editoriale di Stoney

In un mondo in cui il tempo della propria vita va barattato in cambio di denaro, il disoccupato non può che essere un escluso, un dannato a cui è capitata la sfiga di non poter leccare i piedi di qualcuno più furbo di lui in cambio di soldi, e quindi della "normalità" del quieto vivere quotidiano. Niente scandalizza di più, oggi, di una persona che abbia intere giornate libere in cui scegliere cosa fare e cosa non fare, a quale ora alzarsi la mattina, a quale ora mangiare, dormire, uscire di casa. Ci hanno insegnato questo "horror vacui" del tempo per cui averne a disposizione è una mancanza di rispetto, o una vergogna.

I progressisti arrivano con somma magnanimità a considerare i disoccupati degli handicappati sociali da aiutare con politiche mirate, vanno in giro a fare la questua di buone intenzioni con la mano sul cuore affinché si trovi qualcuno disposto a dare quattro spicci a 'sti disperati, e poi contenti così.

Pochi, invece, li considerano per quello che sono: la classe di inadatti e sofferenti che la modernizzazione ha creato dal nulla e di cui nessuno vuole sobbarcarsi l'onere. Perché la razionalità produttiva impone nuovi valori, ad esempio che si vale qualcosa solo se si è materialmente utili, quindi abbiamo fatto tabula rasa anche del più elementare diritto alla sofferenza. Chi soffre perché schiacciato dalle logiche competitive senza uscirne vincente va resettato e riadattato. La sua sofferenza è scandalosa, in questo mondo che offre così tante opportunità, non può essere presa sul serio.

Eh già. Ci vuole ottimismo e coraggio, che mai come oggi sono stati doveri così ossessivamente imposti. Chi soffre a indossare i panni del vincente ad ogni costo non ha spazio e non deve averne: siamo dentro un’enorme festa dove tutti sono belli e devono divertirsi, e guai a chi rovina l’atmosfera.

Diciamolo chiaro: per molti giovani il futuro non è una speranza, ma una minaccia. Fingere il contrario è il più grosso tentativo di fare buon viso a cattivo gioco mai visto nell storia. Ma chi ci vuole vivere in un società che usa i bisogni base degli individui (casa, famiglia) come ricatto per dettare condizioni da padrone? Forse chi si trova dalla parte di chi i ricatti li può fare, o gli illusi trionfalisti che sperano prima o poi di arrivarci. Ma per gli altri il futuro sarà l'onesto lavoro, cioè la vittima impotente, resa tale da leggi e istituzioni, allo scopo di fargli scontare tutti gli errori di chi sta sopra di lui.

Mi lamento troppo, vero? Molti dicono che proprio un lavoro "serio" mi farebbe passare certe "fantasie". Ed è così che involontariamente svelano la spaventosa etica del lavoro di oggi: quella di una pialla levigatrice, un collegio educativo per ridurre alla ragione ogni desiderio di innocente libertà e trovare finalmente gratificazione nel conforme, nell'ovvio. Una scuola che forgia uomini tutti d'un pezzo, che insegna a campare come si deve, altro che romanticherie e poesiole su quant'è bella la vita.

Scriveva un poeta, appunto, tanto tempo fa, in un'Italia lontana lontana:

«Credono che preferire la serietà al riso sia un modo virile di affrontare la vita. In realtà sono dei vampiri felici di veder divenuti vampiri anche le loro vittime innocenti. La serietà, la dignità sono orrendi doveri che si impone la piccola borghesia.»

La storia insegna effettivamente che ad essere così poco ottimisti e angosciati si finisce male: l’hanno fatto fuori.
Colpa sua, s'intende.


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editoriale di Bartleboom

Del lotto non me ne è mai importato granchè.
Fondamentalmente perché non ho mai capito come venissero calcolate le vincite.
Ogni tanto qualche mio amico arrivava sventolando la centomila vinta, a suo dire, con un terno secco sulla ruota di Bari, ma io, dentro di me, pensavo: “Per me li ha fregati a sua madre…”.
E poi che palle con sta storia dei sogni con i parenti morti che ti dicono i numeri!
Sognavi la buonanima della bisnonna Antonietta che ti chiedeva di cambiarle il pannolone? 23, la cacca!
Sognavi il prozio Giannino – pace all’anima sua - che farfugliava qualcosa sbavando? 32, la dentiera!
Quando mi sono ritrovato a riflettere su quanto fossero ripide e scivolose le scale della casa di mia nonna, ho capito che il lotto non era il gioco giusto per me.

Perchè a me piaceva il Totocalcio!
Forse molti di voi nemmeno se lo ricordano: le schedine le si compilava al sabato perché allora le partite si giocavano tutte la domenica pomeriggio e per avere i risultati (anche della B) non bisognava aspettare 3 giorni.
Per giocare bastavano mille lire o poco più, e si vincevano cifre che ai tempi facevano sognare: roba che se vinco mollo tutto e apro un chiringuito su una spiaggia a Copacabana!
Oggi, quelle stesse cifre Gerry Scotti te le tira dietro alla quarta domanda de "Il Milionario".

Ecco, a volte ripenso ai tempi del Totocalcio e un po’ mi viene nostalgia.

Oggi c’è Sua Maestà Super Enalotto e tutti sembrano come impazziti.
Il montepremi è sempre più simile al P.I.L: di un piccolo Stato, la gente si mette in coda dal tabaccaio come per prendere l'Eucarestia, e capita che pure al Telegiornale, durante un servizio di cronaca nera, ci sia in sovraimpressione la sestina vincente.
Oggi ci sono i video poker, i veri campioni della catena alimentare dei ciuccia soldi.
Pensati, progettati, costruiti esclusivamente per fottere il prossimo. Eppure possono vantare su una schiera di fedeli devotissimi. Quasi una setta. Gente che trovi ipnotizzata davanti allo schermo già alle 10:00 del mattino e ti viene spontaneo chiederti: “Chissà da quanto tempo è qui…”.

Per dire, ai tempi del Totocalcio, mio padre mi chiamava e io smettevo subito di giocare.
Insieme andavamo al tabacchino vicino casa e lui, con insolita pazienza, mi rispiegava ogni volta cosa volessero dire gli 1, le X e i 2. E io ci mettevo magari mezz’ora a compilare tutte e tre le colonne, ma a lui non importava.
Ordinava un Campari, si accendeva una sigaretta e si metteva a chiacchierare con il tizio al bancone.
Quando avevo finito, gli tiravo una manica della giacca e lui faceva sempre una battuta del tipo: “Si, ma stavolta vedi di vincere, eh?”. E sorrideva.

La domenica pomeriggio ascoltavamo le partite alla radio, in cucina. E ogni partita era importante. Anche, per dire, Sambenedettese – Ternana (1-X). Perché ogni partita poteva essere quella buona, che ti avrebbe regalato il 13 vincente.

Poi non vincevi.
Prendevi la schedina e la accartocciavi. E la buttavi, come fosse carta straccia.
E iniziavi a pensare a quella della domenica successiva...

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editoriale di Appestato mantrico

Credo sia nato tutto da un tragico equivoco, un errore di valutazione non trascurabile dettato dal fondamentale egoismo che guidava entrambi. Ora alla fiamma dell'amore ho tirato una bella secchiata d'acqua gelida, e non è rimasto più nulla da condividere, tantomeno gli orgasmi, perchè tutto quello che c'era da prendere per soddisfare il piacere personale l'abbiamo totalmente prosciugato; rimane tra le nostre bocche il campo minato delle parole che non possiamo più dirci, o che è meglio evitare.

Nato, fiorito, appassito. Sarebbe nato nuovamente, l'avessimo voluto, talea qua e innesto là. Pare che non riuscirai a farmi scoprire il piacere del sushi: del resto, non c'è limite al perfettibile.
Ma ve lo confesso, per un istante ho dimenticato tutto questo. Quando salì su quel treno che proprio non voleva saperne di partire - io stordito e disorientato sulla banchina gelida - e rimase a fissarmi dal finestrino, gli occhi attoniti come a dire "Siamo ancora in tempo!"...

