Giorno 1
Ore 10 - Apriamo le danze, che il mio primo incarico da interprete (?) sottopagata abbia inizio! Sono etichettata con un orrido cartellino bianco e giallo e sono vestita come una cretina. Attendo al "desk buyers" con altri interpreti (?) sottopagati, vestiti come me ma che sembrano meno cretini.
Ore 10:20 - Il compratore che mi è stato assegnato, ovviamente, è in ritardo. Arriva con comodo con un altro gruppo di brasiliani, la prima cosa che noto è che si sta smanacciando allegramente il pacco. Piacere di conoscerla, Senhor R., rampante giovine di una grande città del Brasile, a capo di una grande catena di supermercati gourmet.
Ore 10:30 - Siamo già in ritardo prima ancora di cominciare e gli espositori non sono da meno. Ci aggiriamo alla ricerca dello stand giusto, becchiamo il primo, poi il Signor R. annuncia la sua prima visita in bagno.
Ore 10:50 - Mi aggiro disperata tra gli stand, non mi oriento, nessuno mi ha dato indicazioni. Mi scuso col Senhor R., che mi consola dicendomi che sono molto simpatica.
Ore 11:15 - Dopo che i primi due stand non mi hanno manco offerto un assaggio, il simpatico Signor R. (che si chiama come il Senhor R., ma è triestino) me ne offre cinque tutti di fila. Intanto il Senhor R. inizia a lasciare la sua cartellina ovunque, io gioco al riporto.
Ore 12:00 - Seconda visita in bagno del Senhor R., perché io faccio pipì ogni cinque minuti. Ci fa piacere.
Ore 12:25 - Continuiamo a visitare gli stand, ma io, cercando di essere professionale, rifiuto. Il Senhor R. mi intima di bere. E non chiamarmi signore o mi metto a litigare con te. Ok.
Ore 13 - Pausa pranzo, ma seguo il mio assistito, che si unisce al gruppo di brasiliani già visto al mattino. Il Senhor R. mi trascina fuori, mi abbraccia e mi costringe a farmi una foto con lui. Anche il Senhor D. ci tiene particolarmente, si fa una foto con me e poi una con me e con il Senhor R.
Ore 13:15 - Siamo in cinque ma occupiamo il 20% dei posti in area ristoro, annettendoci dei tavoli al di fuori della nostra giurisdizione. Mangiamo coi voucher, ma il pranzo è scarso. Un italo-brasiliano riesce a ottenere un altro giro di aglio con orecchiette, pesto e cozze per tutta la tavolata. Il Senhor R. non ci crede quando gli dico che non ho mai fatto l'interprete. Intanto mi sfottono tutti e mi chiamano "Português de Portugal", ma mi invitano in Brasile, mi offrono fantomatici lavori e minacciano di aprirsi pagine Facebook appositamente per aggiungermi.
ore 13:50 - Il Senhor R. va in bagno.
Ore 14 - La pausa pranzo finisce e ricominciano gli appuntamenti con gli espositori. L'abbiocco post-prandiale è tremendo, io farfuglio cose a caso (ma tanto il Senhor R. si fa capire fingendo di parlare inglese) e continuo a rifiutare assaggi (quando me li offrono) per non addormentarmi sui divanetti mentre mi raccontano per la quarantesima volta la storia del vitigno Glera.
14:40 - Il Senhor R. mi assume come segretaria, scrivo gli indirizzi al posto suo, gli porto la cartellina (così non se la dimentica), gli gestisco gli appuntamenti, descrivo l'azienda al posto suo, gli ricordo di chiedere i campioni, mentre lui continua a bere senza ritegno. Inizia a cambiare colore, le guance gli diventano rosse come al peggiore degli alcolizzati e mi dà gomitate e presentandomi ai venditori come my friend.
Ore 15 - Ok, l'inglese del Senhor R. è meglio di quello della maggior parte dei veneti presenti.
Ore 15:15 - Il Senhor R. va in bagno.
Ore 15:50 - Ripassiamo davanti al Signor R., quello dei cinque assaggi, ci ferma e ci offre un altro bicchiere perché i brasiliani fanno sempre simpatia. Credo di amarlo. Il Senhor R. mi dà pacche sulla spalla e mi lancia occhiatine divertite. Boh.
Ore 16:30 - Brutta pezzente dello stand, avrai le bottiglie fighe, ma non mi lasci neanche il gadget. E il tuo vino fa cagare, stronza.
Ore 17 - Il Senhor R. va in bagno.
Ore 17:30 - Il Senhor R. si dimentica di essere già cliente di uno degli espositori, ma, nonostante la figura infelice, ridacchia e continua a bere.
Ore 17:50 - Finiamo con dieci minuti abbondanti di anticipo, il Senhor R. mi saluta con due baci. Ci vediamo domani. La responsabile, sull'orlo dell'incredulo, mi chiede se sono sicura di aver fatto tutti gli stand, visto che gli altri brasiliani sono in ritardo di quell'ora abbondante sulla tabella di marcia.
Ore 18 - Mentre continuo a ruttare Prosecco, mi riunisco con una amica e facciamo una parte di strada insieme, cercando di attraversare la folla da Barcolana, con tanto di foto commemorativa di una donna in carriera e di una persona vestita in modo ridicolo.
Giorno 2
Ore 9:30 - Arrivo alla Stazione Marittima con la solita mezz'ora di anticipo. E meno male, c'è una nave da crociera a distanza Concordia e un nugolo di turisti multilingue si fa strada a colpi di ombrellate per prendere posto su uno dei venti pullman parcheggiati a caso. Riesco a superare il labirinto di transenne e ad entrare, ma solo dopo aver superato controlli da aeroporto israeliano.
