta proustianamente alla fase prepuberale. Grazie, Radio Sportiva.”

Potrei anche finirla qui, non avendo molto da aggiungere a quanto scritto da Bartle, se non puntualizzare che la perentoria assenza di cui sopra trova una felice eccezione nel caso della corrispondente per il Toro, sulla quale tra poco spendo due parole.

Vorrei però condividere con tutti Voi la mia lacerante sofferenza per la progressiva normalizzazione di RS, per questo loro devastante cedimento al bon ton radiofonico, lampante spia della decadenza dei nostri tempi.

Per esempio: vogliamo dire che ci manca tanto Aldo Agroppi?

Qualcuno ricorderà che prima di Ronaldo, qualche anno fa alla Juve era già approdato un altro giocatore con il finale in aldo. Ebbene, interrogato sul nuovo acquisto dei gobbi, il mitico Aldo si era prontamente lanciato con la rima: “Osvaldo pisello caldo!”, riferendosi al vorticoso giro di gnocca che pareva ruotare intorno al giocatore.

In questo commento c’era forse tutta l’essenza della Radio Sportiva delle origini.

Oggi sembra non ci sia più spazio per questo sanguigno quanto competente commentatore, grande giocatore del Toro dei tempi di Gigi Meroni e del tutto fuori dal conformismo calcistico nazionale. Per chi non lo avesse presente, giusto una chicca. Una volta lo chiama un giornalista e gli chiede: “Ancelotti ha detto che domani gioca con l’Albero di Natale, lei cosa ne pensa?”. Risposta: “Non so che dirle perché io sono di tutt’altra scuola, io giocavo con l’Uovo di Pasqua.” Cos’è il genio?....

La sua assenza è una delle spie del malessere che sta corrodendo il più limpido successo radiofonico italiano degli ultimi decenni. Latitanti i commentatori scomodi, e sempre più rari gli interventi senza peli sulla lingua. Ma ci sono molti altri segni di degrado che minano ormai Radio Sportiva, poichè nei gloriosi tempi andati la nostra era marchiata a fuoco con alcuni tratti che oggidì paiono scolorire, tra cui citerei:

1. L’utilizzo sfrenato dei calembour più terrificanti, titoli costruiti su giochi di parole di cui ci saremmo vergognati già in prima elementare. Qualunque assonanza diventava buona per descrivere la notizia del momento, con esiti agghiaccianti per dirla alla Antonio Conte, la cui mancanza (delle battute, non di Conte) si fa davvero sentire. Censura dei calembour no grazie.

2. Le pubblicità truzze e zozzone. Qua al nord negli spot ha imperato Giggidagostino e Le-ro-ton-de-di-Gar-la-sco (con le ragazze che entrano ggratiss!), un tempio della tamarro dance che probabilmente non riuscirò mai a visitare. La reclame del CA-PO-DAN-NO D’I-TA-LIA AL-LE RO-TON-DE-DI-GAR-LA-SCO!!!, compreso brindisi con similspumante ed alloggiamento in baracche espiantate dai Gulag mi ha più volte fatto vacillare nelle mie certezze sul San Silvestro. Degni di nota anche i jingles per officine, gommisti e autodemolizioniricambi, cantati da fanciulle con voce roca cha vaiasaperperchè mi fanno scopa con l'indimenticato spot teleVISIVO di Brava Giovanna Brava.

Ma il top era la pubblicità dei locali zozzoni. Da queste parti era ricorrente su RS lo spot del Samara’s, noto locale sabaudo per appassionati di ginecologia, con tanto di riepilogo delle Star in cartellone. Dico, quale altra radio nazionale, avrebbe avuto il coraggio di decantare la serata con Giada De Sade? Oggi invece, forse a causa del troppo successo, senti solo più le solite pubblicità generaliste di grandi marchi, che passano su qualunque altra radio nazionale.

3. Gli opinionisti che litigano con gli ascoltatori che chiamano in diretta. Un tempo alcuni parevano davvero imbufalirsi per le domande degli ascoltatori, che certo non brillavano in competenza calcistica. Per non parlare di quel tal giornalista da sempre accusato di essere antijuventino e di conseguenza martellato in diretta da provocatori gobbi ai quali incredibilmente dava pure corda, con clamorose scazzottate radiofoniche.