Iniziai inspiegabilmente a singhiozzare.

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editoriale di zaireeka

E' un antico problema dell'uomo il non poter accettare con cuor leggero il fatto che uno alla volta, soli come siamo nati, prima o poi, un giorno diverso per ognuno, il mondo debba finire.
Ma che il mondo, ciò nonostante, possa continuare ad esistere.

Pare che il padre di tutti i traumi infantili (che però tutti fatichiamo un po' a ricordare) sia quello causato dalla contemporanea presa di coscienza della nostra appartenenza al genere umano e del destino di morte che accomuna inesorabilmente, distribuito nel tempo, tutti gli appartenenti ad esso.
Ciò conferma ulteriormente come Aristotele non sia stato particolarmente brillante ed originale quando si è inventato il concetto di sillogismo e che l'idea gli è venuta in mente quando era bambino.

Che dire, forse sarà così.

Sarà per questo che ora siamo tutti qui che aspettiamo con ansia questa ennesima fine del mondo, tutti insieme appassionatamente.
Ci sarò io ad aspettare il meteorite o l'esplosione del sole con miliardi di anni di anticipo, ma ci sarete anche tutti Voi, amici miei.
Fra poco, per prepararsi meglio, si faranno anche delle allegre prove di evacuazione del genere umano su qualche universo parallelo la cui porta spalancata ci aspetta al centro della Via Lattea.

Ma voglio dire una cosa.

Ma perchè non la piantate? Arrendetevi all'idea, brutti solipsisti invidiosi, bambini irrisolti che non siete altro.
Il mondo continuerà a vivere anche senza di voi, con tutti suoi drammi, speciali per ognuno, ma anche le sue gioie e le sue strazianti bellezze.

E i Maya non possono farci niente.

