Semplicemente e completamente d'accordo.
Quello che salta subito agli occhi, anzi, alle orecchie, è l'urgenza di comunicare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso ma già, in parte, sentito, quel dover svecchiare una musica, il roccherolle, che all'epoca aveva si è no sette anni di vita e già mostrava segni di stanchezza e di tendenza all'omologazione, cosette tipiche di una società come era ed è quella ammericana che, pur inventando cose nuove e rivoluzionarie, tende subito a catalogarle, omologarle ed archiviarle, molto molto presto...
L'essere britannici e, quindi, meno avvezzi alle novità in senso assoluto, provenire da una società dove erano più le usanze vecchie e nostalgiche da tardo impero, da evitare ed abbattere che quelle di cui tener conto, ecco, forse fu questo il vero asso nella manica dei Bitols tutti....
E poi, signore e signori, ma vogliamo dire quanto questi Bitols di quei tempi omaggiassero di continuo, con versioni cover o con loro originali, i gruppi vocali neri, anche e soprattutto femminili? Senza contare che, ancora per due dischi, avrebbero saccheggiato il repertorio "nero" d'allora riproponendo cosette come "Twist and Shout" ma anche come "You really got a hold on me" o "Money", masticandole, sminuzzandole e demolendole per poi rifarle in un modo talmente personale che ancor oggi non tutti sanno quale brano sia loro e quale sia una cover....
Per altre osservazioni rivolgersi al mio cuginetto padano,
@[IlConte] ....
Bravo,
@[DDQ] , vado a DeAmarti, perdio.