Fortunatamente resistono ancora alcuni pilastri della vecchia Radio Sportiva, come i collegamenti con le squadre di serie A, ognuno gestito da un giornalista locale che parla solo di quella piazza, dando notizie sulla qualunque, pure della prima comunione del figlio del massaggiatore. E qui mi collego alla felice eccezione della perentoria assenza di cui sopra.

Ivana Crocifisso, l’unica corrispondente femmina, la quale guarda caso parla del Toro, la squadra che da sempre ha nel suo dna la connotazione di attributi. Comunque la nostra Ivana dimostra una competenza ed una fermezza che mancano a tanti suoi colleghi maschietti, raccontandoci le vicende granata con una grinta imperturbabile, come quella di una barista in un locale di Hell’s Angels. Pare che tempo fa fosse stata trattata male, in conferenza stampa, dall’allenatore Sinisa Mihajlovic. Mal ne incolse al povero serbo, già traballante di suo sulla panchina dei granata, contro cui si schierò il silenzioso livore dell’intera struttura di RS, e difatti dopo poco arrivò puntuale l’esonero. Potenza di Radio Sportiva!

Degno di menzione è anche il corrispondente da Bergamo, per l’Atalanta, che si dichiara da anni vivente in una bolla di sogno per i successi galattici degli onesti pedalatori Orobici, roba da far impallidire qualunque altra manovalanza calcistica provinciale. E al termine dei suoi interventi saluta sempre con uno stentoreo A VOI! (sarà mica che sotto la camicia porti una maglietta con su scritto Boia chi molla?).

Con i collegamenti dalle varie squadre della serie A è come fare ogni volta un piccolo giro d’Italia, e questi corrispondenti mi sembrano la versione radiofonica degli storici giornalisti locali di Novantesimo Minuto, original version. Come non ricordare Tonino Carino da Ascoli con i cuffioni in testa, Luigi Necco da Napoli sempre circondato da tifosi urlanti, Cesare Castellotti da Torino con il nodo della cravatta largo quanto il collo e Ferruccio Gard da Verona che ogni domenica gli era morto il gatto?

La finisco qui, che altrimenti scivoliamo su Radio Nostalgia, permettendomi ancora di chiedere la Vostra solidarietà, in questo mio accorato appello per fermare il pericoloso virus della bontonizzazione di Radio Sportiva. Rivendico il diritto che l’interno della mia macchinetta sia ancora riscaldato da un truzzo focolare radiofonico e non dalla sua versione rieducata.

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editoriale di mrbluesky

C'era una vecchia radio in casa della zia D.

Credo che ci tenesse molto dato che stava lì solo per bellezza,sempre silenziosa, nella penombra di una stanza per ospiti che non sono mai arrivati.
Ricordo che era di bachelite, tutto sommato moderna per l'epoca, e che sulla banda delle frequenze c'erano i nomi di tutte le città, Tokio, Istanbul, Parigi, e poi il Monte Ceneri.
Io non ho mai saputo dove fosse in realtà questo monte, e nemmeno cosa avesse a che fare con la radio di mia zia, ma quando nelle sere d'estate scorrevo avanti e indietro la banda in onde medie, ricordo che ne uscivano fuori delle strane voci interrotte da scosse metalliche, come quelle di un temporale.
Per questo motivo ho sempre immaginato quel monte come un luogo oscuro, tetro e ventoso,e comunque inospitale.
Chissà se era realmente cosi, non l'ho mai saputo e non lo voglio sapere, preferisco che rimanga un luogo della mente, una delle tante cose a cui ho dato un anima, una connotazione dettata solamente dalla fantasia.
Oggi quella radio, dopo tante peripezie, è giunta fino a me.

Mi osserva là, dall'alto della libreria, silenziosa come sempre,mentre ho smesso da tempo di immaginare la vita.

Ma sembra che non gliene importi.

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editoriale di zaireeka

Sta facendo molto discutere in questi giorni sui giornali l’episodio di un maestro elementare che al fine di spiegare la Shoah ed il razzismo antiebraico ai suoi alunni ha sfruttato, per così dire, in una maniera parsa non appropriata ai molti, la presenza in classe di un (unico) bambino di colore.

Pare che lui (il maestro) abbia voluto recitare la parte peggiore nella recita, diciamo la parte del nazista, cercando di tirare fuori la natura razzista dei suoi scolari.