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editoriale di kosmogabri


ITSELF: Come è nata la tua passione per la musica e come si è sviluppata?
Piero Scaruffi: Prima ho scoperto la musica classica del Novecento, poi ho scoperto il rock. Se avessi avuto occasioni probabilmente oggi sarei un critico di musica classica. C’erano però già troppi critici di musica classica. Di critici rock ce n’era di fatto uno solo, Bertoncelli, perchè gli altri non avevano capito appieno cosa stesse succedendo. Scopersi il rock tramite lui. O meglio, scopersi quella parte del rock che meno era vicino al rock: I miei primi dischi  furono Rock Bottom di Robert Wyatt,  Rainbow in Curved Air di Terry Riley e Irricht di Klaus Schulze. Da allora ad oggi il cuore è rimasto con tutti gli eretici del rock (Cpt Beefheart e Tim Buckley su tutti), anche se il cervello deve riconoscere l’importanza e l’influenza di Stones e Doors. La mia Storia del Rock la costrui poco alla volta come insieme di note ad uso e consumo del sottoscritto. Soltanto  verso la metà degli anni Ottanta provai, senza fortuna, a pubblicarla. Nel 1988 conobbi di persona Bertoncelli, che sponsorizzo la pubblicazione all’Arcana, e da allora sono diventato un minimo noto in Italia. Nel frattempo  negli USA avevo collaborato al neonato Option, e poi a diverse riviste, sia mainstream sia underground. Adesso negli USA scrico soltanto per i/e, una rivista di profughi da Option. Ho continuato anche ad interessarmi di musica classica. Da anni tento disperatamente di pubblicare un libro sulla musica del Novecento. Peccato che, oltre agli ascoltatori, manchino anche i lettori, e quindi gli editori. La recente Enciclopedia New Age (sottotitolo “elettronica, ambientale, etc”) è un derivato di quel sogno.
I: Saremmo curiosi di conoscere il tuo rapporto con Rockerilla. Decidi tu quante e quali recensioni scrivere? Hai degli obblighi particolari?
PS : Sono un umile corrispondente dagli USA. Non faccio parte della redazione e non ho voce in capitolo nella direzione strategica della rivista. Cosi’ come collaboro a La Stampa, ma il direttore de La Stampa non chiede a me per decidere come impostare il giornale. Il mestiere di corrispondente (per Rockerila come per qualsiasi altra rivista) consiste nel fornire alla redazione informazioni su cio’ che succede in USA, e nell’eseguire quelle interviste/recensioni che non è possibile fare dall’Italia.
I: Cosa pensi del giornale?
PS: Penso che chi l’ha fondato e gestito per tanti anni sa meglio di me cosa ha senso scrivere in Italia, e mi guardo bene dal sindacare. Se io dovessi fare una rivista, sarebbe molto diversa (certamente non tratterebbe l’ignobile pop britannico), ma forse alla fine sarei l’unico a leggerla. Ripeto: sono un collaboratore, non un redattore. Non ho voce in capitolo nella direzione della rivista, né vorrei averne.
I: Scrivi per altri giornali, magari anche non musicali?
PS: In Italia: New Sounds, La Stampa, Clic, etc etc etc.
I: Come ti procuri i dischi e come procedi per la recensione?
PS: Quando arrivi a certi livelli, sono le case discografiche a inondarti di cd. Il problema è trovare il tempo di ascoltarli tutti, anche quelli di cui non sai nulla. Per me la recensione consiste semplicemente nell’ascoltare e riascoltare il disco, prendendo tutti gli appunti che mi viene da prendere. Quando non mi vengono più appunti, vuol dire che ho tutto il materiale che mi serve. A quell punto si tratta solo di strutturarlo in un articolo leggibile. Ma oggi tendo a preferire la recensione breve. Le analisi lunghe e dettagliate mi sembrano più idonee ai libri che ai giornali. Cosi’ gli appunti devono non soltanto essere strutturati ma anche “riassunti”. Poi è una questione di principio per me dare sempre un voto. E’ troppo facile e comodo  parlare bene di tutti. Un critico a mio avviso deve prendersi la responsabilità di dare dei voti, e pertanto stabilire delle classifiche. E’ chiaro che si rischia di inimicarsi case discografiche e musicisti.
I: Raccontaci, se vuoi, l’iter di una tua intervista tipo.
PS: Non c’è un iter tipico. I grossi personaggi sono gestiti in maniera burocratica dale case discografiche e hai pochissimo margine di manovra. I minori generalmente li incontri prima del concerto al bare fai una chiacchierata generica. Poi scegli quello che ti sembra più intelligente e lo trasformi in intervista.
I: C’è un’intervista che non potrai mai scordare?
PS: Ci sono diverse interviste che hanno richiesto un notevole lavoro di fantasia, perchè il musicista era talmente stupido che non ha detto una sola frase degna di essere pubblicata. Fra i grossi nomi mi limito a segnalare i Soundgarden, veramente un esempio mirabile di come si possa far strada nella vita avendo il quoziente d’intelligenza di una scimpanze’. Altre interviste sono state molto difficili, come quella a Juliana Hatfield, di cui pero’ non mi va di parlare. Quelle che mi divertono di più sono quelle con con gli intellettuali della musica, che finiscono per essere anche quelle più tecniche. Generalmente escono pero’ negli USA, come quella recente che ho fatto ai Trance Mission per i/e, in parte ripresa da Rockerilla.
I: Qual’è stato il gruppo più simpatico con cui hai parlato?
PS: Tantissimi ragazzi di provincia, che fanno davvero tenerezza per la passione e per la devozione con cui si dedicano alla musica, dai Thin White Rope ai Toenut.
I: Come mai i Toenut ti salutano sul loro disco?
PS: Skipper è stato mio studente di intelligenza artificiale e l’ho incoraggiato a studiare.
I: Il più antipatico?
PS: Soundgarden.
I: Parliamo di etichette indipendenti. Chi è che, secondo te, sta facendo il lavoro migliore?
PS: la Projekt è una delle mie favorite sul fronte gotico-industriale. Trance Syndicate, Homestead, Drag City, Merge, Touch and Go. Ce ne sono tante piccolissime che meriterebbero la citazione: Scat, Charnel Music, etc. Una menzione speciale agli innovatori nel campo industrial, come Fifth Column e 21st Circuitry.
I: Potresti fare un piccolo commento a riguardo di ognuna delle seguenti etichette in relazione a passato, presente e (se possibile) futuro? Touch and Go PS: un classico del rock alternativo, con loro si va quasi sempre sul sicuro. (8/10) I: Matador. PS: un po’ casuale la scelta dei gruppi. (5/10) I: Sub Pop. PS: Molto decaduta, alla ricerca di nuovi sbocchi. (5/10) I: Trance Syndicate. PS: Coraggiosa e geniale. (9/10) I: Blast First PS: Non la conosco abbastanza. I: Homestead. PS: Un altro classico. (8/10) I: Southern. PS: non la conosco. I: Drag City. PS: un altro classico. (8/10) I: Quarterstick. PS: è una sussidiaria della Touch and Go. I: Merge. PS: un classico che ha avuto ancor più coraggio della media. (8/10)
I: A questo punto consigliaci qualche gruppo su Merge e Homestead…
PS: Merge: Magnetic Fields, Polvo, Lambchop. Homestead: quest’anno soltanto Soul Junk.
I: Qual’è secondo te la major che si sta comportando meglio con i gruppi indipendenti?
PS: A&M ed Elektra a pari merito.
I: Mi diverto molto a leggere la tua classifica dei 10 migliori titoli dell’anno, poichè in Italia ne girano al massimo un paio. L’anno scorso trovai i Super Deluxe, i Magnetic Fields, e i magnifici Cobra Verde dei quali non esiste altra traccia  sulla stampa italiana. Vorresti dirci qualcosa su di loro?
PS: Magnetic Fields è uno dei massimi geni della canzone moderna. Insieme a Smog, My Dad is Dead, e pochi altri sta inventando un pop intellettuale e surreale. Cobra Verde sono i degni eredi dei Death of Samantha, complesso sottovalutato ma geniale dell’Ohio (epoca Pere Ubu).  Velo Deluxe sono sulla stessa falsariga.
I: Tornando ai Magnetic Fields, ho notato dale tue recensioni che stai apprezzando molto questo genere, se non sbaglio una specie di folk moderno arricchito da una cospicua strumentazione. Potresti parlarcene?
PS: Hai ben riassunto l’idea. Aggiungerei che ogni canzone tende a diventare un kammerspiel, denso di emozioni e tensioni narrative. Mi sembra una delle correnti più interessanti degli ultimo anni.
I: In una recente recensione riguardante l’ultimo Scud Mountain Boys, hai speso parole di stima per i Freakwater dei quali non sappiamo nulla. Come mai li apprezzi tanto?  Quanti dischi hanno realizzato?
PS: Sono capitanati da due folksinger ragazze del Kentucky, ed eseguono un dimesso folk da camera. I Palace sono diventati famosi ma secondo me non valgono le Freakwater. Hanno fatto tre dischi, tutti difficili da trovare. Auguri.
I: Sulla recensione dell’ultimo Grifters affermi che il baricentro del noise rock USA si è spostato in periferia. Come mai?
PS: Bella domanda. Forse perchè nelle grandi metropoli tende a dominare il trend, la moda, il costume, mentre nelle province i gruppi sono più liberi di sperimentare, è più facile conservare la propria personalità.
I: Puoi farci un commento conciso sui Sonic Youth di ieri e di oggi?
PS: Come sempre, dispiace che tutti se ne siano messi a parlare quando hanno smesso di fare arte. Gli ultimi due dischi sono stati un po’ mediocri, raffazzonati. Nel complesso, i Sonic Youth sono comunque fra coloro che hanno impresso un’accellerazione all’evoluzione della canzone, cosi’ come fecero Stones, Doors, Pink Floyd e Pere Ubu.
I: Cosa significa “imprimere un’accellerazione all’evoluzione della canzone”?
PS: Minchia (come dicono in California) quante cazzate che scrivo – non so cosa volevo dire. [NDR: standing ovation per Piero]
I: Il concetto di canzone rock è cambiato negli anni? Se si, i Sonic Youth hanno aiutato a cambiarlo, in termini di cosa fa la melodia con l’arrangiamento, e viceversa, di cosa è lecito come arrangiamento , etc.
PS: Non fatemi domande difficili, di musica non ho mai capito molto!
I: Ci sono etichette e gruppi europei che ammiri? E italiani?
PS: I gruppi scandinavi di musica elettronica/industriale/gotica, un po’ tutti quelli tedeschi sperimentali. Personalmente ritengo che la scena tedesca sia molto più importante di quella britannica, per cui non posso condensarla in due parole. Potrei semmai condensare in due parole quella britannica, sempre più minore. Degli italiani non conosco quasi nulla ormai sono lontano da troppo tempo.
I: Come è la scena musicale oggi a San Francisco? Cosa pensi dei Thinking Fellers Union Local 282?
PS: la scena è anche troppo varia e fertile.C’è veramente di tutto. Personalmete preferisco proprio la scena d’avanguardia ben rappresentata da grupi come Thinking Fellers Union Local 282, Steel Pole Bath Tub, Trance etc. Ma ci sono anche cantautori innovative (come appunto Smog) punkrocker (non dimentichiamoci che i Green Day e i Rancid vengono da qua), etc.
I: Migliore etichetta ‘80s.
PS: Touch and Go.
I: Migliore gruppo ‘80s.
PS: I Sonic Youth, a malincuore, su Hüsker Dü,  Pussy Galore, REM, Ministry, Flaming Lips, Blind Idiot God e Bitch Magnet per chi ama gli sconosciuti. Foetus se contiamo anche i musicisti singoli se li mangia tutti.
I: Migliore disco ‘80s.
PS: Mi tolgo una soddisfazione: “Original Sin” di Pandora’s Box (un progetto di Jim Steinman, quello che scrive le musiche per Meat Loaf).
I: Migliore etichetta ‘90s.
PS: (fino ad oggi) Projekt.
I: Migliore gruppo ‘90s.
PS: Se contano i musicisti singoli, direi Nick Cave, altrimenti un testa a testa fra Slint, Jesus Lizard, Polvo, Mercury Rev, Morphine, Jon Spencer, Magnetic Fields e Lycia .
I: Migliore disco ‘90s.
PS:Mi tolgo un’altra soddisfazione: “Twin Infinitives” dei Royal Trux, un pelo prima di “The Good Son” di Nick Cave.
I:  Scena in esplosione.
PS: 1) Gotica/Industriale 2) Folk da camera di cui sopra.
I: Scena in decadenza.
PS: Grunge, heavymetal (tutte le sottocorrenti). Gruppo più avantgarde della scena indie rock USA: Vampire Rodents.
I: I prossimi a smerdarsi.
PS: Smashing Pumpkin (se si considera i Pearl Jam come già smerdati, e naturalmente se non vogliamo elencare i duemila britannici tipo Oasis e Blur, che pero’ mi sembra offensivo citare nel mondo della musica).
I: I prossimi a fare soldi.
PS : E’ talmente casuale…
I: Attenzione a…
PS: Lisa Germano, che ha fatto un disco più bello dell’altro.
I: Concerto dell’anno.
S: Crash Worship.
I: Premettendo che i Royal Trux mi fanno impazzire, come fai a dire che “Twin Infinitives” è uno dei dischi migliori per te?
PS: Originale, potente, maestoso, impossibile. Se mi chiedi di definire una sinfonia di Beethoven, uso probabilmente aggettivi molto simili…
I: La tua migliore intervista fatta fino ad oggi:
PS: Steve Albini su Rockerilla.
I: Ho letto il tuo ultimo libro “Il Terzo Secolo” sulla società Americana. Ne esce fuori un quadro affatto rassicurante. Visto che gli USA possono essere considerati il paese socialmente più avanzato fra quelli occidentali, quanto pensi che arriverà di tutto cio’ in Europa e in Italia?
PS: “Il Terzo Secolo” è una panoramica dei fenomeni più unici degli USA. Quindi non necessariamente “tutto” cio’ che succede negli USA. Secondo me arriverà tutto. L’Europa copia pedestramente gli USA in tutto, dalla Coca Cola alla letteratura.
I: Consigliaci qualche posto da visitare assolutamente se si capita dalle parti di San Francisco.
PS: Mount Tampais, se non c’è la nebbia, ha uno dei panorami più belli del mondo. 
I: Ultima domanda della quale penso di conoscere la risposta. Secondo te, il rock è morto? Se si, perchè? Se rispondi anche all’ultimo interrogativo, vuol dire che mi ero sbagliato.
PS: I generi musicali non muoiono mai. E’ persino discutibile che nascano. Il rock si è certamente ingigantito al punto che, per ragioni meramente commerciali, deve frazionarsi in sottogeneri. Ciascuno dei quali non morirà mai, e forse non è nato adesso perchè a ben guardare esisteva già negli anni ’60 se non ’50…
I: Che mi dici di Von LMO?
PS: Peccato che sia completamente pazzo. Il suo primo disco, uscito dopo 15 anni, è un capolavoro. Ho visto un suo concerto in cui ha eseguito un solo brano di 60 minuti: 60 minuti di una distorsione assordante alla chitarra. Questa si chiama classe.
I: Come mai I 60 minuti di feedback di Von LMO li hai chiamati classe?
PS: Devi sentirli, se mai li registrerà e poi giudicherai tu. Un ritornello puo’ essere geniale o stupido, un feedback puo’ essere geniale o stupido, una natura morta puo’ essere geniale o stupida, un ritratto puo’ essere puo’ essere geniale o stupido, il soggetto in se’ non determina la qualità dell’opera. In base a si puo’ decidere se delle tele con sopra una Madonna e un Gesù bambino sono arte o solo banalità? E poi non sono d’accordo con certi canoni accettati: a mio avviso Petrarca era un mediocre poeta, e chiunque dica il contrario secondo me mente, anche se ha la cattedra alla Sorbona. Raffaello è una pizza quasi uguale, e a Leonardo riconosco più il genio scientifico che quello artistico: secondo me è più obiettivo (=onesto) chi si esalta al cospetto di 60 minuti di feedback di Von LMO che chi si esalta per una Madonna e un Gesù bambino di Raffaello.
I: Come hai fatto a decidere che quel feedback o Twin Infinitives sono belli, a parte l’istinto?
PS: Tutti sono capaci di generare un feedback di un’ora. Ma nel 99% dei casi, quell feedback farà soltanto annoiare la gente intorno. Von LMO ha fatto esplodere il locale. Twin Infinitives ha quell’ibrido di complesso e primitivo che è difficilissimo da bilanciare. E’ frammentario e al tempo stesso monolitico. E’ uno di quei dischi che da qualsiasi prospettiva lo prendi, finisce sempre per stordirti. Anche se non ti piace.
I: Ma Von LMO crede veramente in quello che dice? (Dato che probabilmente fa la fame e non lo paga nessuno, penso di si)
PS: Hai risposto per me…
I: A Piero…te volevo chiedere ‘na curiosità che me so scordata...ma tu soni qualche strumento? C’hai provato a mette su ‘n gruppo?
PS: Ho provato a suonare il quinto tasto a sinistra dell’organo Hammond, ma il fatto non è stato grdito dai vicini. Ho preferito darmi al giardinaggio. Ragion per cui oggi non so suonare nessuno strumento, ma in compenso in giardino ho otto alberi da frutta che mi consolano ogni volta che leggo le classifiche di vendita di Billboard.

