editoriale di luludia

Mi capitava, ogni tanto, quando passeggiavo vicino a casa mia, di imbattermi in una curiosa figura, un tizio alto, pallido, sempre vestito di eleganti abiti scuri che camminava, flessuoso e morbido, di un passo sfaccendato, come un gatto diventato chissà come umano.

Di spettrale bellezza, sembrava avere un cerchio intorno a sé destinato ad allontanare gli altri e dico sembrava perché, in realtà, gli altri gli si avvicinavano eccome, ma, come avevo già da un pezzo notato, si trattava sempre di tizi male in arnese. Non lo vedevi mai parlare con un tal dei tali qualunque, che con gente simile il cerchio funzionava benissimo.

Un giorno, mentre ero seduto su una panchina e lui stava camminando a pochi passi da me, fu fermato da una vecchietta, di quelle che hanno un calzino bianco e uno blu,

“L'unico modo per far le cose pari è lasciarle dispari.” disse lei. Lui rispose “Questa l'ho sentita in un vecchio blues.” “E cusel e blues?” “Sono io quando mi ricorderò di te.”

Poi la vecchietta lo salutò. Stupito, memorizzai la conversazione e arrivato a casa la scrissi subito in un quadernino .

Un giorno ascoltando, per caso, dei miei vicini parlare di lui appresi che da giovane si era bendato completamente il viso per qualche mese, poiché non voleva essere visto dagli altri e che ai tempi delle superiori era solito camminare sui tetti della scuola.

“E' sempre stato un tipo strano e pensa che le donne gli morivano dietro” aveva poi detto uno dei vicini con evidente invidia.

Una sera andai nel bar vicino casa per vedere una partita di calcio e con mio sorpresa (nulla lasciava pensare che potesse interessarsene) c'era anche lui. Gli sedetti accanto. Le due squadre stavano facendo una squallida partita difensiva e allora dissi parlando tra me e me “Un po' di coraggio, no? Sorpresa su sorpresa, mi rispose “E' la tattica del pipistrello con gli undici giocatori attaccati alla traversa.”

“Questa non è male.”

“Non è una frase mia, ma di un giocatore sudamericano, non ricordo più quale.”

Durante il resto della partita non parlammo più, ma dopo mi offrì da bere e ebbe inizio così la prima delle nostre serate alcoliche. “Il calcio è un gioco magico perché si usano i piedi e non fosse altro che per questo per me è pura poesia. E quando va bene è una specie di mondo alla rovescia dove una specie di nano quasi deforme nasconde la palla ai giganti. Oggi è sempre più raro vedere giocar bene e funziona solo la tattica del pipistrello che ti dicevo prima. E, credimi, è quasi più divertente veder giocare i ragazzini”

Sfondava una porta aperta con me, che, se vedevo dei ragazzini giocare, mi fermavo sempre.

Parlammo poi dell'odore dell'erba, della sensazione magica di veder correre sulla fascia, del suono della palla accarezzata dal piede, dei calciatori brasiliani di un tempo che giocavano addormentati, di un certo Tabanelli a cui io non riuscivo mai a rubare la palla quando ero ragazzo. Alla fine il vampiro citò una frase di Eduardo Galeano a proposito dello squallore del calcio moderno: “I più vincono senza magia, senza sorpresa, né bellezza, ma così è peggio che perdere.” E credo che queste parole spieghino molto bene il motivo per cui il suo cerchio protettivo lasciasse passare solo i folli e gli sconfitti. Chi vinceva senza bellezza non lo interessava, e credo di non aver mai conosciuto nella mia vita un uomo che nutrisse un odio così profondo per la normalità.

E per quel che riguarda i folli, erano loro ad avvicinarsi a lui e non lui a loro. E da parte sua non c'era nessuna posa alla Stavrogin. E' solo che i folli hanno bisogno, si dice, di guardare negli occhi la naturalità della bestia per riposarsi dall'umano almeno per un attimo. E io credo che con lui le cose funzionassero proprio così e in questo senso era davvero un gatto o un vampiro. Già perché io lo chiamavo così, vampiro, e anzi vampiro con un dente solo a significare che non lo era proprio del tutto

E girando con lui ho quindi finito per imbattermi in dolci e strani personaggi.

Giuseppina, grande giocatrice di beccacino e tabagista terminale che era convinta, tra le altre cose, di essere stata da bambina il monello di Charlot, (“Ero così bellina, sapessi!!”).

Nello che passava le sue giornate a raccattare cose vecchie, e comprava quasi ogni giorno un orologio da pochi euro o cellulari giocattolo solo per il piacere di smontarli.

Pierino che aveva un borsello pieno di fogli riempiti di una grafia dolcemente psichiatrica che leggeva con un eloquio lento e smozzicato, difficilissimo da comprendere e, una parola ogni dieci secondi, si componevano frasi come “Amore mio sincero come una sirena, amore che sei un lembo della mia vita”, con il vampiro che lo aiutava a leggere perché delle volte Pierino non ci riusciva.

O il vecchietto che diceva “Strenz e cul e ten bota” ( che si, significa proprio stringi il culo e tieni botta) e che girava con un motorino scassato, si faceva parecchi bianchini e sorrideva sempre.

Che a me veniva da pensare: altro che quel cazzone di Virgilio, son tipi come il vampiro che dovrebbero accompagnarti per l'inferno, in quei luoghi terrificanti dove c'è solo la paura che quello che c'è dentro di te sgomenti scandalizzi, crei raccapriccio. E dove è meglio vomitare tutto e subito o sbattere in faccia agli altri con una violenza assurda il proprio male, piuttosto che credere che quel pensiero che ti aveva sfiorato e cioè l'idea di essere qualcosa di bello e di buono possa avere anche solo un minimo di realtà.

Il vampiro mi ricordava il mago. La stessa solitudine. E anche la stessa eloquenza bislacca, specie quando in preda a una dolce tenerezza alcolica partiva con delle vere e proprie filippiche cariche di un santissimo odio.

“L'umanità dovrebbe suicidarsi - diceva - Madre terra ha bisogno di respirare. E da brava dea benevola potrebbe far cessare con un battito di ciglia quella sottospecie di ipnosi chiamata istinto di sopravvivenza. Un suicidio di massa risulterebbe molto più pratico rispetto alla eventuale realizzazione di alcune idee carine che l'uomo ha indubbiamente avuto nel corso della sua lunga storia, tipo radere al suolo i quartieri dormitorio, spostare le opere d'arte dai musei ai bar o smettere di considerare gli individui come mere funzioni economiche. Tali idee risultano infatti, per una ragione o per l'altra, del tutto improbabili anche se sensatissime. Meglio quindi ricominciare da zero tra un milione di anni. Si fotta quindi l'istinto di sopravvivenza che forse è un dio di cui non siamo degni, che tutto è semplice in realtà e davvero dovrebbe morire chi non riesce a vivere. E chi è ridicolo dovrebbe esserlo con gioia che sarebbe bello sputtanarsi sempre e completamente, che da li parte tutto (almeno per quelli come me), che a essere ridicoli ci si guadagna e nessuno può coglierti in castagna. Che la castagna è il tuo angelo custode, il tuo chi se ne fotte. Ed esibire il proprio male è la sola forma di cura e gli psichiatri son solo dei gendarmi appena appena più colti e infinitamente più stronzi, anche se non lo fanno apposta. Sputtanamento quindi, sputtanamento sempre e comunque, ma non bisogna farlo ad arte a meno che l'arte non sia vera, mica uno sputtanamento rococò o uno sputtanamento d'avanguardia. Lo sputtanamento deve essere totale, cazzo, che dopo se vuoi puoi essere anche un artista,un guerriero, un santo, ma prima viene lo sputtanamento...a meno che non si sia perfetti, o lietamente imperfetti, non perfettini o perfettine del cazzo. Perfetti o lietamente imperfetti ripeto, che ne ho conosciuti...pochi certo, ma ne ho conosciuti. Che poi anche li è solo questione di culo. Che è una sontuosa scoreggia ad annunciare il paradiso, anche se Chopin sarebbe meglio. Ma non è il caso. Che la felicità è terra terra, focaccia al rosmarino o bacio.”

Disse proprio così: “Focaccia al rosmarino o bacio”.

“Dovrebbe morire chi non riesce a vivere, vampiro? Anche i tuoi amici folli?”

“Ma non sono loro quelli che non riescono a vivere.”

“No?”

“Sono gli altri, i fottutissimi altri... e la follia dei miei amici, perlomeno quella che procura sofferenza, nasce dal disonore dei fottutissimi altri”

“Quale disonore?”

“Quello di non rinsavire perché non riescono a essere pazzi. E' merda al di sotto del biologico, che una cellula malata non finge di essere sana. Loro invece sono solo milioni di cellule che fingono.

“Però vampiro, io ho sempre in mente quello che diceva la nonna di Bob Dylan...”

“La nonna di Bob Dylan?”

“Si, la nonna di Bob Dylan.”

“E che diceva?”

“Diceva che bisogna essere gentili con tutti, perché tutti devono lottare per vivere.”

“Beh, mia nonna era tutta un altro tipo. Eh, senti...”

“Si?”

“Mi ricordo quando ero piccolo. Sognavo una banda, una lega segreta, oggi direi per fottere il mondo, oppure guardarlo per la prima volta. In quella banda c'erano gli eroi dei film per bambini, un mio compagno figo, mio nonno. Eh si Bob Dylan la nonna, io il nonno. Oggi ci sarebbero anche Nello, Giuseppina, Pierino, il vecchietto sorridente con la loro follia finalmente dolce e non manicomiale a disseminare per il mondo un po' di divino buon senso o di dialetto delle streghe.”

“Un po' già lo fanno. E anche tu lo fai.”

“Io non faccio assolutamente nulla, se non fottere le mogli di chi mi prendeva per il culo da piccolo.”

“ Non mi sembra poco vampiro.”

In quanto a scoparsi le mogli di chi lo prendeva per il culo da piccolo (oltre a tutta una serie di soggetti che non sopportava), il vampiro non scherzava affatto, anzi era una cosa che faceva in modo incredibilmente metodico tenendo persino un diario delle sue conquiste.

Mi è capitato di leggerlo quel diario e che documento straordinario era!!! Diviso per capitoli, ognuno con un cornuto diverso e relativa donna conquistata, con la descrizione in tono sarcastico e irridente dell'omuncolo di turno e la fredda elencazione numerica delle pratiche sessuali effettuate Un vero e proprio concentrato d'odio e senza mai alcuna tenerezza nei confronti di tutte quelle signore, che, del resto, anche parlando con me, chiamava con disprezzo ”troiame assortito” o “vaccume senza capo ne coda”

In ogni caso, quello che mi divertiva nel suo diario era proprio la crudeltà e anche lo stridente contrasto tra le descrizioni mirabolanti dei cornuti e il freddo elenco delle pratiche sessuali. Era come unire Boccaccio (uno che conosceva l'arte del ridicolizzare) e Rimbaud (uno che conosceva l'odio) allo stile asettico di un killer seriale. Puro humour nero. Con quei mariti il cui volto si muoveva a scatti come quello di un tacchino e i cui corpi avvolti di ispido pelo urticante mandavano nell'aria un brivido di calzino sporco. E oltre quel bestiario fantastico c'era il puro orgoglio vampiresco per la culona biondo cenere che sputava sulla foto del marito mentre veniva presa da dietro o per le telefonate sotto amplesso fatte al cornuto, telefonate grazie alle quali le rappresentanti di quel vaccume senza capo, ne coda provavano poi alla fine, senza eccezione alcuna, un piacere infinito, molto più interessante di un banale orgasmo.

E questo garbuglio di sesso seriale, e certamente malato, andava avanti da anni e non riuscivo a spiegarmi come non potesse finire, anche se l'odio è un carburante nobile come dice una bella canzoncina.

Però insomma, mi ricordo di un racconto dove un tale, martoriato da piccolo dalle angherie di una faccia di merda, sta facendo un viaggio in treno. E dove sta andando? Proprio a casa della faccia di merda, che dopo tanti anni di ricerche ha scoperto dove abita. E durante tutto il viaggio non fa altro che pensare a come mettere in atto la sua vendetta. E poi alla fine, per farla breve, arriva alla casa del nemico. Suona e la faccia di merda apre la porta e...e...e...

...è un nano... un nano capite!!! Allora il nostro eroe si fa una gran risata e se ne va, mica si mette in testa di scopare la moglie di quel tipo, posto che ne avesse avuta una.

Insomma quello che voglio dire è che il vampiro era un gigante e gli altri nani e questo forse sarebbe dovuto bastargli.

E' che lui aveva proprio il gusto di certe cose e, ad esempio, gli piacevano moltissimo le novelle popolari di stampo boccaccesco, robette che si sono tramandate oralmente per secoli e che lui conosceva grazie ad alcuni graziosi libercoli scritti da uno stravagante antropologo. La sua preferita era quella che raccontava della prima notte di nozze di un contadino idiota ed inesperto che pensa che il buchetto da esplorare sia l'ombelico e non quello un pochino più giù di cui ignora l'esistenza. E nonostante per tutta la notte la sventurata moglie provi a dirgli che non è quella la strada, lui insiste e insiste senza ovviamente cavare un ragno dal buco. Al mattino va da un suo amico fabbro per spiegargli la situazione e chiedere se magari con un qualche arnese si poteva fare qualcosa per allargare quel buco tanto stretto. “Qualcosa si può fare, certo.”

“E' venuto il fabbro e il buco me l'ha scavato un po' più giù.” dirà poi la moglie al tenero cornuto. “Accidenti con tutti i posti che ci sono te l'ha scavato proprio li dove c'è tutto quel pelo!!!” Ecco non avete idea di quante volte il vampiro tornasse su quella storia, e spesso con tutta una serie di sugose varianti inventate della sua fantasia sovraeccitata.