“Quanto è brutto!” pare abbia detto ad un certo punto della recita, indicando il bimbo ai compagni di classe.

Per fortuna tutti i bambini non hanno dato corda al maestro, hanno preso le difese del compagno, e questa è una bella notizia passata quasi in silenzio sulla maggioranza dei giornali, quasi tutti occupati a parlare dell’episodio dal punto di vista “politico”.

Sono sicuro, anche se tanti non la pensano così, che l’intento del maestro, che non immagino in prima istanza razzista, fosse educativo nel senso giusto (come dimostra del resto il risultato dell’esperimento), anche se un po’ troppo originale e sottile per una classe delle elementari, e soprattutto dannoso psicologicamente per il bambino chiamato a recitare la parte della vittima .

L’alternativa, almeno per me, è che il maestro sia davvero un po’ razzista, ma comunque con la sincera volontà di non volerlo essere e di convincere gli altri (gli alunni) che il razzismo è una brutta cosa (come dimostra del resto il risultato dell’esperimento).

In questo ultimo caso, insomma, il maestro sarebbe un po’ un personaggio alla Checco Zalone.

Ed allora, che dire, fra un indignazione d’ordinanza e l’altra per un Italia sempre più razzista, xenofoba, bigotta, ipocrita e benpensante (non sarei molto originale se vi dicessi di chi è la colpa..), facciamoci anche una risata.

Viva Checco e le sue canzoni da Grammy, ora e sempre.

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editoriale di ALFAMA

Televisione,un susseguirsi di immagini e suoni. Videocassette vuote.

E già mi manchi, ancora in me mi manchi. Le tue giornate senza storia. Le attese.

Girano le immagini.Gli anni si susseguono senza nome, videocassette vuote con solo una data

Don Camillo e Peppone.

Dolori, inviti i miei inutili rifiuti. Tentativi.

Corse, visi e notti senza memoria

Davanti alla televisione, gli anni passano veloci, frenetici, uno dietro l'altro come i miei anni.

Solo.

Girano sempre piu veloci, i tuoi sorrisi, girano sempre piu veloci, in miei dolori, piu veloci , gli anni dimenticati,sempre piu veloci, i visi irriconoscibili, sempre più veloci e

Raffaella Carrà canta

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editoriale di Bubi

Molto di ciò che ci trattiene dal vivere una vita appagante risiede nella paura, che non esploriamo e con la quale non ci integriamo. Maggiore è la capacità di accettare le nostre paure e di lavorarci sino in fondo e meglio siamo in grado di vivere le nostre vite nel modo più gratificante possibile. Ma, a un livello ancora più profondo, affrontare e abbracciare le nostre paure ci apre un passaggio verso una profonda connessione con l'esistenza. Ci dischiude alla nostra vulnerabilità. Spesso abbiano avuto a che fare con la paura, in un modo o nell'altro - la paura della perdita, della punizione, delle critiche e del giudizio, del rifiuto, della solitudine e dell'abbandono, la paura legata alla sopravvivenza, la paura di esporsi e dell'umiliazione, del successo o del fallimento, dell'intimità, del confronto o della rabbia. Possiamo scegliere di vivere nella giungla o nel giardino. Nella giungla, siamo sopraffatti e viviamo assecondando valori di lotta, competizione, successo o fallimento, immagine e rendimento, troviamo persone che vivono secondo una gerarchia basata sul successo, sul fascino e sul potere e la sensazione predominante è quella di scarsità e paura. Nella giungla, ci viene insegnato a spingerci oltre la paura e questo atteggiamento ci forza a compensare la nostra vulnerabilità e paura, o a soccombere. Nel giardino, il mondo è un posto dove c'è spazio e modo di esprimersi per chiunque. E un mondo nel quale i valori più alti sono l'accettazione di ciò che siamo, e il supportarci l'un l'altro per imparare ad amare noi stessi, la scoperta e l'accrescimento dei nostri valori e doti personali senza alcuna comparazione. È un mondo dove si impara a vedere gli altri non come una minaccia, ma come una risorsa. Forse, in fondo al cuore, preferiremmo vivere nel giardino, ma le nostre menti e il nostro comportamento possono rimanere imprigionati nella giungla. E necessario un piccolo slancio di consapevolezza per cambiare il punto di vista. Molti di noi, forse la maggior parte, sono stati allevati in un'atmosfera da giungla - in un'atmosfera di pressione, tensione e confronto, dove sono stati giudicati e valutati in base al rendimento e all'apparenza piuttosto che all'essere. Questo tipo di condizionamento è profondamente radicato nelle società nelle quali cresciamo e viene trasmesso inconsapevolmente e automaticamente da una generazione all'altra.