(pubblicato su Itself - si ringrazia Monia de Lauretis per la gentile concessione)

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editoriale di Bartleboom

Ci sono volte in cui mi sento solo come un’eccezione.

Sono le volte in cui qualcuno mi chiede se ho un profilo Facebook prima ancora di sapere come faccio di cognome, oppure le volte in cui il commercialista prova a spiegarmi perché anche quest’anno dovrò chiedere un prestito per pagare le tasse.

E poi ci sono le volte in cui il telefono di casa decide di non funzionare, e allora devo chiamare l’assistenza col cellulare, spendendo € 0,89 + IVA al minuto, e pesto nervosamente i piedi mentre attendo che la voce registrata mi dica quale numero devo premere per parlare con un operatore.

Sono le volte in cui all’aperitivo tutti si ammazzano attorno al vassoio dell’insalata di riso come morti di fame ed io, fra me e me, penso: “Ma non possiamo andare a mangiarci una pizza, così ci sfondiamo di birra e limoncello?! Lo abbiamo fatto per anni, prima che arrivasse la moda del ”Fare aperitivo”, ed era bello, no?!”.
Ho provato anche a proporlo, qualche volta, a quei pochi della vecchia compagnia che vedo ancora, e loro mi hanno risposto con uno di quei sorrisi tirati ed educati che si fanno quando qualcuno dice una battuta che tutto sommato non fa così ridere.

In questi giorni la zona in cui abito è completamente avvolta dalla nebbia.
La trovo al mattino, quando esco di casa per andare al lavoro, che riposa ancora sdraiata per le strade, e la trovo la sera, quando esco dall’ufficio, colorata d'arancione dalle luci dei lampioni.
Una nebbia così fitta non la si vedeva da anni, da queste parti.
In macchina, la notte, sembra di guidare nel latte. Oppure nell’ovatta. E le altre auto nemmeno le vedi. Non vedi le insegne, le case, le pubblicità. Proprio come se non ci fossero.
E ti viene da pensare che magari tutti gli altri sono già a letto a dormire e che, in quel preciso momento, in giro ci sei soltanto tu e queste specie di nuvole che hanno mangiato troppo e non riescono più a tornare in cielo.

Ecco, quelle sono le volte in cui sentirsi solo come un’eccezione non è poi così male.

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editoriale di kosmogabri

Nello stesso giorno, nemmeno a farlo apposta - di fatto sembra una commedia - ne succedono di cose. Troppo poche, per quanto mi riguarda. Io spero sempre nel lieto fine.

Nei palazzi si discute di cose inutili, ovviamente, come al solito. Le classi italiane, quelle fatte ancora, solo, da bambini, potranno essere formate al massimo dal 30% di stranieri.  Si dice per evitare le "classi ghetto", ma a me sembra, per quanto mi hanno insegnato, che solo nei ghetti si badi a chi abita dove, come e quando. Gli altri, di solito, son liberi di vivere e abitare dove gli pare.

In Calabria la gente urla cose a immigrati africani, cose poco piacevoli, non da signori e per giunta solo dopo che hanno fatto spaccare loro la schiena per raccogliere pomodori, solo dopo che li hanno gambizzati a suon di fucili ad aria compressa. Poi, ovviamente si cerca di non farsi mancare mai nulla e quindi li hanno sprangati, investiti e ri-sparati con fucili ad aria compressa. Però le foto sono eloquenti: se un solo abitante di Rosarno assomiglia ad un occidentale io sono Mariah Carrey e mi sembra strano perché le tette non mi sono ancora spuntate... e poi ho troppi peli. Guerra tra pezzenti, comunque. Gente costretta ad emigrare e che, invece, di scagliarsi - facciamo un esempio mica tanto a caso e limitato alla tristezza italiana - contro i piemontesi, che da due secoli hanno rubato loro il futuro e che si preoccupano solo che il mare calabrese, d'estate, non sappia di diarrea, o contro il Nord - italiano e mondiale -, quel Nord che fa rima con capitalismo e oppressione... bene, invece di scagliarsi contro uno dei due mulini a vento appena elencati, combattono i loro fratelli, i loro fratelli da sempre, prima ancora che il Piemonte esistesse, prima che il capitalismo ci inculasse tutti quanti, prima che la nazionale italiana di calcio ci facesse sentire tutti italiani.