Le vendette seriali del vampiro avevano però delle pause. Gli capitava infatti di innamorarsi davvero. Anche se mai di strafighe, genere già fin troppo presente nel troiame assortito e nel vaccume senza capo, ne coda, ma piuttosto (per riprendere le insolite categorie di quel noto busker dagli occhi da furetto) di ragazze commedia, fanciulle uccellino o pastello, quando non di assurde ed improbabili bariste grasse, virago muscolose e tatuate, scheletriche vampire dagli occhi invasati. Che gli occhi erano importanti e dovevano essere calmi come una giornata perfetta o vivi e guizzanti come quelli di un bimbo zingaro, e in ogni caso contenere perlomeno il mondo intero, sofferenza compresa. Un po' come diceva il favoloso Iggy Pop a proposito della musica selvaggia dei suoi anni giovani: “La terra tremava, si apriva e ingoiava la sofferenza tutta intera...” e tutto con l'ausilio di stupide chitarre hawaiane e bidoni di benzina vuoti, non certo strumenti strafighi. Ecco che anche il vampiro, con quelle donne il più delle volte assurde, trovava una musica del genere. Una musica che partendo dagli occhi femminei e i suoi di gatto vibrava come impazzita.

“Io non voglio dei pezzi di vetro o di legno, non voglio tailleur o biondine passate in candeggina, io voglio sentire l'energia che scorre e scoparle guardandole negli occhi, ma voglio anche ridere, parlare e bere il vino. Io non sopporto il genere maschile, a parte te mio principe e a parte i folli. Quindi le donne sono il mio amico e la mia amica. E anche il mio bambino. E se mi innamoro voglio star con loro giorno e notte. E quando finisce, finisce. Aveva ragione il tuo caro mago su quella faccenda del romanticismo estremo e tenerissimo, che si concede di durare anche poco, o al massimo quanto serve. Io, in fondo, credo di essere abbastanza bravo nell'annusare donne poco inclini al fotoromanzo. Ma purtroppo è impossibile non spezzare qualche cuore e in quei casi allora una lucina dovrebbe avvertirti prima e tu come un perfetto mago (chissà se il tuo ci ha mai pensato) dovresti visitarle solo in sogno, che i sogni i cuori non li spezzano.”

Durante quegli amori, a cui si dedicava anima e corpo, spariva completamente dalla circolazione. E non so se a farlo riemergere fosse più l'istinto del killer seriale (e quindi il bisogno di nuove vittime) o la naturale consunzione di relazioni così intense. Quello che so è che erano le due facce della stessa medaglia e aveva bisogno di entrambe, che senza l'una o senza l'altra sarebbe senza dubbio impazzito. E non crediate che per lui una parte fosse buona e l'altra cattiva, che di entrambe si nutriva con la stessa fame. E la fame non è certo filosofia.

Certo devo ammettere che gli amori seriali e vendicativi mi davano i brividi, ma al tempo stesso, in un certo senso, invidiavo quel suo atteggiamento talebano, perché chi è che ha la fortuna di poter sviscerare completamente sia l'odio che l'amore e di mangiar la ricotta sia col miele, sia col sale.

Per quel che riguarda il sale, c'erano due immagini dell'immaginario blues che citava sempre e che facevano parte per così dire della sua mitologia: il backdoor man, l'amante nero che fugge dalla porta sul retro; e quel delizioso insettino parassita di cui non ricordo il nome che ai tempi del blues del delta devastava le piantagioni dei bianchi come il più perfetto dei vendicatori neri.

Per quel che riguarda il miele invece pensate a qualsiasi canzone di Nick Drake.

Unitelo poi questo sale e questo miele e avrete il suo ritratto più perfetto.

Ma c'è ancora una cosa che devo dirvi. Ci sono stati dei periodi in cui ho sospettato nelle ombre seriali del vampiro una colossale e fantasmagorica invenzione. Se dei suoi amori luminosi avevo infatti delle prove ben certe, rispetto a quelli seriali non avevo visto che un diario. E, a parte la lettura di quel documento favoloso, non ricordo che qualche suo vago accenno sull'argomento, unito tuttalpiù ad ancor più vaghe considerazioni che avrebbero dovuto suggerire un imbarazzo che equivaleva ad una chiusura a doppia mandata. E se tale ritrosia, visto quello di cui parlavamo, era in qualche modo comprensibile, il fatto che in qualche occasione mi avesse risposto stizzito “insomma, è tutto scritto nel diario!!” lo era un po' meno, anche perché solitamente era la persona più cordiale del mondo. Quello che mi dicevo in questi momenti di dubbio era che, in fondo, la credibilità di questa storia stava tutta nell'aderenza che aveva con il suo personaggio. Non era infatti forse la sua bellezza abbacinante, non era forse placido, sornione e ipnotico il suo modo di fare, non era forse quasi animalesca la sua sicurezza (quella di un gatto appunto)? E che sforzo sarebbe mai stato per lui stregare qualsiasi donna, strafighe e ritrose comprese? E quel personaggio non si sposava forse perfettamente col suo odio? Sia come sia, anche se vi sembrerà strano, le cose rimarrebbero esattamente le stesse. Inventare o vivere una cosa è appunto la stessa cosa, almeno per me. Il bisogno è lo stesso. La fame è la stessa. Che mi importa se è pieno di pazzi che vivono la loro vita immaginaria e che quando possono abbandonare la merda sociale anche solo per un attimo (al cesso o nel balcone dove una stronzissima moglie li spedisce a fumarsi la sigaretta) son presi dall'ardore di fingersi chissà chi? Innanzi tutto quei pazzi non sono il vampiro. E poi quel fingersi chissà chi essendo la parte più vera non finirebbe per essere anche la migliore, o perlomeno sua stretta parente? Il fatto è che questi sogni nessuno, a parte i bambini, li rivela o li fa passare per realtà. Questa sarebbe la prova che il vampiro non ha inventato nulla. Ma ripeto, sia come sia. La questione è secondaria.

 di più
editoriale di RinaldiACHTUNG

Ero un aracnofobo incallito, nonostante debba ammettere che anche l’intera famiglia degli insetti e di tutti quei minuscoli esseri non mi sia mai andata particolarmente a genio.

Avete presente quella sensazione orribile, quel prurito ossessivo che vi colpisce quando siete costretti ad osservare ciò che vi ripugna? Ecco, potrei riassumere così il mio rapporto con loro prima della sua conoscenza. Lessi molto a proposito delle fobie, argomento a proposito di una realtà che affonda le proprie radici nell’antropologia umana, nella nostra storia.

Mai avrei pensato di vincere sulla mia umanità.

La conobbi in un giorno qualunque, come si conoscono nuovi luoghi e nuovi suoni. D’improvviso. Rispetto alla sua stirpe (un vero e proprio conglomerato di ali e zampe in movimento) pareva essere interessata davvero ai luoghi in cui quell’enorme ronzio sostava. Era ricoperta da un manto bianco aureo che le caratterizzava i tratti gentili e da poco le sue ali si erano completamente sviluppate.

-Come stai?

-Con la testa tra le nuvole.

Feci una risata da idiota, un misto tra il sorpreso e il divertito (in fondo il ghigno mi ha sempre accompagnato nelle situazioni più bizzarre e imbarazzanti). Chi lo avrebbe mai immaginato poi, che uno di quegli esseri che temevo, potesse tirar fuori una modesta dose di ironia? Lo faceva spesso, anche nelle situazioni più disparate, ed io apprezzavo.

Pensate che ad un certo punto facevamo ironia sugli umani e sulle loro fobie di zampette e ronzii –assurdo-. La cultura pop era un nido comune, ma anche i pettegolezzi teneramente infantili e i versi che le piacevano e le note che mi piacevano.

Era il loro frequente esodo, non mi andava per niente giù. Nella mia presunta e discreta elevazione dal mio status stavo dimostrando uno dei più subdoli comportamenti. E poi diciamocelo, avevo trascurato inavvertitamente il fatto che anche un essere alato potesse avere una fobia per noi, no?

Il legame era abbastanza compromettente più per la nostra natura che per le nostre fazioni di appartenenza. Loro, i compagni di ronzio, sembravano a volte addirittura esprimermi la loro simpatia con dei leggeri accenni di sorriso che riuscivo a intravedere. Era tutto così volutamente frenetico che non so dirvi quanto effettivamente durò e quando effettivamente finì.

Il suo, il loro scopo era quello di svolazzare a destra e a manca alla ricerca di ospitalità e favorevoli condizioni –ma dannazione- qual’era il mio? Questa turba mentale mi mise sotto una luce che non volevo mi appartenesse, ebbi una concezione errata di me stesso; temevo di far la fine di Robert Downey Jr. in Natural Born Killers. Non trovavo il senso, era l’eterna differenza tra le nostre intenzioni.

Non mi punse mai, lasciò che io scorressi giù per l’asta del fiore e nascose tra il buio dei suoi enormi occhi il dolore che un essere della sua specie non avrebbe mai dovuto provare.

Lasciammo che il meccanismo della natura riportasse la nostra esistenza ai rispettivi poli. Passarono milioni di anni e di egemonie tra una fase lunare ed un'altra. Sentii della loro estinzione ma tra i passi a volte poco sobri che mi riportano all’uscio di casa salta sempre fuori qualche ronzio.

 di più
editoriale di sotomayor

Penso che oggi, anno 2017 (quasi 2018) sia arrivato il momento di compiere un atto di coraggio grammaticale e di aggiornare in maniera decisa e senza giri di parole il significato della parola 'violenza' sulle pagine dei nostri dizionari.

Voglio dire, sembra assurdo, eppure è praticamente doveroso secondo me esprimere in maniera decisa il proprio pensiero relativamente le vicende di cronaca e la discussione che segue in particolare, quelle che sono state le dichiarazioni di denuncia espresse negli ultimi giorni dalla attrice e regista Asia Argento.

Una delle critiche generali che si fa all'utilizzo dei social, perché non possiamo non parlare dei social al giorno d'oggi relativamente una questione così discussa, è che su questi ciascuno si senta in diritto di dire la sua su qualsiasi argomento più o meno rilevante e anche dove manchino quelle che si pretende dovrebbero essere referenze e/o requisiti di natura tecnica. Come dire (faccio l'esempio più banale) che puoi parlare di calcio solo se sei un allenatore. Una osservazione cui rispondo sempre con quello che diceva il compianto giornalista sportivo Franco Rossi, cioè che nella storia del calcio solo un commissario tecnico ha vinto due volte il campionato del mondo e questi, cioè l'italiano Vittorio Pozzo, di mestiere non era proprio un allenatore ma faceva effettivamente il giornalista.

È evidente di conseguenza che, perché no, tutti siamo in qualche maniera chiamati sempre, a prescindere dai social network, a farci ed esprimere una nostra opinione. Questo perché siamo delle persone che vivono all'interno di una società e operiamo all'interno di questa come soggetti attivi: non siamo semplicemente una specie di platea.

Del resto è altresì indubbio che poi sul web vi si possano trovare centinaia, migliaia, milioni, miliardi di puttanate, così come gran parte dei commenti possano essere l'espressione di una cultura bassa e volgare.

In questi casi, relativamente questo tipo di comportamento e di espressione 'volgare', il dibattito è in qualche maniera attuale dopo le denunce e le prese di posizione secondo me giustificate del presidente della camera dei deputati Laura Boldrini negli ultimi mesi.

Solo che se continuiamo a parlare di 'maschilismo' e continuiamo a utilizzare queste virgolette invisibili, continuiamo e continueremo ad essere fuori strada.

Commenti come quelli che abbiamo letto e che stiamo leggendo in questi giorni (espressi peraltro in alcuni casi in prima pagina su delle testate giornalistiche nazionali) relativamente la denuncia coraggiosa di Asia Argento, oggetto di molestie sessuali (come altre sue colleghe) quando era ancora giovanissima (21 anni) da parte di uno dei pezzi grossi di Hollywood, Mr Harvey Weinstein, devono essere secondo me definiti per quello che sono veramente: atti di violenza.

Non esiste maschilismo senza commettere violenza: questo deve diventare un punto chiaro e comune, qualche cosa di condiviso in maniera universale.

Perché molte persone vogliono intendere maschilismo e femminismo come qualche cosa che abbia a che fare con la 'lotta dei sessi': quelle discussioni del cazzo secondo le quali non esisterebbero più gli uomini e le donne di una volta. Che si sarebbero invertiti i ruoli. Bla bla bla...

Tutta roba di cui definitivamente non ci importa un cazzo.

Nella specie qui invece stiamo parlando di comportamenti che hanno a che fare con la violenza materiale oppure verbale nei confronti di un soggetto storicamente (specifico storicamente perché questa sua debolezza è storicamente stata voluta e forzata e non perché costituisca qualche cosa di intriseco sul piano naturale) più debole.

Nella specie: la donna.

Asia Argento è stata accusata di avere acconsentito ad andare a letto con quest'uomo per fare carriera.

A parte il fatto che non possiamo conoscere tutte le circostanze del caso: possiamo al limite dall'alto di una presunta superiorità morale, chi è senza peccato scagli la prima pietra, dire forse che lei abbia sbagliato e non sia stata abbastanza forte. Ma è questa forse una giustifica a un atto di violenza sessuale?

Ricordo la specifica che parliamo di una ragazza di 21 anni. Che significa sicuramente che all'epoca Asia Argento fosse maggiorenne, ma che non toglie quello che abbia potuto costituire un complesso di inferiorità sul piano psicologico nei confronti di un uomo grande e grosso e soprattutto molto potente.

A parte questo: quante donne tutti i giorni e a tutti i livelli della nostra società sono costrette a rapporti sessuali oppure molestie.