(Krishnananda e Amana)

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editoriale di nes

Un bel casino.

Uno dei massimi pregi e servigi cocessici da internet, negli ultimi 15 anni, è stato quello di portarci in casa la cultura pop contemporanea dell'intero globo. sranno dieci annise non di più che quello che di nuovo e interessante scoprite, lo scoprite su internet, e non ve lo propone la televisione (Adrian permettendo),
Ricordo quando da bambino uscì la pima puntata degli sceriffi delle stelle (di cui oggi ricordo giusto il titolo e questo aneddoto). Lorenzo non stava più nella pelle voleva a tutti i costi che durante l'intervallo sceglessimo che sceriffo essere e andare a fare qualche cosa di non meglio precisato sul pianeta sa dio quale ubicato, sul piano di gioco, nelle cucine al piano seminterrato della nostra scuola/mondo.

Che noi ci volevamo pure giocare a 'sti sceriffi delle stelle assieme a Lorenzo, ma la sera prima avevamo tutti guardato, come sempre, sampei a quell'ora e non avevamo idea di che cosa stesse parlando. passammo l'intervallo a farcirci raccontare nei minimi dettagli l'episodio, due, tre, non so quante volte. Era il cartone più bello del mondo. ci facemmo dare il canale e tornammo ai compiti di matematica. Quella sera avremmo visto tuti il secodno episodio e avremmo scelto. Cazzo, che bomba di cartone!

Uno dei miei migliori amici quel giorno c'era, ed entrambi degli sceriffi delle stelle ricordiamo solo questo. Neppure chi interpretammo poi nei successivi intervalli fanciulleschi, o se effettivamente poi mai ci si abbia giocato a 'sti cosi delle stelle, ma che cazzo di fotta c'avessimo su 'sta evidente delusione micidiale sì: ce lo ricordiamo
E Lorenzo, quel pomeriggio, fu Dio.

Tre lustri avanti con quattro righe in mezzo.
-Decollo

Oggi tutti vogliamo essere Dio, e internet ce lo concede.

Internet si è anche sostituito alla televisione, le cose nuove passano di qui.

Poi internet è diventata LA Televisione.

Tre lustri sopra, i bambini giocano, una riga sotto facciamo sul serio.

-Atterraggio
Cambiano i tempi i mezzi ma non le abitudini: al lavoro, a scuola, dal dentista, in coda all'autolavaggio, o forse è solo la badante, ma qualcuno ha appena visto una nuova serie Netflix che tu devi vedere oppure morire perchè se no che cazzo ci stai a fare qui, diciamocelo, no? C'avrai mica ancora l'illusione di avere una vita?

E io una vita non ce l'ho mai avuta, ma allo stesso modo non ho netflix, che ero convinto di seguire fino a che non avete cominciato voi, quando ve lo hanno messo comodi davanti al divano. io ce l'avevo che dovevo girare forum, siti, sottotitoli, recensioni in lingue che non conoscevo, torrent, emule, mediafire, quattro schede aperte su tre download differenti e il motore di ricerca a balenare tra nuove news e festival indipendenti. in mezzo a quella bolgia di informazioni, netflix faceva capolino alle volte. con delle Bombe atomiche che se dico tipo "rick & morty" Bart Simpson si alza in piedi e urla, trepidante e bagnato "E' uscita la nuova puntata???"


O "Bluestone 42". ...Che voi manco non sapete cosa sia, poveri pulcini infreddoliti.