Ore 10 - Arrivano anche gli altri interpreti (ma il nostro cartellino dice "assistenti linguistici") e qualcuno se n'è sbattuto dell'indicazione "abbigliamento formale". Io no, ma non capisco se sembro più o meno cretina rispetto a ieri. In compenso, riesco a fare un cratere nella camicia con la spilla da balia del badge.
10:10 - Mentre aspetto, i venditori con cui ho parlato ieri mi salutano e mi fanno l'occhiolino, qualcuno entra bestemmiando, qualcun altro manda gentilmente a fanculo l'organizzazione disastrosa di oggi (ieri).
Ore 10:35 - Ovviamente il mio assistito arriva con comodo assieme ai suoi amici brasiliani, giusto con quei trentacinque minuti di ritardo che ci fanno saltare il primo espositore con cui abbiamo appuntamento. Ma lui se ne frega, siamo tutti amici, viva l'Italia, viva il Brasile. Mi annuncia che oggi sono la sua sommelier, quindi devo bere.
Ore 10:55 - Il Senhor R. mi molla la sua cartellina e va in bagno. Io uso il mio quadernino per gli appunti per prendere nota di queste cazzate.
Ore 11:15 - Ci accodiamo agli altri brasiliani in un paio di stand. Il Senhor R. sbadiglia, ormai conosce la mappa di Conegliano-Valdobbiadene come se fosse casa sua e le percentuali di zuccheri di brut ed extra-dry come se fossero la sua data di nascita. Ha la faccia da postumi della sbornia, il viso stanco, gli occhi gonfi e si è rotto i coglioni di sentir parlare i venditori, tanto a lui interessa solo il prezzo. Io, intanto, continuo a rifiutare gli assaggi e il Senhor R. mi rimprovera con lo sguardo.
ore 11:25 - Un dibattito sulle dimensioni di un ettaro illumina la nostra giornata.
Ore 11:40 - Il Senhor R. ammette di essere in pieno post-sbronza e ha mal di testa. Mi dice che il giorno prima si è divertito, che è uscito a bere non per lavoro, ma per divertirsi. Gli chiedo dov'è stato, ma non se lo ricorda.
Ore 12 - All'ennesimo stand mi viene offerto un assaggio, finalmente accetto e il Senhor R. è soddisfatto. Gli dico che sono professionale, è ora che inizi a bere anche io.
ore 12:15 - Il Senhor R. va in bagno.
Ore 12:40 - siamo al penultimo stand e i venditori sono di quanto più borioso abbia sentito negli ultimi due giorni. Ma il vino è buono (ma non ci sento né pesca né liquirizia, al contrario di quanto dicono), mando giù tutto il calice per non deludere il Senhor R. I venditori gli chiedono se in Brasile si parla spagnolo e ci mostrano un dépliant in cui ci sono le foto del compleanno di Nina Moric e della sorella di Belén. Io non me ne vanterei troppo, se fossi in voi.
Ore 12:47 - Gli stessi venditori offrono una bottiglia al Senhor R., il Senhor R. la rifiuta e io gli do una gomitata. Quando ci alziamo, cerco di fargli capire che poteva anche prenderla, mi dice che nella valigia non ci sta. Gli dico di prenderla per me con una faccia tosta uscita da non so dove. Il senhor R. torna indietro e si fa dare la bottiglia, Questo è il mio regalo per te.
Ore 13:10 - Siamo leggermente in ritardo, ma riusciamo a finire anche l'ultimo stand, quello di una famosa cantina italiana che produce vini al gusto chimico, perfetti per il Brasile. Il Senhor R. mi ringrazia e mi saluta. Lo fa due volte, per sicurezza, quindi va via.
Ore 13:20 - Vengo intercettata dal Senhor D. che lascia biglietti da visita a gente a caso e mi trascina a pranzo nell'area ristoro, nonostante non abbia i voucher. Lui e l'italo-brasiliano conquistano tre tavoli e rubano quaranta piattini con pesce crudo marinato. Arrivano calici di Prosecco da non si sa dove. Il Senhor D., giovane direttore commerciale di una grande catena di supermercati brasiliana, mi assiste, mi chiede se voglio acqua, mi porta due piatti e mi chiede di sceglierne uno, quando tentenno, mi dice Ok, tutti e due, mi chiama minga amiga, mi circonda le spalle con un braccio e mi chiede se sono sazia. Mi aspetto che a momenti inizi a imboccarmi e a darmi pacche sulla spalla per fare il ruttino.
ore 13.40 - Finiamo di mangiare e riportiamo indietro i calici, uno è ancora pieno. Lo buttiamo? mi chiedono. Scherzi? Lo mando giù tutto d'un fiato.
Ore 14 - Perdo di vista il Senhor D., ma continuo a incontrare l'italo-brasiliano, che sembra si sia rotto le palle pure lui e che dice di fare gli ultimi stand per educazione. Vengo adescata dal Signor R., quello dei cinque assaggi di ieri, che viene apposta per chiedermi se ci sono possibilità di fare affari col Senhor R. Mi usa come esca per gli altri interpreti e ci versa prima un bicchiere di Millesimato, poi un bicchiere di brut mentre cerca di estorcerci informazioni. Mi corrompe con una bottiglia di rosato.
Ore 14:30 - Esco, diluvia, a me fanno malissimo i piedi, ho due bottiglie nella borsa e sono sbronza.
Ah, in tutto ciò, a me il Prosecco fa abbastanza schifo.
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- Bèl (03)
- Brü (00)
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(30)
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(30)