1)
C'era una volta una bambina dai capelli rossi che era leggera come una nuvola e aveva un bellissimo sorriso perché ogni mattina si lavava i denti con tre dentifrici diversi. Un giorno decise di comprare qualcosa e entrò in un negozietto. Prima di farlo mise tre sassolini nelle tasche per essere un po' meno leggera, altrimenti il negoziante non avrebbe potuto vederla.
“Vorrei un pochettino di ragù per il mio micio occhi blu.” Infatti fuori c'era un gatto che aspettava, ma non aveva gli occhi blu. Che quelli servono solo per la rima. In compenso era rosso come i capelli della bambina e disegnava con la coda un punto interrogativo nell'aria.
2)
Fuori dal negozio la bambina si tolse i tre sassolini dalle tasche. Era di nuovo leggera, e così nessuno poteva vederla. A parte Giovanni.
“Mamma guarda quella bambina col gatto!!” “Dove Giovanni?” “Sono li mamma, non li vedi?” “No” “Ma come, guarda!! Il vestito della bambina sembra una nuvola e il gatto sta mangiando il ragù ” “Giovanni, per favore!!”
Si perché nessuno vedeva nemmeno il ragù. Tutte le cose che la bambina toccava diventavano invisibili.
3)
Dopo essersi accorta di Giovanni e avergli sorriso, la bambina si trasformò in una coloratissima farfalla e si allontanò con il gatto che le saltellava dietro. La trasformazione andò così: prima rimase solo la nuvola che fece pof come una bollicina e poi venne fuori la farfalla.
“Insomma Giovanni vuoi muoverti!!” “Mamma, ho appena visto una bambina trasformarsi in una farfalla!!” “Si, si, piacerebbe anche a me trasformarmi in una farfalla, così non dovrei fare la spesa e correre a casa per cucinare per te e per tuo padre.” “Ma, mamma, io l'ho vista davvero” “Va bene Giovanni, ma adesso andiamo.”
4)
Ma era successa anche un'altra cosa: i tre sassolini che la bambina aveva buttato adesso erano colorati e avevano gli stessi colori della farfalla che era volata via. Giovanni li raccolse senza farsi vedere e se li mise in tasca.
Arrivato a casa Giovanni cominciò a giocare. Lui era un pirata e i sassolini un tesoro che aveva trovato e che adesso era al sicuro nelle sue tasche. Al sicuro? Non proprio, che adesso qualcuno lo stava inseguendo. Bisognava scappare, correre. E correva, correva. Ma chi lo inseguiva? Sarebbe stato bello se a farlo fosse stata quella bambina.
5)
“Basta correre, stai li sul divano e non muoverti”. E Giovanni chiuse gli occhi e sentì una specie di ronzio nella testa che forse era la rabbia di essere in castigo. Poi mise le mani in tasca e toccò i tre sassolini. Immediatamente il ronzio si trasformò in un altro suono, un ron ron elettrico e dolce. Poi si accorse che quel ron ron non era nella sua testa, ma fuori. Aprì gli occhi. Sul divano con lui c'era il gatto e il ron ron erano le fusa.
Era talmente stupito che non riusciva a dir niente, e di cose da dire ne avrebbe avute parecchie: come aveva fatto il gatto ad entrare? dov'era la bella bambina dai capelli rossi? come si spiegava la trasformazione in farfalla? Ma neanche una parola gli uscì dalla bocca.
6)
Lui e il gatto si guardarono negli occhi e all'improvviso non c'era più la stanza, ma un albero, dove su un ramo se ne stavano tranquilli.“Sono un gatto o un bambino?” si chiese. Dalla cucina si sentiva arrivare un rumore di pentole e così sembrava che anche la mamma fosse sul ramo.
Era passato parecchio tempo quando con la coda dell'occhio vide il gatto che si allontanava insieme alla farfalla. E quando la mamma lo liberò dal castigo, lui non riprese a giocare. E se ne stava li come uno che aveva fatto un bel sogno e non vuole svegliarsi.
7)
Il giorno dopo a scuola fece un disegno dove si vedevano il ramo, il gatto, il bambino. Poi aggiunse la farfalla mettendola al posto del sole. "E la bambina, la bambina dove la metto?" Ci pensò sopra parecchio per poi disegnarla addormentata ai piedi dell'albero.
Mancava solo la mamma e quel rumore di pentole che vuol dire che c'è. Disegnò allora una pentola rossa e la mise tra i fiori del prato quasi fosse un bel fiore anche lei. I sassolini non li disegnò. Che quelli erano un segreto. Il segreto più segreto di tutti.
8)
Quando la maestra gli chiese come mai il bambino assomigliasse un po' al gatto, Giovanni rispose che non lo sapeva proprio bene, ma che essere un gatto gli sarebbe piaciuto. Si sentirono allora le risate degli altri bambini, ma Giovanni non se la prese, anche perché c'era una farfalla colorata che svolazzava fuori dalla finestra.
Al ritorno da scuola ebbe voglia di tornare sul ramo. Cercò allora di rifare le stesse cose del giorno prima: si fece mettere in castigo, toccò i sassolini. Niente. Riprovò un'altra volta e tante altre ancora. “Gatto rosso, perché non arrivi?”