Ma siete pieni di stronzate da proporre, di quello, cari miei, ne avete da vendere. e ne state vendendo. Fatevene una ragione, è così.
Dovete sentirvi Dio, come Lorenzo. E tutto quello che di nuovo avete da proporre è oro colato nei vostri occhi, e merda fumante in quello degli altri. propronete, proponete, e non vi segue mai nessuno. voi però la serie ve la bevete tutta. (Dieci a uno che Lorenzo abbandonò gli sceriffi delle stelle lo stesso giorno che lo abbandonammo noi, tornammo tutti a sampei e daitarn: ma che scherziamo?).
L'aggressività non è per voi, io mi rendo conto che non ci potete fareun cazzo, vi danno una siringa e dieci dosi, che fate, lasciate li le ultime sette quando già le avete pagate e se non completate il ciclo l'effetto non raggiunge il suo apice? e non provate a spacciarne al vicino, che così magari vi sentite meno fessi a non aver ancora beccato e proposto il nuovo Bojack Horseman" di turno!
Eh, ma mica siete soli, quelli li han proposti due, tre meno di dieci persone.
Di netflix mica arrivava tutto un tempo arrivava il meglio qui, e, porca miseria, nessuno ha intenzione di allontanarsi dal venerare il meglio di netflix, che è il meglio della subcultura pop televisiva degli ultimi venticinque anni. è da south park che nessuno faceva cose così interessanti, belle, profonde, taglienti. priapismo assicurato icondizionato e stragiustificato.
Ma per ogni prodotto buono netflix nasconde almeno un orrore. moltiplicato per dieci, per questioni di numeri, è statistica, inevitabile, e nessuno se ne lamenta.
Ecco, questa però è una cosa che andrebbe chiarita, perchè, pulcini miei, li fuori è un mondo di faine, e voi a breve finirete per diventar prima prima prede, poi poltiglia in digestione, e poi merda. Occhio, che non è una bella prospettiva.

La sezione cinema di Netflix è l'obrorio. Non si salva niente. Netflix cerca di ricalcare il cinema nazionale con pretese di esportazione (il cinema indipendente inglese, il cinema coreano filo holliwoodiano (beh, oddio, qui netflix sogna proprio, ma va beh, buttiamocelo dentro), gli horror svedesi... tutte quelle produzioni piccole che negli ultimi anni in europa, consce del potere di internet hanno puntato sul mercato home video estero. va beh, inghilterra esclusa, quel genere di cinema è stato più che altro ispirzione per tutti gli altri, ma più o meno ci siamo capiti: avete presente Moon di duncan jones? Tu No? ??? e va beh, ma allora che cazzo stiamo a parlare a fare, scusami... Sauna, tower block... prendi anche solo 28 giorni dopo... dai ci siamo? hai capito? pochi, ma non pochissimisoldi, e una gran bella regia. la fotografia la facciamoun po' sempliciotta ma d'impatto, ce la copia pure the ring (quello americano, messa in scena splendida... smpliciotta, ma splendida... dai porca miseria non posso aprire un'altra parenbtesi... abbiamo capito di che estetica 'sto parlando no? se ancora non hai capito: l' estetica del cinema indie anni 00. per tutti gli altri, quelli che avevan capito: NON HO MAI DETTO "CINEMA INDIE" grazie e scusate.

Quel tipo di estetica è stata un canone per certo cinema per più di dieci anni, ha funzionato, e adesso netflix la fa sua.
ma netflix ha i soldi, e non ha la più pallida idea di come spenderli per fare un prodotto buono, sa dove spenderli per fare un prodotto che funziona, ossia vende: i nomi.
ottimi nomi impiegati in produzioni che a conti fatti risultano esser merda. La roba migliore che ho visto di netflix è Errementari. porprio zero soldi pernetflix e fa tutto sbagliato. è lo stesso genere di film di sennentunchi o non si sevizia un paperino. con il triplo (va be, "un paperino" l'han girato con una busta della spesa al confronto) o quadruplo dei soldi. e fa schifo rispoetto a sennenthuntchi, o come cazzo si scrive.
Certo, rispetto a "The Mute" di duncan jones è oro colato (cazzo, ma come si fa, duncan jones... e il film con malkovich?) che poi adesso qualcuno si aspetta pure che mi metta a ricontrollare maiuscole grammatica e sa il cazzo.

Quando vedete 'sta merda, non dovete proporla, non dovete farlo perchè così la difendete e si abbassa lo standard, e ti ritrovi, santo il signore, ma ditemi che è uno scherzo, candi datoi a film dell'anno agli oscar... ma nenanche nel peggiore dei miei incubi... Bohemian Rhapsody.

una serie di episodi brevi colelgati tra l'oro, tenuti insieme da una regia da cartone animato giapponese anni 80, una fotografia e un montaggiop da serie tv netflix, una recitazione scarsa, e un nome di cartello e cool in faccia al protagonista. almeno, questa è la prima ora di BoRh, perchè poi, in tutta sincerità, non ce l'ho fatta e ho spento e son tornato ad ascoltarmi Nitro. No, tranquilli:ero in aereo, non era uno screener, era in qualità ottima, e a dirla tutta, il lavoro audio è effettivamente da oscar probabilmente. ma quella nomination mica cel'ha, ha: Miglior Film" credo sia il terzo film in tutta la mia vita che non guardo fino alla fine... Miglior Film...