Mi riferisco a violenze di tipo quotidiano: quelle che succedono in famiglia tra marito e moglie oppure tra padre e figlia.

L'orco non è necessariamente uno Jack lo squartatore che violenta e poi fa a pezzi le proprie vittime.

Così sarebbe troppo facile: ci semplificherebbe di molto tutte le cose, riconducendo ogni caso a un ideale mondo delle favole.

Al contrario c'è una violenza silenziosa che costituisce parte del tessuto culturale della società occidentale e di quella italiana e che evidentemente non si vuole affrontare perché significherebbe metterci tutti quanti, uomini e donne, veramente in discussione. E noi questo passo in avanti non lo vogliamo proprio fare. Salvo poi lamentarci che la nostra società è una merda e magari perché siamo o ci sentiamo soli e incompresi.

Badate bene: ho parlato di società occidentale perché questa costituisce quel contesto in cui di sono svolti e si svolgono i fatti e in cui noi viviamo. Molto probabilmente, ci sono testimonianze in questo senso ma non è il caso di ampliare la vicenda e di distaccarci da quello che ci riguarda direttamente, ci sono altre realtà dove le cose funzionano in una maniera ancora peggiore e in questo caso come altri, la religione è solo un pretesto.

Asia Argento è stata ed è una donna coraggiosa.

Chi la accusa di essere ipocrita oppure di stare esagerando è per quanto mi riguarda responsabile diretto di un atto di violenza nei suoi confronti come nei confronti di tante altre donne vittime di abusi e di violenze.

Dite che questa questione non va discussa, non va dibattuta sui social? E dove altrimenti?

Voglio lodare la giovane, bella e brava giornalista Giulia Blasi (ricordo di avere avuto un confronto diretto con lei via Facebook nel caso delle due ragazze americane abusate dai due carabinieri a Firenze) per l'iniziativa con cui ha voluto coinvolgere proprio sui social tante altre donne, invitandole a uscire allo scoperto e raccontare senza vergogna le loro piccole oppure grandi storie.

Quello che è successo ad Asia Argento dite che non è il massimo degli orrori possibili? Sapete cosa vi dico? Può darsi. Può darsi che abbiate ragione.

Ma davanti a una società così barbara e primitiva, il suo coraggio - bisogna avere le spalle larghe a essere nel mirino dei media e dell'opinione pubblica così come è lei in questo momento - e questa storia diventano qualche cosa che va oltre l'evento in sé e con tutto il rispetto possibile per Asia, lo rende allo stesso tempo un manifesto e una occasione per tutti quanti noi di imparare qualche cosa e comunque per non stare zitti anche se non siamo stati noi le vittime e dire chiaramente che questo è sbagliato. Che chi la sta insultando è un criminale tanto quanto Harvey Weinstein, è complice, oppure forse è anche peggio di lui.

E poiché io sono convinto, voglio credere che chi la pensi così, che chi ritenga che il maschilismo sia definitivamente, come si vuole da quando è stato cominciato a essere utilizzato il termine in senso specifico con le prime rivendicazioni del sesso femminile, una forma di violenza, vi dico che come Asia Argento e tutte a queste donne coraggiose come e più di lei che denunciano, che hanno denunciato quello che hanno dovuto sopportare, anche noi non dobbiamo restare zitti. Viviamo nella stessa società e questa è costituita da tutte le nostre individualità messe assieme.

Il 'collante' che ci tiene tutti uniti è la parola: quando questa viene meno allora regna il silenzio e proliferano inciviltà e barbarie.

 di più
editoriale di CosmicJocker

Tra le altre cose scarico farina nelle pizzerie.

Pochi giorni fa, dopo aver espletato le mie funzioni e mentre il mio capo persuadeva il titolare del locale della necessità di un aumento dei prezzi, io nel retrobottega mi fumavo con Ashur una deliziosa sigaretta post-pranzo.

Ashur è un ragazzo egiziano sui trent'anni, di cui una decina in Italia. Pizzaiolo più per necessità che per vocazione ha in carico una famigliola numerosa tra moglie, figli, suoceri e persino un paio di cugini.

Ashur è sempre in pizzeria, a pranzo e a cena, nei giorni feriali e festivi (ormai sono sempre di più le pizzerie che non fanno giorni di chiusura) e, per garantirsi il permesso di soggiorno, ha accettato un contratto capestro in cui gli si garantiscono 600 euro al mese per una quindicina di ore di lavoro al giorno.

Ashur è preoccupato.

Pare che un altro pizzaiolo, pakistano, stia trattando col padrone per avere il suo posto chiedendo un centinaio di euro in meno al mese.

Saluto Ashur e mi rimetto sul camion.

Signore e signori, il libero mercato.

 di più
editoriale di kloo

Mi accingo a scrivere il mio primo editoriale dopo 7 anni da semi-anonimo sul debio e 10 o poco meno nella sua totalità. Considero il mio apporto da anonimo su questo sito quasi equivalente a quello portato avanti dal mite kloo e dai più strafottenti (miei) fakes in circolazione. Tutti assieme rappresentano una minima parte dell'IO persona in carne ed ossa che sta premendo dei tasti di fronte ad uno schermo retroilluminato.

Vi ricordate l'ultimo momento in cui siete stati davvero anonimi?

Passeggi per il centro di una città sconosciuta, incroci gli sguardi ma nessuno ti conosce, nessuno sa chi sai e a nessuno interessa. Il cellulare, invece, sa sempre quello che fai, dove lo fai, come lo fai, per quanto tempo, siamo costantemente sotto il controllo fisico ed astratto di entità onniscenti e quasi onnipresenti; se mi alzo sempre alle 6.30 di mattina, dopo la sveglia, il mio cellulare accenna un saluto da "cinquantenne buongiornissimo", inquietante.

Debaser era più bello una volta? No! Debaser è più bello ora? No! Debaser è come la Bologna medioevale: tutti stiamo costruendo la nostra torre per avvicinarci il più possibile al cielo; alcune crollano mentre altre con basi più solide permarranno. Noi siamo qui, in un'anarchia controllata e lo facciamo da semi-anonimi. Perchè semi? Il nostro nick ci appartiene è un appiglio alla nostra realtà spirituale, il nome e cognome che ad esempio utilizziamo in facebook è diventato freddo, stuprato e moltiplicato dalla proliferazione degl'account clonati per ogni sito; siamo carne da macello per fagocitatori d'anagrafiche.

L'anonimo, l'anonimo può sembrare la fredda essenza, il troll, il flammatore, ma l'anonimo scaldava i commenti, animava discussioni, lanciava merda alla polizia in antisommossa senza subire danni. Non poteva essere attaccato perché confuso tra altri simili, il nickname ti rende forte verso nomi e cognomi ma debole di fronte altri nickname, l'anonimo era una persona ma sembrava una folla e rappresentava la comunità strillatrice che faceva più rumore di gente loggata ma silenziosa.

Mi mancano gli anonimi, li rivorrei, mi manca il mondo del fango e lo rinnego.

 di più
editoriale di luludia

E altro era il luogo della tua vera vita
e altro era il tempo.

Non vola un triste sorriso notturno nel pieno del giorno.

Non vola se non ha dove fare ritorno

_______________________________________________________

Vincenzo è il primo matto che ricordo. Quand'ero bambino parlava con mia madre e aveva una voce femmina, voce da ninne nanne o vento tra le foglie. E un viso d'orco buono. E giacche troppo larghe. E libri nelle tasche.

Quello che mi colpiva era la gentilezza, perché anche essere troppo gentili è una forma di pazzia per alcuni. Infatti chi era gentile come lui? Il mio babbo forse, ma il mio babbo non era matto. E poi sorrideva, ma sorrideva triste. Triste di tristezza antica per di più. Ma non era triste vederlo. Anzi. Era solo strano.

Poi qualcuno me lo disse che era un matto, che stava in manicomio. Anche se poteva uscire.

Lo rividi forse vent'anni dopo. Mi raccontò un po' la sua vita, del fratello che l'aveva fatto rinchiudere, degli altri matti che erano gli unici di cui gli importava davvero qualcosa, e del fatto che aveva aiutato il figlio del portiere del manicomio a studiare per la maturità.

Mi capitava poi di vederlo girare in bicicletta e allora, dato che sono un po' poeta, pensavo “guarda, ecco la follia a zig zag sulle biciclette”, che mica era vero, perché primo non era matto, secondo mica andava storto in bicicletta, massimo massimo andava piano. Però quella frase mi piaceva e mi piace ancora.

Rileggo queste poche righe e vedo che ho parlato del mio babbo e della mia mamma, e mi viene allora in mente Pasolini che vedeva in tutte le persone dei padri e delle madri verso le quali portare un naturale e originario rispetto.Se tutti avessero pensato questo allora forse Vincenzo in manicomio non ci sarebbe finito.

Ed era proprio il manicomio, con quel sottile strato di polvere che ti getta addosso, quasi fossi un oggetto dimenticato in cantina...

Ed era proprio quella polvere, quella polvere unita al sorriso e alla voce gentile...

Era quella polvere, come se provenisse da un'altro tempo, a dargli quella luce da fantasma...

Sottile strato di polvere manicomiale, lieve spaesamento spazio temporale...

Cosi' era Vincenzo, l'angelo piu' strano che abbia mai incontrato...

 di più
editoriale di ThorsProvoni

Abito su questa terra da 20873 giorni.

All'inizio è stato difficile, credo. Infatti c'erano altri che facevano tutto per me: mi davano da mangiare, mi lavavano, pulivano quando sporcavo.

Poi pian piano le cose sono migliorate.

Ho imparato a essere più o meno autonomo, mi sono fatto un'idea del mondo che mi circonda e ho cercato di venire a compromessi per sopravvivere.

Adesso sarebbe ora che io inizi a vivere.

Tanti esperimenti in questo senso li ho già fatti; qualcuno è andato bene, qualcuno male. Ho incontrato altri umani che come me si barcamenavano alla ricerca di qualcosa: qualcuno mi è stato d'aiuto, qualcun altro nisba.

In sostanza: è bello scoprire che nella vita vige il principio di causa-effetto: vuol dire che ogni cosa che faccio mi restituisce subito (o quasi) una risposta, e con questa si costruisce una strada.

E intanto si va.

 di più
editoriale di sotomayor

Secondo me su questo sito adesso ci sono troppe 'etichette'.

Mi sono già espresso con un editoriale su questo aspetto diversi anni fa: mi riferisco a questo fatto di catalogare e dare un voto a tutte le cose.

Non mi ricordo che nickname io abbia adoperato in quel determinato frangente, ma questo non è importante, anche perché comunque si tratta di qualche cosa che è successo molto tempo fa: io ero una persona diversa, DeBaser era diverso, il mondo era diverso.

Mi rivolgevo in quel caso specifico a questa 'urgenza' sempre più diffusa di dare un voto a tutte le cose.

Se questa cosa costituiva un tema di discussione tre o quattro anni fa del resto, quando sarà stato pubblicato questo famoso editoriale cui faccio riferimento (parliamo della gestione-Kosmogabri), è evidente che la questione sia oggi ancora più attuale.

Non mi riferisco nella specie solo a DeBaser.

Su Facebook, per esempio, oggi 'devi' dare un voto e nel caso esprimere un giudizio persino su delle strade oppure delle piazze.

Che so, tu ti trovi per esempio a Piazza Matteoti? Facebook ti dice di dare un voto e esprimere un giudizio su Piazza Matteotti.

Ma che cosa deve dire uno su Piazza Matteotti? Come si fa a dare un voto a una strada oppure una piazza? Scrivere persino una breve recensione manco fossimo tutti una specie di novelli Giulio Carlo Argan: 'Piazza Matteotti: una piazza nel centro storico di Napoli caratterizzata dalla presenza degli uffici della posta centrale in una struttura costruita in epoca fascista e secondo i dettami dell'architettura del periodo. La denominazione attuale venne di fatto attribuita alla piazza proprio dopo la seconda guerra mondiale come risposta proprio al significato rappresentativo che la piazza aveva assunto, durante il ventennio, per i fascisti e per darle così un nuovo significato opposto e in chiave anti-fascista...'

Voto? 5 stelle.

Che ne so.

Ci sta un cinema porno anche all'angolo tra Piazza Matteotti e Via Cervantes: non ci sono mai andato perché nonostante le apparenze non sono mai entrato in un cinema porno.

Si chiama 'Agorà'.

Quando ero piccolo passavo fuori e guardavo le locandine e mi eccitavo solo a leggere i titoli dei film in programmazione.

Forse dovrei votare 5 stelle 'Piazza Matteotti' solo per questa ragione.

Ma parliamo adesso più specificamente di DeBaser.

Chiaramente questo qui è un sito di recensioni e come tale nasce allo scopo di dare a tutti la possibilità di recensire principalmente e inizialmente dischi e/o eventi musicali (successivamente il ventaglio di possibilità si è ampliato, come sappiamo) e di attribuire questi un voto e allo stesso tempo di dare a tutti la possibilità di votare anche le recensioni stesse.

Che significa che in un certo qual senso grazie a questo sito tu stesso puoi diventare protagonista di quello che scrivi anche senza essere un musicista invece che un attore oppure uno scrittore.

Questo va bene: voglio dire, secondo me tutto questo è molto divertente ma soprattutto io personalmente ho sempre trovato questa cosa molto importante per chiunque volesse in qualche maniera esprimere se stesso al di là che parlare di musica, cinema, arte, letteratura.

Ma pure perché, del resto, diciamocelo chiaramente: ma che cosa ci dobbiamo dire quando parliamo di musica? Che cosa vogliamo veramente? Parlare di tecnicismi e strutture melodiche, tecniche di registrazione, fenomeni culturali, bla bla bla...