E poi la nazionale di calcio del Togo. Sparano sul bus della nazionale del Togo per quei motivi che a voi occidentali o settentrionali di questo mondo sembrano folli, ma che voi occidentali dovreste sapere, conoscere, temere e vergognarvi di essi come un qualsiasi uomo dovrebbe fare. In realtà, questi motivi, hanno una ragione ben precisa. Colonialismo, signori, che fa rima con Imperialismo. Prendere un posto, ridurlo ad una merda, sfruttare le risorse, ridurre e trattare da immondizia gli abitanti del posto e poi via, chi s'è visto s'è visto, evoluzione e progresso, frutti prelibati. E di cosa vi preoccupate? Se è morto Adebayor. Ma un po' di Adebayor è morto sicuramente, come un po' di tutti gli africani. Diciamo che un pezzo di ogni africano non l'avete mai fatto venire al mondo.

Tre fatti diversi, separati, lontani, ma identici e legati da quello che lega tutto: la cattiveria; l'odio che l'uomo è capace di saper distribuire. Vedere in un altro uomo il mezzo per la propria felicità e non il fine, questo è il male. Ma non tutti gli uomini. C'è qualcuno ancora degno di esser ritenuto un uomo. Prendete gli africani, se l'Italia fosse popolata da soli africani... che bel posto, quasi ci resterei.

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editoriale di TheJargonKing

Argomento di poca rilevanza e di seguito pressochè nullo, ma per il quale vorrei proporre un paio di riflessioni, partendo dalla fatidica domanda: “Ha senso parlare di progressive "di oggi"?”  La mia risposta, del tutto personale e alla quale tenterò di dare giustificazione, è sì.

Il presupposto è nella spiegazione di quello che musicalmente è il progressive, cioè non un genere specifico, come lo può essere il jazz o il blues o la lirica ma un NON genere. Forse è più giusto parlare di un atteggiamento, un indirizzo musicale che si basa sull'espressività stessa della musica e sulla sua possibilità di essere strutturalmente modificata e manipolata, miscelando generi, esperienze e modi. Come tale, quindi, privo di reali canoni e privo delle limitazioni e dei confini che un genere codificato ha. Il problema è che il mondo musicale vede il progressive come morto e defunto attorno al 1977, cioè nel periodo in cui avrebbe finito di avere una sua collocazione e un suo senso, avendo esaurito ogni cosa e avendo detto tutto ciò che poteva essere detto. Ammettendo del vero in queste affermazioni, mi chiedo qual sia allora il senso di ogni altro genere musicale: forse il jazz recente sta dicendo cose nuove? Forse le sta dicendo la musica classica o quella operistica? Forse ci dobbiamo attendere una rivoluzione musicale con cose nuovissime di heavy metal? O di blues? Ecc. ecc. Seguendo questo ragionamento, quindi, non ha più senso nulla? Non ha più senso la musica nella sua totalità perché è già stato detto tutto e persino cose più recenti come il post rock, l’ambient, il doom ecc. hanno esaurito la carica innovativa che avevano? Possiamo anche rispondere sì e farci del male. Oppure possiamo ritenere che la musica di oggi possa essere rappresentata come evoluzione di tutto quello che è stato il passato con miscelazioni, rivisitazioni, personalizzazioni e, al limite, riproposizioni (possibilmente non plagianti). D’altronde se io ascolto progressive, se Tizio ascolta doom metal, se Caio ascolta classica e se Sempronio ascolta new age, ci sarà un chiaro motivo di piacere d’ascolto. Perché penalizzarlo? Non solo, perché penalizzare il diritto del musicista di fare la musica che piace, solo perché i potenziali ascoltatori sono, ormai, relegati in nicchia.

Parallelo con la letteratura: il giallo è un genere ritrito, dove è stato detto di tutto e di più, eppure gli scrittori di gialli e i loro lettori sono sempre presenti, anche questo è inutile?

L’ultimo anno ha avuto una serie di uscite progressive di notevole spessore, si potrebbero citare i Deluge Grander, Wobbler, Beardfish, Hostsonaten, IQ, Little Tragedies, Voodoo Monkey Child, Narrow Pass, Steve Thorne e Gargamel per il filone prog sinfonico/new prog. Poi Phideaux, Oresund Space Collective, Ozric Tentacles, Siena Root per la parte jam/space/psichedelica. E ancora Magma, Er.J. Orchestra, Forgas Band Phenomena, Simak Dialog, Ossi Duri, Runaway Totem, Miriodor, Univers Zero, Cheer Accident, Mirthkon, Simon Steensland, Present, Aranis, Gatto Marte, Degenerate Art Ensemble per la sezione jazz-rock/zeuhl/canterbury/avant/sperimentale. E infine Tom Moto, Sciarada, Slivovitz, Filoritmia, Colster, Arpia per le realtà italiane in via di espansione su fronti e influenze diverse e molto interessanti.

Sicuramente ne ho dimenticati, ma l’elenco è funzionale, oltre che a dare alcuni suggerimenti, a dimostrare che le uscite di progressive sono ancora tante e il loro valore è spesso alto. Che il genere (o non genere) sia relegato in nicchia è un dato acquisito, che se lo meriti può darsi anche, ma non trovo corretto che lo si definisca genere morto, perché non è fisicamente esatto.

Concludendo: ha senso parlare di progressive "di oggi"? Un secco sì, è la risposta esatta.

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editoriale di zaireeka

Dunque, da dove iniziare, a parte dicendo che il mio nome non è importante?

Comincio da più o meno 16 anni fa.

E' da allora che sono (o meglio ero, come capirete in seguito), da buon cittadino avveduto e smanioso di assicurare un futuro a me ad alla mia famiglia,  un simpatizzante della catena di negozi della EsseBombata.

Dite che non la conoscete e non sapete di che si occupa?

Non è importante, per lo scopo di quello che voglio dire, anche perchè nel frattempo ha cambiato nome.

Mi sembrava, allora, una cosa buona.

Eravamo tanti allora, ed ora probabilmente sono anche di più.

Erano tante le cose che prometteva la EsseBombata, ai soci ed ai cittadini comuni, non ultimo tanti sconti, il fatto di poter conoscere tante persone e di avere quasi gratis tanti canali televisivi importanti.

Poi gli anni passano, si sa, e le promesse spesso non vengono mantenute.

E vado al dunque.

Questo Natale (la vigilia) io e mia moglie abbiamo avuta la bella idea originale di festeggiarlo non con i suoi familiari, come facciamo di solito, bensì con i miei ex compagni di scuola, e le loro famiglie, che non vedevo da tempo immemorabile

E che succede?

Ricevo in regalo immaginate cosa?

Ventitre (dico, 23) tessere di socio onorario della EsseBombata.

Penso sia stata quella maledetta idea del Presidente.

Certo che ce ne ho messo a decidere di aprire gli occhi, sembrava non mi decidessi mai, nonostante certi comportamenti e scelte non mi avessero convinto ultimamente.

Ora lo ho fatto, passo il tempo a chiarire con tutti la mia nuova opinione riguardo alla EsseBombata, e il Natale prossimo spero di poter tornare a sperare di avere in regalo quell'abbonamento o, chessò, quel cellulare che desidero tanto, o anche di nuovo quelle bellissime e squallidissime cravatte.

Non saranno originali ma almeno potrò sempre sognare di usarle come so io.

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editoriale di kosmogabri

So ancora guardare in alto
e perdermi nel cielo
Mentre vibro assieme ad un torrente
...e penso all'acciaio che ci stringe.