Sì, ho la pretesa di avere qualche cosa da insegnare a qualcuno: la roba figa non te la mettono davanti al divano, te la devi cercare. Non sarai mai come Lorenzo, i tempi son cambiati, ma puoi ancora salvarti dalle faine e dal loro sistema digerente godendoti un sacco di bella roba. Però devi darti da fare un pochino anche tu. se no, è giusto che tu sia merda, e ti concedano, quando gli va, capolavori come BoRh.

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editoriale di zaireeka

Giuro che volevo scrivere qualcosa di molto divertente, questa volta…

Avevo ad esempio pensato a come sarebbe venuta fuori "La canzone di Marinella" se De Andrè la avesse scritta in questi tempi di Crusca andata a male...

"Questa di Marinella è la storia vera

Che scivolò nel fiume a primavera

Ma il vento che la vide così bella

Dal fiume la salì sopra una stella …"

Poi però mi sono reso conto che oggi è l’ultima volta in cui avrò 53 anni, e allora...

Ieri ho comprato ad un prezzo stracciato Duke dei Genesis.

Io i Genesis li ho conosciuti nell’83 circa, ero al primo anno di università, un collega (sempre sia lodato) mi convinse a comprare il loro "Selling England by the Pound".

Io, che in quel periodo ascoltavo quasi esclusivamente musica italiana, cercavo qualcosa che assomigliasse come composizione a "La Donna cannone" di De Gregori, lui un accanito fan Genesis di corrente Gabrieliana (anche io lo sono diventato), mi convinse a comprare questo album.

Perché vi racconto questa cosa? Semplicemente perché ieri ho comprato Duke.

Non so se a voi ogni tanto capita di andare alla ricerca di vecchie classifiche ed hit parades di anni passati per cercare la musica che girava intorno in determinati periodi della vostra vita.

Quando uscì Duke avevo quindici anni.

Allora non sapevo nemmeno chi fossero i Genesis.

La percezione è una cosa strana. Può capitare ad esempio di sentire all’improvviso il suono di una campana e poi rendersi conto a posteriori di averne in verità sentiti altri undici, quando ormai sono passati, che nel frattempo è arrivato mezzogiorno.

Non ho ricordi delle note di Duke che giravano nelle radio, eppure ebbe un certo successo allora.

Ero un Bennatiano, "Sono solo canzonette" era tutto per me. Anche "The Wall" me lo ricordo, ma non Duke.

Ascoltandolo oggi mi sforzo per fare in modo che Duke diventi come uno dei rintocchi sfuggiti di quella campana.

Vorrei ad un certo punto dire e sentirmi dire: "Ah, ma eri tu??!".

Chissà cosa mi può ancora riservare la vita.

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editoriale di VinnySparrow

G: "Signori buon appetito a tutti"

Tutti in coro: "Buon appetito...buon appetito"

Algol: "mmm...buono, davvero"

Fedezan76: "speciale, complimenti al cuoco!"

Cialtronus: "Buono davvero, mi passi il sale per favore Puntini!"

Puntini: "Certo, tieni!"

Iside: "Uno così buono ? Mai mangiato in vita mia"

Tia: "hai perfettamente ragione Iside, uno così buono ? Mai mangiato in vita mia! Ottimo Zot"

Hijhhj: "Oh Onirico senti...nel frigo c'è della birra, vai a prenderla tu per piacere ?"

Onirico: "Certo, che abbiamo ? Bud ? Heineken ?"

Hiijhhj: "Ma no cazzo...ci siamo fatti riportare la Tia Beer dalla Siberia"

Nes: "La Tia Beer ?"

Tutti in coro "La Tia Beer ?"

Hiijhhj: "Eh la Tia Beer, cosa credete ? Carlos mica procura solo viaggi in Siberia gratis, ci procura anche la Tia Beer...è un grande Carlos!"