Va bene, tutto questo è molto interessante, ma tutte queste cose le potete benissimo leggere su qualsiasi rivista più o meno specializzata oppure persino su qualche sito tipo Wikipedia.

Invece gli utenti venivano, decidevano di venire e di scrivere su questo sito principalmente per esprimere se stessi e questo a cominciare dalla scelta di nickname caratteristici e determinanti nella determinazione delle linee guide del sito come 'Pietro Minchiadura' oppure 'Metallaro Bionico' (come dimenticare la sua mitica immagine personale...).

Come siamo arrivati da dei momenti mitologici come l'epopea-Poletti a considerare il 'caso letterario' come qualche cosa di negativo?

Addirittura oggi è stata proposta l'etichetta 'Abuso'.

Io ci sto. Dico: la definizione di determinate regole mi sembra sacrosanta.

Capisco perfettamente che il fenomeno dell'automazione nella pubblicazione delle recensioni - come adesso degli editoriali - imponga determinate regole e meccanismi di salvaguardia del sito.

Tra l'altro - detto tra di noi - parliamoci chiaramente: in particolare garantire il rispetto reciproco e la tutela di ciascuno a esprimere la propria opinione mi sembra un elemento fondamentale per qualsiasi tipo di comunità.

Non ho mai svolto nessuna funzione determinante su questo sito, anche se credo di avere scritto tra recensioni e editoriali almeno 250-300 pagine, ma amministro anche io direttamente un piccolo blog di una comunità di tifosi di una squadra di calcio e non ho mai posto nessuna limitazione se non quella proprio relativa la possibilità di dare a tutti la libertà di esprimere se stessi e nel rispetto degli altri.

Però non lo so: Debaser è sempre stata fondamentalmente una comunità basata sul libero scambio.

Un porto franco dove ti potevi sempre venire a rifugiare e parlare e leggere di musica in una maniera diversa invece che le solite quattro cazzate che puoi trovare su OndaRock oppure su SentireAscoltare.

Dare i voti su questo sito è stato all'inizio un modo per divertirsi e giocare a fare la guerra tra banda tipo 'I ragazzi della Via Pal': per fortuna a differenza che il romanzo per ragazzi di Ferenc Molnar non ci è scappato mai il morto, ma immagino anche che qualcuno a suo tempo possa avere avuto qualche problemino al fegato.

Questa cosa è stata allora forse mitica, persino divertente e magari anche in maniera infantile, ma anche poco bella e diciamo che se questo periodo oggi è finito va bene così.

Oggi del resto una cosa di questo tipo non potrebbe mai succedere: non avrebbe nessun senso.

Le persone che oggi usano il web sono più 'mature' in un certo senso rispetto al passato: il venire meno dell'anonimato (comunque garantito su questo sito dalla possibilità di scegliere un nickname, ma oggettivamente decaduto sul piano concettuale per gli utenti del web dopo la diffusione dei social) ha chiuso definitivamente un'epoca.

Non ritroveremo né leggeremo mai più schermaglie come quelle di un tempo, né ci saranno mai più dei 'fake' così brillanti come potevano essere De_Lorenzo oppure mohammed perché abbiamo perso allo stesso tempo la voglia di stupirci e di sapere stupire.

Però siamo ancora tutti quanti qui.

E allora, che cosa dobbiamo fare? Ci dobbiamo allineare a un pensiero unico? Dobbiamo avere paura di esprimere liberamente noi stessi con delle recensioni come quelle che potevano scrivere utenti così brillanti come Sanjuro, Kyrielison, quelle che scrive sfascia carrozze.

Siamo qui anche e soprattutto per questo.

Ho visto rinnegare con dei 'brut' degli editoriali, oppure chiamateli come vi pare, che sono carichi di contenuti interessanti: utenti che parlano del rapporto tra padri e figli; una intervista a un artista emergente; storie inventate e racconti di vita vissuta.

Adesso ce n'è uno appena pubblicato che racconta in una maniera interessante e intelligente una propria storia di vita vissuta proponendo un argomento di attualità.

Io ho visto la notifica, è stato pubblicato, ma in homepage adesso in questo momento esatto non si vede (mentre scrivo peraltro ne è stato pubblicato ancora un altro ennesimo).

Intanto nella stessa giornata vedo una recensione-fiume dai contenuti altamente emotivi e sensibili catalogata come caso letterario 'GIALLO'. Che praticamente starebbe a significare che si tratti di una puttanata.

Non ci sto.

Lo sapete che cosa vi dico?

Mi riferisco principalmente agli autori, a chi abbia ancora voglia di scrivere questo tipo di recensioni, a chi ha voglia di raccontare queste storie, di scrivere qualsiasi cosa che abbia voglia di comunicare.

Continuate a scrivere: non smettete.

Io vi leggerò in ogni caso e in qualsiasi remota località del de-sito verrete riposti e sono certo che non sarò l'unico.

La mia proposta: ritirare la definizione di 'Abuso' e spazio alla libera pubblicazione e visibilità di ogni editoriale sulla homepage così come avviene per le recensioni.

È chiaro tra l'altro che se qualcuno scrive una porcata, questa possa venire subitaneamente cancellata così come la stessa cosa può succedere e succede regolarmente con le recensioni.

Intanto tra le altre cose è stata felicemente ripristinata la sezione nella colonna dx della homepage e deciso che questa ospiterà di volta in volta l'editoriale scelto dagli editor.

Per quanto riguarda tutti gli altri: diamo la possibilità a chi vuole scrivere di farlo liberamente e senza pensare di commettere un abuso oppure una violazione di qualche particolare regolamento.

Nel momento in cui si è deciso che la pubblicazione degli editoriali sarà automatizzata, si è chiaramente tolta ogni limitazione.

I tempi in cui gli 'editorialisti' venivano scelti su chiamata da parte degli 'editor' (ho avuto questo privilegio, grazie Bartleboom) è lontano nel tempo e qualche cosa di obsoleto.

Apriamo la strada a questo rinnovamento allora, ma facciamolo in una maniera decisa e veramente rivoluzionaria.

Secondo quello spirito illuminato che ritengo abbia sempre ispirato il fondatore di questo sito e la sua utenza storica.

Viva DeBaser! Lunga vita alla Madre Vacca!

Namaste.

 di più
editoriale di zaireeka

Ciao papà, ciao mamma.

Visto che è un po’ che non parliamo più volevo raccontarvi quello che è successo da queste parti negli ultimi tempi.

Allora vediamo, Papa Francesco avete avuto modo di conoscerlo a sufficienza, per cui possiamo evitare di parlarne.

Ah, ecco, ora che ci penso quello che sicuramente non avete avuto il piacere di conoscere, sicuramente non come Presidente degli Stati Uniti, e’ un signore con i capelli rossi finti e con la faccia da Stanlio, ma molto meno divertente, che porta il nome di Donald Trump.

Questo signore negli ultimi tempi è diventato il soggetto preferito di un altro signore con la faccia paffuta, ed il corpo anche, da cicciobello che ha mangiato troppi pasticcini, chiamato Kim jong-un, che lo provoca continuamente minacciandolo, un giorno sì e un giorno no, di buttargli addosso i suoi missili a testata nucleare preferiti.

Così, giusto per vederne la reazione.

Insomma, nel Mondo la situazione è tragica, ma non seria.

In Europa la situazione non è migliore.

In Spagna la Catalogna ha appena dichiarato una secessione perentoria, ma anche sospesa, dalla Spagna, anche in questo caso giusto per vederne la reazione.

Il governo centrale spagnolo, nella figura del premier Rajoy, ha duramente risposto: “Ma vi dobbiamo prendere sul serio o state scherzando?”

Insomma, che dire, la situazione in Europa e’ tragica, ma non seria.

E in Italia?

In Italia la notizia del giorno, quella veramente importante, e’ che il 28 ottobre prossimo ci sarà il remake di un evento spettacolare del passato: La Marcia su Roma.

Pare che sarà un grande spettacolo, dopo 95 anni da quella prima indimenticabile manifestazione.

Il partigiani hanno minacciato di riprendere le armi se il Re non interverrà.

Insomma, anche in Italia, la situazione e’ tragica, ma non seria.

E lì, la situazione come è?

Spero più seria, come diceva Totò.

Non ho altro da raccontarvi.

Semplicemente mi mancate.

 di più
editoriale di musicanidi

Agosto 2017, Calabria, famiglia, vacanze.

Arriviamo distrutti dopo tante ore di autostrada. Il posto è bello, il sole splende, siamo a duecento scalini dal mare, un’oasi di silenzio nella campagna.

Ci sono le valigie da scaricare, spetta al babbo, tocca a me. La mia macchina è dentro al piccolo parcheggio del B&B, è in mezzo alle palle ma non c’è nessuno a cui romperle. O meglio...

Le dà fastidio l’auto? No, assolutamente mi dice un distinto e gentile signore di circa 40 anni accompagnato dal padre e dalla sorella/fidanzata/amica/moglie (?!?). Ce ne andiamo subito, continua. Io nel frattempo scarico, fa un caldo cane e sono stanco, non sono lucido per niente.

Arriva il gestore del B&B. All’improvviso il quarantenne inizia a urlare, inveisce pesantamente contro il gestore. “Tu si un-ommemmerda, troia a chi, bastardo ommemmerda”. Iniziano a cedrarsi violentemente, due animali sembrano. Si scaraventano contro le auto parcheggiate, pugni in faccia, sangue che cola dai nasi, mani alla gola del gestore.

Il gestore mi guarda e implora il mio aiuto. Non so cosa fare, sembra una lite per una donna. E’ il caso d’intervenire? E se mi arriva un bel destro sul naso? Addio vacanza. Non so cosa fare, mi guardo in giro e vedo altri ospiti del B&B che osservano beatamente la scena. Forse è il caso di lasciar stare, penso. Io, flaccido lombardo, posso dividere due calabresi incazzati all’ennesima potenza? E se spuntasse una pistola? Sono in Calabria, l’ ’ndrangheta è forse solo un'invenzione giornalistica? Nel dubbio mi tengo da parte. All’improvviso tutto finisce, riescono ad allontanarsi fra insulti e improperi. Torna la pace.

Rimango solo con me stesso. Sei uno sfigato, mi dico, un coniglio. E’ così che s’aiuta il prossimo? No, certo, ma se il prossimo è un coglione? E chi aveva ragione? Ma serve una ragione per dividere due persone che sembravano ammazzarsi l'un l'altro? Mi sento il protagonista del classico articoletto da quotidiano: “Rissa fuori dalla discoteca, ci scappa il morto, nessuno interviene”. Mi sento un debole. Sono un codardo?

Ancora oggi me lo chiedo. Ancora oggi non riesco a darmi una risposta.

p.s.

Ho saputo poi la verità. Il gestore aveva dato della troia alla moglie del quarantenne. La povera aveva avuto la malsana idea di attaccarsi alle sette del mattino al campanello del B&B perchè, durante la notte, l'autoclave aveva fatto un casino della madonna. Mai svegliare un gestore calabro alle sette del mattino e mai, soprattutto, dare della troia alla moglie di un calabro.

 di più
editoriale di lector

-Papà! Papà!

Le manine protese, la vocina implorante (ed insopportabilmente stridula).

Sudo. Sudo e bestemmio.

-Aspetta. Ancora un momento. Forse ci sono, forse….

MALEDETTI!

Hai mai provato a montare quei giochini di merda che escono da quegli schifosissimi ovetti?

-Papà! Papà!

Ma come cazzo li fanno?

Pezzettini piccolissimi, assemblati da minuscole manine di bimbi indocinesi, incastri farlocchi e fraudolenti, istruzioni illeggibili e beffarde, meccanismi assurdi. Colori immondi.

E questo? Che cazzo di %divinità a piacere fusa con animale ributtante% dovrebbe essere?

-Papà! Papà!

MALEDETTI!

Perché lo fanno apposta. Mica crederai che è tutto un caso. C’è un piano, un piano ben preciso. Più quella vocina pigolante mi trapana il cranio (e rompe pure il cazzo, diciamoci la verità), più mi figuro i soldi che spenderò in psicologi e terapeuti. Perché lo sai che se fallisci un’altra volta la pagherai (e la pagherai cara) in futuro. Non sarai più quello di prima. Mai più quello che ha ritrovato il pupazzetto di Sam il pompiere perduto sotto la credenza, né quello che conosce i nomi di tutti gli animali (pure inventandoseli).

No: “Dottore, mio padre era un incapace ed un millantatore”. Ecco cosa mi aspetta.

C’è dietro la lobby degli psicologi?

O quella delle agenzie di viaggio? (Papà, vado in India a cercare me stesso. Tu sei una merda. Ho bisogno di figure di riferimento forti)

O i cartelli della droga?

O la Chiesa?

Le lobby del tabacco? Dei liquori? Del porno? L’Isis? I sette savi di Sion? Le sette sorelle?

-Papà! Papà!

Come ho fatto a cascarci di nuovo! Non lo ha voluto, chiaramente, per quel cioccolato di merda unito a quello schifoso strato di robaccia bianca che neanche loro hanno il coraggio di chiamare cioccolato bianco, questo fottutissimo ovetto! No, lui voleva la stronzissima sorpresina, che ci avrà pure tre anni ma, a ‘sto punto, mi pare già avviato verso un futuro da coglione.

Ma sarà proprio figlio mio? Si, cazzo: è proprio tale e quale al suo babbo….

MALEDETTI!

Papà! Papà!

E faccio l’errore di incontrare il suo sguardo.

Lo riconosco quello sguardo: è lo stesso di sua madre quando ci portammo a casa il tavolino “notreciakkof”.

Svedese? No! E’ l’acronimo di “NOn Ti REsta Che Imparare A Cantare Come Farinelli”.

Bastardi!