Questi anni stan correndo via
Come macchine impazzite li senti arrivare
Ti volti e son già lontani
Ti chiedi cosa è successo

La rabbia di quei giorni brucia ancora dentro
Ma forse tanto veleno
Poi è tornato dentro di noi
Gli altri stanno ancora ridendo...
E noi qui a guardarci dentro

No son sempre io
Non mi cambierete quel che ho dentro
Fuori un'altra faccia
Ho più cicatrici di prima
Sorrido un po' meno
Forse penso di più

Non mi chiedere se ho vinto o se ho perso.

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editoriale di azzo

"In nessun paese al mondo avremmo un premier così. Per essere chiaro, voglio prescindere dall'esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi. Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi, prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati. Così come da Palermo, quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti, emergono fatti e comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa, dovrà assumersi la responsabilità politica". Lo ha dichiarato Daniele Capezzone a proposito della sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell'Utri. 11 dicembre 2004

"Silvio Berlusconi è entrato in politica con cinquemila miliardi di debiti (di lire, o del vecchio conio, come direbbe Bonolis), e con le banche che - indegnamente, lo sottolineo - tentavano di strozzarlo; oggi (essendosi misurato con...come si chiama? Ah sì, il perfido regime comunista...), vanta ventinovemila miliardi di attivo (sempre in lire), ed è entrato nel G7 dei sette uomini, appunto, più ricchi del pianeta. Ecco questa è una cosa che è cambiata in questi 12 anni. Il resto - conclude riferendosi alle riforme promesse dal premier - un po' meno". 29 ottobre 2005

"Tre anni fa i Radicali proposero tre referendum che avrebbero cambiato il sistema giudiziario. Ci fu chi si oppose legittimamente, ma Berlusconi invitò a non votare perché tanto lui avrebbe fatto le riforme. In questi tre anni non è stato fatto nulla, solo leggi di interesse personale, che non funzioneranno e che molto probabilmente verranno dichiarate incostituzionali". 14 novembre 2003

"L'Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero "ecosostenibili". In questa Legislatura Berlusconi ha avuto a disposizione una maggioranza parlamentare amplissima (più di 100 deputati e più di 50 senatori): eppure, le riforme non si sono viste. Dall'economia alla giustizia, è enorme il divario tra le promesse di cinque anni fa e le cose effettivamente realizzate. Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un'autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve (eppure, anche tanti leader del centrodestra sono tutti divorziati), contro l'aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all'ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello". 29 ottobre 2005

"Silvio Berlusconi non è l'erede di don Sturzo, ma di don Lurio". Così Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani ha commentato le parole di oggi del Presidente del Consiglio che in un discorso aveva rivendicato l'eredita del fondatore del Partito Popolare Italiano Don Luigi Sturzo. 12 novembre 2005

"Berlusconi è come Wanna Marchi e Tremonti è il suo Mago do Nascimento. Berlusconi aveva detto: 'Abolirò l'Irap e ridurrò a due le aliquote'. Non lo ha fatto,e invece ha aumentato tariffe, bolli, tasse sul gasolio. Tutte cose particolarmente odiose, perché colpiscono anche la parte più debole del paese. Dopo che, in queste ore, sono stati resi noti i dati della trimestrale di cassa, il paragone appare quanto mai calzante. Quello (il mago) dava 'numeri personalizzati' alle sue televittime; Tremonti fa lo stesso con tutti gli italiani". 1 aprile 2006

"Dopo l'ultima sortita di Berlusconi che pensa bene di trattare da 'coglioni' la maggioranza degli italiani, mi sorge il dubbio che si sia fatto una canna. Ma forse una canna normale non avrebbe prodotto effetti simili: e allora che gli ha dato lo spacciatore per fargli dire una cosa del genere?". 4 aprile 2006

"Non c'è dubbio: il risultato della sfida è decisamente sfavorevole a Berlusconi, che ha perso e - calcisticamente parlando - non è stato capace di fare un solo tiro in porta pericoloso (a parte la bufala finale sull'Ici, completamente priva di copertura), ma è stato per due ore lagnoso, lamentoso, vittimista (e a tratti nervosissimo e arrogante), contro un Prodi più tonico e reattivo. Il "bollito" sembra proprio il Presidente del Consiglio, ormai quasi ex. Quanto infine alla reiterata gaffe del Premier sulle 'categorie' (donne, giovani), sbagliare è umano, perseverare è berlusconiano...". 3 aprile 2006

"L'odierna performance televisiva del Cavaliere è francamente indifendibile, anche perché denota proprio l'atteggiamento psicologico di chi non è più abituato a interloquire, a rispondere, a fronteggiare una domanda. Penso che a difenderlo resteranno in tre: Bondi, Cicchitto e Cornacchione...". 12 marzo 2006

Alcune dichiarazioni rilasciate a stampa e tv da Daniele Capezzone, prima di diventare l'attuale portavoce del partito "Il popolo della libertà".

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editoriale di G

"Massi, sto invecchiando io...
però DeBaza voleva anche essere un modo per parlare di sé parlando della propria musica.
Nella coscienza che la realtà oggettiva non fosse esprimibile a parole - men che meno in musica - sarebbe piaciuto che emergessero tante realtà soggettive, evocative della realtà musicale che cercavano di oggettivare (!).

Mi chiedo:
si è perso questo spirito?
Mi chiedo: si può recuperare?"

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editoriale di zaireeka

Tutti noi facciamo ogni tanto degli errori.

L'altra notte mi sono addormentato con nelle orecchie le note di "Earth Died Screaming" di Tom Waits e negli occhi le bellissime pagine de' "I vagabondaggi di Oisin" di W.B. Yeats.

Tale opera di sublime Poesia narra di Oisin, del modo in cui l'eroe lascia la terra al tempo degli dei nordici, per rincorrere la sua amata dea Niamh attraverso le terre incantate degli Immortali.

E di come, al suo ritorno sulla terra, ritorno voluto per placare un infinito sentimento di nostalgia per il mondo dei mortali che gli dilania ormai il cuore, trovi di botto i secoli trascorsi ed una nuova religione a governare il mondo, con gli antichi fasti dell'Olimpo politeista e dei suoi eroi sepolti sotto la polvere del tempo, dimenticati e disprezzatone il ricordo nella nuova Irlanda di S. Patrizio.

Quella notte stessa ho fatto un viaggio anche io.

Ho sognato un mondo fra mille anni, in cui è ormai solo la religione a guidare l'umanità.

Ma non era un mondo in cui si credeva nei precetti nella Bibbia, nè nel Figlio di Dio sceso sulla terra tremila anni prima a salvare l'umanità.

Non ci sono più Pontefici che in mondovisione celebrano Santi Natali o Vie Crucis per le vie della Roma di Pietro.

Nè peregrinaggi alla Mecca o al Muro del Pianto.

La parola è la stessa, religione.

Ma quello che indica è completamente differente.

La verità è che l'uomo, ormai imbevuto di "relativismo assoluto", ha finalmente compreso di vivere in un mondo fatto solo ed esclusivamente di teorie scientifiche, filosofiche, fatte solo di parole, come "atomi", "fantasmi", "Dio", ecc, senza nessuna che sia più "meritevole" dell'altra.

In ognuna delle quali si può credere solo per fede.

Parole la cui origine è sepolta null'altro che in libri, solo libri, di pietra, di legno, di carta, di numeri binari, ma sempre e soltanto libri.

Ed è questo nuovo sentimento di Fede che unisce tutta l'umanità.

Eravamo finiti, nel mio sogno, in un mondo in cui la razionalità e la scienza, sua figlia, nella sua continua rincorsa per prevalere sulla religione si era mangiata alla fine quest'ultima per prenderne la natura.

L'ultimo precetto eucaristico prima dell'Apocalisse.

