Voto:
Formalmente,caro PPF, quanto scrivi ha un che d'ineccepibile (quando parli dell'innegabile avvenuta "standardizzazione" del suono e del modus operandi dello zio Enrico) e, contemporaneamente, offre il destro ai tanti, sempre più, man mano che si va avanti cogli anni, detrattori dell'opera omnia dello zio suddetto, dimentichi dell'effetto dirompente che ebbe il suo chitarrismo, ma diremmo proprio il suo approccio diretto e rumoroso, senza fronzoli e spesso addirittura gioioso, nei confronti di un genere musicale allora, parliamo degli inizi degli anni sessanta, quasi del tutto misconosciuto genere musicale qual era il blues, trattato, ai tempi, alla stregua di una musica semimorente praticata solo in alcune zone degli States da soli esponenti del sottoproletariato colored e, se non fosse stato per lui ed alcuni agguerritissimi musicisti inglesi, destinato senz'altro all'oblio o, tutt'al più, alla mera citazione in qualche enciclopedia musicale a puntate.
Certo, il chitarrista che oggi si accosta al blues ritiene Clapton basilare ma basico, giustamente non più in grado, dopo il 1970, di rinnovarsi rispetto ai 12 bars in altre direzioni. Egli ed altri han le orecchie e la testa così piene delle svise e dei passaggi che oggi ci paiono ovvi ma che sono quelli che lui ha prima tramandato e poi codificato come standard assoluti. Lui li ha imparati, li ha masticati e digeriti per poi passarne gli stilemi ad altri che, sia chiaro, magari spesso lo hanno poi superato in tecnica ed opera...
E' vero, sacrosanto, che il non saper rinnovarsi l'ha pagato caro, in termini di considerazione artistica, ma è vero pure che, provate strade nuove coi Cream (puntate e guizzi rumorosi e solismi esasperati che avrebbero portato verso l'hard rock poco dopo) e coi Blind Faith (blues acido, spilli folk e brani-jams che aprirono più d'una strada a tanti altri...) il Nostro proseguì su sentieri rassicuranti e mainstream nella musica ed autodistruggendosi nella vita, anche a causa di evidenti stati di dipendenza, prima da ogni droga esistente sul mercato e poi dall'alcool e da conclamati stati di alterazione psichica (dovuti ad un'infanzia che dire particolare è poco e da problemi di personalità ed autostima) riprese la strada sicura del blues delle origini che non avrebbe più lasciato fino ad oggi, dopo pause pop da classifica e dischi obiettivamente imbarazzanti.
Aggiungi i suoi comportamenti da psicopatico e gli episodi da schizoide deglianni settanta ed ottanta, di cui,una volta sobrio e disintossicato, avrebbe pubblicamente fatto ammenda.
La schiera dei chitarristi d'ogni genere e grado che dichiarano amore per Clapton ed ispirazione per Eric Clapton è sterminata... Hendrix, che lo sorpassò in curva, pur imprimendogli nuova linfa ed ispirazione. lo adorava e sempre dichiarava di essersi rifatto a lui ed alle sue intuizioni da sempre. Insospettabili metallari e fini jazzisti dicono "Clapton" quando si chiede loro la fonte d'ispirazione primigenia, da Eddie Van Halen a Pat Metheny, passando per Tony Iommi, Adrian Belew e fila di giovani e meno giovani professionisti della sei corde, non necessariamente in ambito blues.
E poi, un po' di rispetto... Per qualche anno, è vero, lui è stato Dio,no?
Un abbraccio.
PS: Quello che hai sapientemente recensito non è una pietra miliare, ma duebarratre volte all'anno si può ascoltare...