E tu continui a dire che non c’è dietro un piano? Un sottile, raffinato, diabolico piano.

Un tempo si andava in camporella (tutti abbiamo uno zio ex fico che ci racconta le cose di “un tempo”) e, dopo aver limonato duro come se non ci fosse un domani, capitava – alle volte – che la vecchia 127, o altro macinino a scelta, vuoi per gli acciacchi dell’età, vuoi perché era un ammasso di ferraglia, facesse le bizze e sbuffasse in preda ad un attacco di catarro.

Allora, un tempo, si apriva il cofano, si dava una pulitina alle candele, si stringeva qualche vite, si soffiava sul carburatore e il vecchio macinino ripartiva.

E lei ti guardava come l’eroe invincibile che l’aveva salvata dai pericoli del mondo.

E magari si ricominciava a limonare.

Che c’entra? Niente: ormai sono andato.

Sarà una lunga notte.

MALEDETTI!

-Papà! Papà!

Ma vaffanculo!

 di più
editoriale di luludia

1)

Son le dieci di mattina…

E, nell’aria quasi tiepida, passa la classica famigliola dei boschi. E son rarissime le famigliole dei boschi...rarissime…

Lo sapete vero, quali sono le famigliole dei boschi? Son quelle in preda, nientemeno, che all’armonia universale. Quelle che spaccano, sfilano…O sfilano e spaccano...

E questa è assolutamente fantastica: culo portentoso e faccia buffa lei... e pure lui, oh si si, pure lui è sul buffo andante.

Poi a comporre il trittico perfetto (o magico trio che dir si voglia) non manca il bimbetto saltellante d’ordinanza.

Apparizione? Buon auspicio? Magic moment?

Sia quel che sia, culo dei principianti oppure che la prima è dei bambini, l’inizio promette bene.

Senza contare che il sole, pur quasi accecante, lascia all’aria qualcosa di frescolino e questo significa che è l’ottobre, ovvero il mese mio.

E poi, qui al bar Emilia, fanno il miglior caffè della città, bene…bene bene bene...anche perché tra i molti sintomi della decadenza dell’oggi vi è certo il fatto che il caffè sia il più delle volte una oscura brodaglia.

Per non parlare del cappuccino…

2)

Ma ok, si parte...si va a Casola, e Casola è una favola...ed è anche il paesino delle erbe officinali...ma è pure Tolintesac, che, se voi permettete, significa prendila nel sacco, cioè a dire: in culo. Ed è stato uno scrittore pizzaiolo (o pizzaiolo scrittore) a chiamarla così.

Almeno credo...

E comunque sia, ditemi voi, vi è forse un luogo al mondo che non meriti di appellarsi così? Non sto neanche ad ascoltare la risposta...

Ecco, si, si parte…

In macchina, ascoltiamo i Belle and Sebastian, davvero perfetti per questa luce d’autunno. Il loro “The boy with the arab strap” è il nostro disco da gita.

In questo caso addirittura gita domenicale…

Oddio, in una gita domenicale di quelle dei tempi miei (di quelle, intendo, che a un certo punto c’era la cedrata Tassoni al bar) si sarebbe partiti nel primo pomeriggio. Che, la mattina, la mamma (moglie zdora) era impegnata con l’arrosto.

Non è il nostro caso, miss Luludia l’arrosto lo compra alla coop…

E, a proposito di miss Luludia, ecco, miss Luludia è li che canticchia…

Li conoscete i Belle and Sebastian, vero?... quella bella robina a metà tra il Nick Drake di Bryter later e il miglior pop che possiate immaginare…una di quelle faccende molto molto happy/sad…

Per alcuni troppo la la la, ma non certo per me...

Che poi qui ad un certo punto, credo proprio nella canzone che da il titolo all’album, il cantante dice una cosa del tipo: “faccio l’elenco delle mie migliori dieci masturbazioni”…e siccome quell’elenco ogni tanto lo faccio anch’io…

3)

Sulla strada, che è strada d’autunno e quindi strada di colori, appare l’incongruità di una enorme mela a forma di cuore, una roba pubblicitaria...è orrenda, ovviamente, ma serve a far sorridere l’orsetto interiore di miss Luludia, uno che è meglio tenersi buono…

Per cui ok alla mela a forma di cuore.

Poi ecco, con la meraviglia della sua facciata romanica e l’austerità contadina delle retrovie (un tempo abitazione di certi monaci benedettini), ecco l’abbazia di San Giovanni.

Ci fermiamo, che essendo domenica, è aperta…

Un codazzo di gente ascolta un cicerone e a noi non so perché ci vien da uscire, miss Luludia coinvolta dalla semplicitò del tutto, io un po’seccato, che la mia tirchieria mi ha impedito di acquistare a euro dieci un libercolo sulla storia dell’abbazia.

Prendo solo qualche depliant...

Risaliamo in macchina e poco dopo si passa dalla casa natale di Alfredo Oriani, quello della bicicletta

“La bicicletta è la trascrizione dell’energia in equilibrio, l’immagine visibile del vento...si può dire di lei quel che si dice del violino, ha raggiunto la sua perfezione per sempre”…

3)

Poi ecco Casola…ed ecco, inaspettato, il vento...

Parcheggiamo lontano, che oggi c’è la sagra dei frutti dimenticati…

Troppo facile dir melograni e nespole…che qui è faccenda di pere volpine, corbezzoli, cornioli, azzeruole...nomi bellissimi, bellissimi colori…

E mentre miss Luludia fa la pipì, ascolto lo speaker che annuncia il programma della giornata...ma a noi frega niente, noi andiamo a naso, e conoscendoci mi sa che faremo solo un breve assaggio…

E ci incamminiamo: bancarelle con rametti di bacche rosse, pere piccole piccole, mele più piccole ancora, marmellate...profumo di castagne…

Che oggi è anche la festa delle castagne…

E i caldarrostari sembran quasi soffiare fumo su tutta Casola.

Così, mentre dalla piazza la strada sale verso l’azzurro, le bancarelle, col vento che le sommerge di sole e di fumo, sembran come sospese. Le bancarelle e tutto il resto.

E, a tratti, è tutto un dolcissimo tremolio…

4)

Poi ci fermiamo davanti a una porticciola di legno dove sono affissi tre bellissimi disegni in bianco e nero. Non so, potrebbe sembrare la porta di un artigiano, ma è chiusa e non c’è nessuno. Solo quei tre disegni.

Uno ritrae un viso di donna. Una sorta di Gioconda del popolo, un mezzo sorriso e il dolce e raccolto mistero degli occhi. Niente di esoterico però, solo e soltanto una donna qualunque in un attimo non qualunque.

Una zdora, in fondo...

E scatta qualcosa, io non lo so il perché, ma scatta.

E quel disegno mi fa venire in mente Rosa cuore d’oro, una mitologica prostituta che, nel dopoguerra, stazionava davanti all’osteria della pace a Imola.

“Perché la chiamano cuore d’oro, nonno?”

“Perché è molto generosa con tutti.”

Ah ripeto, non lo so il perché...ma quella è Rosa cuore d’oro…anzi Rosa cuore d’oro “dalle guanciotte rosse e viso color cipria”…e il virgolettato vien da un libro di ricordi di una vecchia signora

Io li adoro i libri di ricordi. E tutti quei personaggi…tipo quella matta, sempre imolese, che andava a lavare le mutande nell’acquasantiera.

In ogni caso son proprio felice d'aver dato un volto a Rosa cuore d’oro…

5)

Andiamo avanti e, dopo l’assenza di vento del vicolo stretto, torniamo in piazza.

Ed entriamo in un qualcosa tipo mostra.

Nella sala grande ci stanno i frutti lucidati in bella vista, in quella piccola ci son delle fotografie. Mi tuffo in quella piccola e li un foglio illustrativo racconta la storia di un signore che da bambino guardava la forme delle nuvole, le macchie sui muri, le striature dei sassi.

(BELLO, LO FACEVO ANCH’IO!!!)

(ANZI LO FACCIO ANCORA)

(E IMMAGINO ANCHE VOI)

La mostra raccoglie delle foto ingrandite e ritoccate di una fontana nelle diverse stagioni e nelle diverse ore del giorno.

Il concetto è sempre quello delle macchie sul muro: osservando si vedono cose e, ingrandendo e ritoccando, quelle stesse cose si accentuano e finiscono per prendere in modo sempre più chiaro la forma che avevi intravisto.

Le opere però, onestamente, mica mi piacciono. Meglio, molto meglio la storia che c’è dietro.

E allora faccio per uscire. Ma il fotografo mi abbranca, e comincia a chiedermi se mi è piaciuto quel che ho visto. Io gli rispondo che, soprattutto, mi è piaciuto lo scritto.

E comincia a raccontarmi. Mi dice che ora fotografa farfalle…“Le farfalle scappano, ma se stai un venti minuti le puoi prendere tra le dita”

Poi cominciamo a parlare delle macchie sui muri e qui viene il bello…

“Se vuole la porto a vedere una macchia incredibile, è proprio qui vicino”

“Va bene”

Miss Luludia già da un po’ stava fuori ad aspettarmi.

“Devo andare con questo signore a vedere una macchia sul muro”

“Cosa?”

“Si è qui vicino”

E così anche miss Luludia, non so se più stupita o più divertita, alla fine viene con noi.

Non facciamo molta strada.

La macchia non è proprio una macchia, ma una specie di screpolatura. Che dire, nonostante pure io sia propenso, a me non dice niente. Invece lui ci ha visto roba, la spirale universale di qualcosa, l’inconscio, cose così...

“Le restituisco il suo fidanzato, signorina” Poi ci stringe la mano e se ne va. Fantastico.

Dovremmo mangiare, ma c’è troppa fila ovunque. Allora, visto che è la festa dei frutti dimenticati, ci prendiamo un etto di corniole.

Sanno di marmellata andata a male. Ma chi se ne frega…

 di più
editoriale di Stanlio

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

« Tutto mi dà ispirazione... Tutto ciò che accade nella vita... »

La Winehouse tentò il suicidio a nove anni, in Libero Quotidiano.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

- Amy Jade Winehouse nasce il 14 settembre 1983 a Enfield, Middlesex, Inghilterra, un borough (borgo) della Londra esterna, in una famiglia ebraica (il padre tassista e la madre farmacista).

- Amy è stata una cantautrice, stilista, produttrice discografica e chitarrista britannica.

- All'età di dieci anni fonda un gruppo rap amatoriale chiamato Sweet 'n' Sour.

- A dodici anni frequenta la Sylvia Young Theatre School, severo istituto con regole altrettanto severe che stentava a rispettare.

- Amy si forò un buco al naso da sola per mettersi un piercing.

- Amy riceve la sua prima chitarra a tredici anni.

- A sedici ann entra alla National Youth Jazz Orchestra e canta per la prima volta come professionista.

- Nel 2002 (a diciott’anni) firma con l'etichetta discografica Island/Universal.

- Il suo album di esordio, Frank, viene pubblicato il 20 ottobre 2003.

- Nel 2004 riceve due dischi di platino e vende in totale 1 milione e mezzo di copie.

- Il 27 ottobre 2006 viene pubblicato a livello mondiale l'album Back to Black.

- Il singolo apripista ad aver anticipato l'uscita dell'album è Rehab, pubblicato il 23 ottobre 2006 e diviene un tormentone mondiale, questa canzone parla del suo rifiuto di disintossicarsi dall'alcol.

- Amy perde quattro taglie tra la pubblicazione del primo e del secondo album, dichiara alla stampa britannica (interessata al fatto) che è stato a causa dei commenti che facevano sul suo peso e nell'ottobre 2006, ammette di aver sofferto di disordini alimentari: "un po' di anoressia, un po' di bulimia. Non sono del tutto a posto ma credo che nessuna donna lo sia".

- Nei mesi seguenti Amy è presente sui tabloid britannici per problemi legati all'alcool, tra cui un'esibizione in stato di ubriachezza al The Charlotte Church Show, e l'interruzione del discorso del leader degli U2, Bono,l e vengono chieste opinioni sulla violenza e l'alcool e risponde: «mi diverto molto certe notti ma poi esagero e rovino la serata col mio ragazzo. Sono veramente un'ubriacona».

- Il 16 novembre 2006 appare al Never Mind The Buzzcocks visibilmente alterata e fa commenti sul presentatore.

- Il 14 febbraio 2007, agli Elle Style Awards, la cantante viene vista con dei tagli e cicatrici su di un braccio; il portavoce della Winehouse attribuisce la colpa ad una caduta per strada.

- Il 1º novembre 2007, in occasione degli MTV Europe Music Awards, per due volte Amy inglese sale sul palco in apparente stato confusionale: al ritiro del premio Artist Choice Award, consegnatole da Michael Stipe, non pronuncia il tradizionale discorso di ringraziamento ai fan, mostrandosi invece immobile e spaesata; poco dopo, chiamata a esibirsi, canta con qualche difficoltà.

- Il 21 gennaio 2008 comincia a circolare un video dove Amy fuma crack e ammette di avere preso «sei valium per calmarsi».

- Durante il 2008, partecipa a Rock in Rio; al quale si presenta completamente senza voce: Amy si giustifica del suo stato dicendo che ha avuto alcuni problemi respiratori.

- Il 27 giugno 2008, due giorni dopo l'uscita da una clinica nella quale era entrata per un enfisema polmonare, canta di fronte a oltre 46 000 spettatori giunti a Hyde Park a Londra per festeggiare i 90 anni di Nelson Mandela, La serata ha visto la presenza di artisti quali Annie Lennox, i Simple Minds, Joan Baez, Queen + Paul Rodgers e (sic!) Zucchero

- Dopo le vicende inerenti alla sua salute, affrontate all'inizio dell'estate 2008, Amy Winehouse rimane in cura per poter tornare a casa dei suoi genitori.