Quando mi sono svegliato ho spento Tom Waits, messo da parte Yeats, ed ho cominciato a pregare verso il Cielo sconosciuto il mio misericordioso ed ingenuo Dio cristiano ed il Suo umanissimo Figlio nato in una mangiatoia.

Per la prima volta con trasporto, dopo non so quanto tempo.

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editoriale di fosca

Credo che i fatti accaduti nella giornata di domenica 13/12/2009 - che potrei ironicamente sintetizzare come scontro architettura gotica vs. politica moderna, conclusosi con un 1 a 0 incontestabile e secco a favore della prima - siano stranoti e facilmente ed ovviamente commentabili da tutti, di qualunque "fazione" si voglia fare parte, con o senza la drammaticità e la retorica che inevitabilmente hanno fatto seguito, attraverso tutti i canali mediatici ed il passaparola della gente. Immagino che molti diano per scontato e ritengano abbastanza chiaro, almeno qui dentro, il mio pensiero al riguardo, eppure la mia intenzione in questo momento è diversa e meno scontata.
Perchè in fondo, quella foto che tanto è girata ovunque sui giornali, nei metrò, sui tram, in internet, in televisione e nella descrizione verbale di molti, oltre ad avermi strappato un iniziale sorriso da Grillo Parlante e da Lucignolo in contemporanea, mi ha poi in realtà scavato dentro un'enorme amarezza. Per un Paese, il Nostro, dilaniato da dinamiche ormai malate e radicate troppo a fondo, frutto di un malgoverno generale che non so più imputare a destra o a manca, ma che alla fine ci consegna una realtà sempre più difficile da condurre, da capire, ma soprattutto da accettare, una realtà che non mi concede alcuna rivalsa, nè sollievo, nemmeno in un gesto tanto forte quanto è stato quello di domenica. Non posso dire di vivere davvero sentendo tutto questo come un affronto personale in nome di un ideale, di una bandiera o di un leader che sento di non avere più da veramente troppo tempo, per sentirne ancora bruciare la mancanza.

E non c'è parola di empatia, come non c'è ironia, non c'è battuta che esca dalla mia bocca, che mi sappia consolare dal fatto che, l'unico gesto forte partorito e vissuto con partecipazione dal popolo italiano, sia opera di un uomo detto "folle" dalla maggioranza e che probabilmente nel suo disagio è il più lucido di tutti.
Penso che, a parte la soddisfazione istintiva momentanea provata nell’aver appreso tale notizia, soddisfazione che nasce dalla continua esasperazione -almeno nel mio caso- sia molto avvilente constatare che l'unico atto che ci venga in mente come Opposizione, a questo punto, sia solo un atto di forza e di violenza. Quando in realtà, il vero problema, è saldamente legato alla nostra triste consapevolezza dell’essere un popolo totalmente allo sbando e senza più una direzione, e, cosa peggiore, senza prospettive.
Ecco, qual'è la cosa per me  più triste, ancora più triste del sangue che fa così tanto scalpore e notizia.

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editoriale di azzo

2009

Tre dischi
Andy Weatherall - A Pox on the Pioneers
Fuck Buttons - Tarot Sport
Pontiak - Maker

Un singolo
Burial/Four Tet - Moth/Wolf Club

Un Remix
La Roux - In for the Kill (Skream's Let's Get Ravey Mix)

Tre canzoni
Yo La Tengo - Here to Fall
The Antlers - Kettering
Mina/Manuel Agnelli - Adesso è facile

Una Cover
Soulsavers - You Will Miss Me When I Burn (W. Oldham)

Un concerto
Colour Haze - 21/02 - Vicenza

Dj Set
Armin van Buuren - 23/07 - Wadi Rum Desert Giordania (foto)

Tre delusioni
Hope Sandoval - Through the Devil Softly
Arbouretum - Song of the Pearl
The Field - Yesterday and Today


2000/2009 - A decade

Dieci dischi in ordine sparso
Radiohead - Kid A
Qotsa - Rated X
Beck - Sea Change
The Field - From Here We Go Sublime
P.J. Harvey - Stories from the City, Stories from the Sea
Godspeed You! Black Emperor - Lift Yr. Skinny Fists…
Sparklehorse - It's a Wonderful Life
The White Stripes - White Blood Cells
Antony And The Johnsons - I Am a Bird Now
Interpol - Turn on the Bright Lights

Tre concerti
Bjork - 06/06/2003 - Verona
The Stooges - 10/07/2004 Torino
Bauhaus - 14/08/2006 - Lignano Sabbiadoro

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editoriale di G

Fu un po' di tempo fa, da un muro, che appresi di Marco Camenisch. Faceva freddo, me ne accorsi dalla nuvoletta che il mio fiato produceva, poi tirai su la lampo. Aspettavo qualcuno, non ricordo chi. Vidi questo brutto volantino di lettere nere su sfondo bianco, non fu lo stile o le parole a colpirmi. Fu la mia pena - quella che prevede la necessità di fagocitare tutto, aldilà del gusto e della volontà - a imprimermi questo nome nella memoria.

Marco Carmenisch nasce in Svizzera nel 1952 e come un novello Thoreau andò per i boschi a succhiare tutto il midollo della vita. Divenne un "anarchico verde", un "ecologista antinucleare", o qualsiasi cosa si voglia dire utilizzando queste definizioni: sta di fatto che Marco ebbe una carriera da sabotatore. Nel 1979 fu condannato a dieci anni di reclusione per aver intrapreso delle azioni distruttive contro un traliccio dell'energia elettrica e una sottocentrale della Northeast Switzerland Power. Al processo, nemmeno a dirlo, rivendicò il gesto, inserendolo nella protesta mossa contro la distruzione naturale del cantone dei Grigioni e contro lo sfruttamento di questa regione da parte della Northeast Switzerland Power. Era il 1981 quando evase dal carcere e dai suoi altri otto anni di detenzione. Nella fuga, pianificata ed ottenuta in combutta con altri cinque detenuti, come nemmeno in un romanzo di Edward Bunker, morì un secondino.
Scappò in Italia, comunque, dove, con il falso nome di Martino, visse per dieci anni e dove nel 1991 fu catturato in seguito ad un banale controllo dei documenti finito in malo modo - con un proiettile conficcato nella gamba d'un tutore dell'ordine. Nel frattempo, nel 1989, la polizia federale svizzera lo accusò dell'uccisione di una guardia di frontiera. Processato per la seconda volta, questa volta in Italia, ottenne una condanna a dodici anni.
Il 18 aprile 2002, dopo aver pellegrinato per gran parte delle carceri italiane, fu estradato in Svizzera e processato per due omicidi e quindi condannato, per uno solo di questi, a diciassette anni di carcere. Era il 2004. Poi la pena, in seguito al ricorso di Carmenisch, venne ridotta a otto anni.

Mi piacerebbe vederlo, una volta libero, con i lunghi capelli mossi dal vento, sfidare, in sella al suo ronzino, una pala eolica convinto di vedere un mulino a vento. Ma non lo farà, credo. Sembra tardi un po' per tutto, anche per andare in direzione dei sogni, a vivere la vita che si ha desiderato.

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editoriale di Fallen

Steso su questa tela morbida, viscida di sangue e sudore, sorrido ai miei confusi pensieri.
Clint Eastwood con la voce italiana di Morgan Freeman mi parla di passioni innaturali mentre il dolore diventa una pulsazione sorda ai margini della mia coscienza; e cerco disperatamente di ricordarmi perché sono qui.

Sono qui per i soldi?
No. I soli soldi che si annusano in questa palestra di merda sono quei quattro spicci che caccio io ogni venticinque, quasi sempre in ritardo, unti dello schifo di lavoro che ho dovuto fare per guadagnarli e garantirmi così un altro mese di lividi ovunque, labbra rotte, occhi neri, contusioni,  e mal di schiena.