G: "Signori, visto che allora abbiamo cibo in abbondanza e birra Tia a fiumi...vi propongo un brindisi...lunga vita al DeBaser"

Tutti in coro: "Lunga vita al DeBaser"

G: "Allora Signori, raccontatemi, cosa succede ultimamente, qualcosa di interessante ?"

Algol: "Mah, Signor G...cosa vuoi che ti dica...ultimamente c'è stata una discussione con un certo Bubi, mi pare si chiama così...ha scritto un editoriale che..."

G: "Ah raccontami"

Algol: "Io come al solito l'ho provocato, lui ha sbroccato e come al solito è partita la lite, è intervenuto anche il buon Fedezan76"

Fedezan76: "Sisi è vero, sono intervenuto anche io, ho detto a quel tizio che aveva esagerato. io sono sempre dalla parte di Algol"

Algol: "Ma si poi quello ha iniziato a parlare di noi tutti che ce la prendiamo con i tizi che si comportano bene, che siamo cattivi, stronzate varie insomma..."

Iside: "Eh beh...tutto sommato è vero...la legge non è mai stata uguale per tutti, figuriamoci qui su D&B"

Spiritello: "Ma dobbiamo essere ancora più duri! Ancora più cattivi! Ancora più provocatori...Conte, lei non dice niente ?"

IlConte: "Bisogna prendere a calci nel culo chiunque non rispetta le regole...sopratutto chi non rispetta LE NOSTRE regole"

G: "Ricordatevi sempre che il capo sono io però"

Fedezan76: "Ma ci mancherebbe capo, noi tentiamo solo di allontanare le merde, di eliminare chi non ci piace il prima possibile da casapagina..."

Puntini: "Hai stra-ragione Fedezan...1 stella senza neanche leggere e fanculo da casapagina!"

Algol: "Eppure mi ricorda qualcosa tutto questo..."

Puntini: "Mi sono fatto perfino profili fake per distruggere le merdate che scrive certa gente...porca troia però non ricordo le password di alcuni miei vecchi profili"

Fedezan76: "Mah...che gentaccia che gira...comunque ragazzi, devo raccontarvi di una brutta avventura"

Tia: "Che ti è successo Fedezan ?"

Fedezan76: "Lasciamo perdere, ora stiamo mangiando non è il caso di parlarne...sai esorcismi...lasciamo perdere"

Algol: "Eppure mi ricorda qualcosa tutto questo..."

G: "Ma poi ragazzi spiegatemi una cosa...ma sto fatto di dare 5 stelle anche alle cagate, le recensioni che vengono votate in base a CHI le scrive e non in base a COME sono scritte...insomma quelle stronzate che diceva quello li...come si chiamava...?!"

Puntini: "Ah sisi...ho capito di chi parli capo...mi sta sui coglioni quello...non ha fatto altro che dire stronzate"

Algol:" La penso anche io come te"

Fedezan76: "Idem"

Tutti in coro: "La pensiamo tutti come te Puntini"

Iside: "La pensiamo tutti come te Puntini...wooow...sarà il mio prossimo editoriale Zot, un capolavoro"

Hiijhhj: "A proposito...se non sbaglio dovrebbe essere ancora in Siberia quello lì"

Tutti in coro tranne G: "Sisi è in Siberia!!!!"

Puntini: "Cazzo, spero che non torni mai più...vero capo ? Capo ?....ehm...capo ?....capo !!!!"

G: "Ahhhhh si...scusami..."

Iside: "Ti senti bene capo ? Ti abbiamo visto per un attimino...così...un pò smarrito!"

G: "Sisi grazie ragazzi sto bene...stavo solo pensando..."

Algol: "A cosa capo ?"

G: "Quel tizio...quel VinnySparrow...di lui state parlando mi sembra di capire...beh...voi non lo sapete...ma è tornato dalla Siberia"

Puntini: "Brutto stronzo di un VinnySparrow, adesso tornerà a romperci i coglioni!!!!"

Algol: "Oh no cazzo, dovrò tirare in ballo ancora Amorth"

Fedezan76: "Nooooooooooo....ecco la cena che mi va di traverso"

Iside: "Capo, solo per curiosità...ma tu come fai a sapere che è tornto dalla Siberia ?"

A questo punto G non parla...prima guarda tutti gli invitati in faccia, un accenno di sorriso...poi i suoi occhi "cadono" sui piatti degli invitati...ancora mezzi pieni di quella "strana" zuppa.

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