- Alcune foto che la ritraggono dopo il ricovero la mostrano decisamente migliorata rispetto a poche settimane prima.

- L'8 ottobre 2008, si esibisce al CityBurlesque, un bar di Londra, dimostrandosi sobria al pubblico.

- Il chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards ha dato consigli alla Winehouse e a Pete Doherty per smettere di drogarsi nell'ottobre 2010 (dopo averle già detto nel marzo 2008 di non permettere che la droga stroncasse la sua vita e la sua carriera).

- Nel novembre 2010 Amy annuncia un suo ritorno sulle scene musicali, con concerti previsti in Brasile, Italia, Serbia, Turchia e Romania.

- Alle 15:53 del 23 luglio 2011, Amy Jade Winehouse viene trovata morta nel letto della sua casa al numero 30 di Camden Square.

- La morte è sopraggiunta prima della pubblicazione del suo terzo disco, pubblicato postumo soltanto il 5 dicembre 2011 dalla Universal.

- https://youtu.be/nxKgRsmTPTI

n.b. Tutti i dati sono tratti dalla mia enciclopedia online preferita (Wikipedia) & da YouTube che ringrazio!

 di più
editoriale di Homburg

Quando inizia l’autunno divento più solitario e di conseguenza passo meno tempo in giro e torno più presto a casa, a meno che la serata non sia davvero formidabile. Il rapporto amoroso con l’alcol è sempre il medesimo ma più concentrato e di conseguenza più nefasto e così quando sono solo è peggio che d’estate.
L’altro giorno mi sono messo a fare un po’ d’ordine tra le mie cose e non ero nel migliore dei mood. Riguardo certi volumi di Magnus e penso a quanto sia stato importante per me.
Penso al suo “Cerchio”. Io lo chiamo così. Se avete letto qualche volume avete presente di sicuro quella specie di riflettore che rivela i suoi personaggi e li illumina nelle loro azioni. Più che i protagonisti delle vignette, il Cerchio mette in rilievo il nero circostante. Il buio è la vera componente essenziale delle sue tavole ed è questo che fin da ragazzo mi ha sempre fatto preferire i suoi lavori rispetto ad altri lavori “neri”, come Diabolik, ben più noto oggi al grande pubblico di Kriminal o Satanik.
Credo ancora che sia il segno più rappresentativo ed emblematico degli anni ’60-’70 nostrani (tolto Pazienza per il ’77). Del resto non si parla certo di anni luminosi. In mezzo a povertà, oscurantismo (ma pure liberazione e conquiste non durature) e vicende tra le meno chiare dell’intera storia d’Italia, nessuno se l’è passata davvero bene. Per la gioia di qualcuno perfino i borghesi sono apparsi alquanto…zoppicanti.

Oggi il fumetto, come la società, non è esattamente come in quegli anni. In questi giorni, tolte le sbandate nipponiche di qualcuno (a me sempre sconosciute), credo non possiate trovare nessun personaggio dirompente anche solo la metà di un Zanardi. Il vuoto interiore che sento dentro me stesso e altri non può più (per fortuna?) cadere nella banalità del simbolico e ci si consola con la roba underground, spesso pretenziosa e intellettualistica. In questa desolazione non c’è niente di più rassicurante di quell’incerta, inquietante, vasta stesura di china nera di Magnus, perché nel suo Cerchio, nonostante l’amarcord, non posso più ritornare, come quando, da bimbetto, correvo in edicola ad accaparrarmi Skorpio e Alan Ford. Così mi trovo ancora nella banalità di parteggiare per il Lato Oscuro, come un fanciullesco metallaro con in odio Platone e cristiani, gnostici compresi. Ma qui non c’entra niente il fascino del Male e stronzate del genere. Più semplicemente è che nella Luce c’è quel che c’è e “avrai quello che dai”, come insegnano giudei e Colle Der Fomento. Il Buio invece è tutta un’altra storia.
Forse non c’è niente.
Forse c’è qualcosa.
Non vedo l’ora che torni la nebbia delle mie parti, quella fitta come un muro di cemento, in cui non vedi un cazzo e non sai se avere paura o essere eccitato di non sapere come stai messo sulla strada; di fianco i fossi.

 di più
editoriale di sotomayor

Quanti di voi guardano un film porno dall'inizio alla fine?

Va bene. Facciamo che guardare un film di un'ora oppure un'ora e mezza di questo tipo e data la finalità, si suppone che per ragioni fisiologiche l'interesse primario vada scemando dopo quello che possiamo definire l'happening. Il momento decisivo.

Cioè magari a 13-14 anni te lo guardi pure cinque volte di fila. Ma quello è normale.

Io sto parlando di altro.

Effettivamente mi rendo conto ora che questa mia introduzione potrebbe essere o comunque apparire nei contenuti rivolta a un pubblico esclusivamente maschile. Ma chiaramente non è così.

Diciamo che per ragioni facciamo 'strutturali' mi viene più facili rivolgermi alle mie determinate e specifiche procedure operative. Ma va detto che pure al riguardo e senza distinzione di sesso, ciascuno ha le sue preferenze.

Mi sono tuttavia reso conto che da questo punto di vista le cose hanno subito un cambiamento.

Una prima obiezione a questa osservazione potrebbe essere: 'Chiaro che ci sia stato un cambiamento. Sei invecchiato.'

Che significa che non mi tira più come una volta probabilmente.

Ma non vorrei parlare di questo. A parte che questa argomentazione potrebbe anche essere discussa, ma non è questo il punto.

Sapete come funzionano i siti di pornografia in streaming?

La risposta è sì.

Adesso cambio la domanda che ho fatto all'inizio: quanti di voi si masturbano in maniera diciamo 'regolare' scegliendo senza perdere tempo un determina filmato e guardando sempre questo senza 'cambiare canale' dall'inizio alla fine?

Per 'fine' in questo caso possiamo anche benissimo intendere il raggiungimento dell'orgasmo. Del resto i film porno non hanno bisogno di nessuna fase emozionale e dopo essersi soddisfatti ci si può benissimo dedicare ad altro senza nessun coinvolgimento emotivo.

Voglio dire che quando di parla di porno-dipendenza secondo me si pensa quasi sempre a fenomeni estremi. O si pensa che questo sia necessariamente lo stesso della dipendenza dal sesso (a proposito, se non lo avete fatto, guardatevi 'Shame' e convincetevi che Michael Fassbender sia effettivamente il più bravo attore in circolazione).

Una questione di libidine.

Ma non è solo così.

Poiché non ho nessun pudore spiego io come uso questi siti di pornografia online quando le mie esigenze lo richiedono.

Accedo al sito in questione e comincio ad aprire dieci, venti pagine e ciascuna con un filmato diverso. Quello che voglio dire è che mi trovo davanti a una offerta così vasta che la mia testa dimentica quale sia la ragione principale per cui io voglia adoperare quel servizio (cioè semplice godimento) e viene bombardata da una serie di immagini che hanno chiaramente e in quella situazione mia emotiva specifica una presa particolare.

Naturalmente mentre fai tutto questo ti masturbi, si suppone, dato che non sei un semplice documentarista ma un normalissimo soggetto con la necessità di soddisfare un suo bisogno.

Ma è una masturbazione convulsiva e che ti comporta uno stato di stress e di alterazione emotiva che non ha nulla a che fare con il sesso.

Potrei persino definirla ansia.

Chiaramente mentre ti masturbi non smetti mai di passare da un filmato all'altro, sei bombardato da sempre nuove immagini, continui a cambiare e aprire nuove schede compulsivamente e ci continuamente finché alla fine inevitabile raggiungi comunque l'orgasmo.

Sensazioni post-coito: secondo me soddisfazione poca. Molto stress. Ti manca quella sensazione di leggerezza e di scarico di tensione che contraddistingue o dovrebbe contraddistinguere questa fase specifica del nostro ritmo biologico.

I siti di pornografia in streaming, ben vengano, sono stati una vera rivoluzione e il loro successo inevitabile, ma funzionano esattamente come l'assunzione di sostanze che alterano il tuo organismo come del resto tutto quello che può e viene usato in maniera sregolata e compulsiva. Ma questi siti sono specificamente nati a questo scopo.

Non voglio certo parlare di teorie del complotto oppure essere un moralista e dire 'Basta pornografia!' oppure ancora ergermi dall'alto di una formazione storica e critica come in vecchio 'barbuto' e dire che la pornografia è 'oppio dei popoli'. Ma sapete a volte quando accedo a uno di questi siti come mi sento? Come se mi 'schizzassero' in faccia decine e decine di messaggi spam e io fossi vittima di una gang bang a cui sono stato invitato a partecipare come 'ospite d'onore' attratto con l'inganno.

Penso che si sia parlato molto negli anni, a partire dagli anni sessanta, di sesso e autonomia, autodeterminazione e consapevolezza. In particolare una volta lo facevano le donne (oggi non lo so, ho avuto poche donne, ma ne ho conosciute tante e non ci capisco molto) perché chiaramente tutto questo aveva a che fare con il processo di emancipazione.

Ma davanti a una cosa di questo tipo, a parte la componente legata allo stress e alle dipendenze (comprovata da studi diversi e qualche volta attendibili, qualche volta no), possiamo parlare veramente di consapevolezza?

Io dico che ci vuole una nuova rivoluzione sessuale con dei metodi e delle finalità proposte diverse per forza da quelle che abbiamo considerato fino ad oggi.

La parità dei sessi, il rispetto per la donna sono temi che dovrebbero essere trascendentali: sono regole di rispetto e di civiltà. Qualche cosa di basico come il rispetto della dignità dell'essere umano.

Non sto dicendo che non se ne debba parlare: la società in cui viviamo è chiaramente ancora arretrata da questo punto di vista.

Ma quarte argomentazioni quanto hanno poi sul piano concreto veramente presa nei rapporti tra le persone di sesso opposto oppure dello stesso sesso.

Quando parli di sesso sembra sempre che stai parlando di sport. Parli di prestazioni, competizioni. È una gara. Ma non c'è un premio a chi arriva primo. Mentre gli ultimi oppure le ultime restano perplessi o in determinati casi frustrati da una sensazione di incapacità di fondo.

Allora forse non è solo la pornografia in streaming che è stressante. Quella è una conseguenza e come quando ti fai perché la tua vita è una merda. Io dico che l'equazione seghe=solitudine oppure per esempio 'sfiga' non regge. Badate bene: non lo dico per 'difendermi'. Se mi dite che sono solo e/oppure uno sfigato dico 'Va bene.'

Chi se ne frega.

Quello che mi interessa è capire in che razza di mondo viviamo, creare una collettività sana e basata sul libero confronto, voglio capire se aprire una sola scheda per volta del proprio browser sia un passaggio che tutti insieme come società possiamo riuscire a fare oppure no.

 di più
editoriale di perfect element

Venerdì il sei di ottobre nel 2017. La luna cala, la pressione scende, l'asciutto qui non è consono.

L'uomo diritto segue solo ciò che per se stesso ha.

Privilegia la vita innanzi al pensiero o all'azione.

L'uomo diritto segue solo ciò che gli passa per la testa.

...E nemmeno...e per davvero guarda a tutto e sceglie a poco di quel che ha.

L'uomo dritto sa già prima di fare e sa ciò che farà.

L'uomo diritto non sbaglia perchè segue lo Spirito e la sua anima è amica e collabora al disegno.

I.

Aeroporto.

Periferica futurista, strada logistica del niente, simulazione d'uccello, ma che vola molto più veloce.

Indaffarato in giacca e paltò...

- Senta, subito in Piazza delle Questioni...al 12...lato alto, è in centro, le pago io la multa...ho molta fretta.

Il taxi non è una scelta, come poco nella vita, è un sentimento o, forse, qualcosa in più, la strada che sei obbligato a seguire perchè non ci si può nascondere da sé stessi e da ciò che Qualcuno ha pensato che sia il destino.

Il taxista:

- Non è una questione di soldi, tantomeno di principio, ma Lei, quanta fretta ha?

- Ho la fretta del diavolo e non sono qui per fare della filosofia!

- Ce ne scampi Iddio dalla filosofia! Io posso arrivare dove Lei deve arrivare nel tempo che Lei ha da spendere. non so se mi capisce....

- Senta, questi sono 100 soldi per Lei se fa quello che dice.

- Vede...sa...non è per i soldi...Lei quanta fretta ha?

- Il mio Dio!! Ho già perso più tempo di quanto ne abbia a parlare con un tassista che non mi sta portando dove devo andare.... La saluto, ho molta fretta.

- Dove vuole andare non ci arriverà!...senta...in Piazza delle Questioni...siamo lì in dieci minuti, le costa solo 20 soldi, ma si calmi, Lei ha troppa fretta.

Chi sono questi due?

L'uomo diritto passa per la sua strada e, se può, fa il tassista...

- Lei! Mi scusi se mi permetto...sì, Lei! è un manager, un imprenditore o qualcosa del genere?

- Sì, sì, qualcosa del genere.

-Mi scusi se mi permetto...di che affari si occupa?

- Tratto di persone...in pratica devo avallare, come socio, un affare in cui si vende il lavoro di un terzo personale in affitto.

Pausa.

- Ho capito, Lei ha fretta perchè i suoi soci aspettano di lavorare...

- No, ho mille cose da fare, è per quello che ho fretta, gli operai si trovano sempre, c'è sempre bisogno di lavorare e per ogni cantiere e per ogni prezzo c'è il suo operaio!

- Sarà come dice Lei, ma tutta questa fretta non le farà male?

Non dice niente, anzi, si aggiusta il paltò, guarda fuori dal taxi e rimugina sul fatto che ha smesso di fumare e ancora si chiede il perchè.

Il tassista accorcia le distanze e annulla il tempo.