Sono qui per la fama, per le folle?
No, perché non c’è nessuno oltre i miei compagni a vedermi affondare, colpire, picchiare, schivare, incassare, subire per quanto bravo io possa essere. Non ci sono ragazze a guardarmi intimidite e ammirate; e fortunatamente non ci sono neppure torme d’idioti a spaccare treni o uccidere poliziotti nel mio nome. Dall’altra parte della porta a vetri riesco a vedere soltanto una minuscola sala pesi in penombra, dove un povero cristo indiano sta passando uno straccio più sporco del pavimento. Il massimo in cui possiamo sperare è un’occhiata a metà tra lo stupito e l’infastidito, quando qualche colpo entra meglio degli altri e strappa a chi lo ha incassato un verso più alto della musica che il tizio ascolta con il suo lettore mentre lavora.

Sono qui per la forma fisica, per il benessere?
No. Da quando ho iniziato a praticare ho avuto tre denti fastidiosamente scheggiati, una cicatrice da quattro punti sullo zigomo sinistro, varie fratture alle dita dei piedi, un intermittente fischio alle orecchie, le costole a bozzi, cosce e tibie perennemente livide, gomiti sempre doloranti…sono riuscito a salvare giusto il naso. Avessi almeno guadagnato un corpo da copertina. Macchè. Sono un fascio di nervi; muscoli stretti e duri che sembrano cavi in tensione affioranti da sotto la pelle, concentrati nei punti dove meno fa piacere vederli. Se i centometristi, i nuotatori, i calciatori hanno corpi di marmo, io ne ho uno di pietra grezza. Duro, sgraziato, coriaceo, forte, infrangibile.

Allora, perché sono qui?
Sono qui perché sento nel sangue il ritmo di questa danza antica come il mondo che si chiama combattimento; perché quella del lottatore è una chiamata, un istinto, una vocazione.
Sono qui perché amo la sincerità di chi ti stringe la mano dopo che l’hai mandato faccia a terra e ti fa i complimenti con il sangue che gli macchia il sorriso.
Sono qui per gli abbracci tra avversari; perché qui l’unico avversario vero ce l’hai dentro, e potrai dire di essere un campione solo quando l’avrai trovato e sconfitto.
Sono qui perché so che più è duro il cammino, maggiore sarà la soddisfazione del traguardo; una soddisfazione che nessun calciatore, nuotatore, centometrista potrà mai provare.
Sono qui perché, quando e se ce ne sarà bisogno, potrò decidere di subire un’aggressione o una qualsiasi altra forma di violenza con la serena consapevolezza di aver scelto di non difendermi, quando potevo farlo, con la certezza quasi matematica di avere la meglio.
Sono qui perché ho voluto avere la sicurezza di poter intervenire fisicamente per impedire che a qualcuno venga fatto del male sotto i miei occhi.
E infine sono qui - steso a terra, mentre quattro braccia robuste mi aiutano a rialzarmi e una voce va ripetendo “Ben combattuto, ben combattuto” – per questo aroma pungente, questo gusto acre di sangue, bile, sudore, rispetto, orgoglio e forza di volontà che sento in gola e che per me identificherà sempre il sapore dello sport.

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editoriale di zaireeka

Voglio condividere con Voi un dubbio che mi assilla.

Giorni fa, andando al lavoro, mi è capitato di ascoltare alla radio una dichiarazione della nota esule campana "Lady Marianna".

La suddetta signora, in preda ad un veemente sussulto di originalità (visti i tempi), dichiarava altera (le parole non sono esatte ma il senso era quello): "Io non mi dimetto, io rispondo solo ai miei elettori. Non saranno dei giudici a decidere quando è il caso che lasci quanto il Popolo mi ha solennemente e democraticamente chiamato a fare!".

Insomma, la stessa solfa ultimanente propinata, sempre in Campania e sempre con molta originalità, da "Mister Concorso Esterno", già intimo amico del "Licio Gelli Con La Bandana"

Del resto in un momento storico in cui, come ha dichiarato l' "Angelino del Giudizio": "Non è giusto dire che il LGCLB rischia di danneggiare il Paese per risolvere i suoi problemi giudiziari, perchè è il Paese che in fondo se l'è voluta (sic), eleggendolo", la cosa ci può anche stare.

Ora però, parafrasando l'esito di una nota canzone di Brassens/De Andrè, che con un giudice in verità non era affatto tenera, supponiano che il suddetto Popolo rinsavisca di botto (o impazzisca, a seconda dei punti di vista) e decida, in preda ad istinti "animaleschi", di dare una lezione alla suddetta signora e a tutti i suoi compari.

Insomma, supponiamo che il Popolo cambi "gusti" (il Popolo, si sa, è molto volubile) e che, dopo essersela spassata per bene, chieda a gran voce la testa della signora, alla maniera della Rivoluzione Francese.

Insomma, se tutto questo dovesse mai succedere, questi paladini della Democrazia Assoluta e della Sovranità Popolare basata sui Sondaggi, Voi che pensate che farebbero?

Non cominceranno mica ad invocare un processo regolare con tanto di tribunale e giudici togati (e non fa nulla se sono un po' politicizzati) inclusi, spero??

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editoriale di TheJargonKing

In ambito recensivo, ormai, si fa di tutto. Non bastano dischi, film, quadri, opere d’arte e architettoniche. Quel piccolo momento di gloria che è assaporabile nel vedere il proprio scritto, il proprio pensiero pubblicato, è sempre più ricercato. Ma per non incancrenirsi nei soliti luoghi comuni sul bello o sul brutto o, per i più attenti, girovagare alla caccia di un aggettivo ricercato, inusuale, ma di sicuro effetto, ecco che si aprono nuove frontiere.

Se il buonismo è  in qualche modo contraltare della bontà, cioè un atteggiamento calcolato, con un chiaro fine, anziché un sentimento spontaneo e disinteressato, ci può stare l’opposto “cattivismo”, come contraltare della cattiveria? E nel voler essere cattivi, senza magari esserlo nel cuore, ma perché magari è vendetta, è calcolo, è mistificazione o più semplicemente è un’ultima spiaggia, è indispensabile, è un’autodifesa, a cosa si può arrivare?

Sarebbe anche possibile prendersela con qualcuno, direttamente, basterebbe averne il coraggio. Assai più semplice è attaccare qualcuno dalle pagine anonime di una bacheca on-line di recensioni.

Ed eccoci alla nuova frontiera recensiva. Sì, prendersela con qualcuno facendo nome e cognome e recensire le sue modeste capacità amatoriali o la sua scarsa attitudine alla pulizia o i suoi pessimi voti, ecc. In America si è arrivati proprio a questo. Il Nostro Debaser a confronto è bimbo piccolo. Pensate da domani poter leggere le recensioni di Pina sul prossimo amante e leggere in home page di Tizio che l’ha piccolo, di Caio che ha le mani sudate, di Sempronio che ha i piedi freddi e soffre pure di eiaculazione precoce. E la settimana dopo la risposta di Tizio che, nella propria recensione delle notti amorose con Pina, dice che lei ha le tette cadenti e che lui non lo ha piccolo, ma in realtà è Pina che essendo frigida si è voluta vendicare di essere stata mollata.

Insomma ci siamo capiti: la cattiveria o il cattivismo? Inventarsi il modo di essere pubblicati on line con uno scritto, qualsiasi scritto, anche il più stupido. Quindi basta dischi e film … siate bravi o brave a letto, perché tra breve sarete in home page.

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editoriale di azzo

Il comico: "Io, se trovo quelli che hanno fatto nove serie della "Piovra", e quelli che scrivono libri sulla mafia, che vanno in giro per il mondo, a farci fare così bella figura, giuro li strozzo".

La spalla: "Io, se mi passa davanti Silvio Berlusconi sulle strisce pedonali, mentre sto guidando l'automobile, dopo tutte le figure di merda che, come italiano, mi ha fatto fare, giuro lo tiro sotto".

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