Sostanzialmente c'è questo individuo, un tipo a caso, di cui non è fondamentale conoscere né l'identità né la fisionomia: un tipo a caso, la cui unica caratteristica che conta aver bene presente è il dolore che egli vive, un dolore che in sé, un'eziologia, può anche averla, così come un'ontologia, ma che l'individuo in questione non conosce; ebbene, a causa di questo dolore lui si sente solo, e fin qui niente di nuovo. In famiglia, cogli amici, durante una corsa in metropolitana tutto quello che vede è ciò che lo fa sentire così solo, in quanto chi vede e la persona con cui parla non fanno altro che acuire in lui quel discreto senso di discreto disagio nel trovarsi davanti e/o intorno persone che hanno tra loro in comune una cosa, cioè la diversità con e l'allontanamento emotivo - scaturito dal fatto che quel tipo, appunto, ha questa sorta di dolore qua - da questo tipo a caso.
Insomma, un giorno il tipo a caso, che da ora in avanti, avendo in un certo senso perso la propria casualità, chiameremo la Persona Col Dolore, decide di parlare del disagio che lo assilla con qualcuno, non tanto per arrivare a dedurne l'eziologia quanto per instaurare una specie di ponte ["Ponte" sarebbe potuto essere il sottotitolo di questo racconto, n.d.a.] tra lui e la sabbia in cui il dolore ha uniformato gli altri arrivando a farli identificare alla Persona Col Dolore sotto la semplicistica etichetta di "Altri", quindi - come detto - decide di parlarne e ne parla, ma l'unico risultato che gli è dato ottenere è un ulteriore isolamento emotivo dovuto al fatto che l'Interlocutore - vuoi perché sommerso da problemi propri vuoi perché l'eziologia del dolore non sia affiorata nel discorso della Persona Col Dolore nonostante tutti gli sforzi, e permettendo al massimo di ripetere alla Persona Col Dolore alcune frasi di circostanza - non ha infine dato modo alla Persona Col Dolore (da qui in avanti, PCD) di avere l'impressione che lui, cioè l'Interlocutore, capisse di cosa la PCD parlasse o, meglio, dato che il qui presente sta utilizzando il focus sul personaggio dell'Interlocutore, farneticasse, facendola, cioè la PCD, sprofondare in una solitudine ancor più greve perché in sé riportava le tracce di un'empatia sconfitta.
A ogni modo, tralasciando le varie elucubrazioni e i diversi moti d'animo vissuti tra questa conversazione e quella che sto per andare a raccontare, la PCD decide che, forse, ha semplicemente colto l'Interlocutore in un momento no, o, meglio, non si è sufficientemente spiegata, così prende la decisione di - come detto - interpellare un Secondo Interlocutore, col quale però, sebbene le proposizioni epesegetiche fioccassero, risulta il medesimo risultato precedente.
E qui la faccenda si complica.
Ora, infatti, la PCD si sente inequivocabilmente sola, sconfitta, addolorata ed è come se, in qualche assurdo modo assurdo, la funzione che prima avrebbe potuto descrivere la relazione tra il suo dolore e la solitudine conseguente, ovvero:
y = ∫(x)
dove y indica il dolore e x la solitudine direttamente proporzionale al dolore y, si sia rovesciata, mantenendo, sì, valida la precedente ma, pure, creandone una seconda, ovvero:
x = ∫(y)
di modo da rendere variabile l'invariabile e costante la variabile dipendente dall'adesso variabile… un cazzo di circolo vizioso dove il dolore, la cui ontologia/eziologia/- rimane un'incognita, frutta solitudine che, a sua volta, frutta dolore, quindi in pratica alla fine del racconto troviamo la PCD in una scena tipo (davanti allo specchio, sul divano senza nulla fare o con gli occhi fissi sul display del telefono che squilla, squilla, squilla e a chiamare è qualcuno che nella mente della PCD si presenta come esistificante solitudine esistificante dolore), bloccata nell'intenzionalità e con un'aurea oblomoviana attorno al corpo, anzi, necessariamente immobilizzata dalla consapevolezza che qualsiasi cosa lei faccia, o, meglio, riesca a fare sarà qualcosa che acuirà quella solitudine e, dunque, quel dolore, tanto da portarla a identificarsi con esso e essere la PCD di cui sopra, e sarebbe bello che il racconto si chiudesse in un'immobilità di parole & vicende pari alla sua.
Domanda: Cheddevefare la PCD?
di più
- Bèl (00)
- Brü (00)
-
(41)
-
(41)