- Siamo in Piazza delle Questioni e credo anche che Lei sia in orario, ma....mi tolga una curiosità: io faccio il tassista e porto le persone dove devono andare, ma Lei! E' un bel ragazzo, è giovane, è più giovane di me...non ha famiglia, ma chi glielo fa fare? Questa città, nel mondo, ha sfumature e personalità che mai potrà rivedere!! Un giro turistico e si innamorerà dei luoghi e delle persone...

Non guarda neppure la maniglia della porta, scende, imbarca un panettoncemento del traffico limitato...si fa male...non lo dà a vedere, si rivolge al tassista e paga.

- Il dovuto!

Il tassista.

-Questo è il mio lavoro, Lei mi deve solo quello che deve pagare...io posso fare 100 corse gratis, ma per trovare un uomo sarei disposto a farne 1000 pagando!

Chiude lo sportello attento a non imbrigliare il paltò.

Parte veloce come se avesse fretta. Accende la radio. Rallenta dopo la prima via, la gente è proprio strana...testa di tassista...

 di più
editoriale di musicomio

Ciao Gedrizz in poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori? Chi sei, cosa fai da dove vieni?

Ciao a tutti, mi chiamo Goldfried Salvi e sono un musicista Italo-Brasiliano dalla provincia di Bologna, classe 1987.Mi occupo di diversi generi; funk, rock, world music ed elettronica. Nasco come bassista rock ma poi la passione per la musica mi ha permesso di sperimentare e spaziare in altri generi.

I tuoi inizi con la musica come sono stati?

Sin da bambino la musica mi ha sempre appassionato , vedevo mio padre suonare nelle proprie band e ciò mi stimolava a provare l'utilizzo di uno strumento, ne provai diversi fino a trovare nel basso elettrico il suono adatto alle mie esigenze. Con il basso imparai da autodidatta, e subito nel 2007 trovai una band di ragazzi coetanei che mi prese a suonare (Sweat floor) da li per i successivi 10 anni rimasi sempre con loro cambiando nome (teorema del delirio) fino a ridurre la formazione a tre elementi e suonando prog-rock (acrilico su tela). Nel 2015 insieme al batrerista Luca Bernardi creai un duo funky (Gedrizz&Perfect) che successivamente diventò un trio con l' aggiunta di Vincenzo Santoro nello stesso anno la passione per l' elettronica si fece sempre più forte tanto da coltivare un progetto solista (Gedrizz) e un duo (Red mustacho project) . In fine nel 2016 mi inserì in un trio punk-rock (Bujo) e iniziai la collaborazione con Maria Silvia Morlino in arte Maryblue nel progetto di musica elettronica pop-dance (Gedrizz feat Maryblue).

La musica elettronica ha sempre un che di magico… parlaci un po’ di cosa tratta.

Con la musica elettronica ho un bel rapporto sin dal ‘95 quando ascoltavo i Daftpunk in radio, ho sempre trovato questo grande genere musicale affascinante, dico grande genere perché quando si apre la “scatola” della musica elettronica si apre un mondo!

E ciò che più mi emoziona di questo genere e come una persona sola al giorno d'oggi con l' aiuto di un pc possa esprimere completamente tutto ciò che ha in mente tutta la propria emozione tramutata in musica.

Ho creato il duo con Maryblue per trattare di argomenti di vita quotidiana.

A che musicisti ti ispiri?

Sicuramente per la mia musica elettronica mi ispiro a band come, Sunsonica, Moby, Daftpunk, Alcazar, Planetfunk, justice tengo d' occhio anche artisti più commerciali del momento come keiza, edsheeran,burak yeten, sia ecc.

Obsoleto è il singolo che sta girando in radio in questo periodo e che vede la partecipazione di Maryblue. Ce ne parli?

Premetto che quando scrivo le parore per il progetto con Maryblue non parlo mai di storie realmente accadute, ma prendo situazioni reali e le riporto il storie inventate. In questo caso Obsoleto parla di una coppia convivente che ha smesso di amarsi e che va avanti solo grazie alla routine, ho paragonato un amore finito ad un vecchio sistema operativo, che anche se non aggiornato funziona ugualmente come può.

Come è nata la collaborazione con Maryblue?

Era da un po di tepo che volevo creare un progetto di musica pop-dance ma l' idea di utilizzare solo la mia voce non mi entusismava molto, allora mi misi a cercare una cantante, siccome nel mio paese (Vergato) è pieno di ragazzi che suonano e hanno a che fare con la musica, mi sono messo a chiedere in giro se ci fosse una cantante disponibile, dopo vari mesi trovai mary che si rivelò subito entusiasta del progetto.

Quali difficoltà incontrano i musicisti al giorno d’oggi?

Ma guarda in primis, per chi ha una band o comunque un progetto live, che sia cover o brani inediti, la difficoltà rimane sempre quella di poter suonare in giro, per tante ragioni che ora non sto a spiegare, e di conseguenza c'è anche la difficoltà di trovare un pubblico. Ma comunque penso che se ci si circonda di persone oneste con lo stesso obbiettivo, si può fare strada senza tante difficoltà.

I prossimi progetti?

Beh sicuramente lavorare molto a tracce nuove e a crescere artisticamente, poi cercheremo di fare molta musica dal vivo.

Grazie e in bocca al lupo!

Grazie a voi, crepi!!!

 di più
editoriale di sotomayor

Parliamo di cose serie. Di cose concrete.

Cioè, mi potrei chiaramente ora mettere qui a inventare e raccontare una bella storia, magari una storia d'amore (ma tutte le storie in fondo sono storie d'amore), e sicuramente trovereste la cosa più interessante.

Però no.

Questa volta voglio parlare di una cosa che ho 'scoperto' negli ultimi tempi e cui non sono ancora riuscito a dare una sua dimensione.

Conseguentemente scriverne e poi magari avere un feedback nel merito (che significa anche acquisire ulteriori informazioni) ritengo possa essere una cosa utile per me e per tutti quanti.

Nell'ultimo periodo per diverse ragioni ho passato molto tempo a casa. Non ho la televisione e comunque per diverse ragioni non mi sentivo attratto dai miei interessi soliti come la musica oppure il cinema oppure la letteratura.

Facciamo che non mi andava veramente di fare nulla, va bene?

Adesso succede che per la prima volta in vita mia comincio letteralmente a 'navigare' in uno dei posti sicuramente più affollati del web e in un mare che però per quanto vasto mi sono reso conto fosse a me assolutamente sconosciuto.

Ma che cazzo succede su quel social? Se c'è un posto in particolare sul web dove mi sono reso conto di essere completamente fuori tempo e davanti a qualche cosa che non riesco ancora a inquadrare nella sua giusta dimensione, a parte i soliti siti porno ovviamente (ma ne parleremo), questo è YouTube.

Insomma io l'ho sempre usato per ricercarmi video musicali, magari spezzoni di film, trailer... Un utilizzo da semplice consumatore: del resto lo avevo sempre inteso in questo modo. Tu ci carichi dei video che condividi con gli altri alla stessa maniera dei software tipo quelli per la condivisione della musica.

E invece no.

Invece ho scoperto che la vera natura di YouTube è qualche cosa di completamente diverso.

Ci sono persone che usano YouTube alla stessa maniera che dieci anni fa avremmo inteso un blog (venti anni fa il giornalino della scuola, quaranta anni fa le radio libere) e questo fenomeno ha creato una vera e propria community italiana che ovviamente si aggiunge, costituisce una costola di una più vasta community internazionale.

Adesso, questi 'youtuber' hanno praticamente le età più disparate e si occupano in generale veramente di tutti gli argomenti possibili. Questa mi viene subito da pensare che è una cosa buona: un utilizzo intelligente di un social come mezzo più che di informazione, concetto sempre molto più relativo oramai, invece di vero e proprio confronto.

Solo che poi ho capito subito che insomma chi lo usa lo fa principalmente per garantirsi una qualche forma di guadagno.

Ora non so come funzioni esattamente. Probabilmente hai la possibilità di creare un tuo canale 'ufficiale' e di sottoscrivere contratti di sponsoring che facciano variare i tuoi introiti a seconda delle visualizzazioni oppure degli iscritti al tuo canale.

Del resto puoi dedicarti tu stesso alla promozione di qualche prodotto all'interno dei tuoi video: adoperare il tuo canale per far pubblicità a abbigliamento e/o cosmetici (come fanno le fashion blogger) oppure - quella che mi sembra essere la realtà più diffusa - videogiochi.

La maggior parte degli youtuber appartenenti alle ultime categorie, i cui canali sono quelli che ho chiaramente dal mio punto di vista trovato per niente interessanti, sono giovanissimi e hanno una età variabile tra i 12-13 anni e i 25 massimo 30.

Traccio un profilo generale diciamo.

Sono chiaramente i canali che ho trovato e che trovo meno interessanti anche per questioni anagrafiche.

Va detto che ci sono comunque in ogni caso anche youtuber che propongono argomenti di discussione interessanti e in una maniera diversa dalla solita informazione e dove la comunicazione visiva è più efficace, più umana, che quella che è la comunicazione scritta e per questo anche più performante.

Ci sono persone che non parlano solo e sempre di calcio ma propongono temi di attualità oppure culturali e di interesse comune. E ci sono anche persone che lo usano per pubblicizzare i propri lavori: penso ad artisti nel campo della grafica visuale e del disegno e che si affiancano ovviamente a chi fa musica oppure è un videomaker più o meno amatoriale.

Il fatto che ci guadagnino per le visualizzazioni al loro canale diciamo che è qualche cosa che mi rende perplesso ma che è comprensibile se consideriamo le stesse logiche che valgono per gli ascolti musicali ad esempio su Spotify.

Naturalmente per quanto mi riguarda, se devo esprimere un mio parere ideale, questa cosa non coincide esattamente con la mia idea di comunità. Ma va bene. Ci può stare.

Dove non riesco a farmi un'idea precisa nel merito è quando gli youtuber sono dei giovani oppure giovanissimi e/o quando i loro contenuti siano rivolti a giovani e/o giovanissimi.

Non voglio fare il bacchettone e il moralista, ma mi pare evidente che ci troviamo a qualche cosa che ci costringe a misurarci con una nuova realtà che riguarda i nostri ragazzi e che ci pone davanti a quesiti di natura etica.

Questi youtuber trattano per la maggior parte tematiche che interessano i ragazzini, come videogiochi oppure abbigliamento e/o prodotti di bellezza, ma a un certo punto acquisita una certa popolarità (posso dire che ci sono youtuber che hanno migliaia e migliaia di iscritti ai loro canali) possono praticamente postare di tutto perché hanno creato un vero e proprio personaggio. Quello che diventa allo stesso tempo sia una guida che un vero e proprio modello di comportamento per tutti gli altri ragazzini.

Del resto, guardate, funziona esattamente come le seghe: diventi uno youtuber perché c'è qualcun altro che fa lo youtuber e allora tu capisci che puoi farlo.

Naturalmente su migliaia, milioni di youtuber, chi raggiunge la 'celebrità' è solo uno: pochi riescono a fare di questa attività un vero e proprio business. Creare indotti commerciali creati alla propria figura, diventare così popolari da essere invitati o organizzare essi stessi eventi.

La domanda finale è: questo è un modello sano di comunità?

È una domanda che ci dobbiamo fare per forza.

Ci hanno raccontato per anni la cazzata che la vera libertà di espressione era su internet.

Balle.

Su internet, se sei solo e se sei una minoranza continui a essere dopo comunque solo e parte di una minoranza, e poiché semplicemente i tempi sono cambiati, la maniera di veicolare determinati messaggi che non sono neppure subliminali, dato che avviene tutto alla luce del sole, è diventata più rapida ed efficace. Molto più illusoria che la televisione dove sapevi che non potevi accedere perché quel mondo era riservato solo a chi aveva veramente troppo talento oppure era 'raccomandato' e queste due cose, per quanto limitanti sul piano psicologico, costringevano a stare con i piedi per terra. A parte che ovviamente per fortuna c'è sempre stato anche chi di finire in televisione se ne sbatteva e se ne sbatte ancora oggi le palle.

Ma con questi social, e YouTube mi ha dato da questo punto di vista delle manifestazioni così evidenti come poco altro, non ci vuole niente a fotterti la testa e generare nell'ordine malesseri come frustrazione e/oppure ansia. Senza considerare quello che può riguardare quelli che ce l'hanno fatta.

Qui sarebbe più interessante avere un parere diretto da parte di chi ha un figlio. Cosa pensereste di vostro figlio sedicenne se questi guadagnasse soldi postando su YouTube dei video in cui gioca a un videogame (incassando immagino royalties da YouTube e pagato come sponsoring dalla stessa casa che ha prodotto il videogioco) per sponsorizzarlo a un pubblico di ragazzini che magari non hanno neppure dieci anni.

Posso pensare che c'è qualche cosa in tutto questo che è sbagliato o solo veramente a soli trentatré anni già così vecchio da non capire?

Sa non riuscire a comprendere qualche cosa che evidentemente costituisce la normalità.

Quello che penso tuttavia, voglio concludere con un messaggio e un pensiero positivo, è che se io non posso capire, al contrario chi abbia dieci-quindici anni meno di me, sappia molto meglio di me e esattamente di che cosa sto parlando. E nascono, sono nati bambini che subito hanno avuto a che fare con questa realtà come un dato di fatto.

Questo mi lascia pensare che in qualche maniera siano e/o saranno a tempo debito (senza il bisogno di dovere aspettare la maggiore età) vaccinati contro questo tipo di cose. Le considereranno semplicemente per quello che sono: pubblicità o comunque spazzatura.

Esattamente allo stesso modo con cui io posso avere considerato ad esempio 'Non è la Rai' quando ero bambino.