9)
La sera si addormentò un pochino deluso. Mise però i sassolini sotto il cuscino come si fa coi dentini per far arrivare la fata. Fu una buona idea, perché quando si svegliò in piena notte il gatto era tornato e se ne stava ai piedi del letto.
Dapprincipio tutto sembrava normale, poi si rese conto che era buio e che ci vedeva lo stesso. Accompagnato dal gatto fece un giro nel nero della casa e tutto era uguale a sempre, ma anche un pochino diverso, un diverso che non faceva paura. Poi arrivò la farfalla, non più colorata, ma bianca e il gatto la seguì.
10)
E, anche se il gatto era andato via, continuava a vedere nel buio. Ed era bello non accender la luce. Era bello non avere paura. Gli venne persino l'idea di uscire in giardino, ma temeva che il rumore della porta avrebbe potuto svegliare la mamma. Andò allora in cucina dove c'erano i biscotti e la coca cola da bere senz'acqua.
Poi quando ritornò nel letto, alzò il cuscino e vide che i sassolini erano di nuovo cambiati: adesso erano bianchi di un bianco bianchissimo come quello di una farfalla notturna o come dentini che ogni mattina vengono lavati con tre dentifrici diversi.
11)
Al mattino una nuvoletta di polvere colorata si posò sui sassolini.
“Bella bambina, lo so che sei tu a fare tutte queste cose...ma perché non ti fai più vedere? Sai cosa faccio? Adesso senza che la mamma mi veda prendo per te un po' di quei biscotti buonissimi.”
Ne prese tre.
“Tre sassolini e tre biscotti” pensò.
12)
E mentre andava a scuola e pensava “che cosa se ne farà poi di tre biscotti una bambina magica?” toccò di nuovo i sassolini.
“Invece i biscotti mi piacciono molto! Ma dimmi non hai un po di ragù per il mio gatto?” “No”
“Be dammi i biscotti allora!!” E mentre la bambina mangiava, Giovanni non riusciva a spiccicare nemmeno una parola.
“Devi andare a scuola, vero? “Si”
“Bene ti accompagno” Si trasformò in farfalla e per tutto il tragitto gli svolazzò sopra la testa
13)
All'uscita da scuola la farfalla riprese a svolazzargli intorno.
“Adesso però, per favore, torna una bambina.”
Allora si trasformò di nuovo e cominciò a correre.
“Dai prendimi” gli disse.
Giovanni si mise a correre, ma prenderla sembrava impossibile. Allora toccò
i sassolini e cominciò ad andar velocissimo, ma quando l'aveva raggiunta e stava per toccarla, lei si trasformò di nuovo in farfalla.
Giovanni si lasciò cadere nel prato. Lei era lontana e il gatto le saltellava dietro.
14)
Sentì una voce gentile da dietro le spalle, una voce che diceva: “ma guarda quei due son tornati”. Giovanni girandosi vide un vecchietto che sorrideva. Chissà se anche lui usava tre dentifrici diversi.
Continuò il vecchietto : “sei fortunato Giovanni , chi ha la fortuna di vedere quei due se ne sta in pace a dormire su un ramo e del buio non ha più paura.”
Giovanni lo guardò stupito e gli chiese: "ma tu come sai queste cose, per caso conosci il gatto e la bambina farfalla?"
Rispose il vecchietto: "si li conosco, li conosco da tanto tempo e posso dirti che quello non è un gatto, ma una creatura che può trasformarsi anche in altri animali, la mucca, la volpe, la tartaruga. Quando l'ho visto io era una lepre, avevo più o meno la tua età sai.."
15)
“E perché si trasforma in tanti animali diversi?” chiese Giovanni
“Si trasforma in un animale o in un altro a seconda di quel che gli serve. Tu per esempio sei un bimbo molto vivace che forse non sa che ogni tanto è bello fermarsi e forse, forse hai qualche paura. E qual'è la prima grande paura se non quella del buio? E chi se ne sta più tranquillo di un gatto sul ramo. E quale altro animale vede nel buio? Io ero un bambino triste e la lepre mi ha insegnato a correre sotto la luna.
“E la bambina farfalla?”
“E' lei a consigliargli quale animale scegliere, ed è in grado di farlo proprio perché è una bambina, lei ti ha guardato negli occhi, la prima volta che ti ha visto, no? E con un solo sguardo ha capito tutto di te.”
16)
“Ma non invecchia mai? Hai detto che quando l'hai incontrata la prima volta eri un bambino e adesso tu sei vecchio”
“No, non invecchia e per rimanere con lui deve rimanere una bambina per sempre, altrimenti non riuscirebbe a capire con gli occhi.”
“Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?”
“Sai, fino ad oggi, la bambina e il suo amico non li avevo più incontrati, e così mi son fatto tante domande, e questo è quello che io ho immaginato.”
“Bé, magari le domande posso farle io alla bambina quando la rivedrò.”
“Non credo che la rivedrai... oggi hai visto la bambina per la seconda volta e ha giocato con te, non è così?”
“Si, è così.”
“ Be, quello è il suo modo di salutare.”
17)
Giovanni adesso stava in silenzio, non sapendo se essere triste o contento. Il vecchietto allora mise le mani in tasca, tirò fuori tre sassolini colorati e sorrise. Così sorrise anche lui e gli parve di essere ancora sul ramo.
E sul ramo infatti c'era ancora. E sonnecchiava.
Lo risvegliò una lepre che correva come un vecchio non potrebbe mai fare.
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