Naturalmente tutto sta nel seguirli. Il punto infatti non è internet, la televisione, la radio, i fumetti, il grammofono... ma sempre la formazione della individualità a possedere un senso critico che lo sappia porre in una posizione di vantaggio davanti a tutte le situazioni della vita.

C'è però un dato di fatto: l'esistenza concreta (per quanto virtuale) di nuove tipologie di comunità. Oggi come ieri è fondamentale che i nostri ragazzi riescano a prenderne parte in maniera attiva e magari proprio adoperando quel senso critico a cui mi riferivo poc'anzi. Questo in definitiva non può essere esclusivo ma costruire un mezzo, uno strumento, una specie di 'grimaldello' per entrare in queste comunità e riuscire a autodeterminarsi come individuo ma anche a stare in maniera proficua assieme agli altri. Se no è tutto inutile.

A quanto pare i tempi sono cambiati e cambieranno ancora ma non è mai tempo per i genitori di abdicare dalle loro responsabilità e dal loro ruolo di guida.

 di più
editoriale di ColCorpoCapisco

Il mio primo editoriale ha anche un testo, ed ora scriverò delle cose a casaccio per vedere che effetto fa.

Il mio primo editoriale è stato previsto, niente di nuovo insomma.

Il mio primo editoriale ha anche un'immagine:

Le songe d'une clé de nuit | Man Ray

 di più
editoriale di HOPELESS

“Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto... Il sorriso del barista si allargò ancora di più. La sua bruttezza era leggendaria. In un'epoca in cui la bellezza era alla portata di tutte le tasche, c'era qualcosa di nobiliare nel fatto che a lui mancasse." (William Gibson, NEUROMANTE 1984)

Non ricordo o non riesco a ricordare come sono finito qui. Sono ancora assonnato dal viaggio. Tutto di giorno, sole filtrato da una cappa @fosca. Entro in ascensori che portano in alto. Con me c'è qualcuno nella cabina, ma non so chi sia. Non ci parlo, non ci incrocio lo sguardo.
Gli ascensori sono scatole di metallo parallelepipedali che salgono, poi scendono. Sono male illuminati, sporchi e pieni di grasso. Inquieti e scuri. Nel passaggio da un ascensore ad un altro riesco a vedere la struttura immensa in cui si muovono. Una specie di aeroporto africano, sudicio, metallico e non organizzato. Caos primordiale e gente distratta in viaggio. In qualche modo questi ascensori portano su, ma non so dove. Verso il tetto, altissimo.

Prima di scendere, in modalità a me sconosciute, percepisco la voce ed il consiglio di @Flo, l'editor. Mi avverte che c'è stato un guasto precedente all'ascensore, per cui all'arrivo esso non sarà stabile, traballerà e non combacerà col bordo del tetto, dovrò fare attenzione a saltare bene e a non cadere di sotto.

Superato il tetto mi ritrovo tra gente che va e che viene su una piattaforma gigantesca in mezzo ad un mare. Di fianco a me c'è un mio amico melomane, comparso da poco. Come sempre si guarda intorno circospetto. Gli spiego come se sapessi dove mi trovo che una volta questa piattaforma, tanto immensa, ha ospitato sulla sua superficie una nave gigante, intera. Un Fitzcarraldo o una Costa Concordia differenti. Siamo in mezzo al mare e tutto intorno vedo solo acqua e mastodontiche navi merce in orizzonti lontanissimi. Sono disperso, ammutinato? Ad un tratto mi rigiro sulla mia destra. Appare, ora e qui, un paesaggio arido e desertico e nel frattempo mi si affiancano altri conoscenti che prima non so dove fossero. Mi restano dietro. Mi addentro sulla terra ferma e faccio qualche passo. Scopro una specie di cratere smisurato, in erba. Sul suo fondo giace, immacolato e perfetto, un campo di calcio vuoto in manto sintetico. Le gradinate, anch'esse di prato, salgono su fino al livello zero del suolo su cui ho i piedi. Rimango sorpreso e meravigliato. Torno indietro e chiamo i miei accompagnatori. Gli dico di venire a vedere questa strana meraviglia. Titubano, ma poi mi seguono. Restano a bocca aperta anche loro. Li invito a scendere giù con me per guardare il campo da vicino. Mi seguono ed ad un certo punto escono dei calciatori dagli spogliatoi. Sono disponibili e gentili. Gli chiedo chi gioca in quello stadio, mi rispondono che anche la squadra della mia città calca quei terreni. Mi volto dall'amico melomane anche pallonaro, gli chiedo se è vero, che lui sappia. Mi dice di non averne avuta mai notizia. Risalgo in superficie.

Sono di nuovo solo. Mi rigiro il posto che adesso è fornito di un entroterra che prima non c'era. Entro nei suoi vicoli fumosi, vaporosi e lerci. Ci sono diversi supermercati, sweat shop e bar. Niente musica nell'aria colma di veleno. Solo rumori di fondo sfocati in lontananza che la mia distanza rende ovattati. Scorgo ragazzi stesi in vestaglia che prendono il sole. Mi siedo di fianco a loro per carpire qualche informazione, ma sembrano tutti molto restii a farmi partecipe di certi segreti. L'unico nome che riconosco è @nes, in vestaglia verde, steso sulla sdraio. Taglio anni 90 castano chiaro, occhialini tondi, barba rasa. Non parla, qualcuno mi sussura che è lui. Si alza senza guardare nessuno e si dirige verso il supermarket. Riesco ad intravedere un grosso tatuaggio sulla sua schiena. Nes è indubbiamente bello e penso che da poco ha compiuto gli anni, come me, sullo stesso asse. Qui, in questo luogo e in questo tempo sembra molto più bello di me.

Gli astanti rimasti con me sul Solarium mi chiedono chi sia io. Diffidente gli do un altro nick e cominciano a guardarmi con sospetto, gli confesso allora di essere @HOPELESS, ma non hanno intenzione di credermi o fidarsi. Allora gli mostro i miei dati di accesso sul sito dal telefono cellulare e loro con sorrisi enigmatici mi fanno segno di aver accertato. Facce che mi sembra di riconoscere, gente con capelli rasati in camicie hawaiane e occhiali da sole coi lacci che li assicurano ai loro colli. Gli chiedo dove siamo e come si fa a raggiungere quel luogo... Sono vaghi ma mi dicono che da Caserta si può prendere un traghetto che giunge a Roma e da lì entro sei ore potrei essere sul posto. Riprendo il cammino.

Passando tra i vicoli stretti della città espansa concentrata ad un certo punto mi arrampico su una rampa di scale di una palazzina in degrado e mi trovo in uno stanzone adibito, mi sembra, a museo, non so di cosa. Oggetti sparsi su un unico bancone, il resto è uno spazio vuoto malmesso e malodoroso. Una specie di teatrino bombardato come quello della prigione di Manhattan di Snake Plissken. Gli oggetti non so cosa siano. Adagiati su piccole basi di legno improvvisate munite di calamite che li trattengono in maniera incerta a sé. Senza forme precise, sembrano più schegge frammentate di vecchia robaglia che cose finite. Guardo queste reliquie e cerco di scegliere per tinta e forma quale dovrò prelevare, forse rubandola, per portarla con me come testimonianza di questo passaggio nel mondo reale, perchè questo inusuale è così surreale. Ma sarà questo poi uno dei possibili mondi? Il mondo reale? Ad un certo punto sull'estremità destra del bancone vedo un cellulare, uno di quei vecchi modelli che servivano solo a telefonare e mai e poi mai per farsi barba o caffè. Lo impugno e lo scruto un po', ma ci passerò dopo, adesso ritorno sulla scelta del testimone che vorrò portare con me. Ma appena mi giro un cigolio di una porta mi fredda il sangue. La porta è sulla stessa estremità del bancone di cui parlavo, non l'avevo notata. Una luce rotta si accende ad intermittenza, avvisto una scimmia grigia che preleva il cellulare, lo custodisce e se ne va lasciando che quella porta si richiuda in se stessa. Tutto molto rapido, ma tempo sufficiente per ricordarsi bene. Adesso sono spaventato e guadagno più velocemente che posso l'uscita, la testimonianza del passaggio la lascio li dov'è senza scegliere.

Sono di nuovo in strada, tra i vicoli color pastello-catrame-sbiadito che batte su gialli sgranati e rossi usurati dal tempo e strade quasi sterrate con rimasugli di asfalto. Ho la sensazione di stare percorrendo la Tangeri del "Pasto Nudo", affascinante, esotica, stonata, malata, sensuale e decadente.
"Cucina Trascendentale, Città di Interzona: Sulla città aleggiano odori di cucina di tutti i paesi, Yage, odore di giungla e d'acque salmastre, di fiumi putrescenti, di escrementi secchi, di sudore e genitali". (W.S. Burroughs, PASTO NUDO 1959).
Ma la paura dell'episodio di poco prima ce l'ho ancora addosso e sottopelle. Qualcuno in lontananza, da un portoncino, sembra aizzare due scimmie adolescenti grigie e malefiche anch'esse contro di me. Queste cominciano a correre in mia direzione ed io, sorpreso da un qualche orrore, mi sollecito a fuggire intimorito. Alla svolta del vicolo mi raggiungono, sono più veloci. Mi affiancano. Terrorizzato.. Mi superano. Vanno per la loro strada non curandosi minimamente di me. Provo sollievo e rallento.

Ora risalgo a piedi sul tetto della piattaforma. Guadagno un interno giorno.
Dentro, bar per niente sporchi, ma anzi moderni e ben sistemati ed arredati. Un po' kitsch. Scopro un mio amico che mangia tranquillo in un locale. Lo avvicino e per un momento i nervi mi si acquietano. Mangia sereno, evidentemente alterato dolcemente dall'area. Pacifico come un Oceano in certi giorni dell'anno, nel frattempo segue qualche evento sulla tv a muro del locale. Lo lascio lì, continuo il movimento e passo avanti. Adesso sono fuori sul piano più alto della piattaforma. Vedo una specie di bacheca improvvisata su un muro imbastito male. Il muro è bianco. Tutti leggono ma non c'è nulla da leggere. Il muro è bianco e cemento. Mi avvicino e sento qualcuno bisbigliare che quello è il modo di @G per tenere tutto sotto controllo. Erro e stamattina era il 1894. Io non capisco e cerco di proseguire, ma una ragazza mi ferma e si presenta. Ha un berretto estivo, bikini, jeans tagliati a gamba, infradito, Ray Ban Aviator a specchio. Mi sorride, ha poco seno e sembra felice, mi dice di essere @Pin Pin (deadlink_neverborn) ed ha le sembianze di @LauraCamp (con la quale non ho scambiato la minima parola sul sito). Le dico che non sapevo che Pin Pin fosse una ragazza. Lei mi pare infastidita e se ne va.

Allora io noto una specie di banco centrale con sopra un sacco di opuscoli, buste, riviste e cose varie. Mi avvicino. Quello che c'è sul piano stracolmo è materiale informativo del sito, adesivi promozionali e gadget vari. I ragazzi che gironzolano mi porgono diverse riviste da sfogliare e mi spiegano come vanno le cose da quelle parti, come debbo utilizzare tale materiale informativo. Tra le varie cose sul piano noto confezioni rettangolari di plastica trasparente con fondo nero, divise in due sezioni. All'interno grossi chicchi gialli all'esterno e bianchi all'interno. Non so cosa siano. Una ragazza mi spiega che è zenzero (zero:zen) e che va usato con cautela, soprattutto quando ci si fa il bagno in vasca, perchè le bolle che rilasciano sono miliardi e spumeggianti. Accetto il consiglio e vedo i ragazzi intorno a me cordiali e amichevoli, adesso. Riappare un amico melomane circospetto al mio fianco, gli dico che è un bel posto e che ci dobbiamo ritornare, ma come si fa a ritornarci? Mi riprometto di farlo... Ma ritornare dove? Mi allontano. Adesso inspiegabilmente sono sulla riva ingiallita e verdognola di una spiaggia visibilmente deturpata e probabilmente radioattiva. Le onde che arrivano a riva sono basse pochi centimetri, meno di otto-dieci. Il terreno che sottostà mi ricorda quello desertico che mi si era parato davanti prima all'improvviso. Sono scalzo. Comincio a rendermi conto che dev'essere un sogno lucido bianco, ma non cerco di guidarlo, cerco soltanto di restarci dentro. Voglio restare ma non ci riesco.

Ore 00:15 di un Martedì, 31 Maggio 2016. Mi risveglio dal sonno e mi ridesto dal sogno.
Nel dormiveglia cerco di ritornare su quella specie d'isola, ma evidentemente adesso l'ingresso mi è interdetto. Svanisce e sfuma chiudendosi in una nuvola che si risacca inversa contro l'interno delle palpebre. Di fianco a me dorme la mia ragazza e quasi provo alleggerimento e felicità per essere tornato nel mondo reale. Ma quale realtà? Ma quale reale?
Chissà se quella città proibita, micromondo potenzialmente ciclopico e mostruoso, spiegherà mai più le sue porte. Chissà se potrò mai ritornarci e ritradurmici.
Onironautica. Argonauti del Pacifico Occidentale. Le sequenze e le frequenze. La lingua Quechua. Ghost Writers e il romanticismo disperato e neuromantico di Blade Runner. A Scanner Darkly è un oscuro scrutare. Zoroastro e zero astri. Nessuna umana pietà. Bronislaw. Sud-Ovest. Arizona. Circumnavigazione.
Temo che non avrò mai più i permessi e la possibilità di accesso. Ho visto questo. Poi non ho visto più niente. Sveglio adesso. Transumanza. Penso ad una Hollywood in Memoriam.

........................................................................................................................................................

[Zsuta: La notte che bruciammo (google) Chrome aka l'editoriale che fece crashare gli editoriali]

 di più