editoriale di splinter

Ogni giorno navigo su Facebook, come tutti, ed ogni giorno mi ritrovo ad avere a che fare con le solite millemila cose fastidiose; ogni giorno vai su Facebook e ti fai un’idea malsana di quello che è il modo malato e “superficiale” della gente di rapportarsi con la realtà, sia sul social che nella vita reale e nasce perfino la convinzione che a rendere la gente così sia stato proprio il social network, più che mai specchio della società e del comportamento umano moderno!

Volevo qui focalizzarmi su alcuni aspetti, evidenziare alcune brutture, alcuni comportamenti anomali e fastidiosi che caratterizzano il social network e a cui il social network ha portato.

Ad esempio ho notato un aumento della tendenza a litigare per futili motivi o suscitare reazioni oltremodo esagerate. Mi è capitato di vedere gente o sentire di gente che litiga per cose assolutamente impensabili, magari anche persone che senza il social network non litigherebbero mai; sono capaci anche di creare un pandemonio per UNA cazzata che hai scritto o per una stupida foto che hai postato; magari una foto che ti ritrae mentre sei felice in un pub magari soltanto perché “non sei stato invitato”, magari hai messo un like alla foto di un individuo di sesso opposto scatenando gelosie. Cose che in pratica si sono sempre fatte anche se non in forma virtuale ma ora divengono criminose; può darsi che incida il fatto che ora tutte queste cose diventino pubbliche e alla luce del sole mentre prima erano più nascoste e non venivano sgamate…

Sempre restando legati alla tendenza ad ingigantire piccole cose di poco conto si nota poi come si sia creata una sorta di avversione all’opinione altrui; sembra quasi si voglia sopprimerla, non è raro leggere qualcuno che esprime un banale parere su un link in una pagina o sotto un video su YouTube in maniera pacifica e venire invece attaccato brutalmente con un tono non certo alla pari, con insulti gratuiti, quando invece sarebbe molto più umano ed umile rispondere con un semplice “non sono d’accordo, secondo me…” oppure mi è capitato di vedere gente esprimere un semplice parere magari in maniera decisa e diretta e ritrovarsi con diversi amici in meno; ho visto una scatenare un putiferio (e se non erro perdere un sacco di amici) per essersi espressa favorevolmente alla soppressione di un cane pericoloso che aveva azzannato mortalmente un bimbo, uno invece ha espresso delle semplici critiche sulla gestione rifiuti del suo paesino d’origine e si è trovato la guerra addosso e perfino sentirsi costretto a scusarsi… Tutto questo per una semplice opinione??? Da brividi! Quante volte avrei voluto esprimere opinioni forti ma ho rinunciato per non avere la guerra addosso (cosa che non mi piace). E poi ci sono addirittura gli amministratori di gruppi che pubblicano il post solo dopo averlo supervisionato, manco fossimo nel fascismo dove i giornali passavano all’esame degli organi di censura prima della pubblicazione! Ma dico io, dopo anni e secoli di battaglie per esprimere liberamente la propria opinione senza paura di conseguenze morali ora ci ritroviamo gente che la vorrebbe sopprimere?! Cos’è? Può darsi che la mancanza dell’aspetto paraverbale della comunicazione crei fraintendimenti. O forse fa paura il fatto che qualcuno stia dicendo la verità che scotta? O forse la paura che cadano le vostre illusioni? Questioni già toccate abbondantemente da filosofi e sociologi che qui trovano fondamento.

E sempre restando in tema, diffusa è anche la convinzione che un solo sgarro, una sola cosa sbagliata detta renda riprovevole la persona, da eliminare, da bannare. Una volta sono stato rimosso da una persona solo per aver risposto con una simpatica risata ad una bestemmia scritta nemmeno da me, una volta invece una mi ha rimosso per aver fatto dei commenti simpatici sui suoi continui cambi di colore di capelli, un’altra volta da un interista per avergli fatto del semplice sfottò calcistico, persino da una ex-collega che non aveva gradito il mio post di esaltazione per essere stato richiamato in azienda (peraltro dopo aver scritto un post che sembrava chiaramente riferito a me).

Ma parliamo anche di come viene gestito il rapporto con gli amici. Capita spesso di scrivere un commento con tanto di punto di domanda o un post sulla bacheca o anche in privato che richiede una risposta e non venire minimamente cagati… A parte il fatto che un minimo di tempo per leggere le notifiche andrebbe speso, comunque un tempo non rispondere era considerato maleducazione, com’è che ora è considerato normalità??? Poi notiamo invece che arriva l’amica più stretta o anche solo la persona un tantino più simpatica e come per magia a quella rispondono, per lei non è un problema avere una notifica in più…

E se abbiamo parlato dei motivi futili che portano alla rimozione di un amico non si può non citare il simpaticone che ogni tanto se ne viene fuori con aria talvolta dittatoriale annunciando una “pulizia contatti”… Rimozione coatta di contatti di punto in bianco, solo per impiccio, solo per liberare la bacheca, solo per pseudo-antipatia, o solo perché non piacciono le loro pubblicazioni… Ma non vi è mai passato per la testa che quella persona non potrà avere più un’interazione con il vostro profilo, taggarvi, partecipare alle vostre discussioni né vedere le vostre foto, i vostri link, i vostri post, ecc.? Vi sembra rispettoso privare così coattivamente gli amici di questa possibilità soltanto perché non vi piacciono i suoi link? Mai notato che è possibile semplicemente nascondere i suoi post dalla bacheca o mai pensato che sarebbe molto più semplice ed umano scorrere semplicemente in giù in cerca di post migliori?

E poi ci sono quegli atteggiamenti che magari non saranno irrispettosi ma comunque discutibili, che rivelano molto sulle persone. Non mi soffermo più di tanto su cose di cui già si parla in giro come migliaia di foto al cibo, cronaca minuto per minuto della propria vita, inutili aggiornamenti meteorologici, presunzione di conoscenza di ogni argomento, like al proprio post (a che cazzo serve e perché esiste il tasto like anche sul proprio post? Mistero della fede…), link depressi, piuttosto mi soffermo su un aspetto: la ripetitività delle persone. Quando andavo alle elementari mi odiavano perché parlavo sempre di PlayStation… ora invece vedo gente tremendamente monotematica, chi parla sempre di calcio, chi sempre dei propri figli, chi sempre di motori, chi sempre di politica, oppure pagine che riesumano continuamente link del 2012; solo che ora è tutto normale… Emerge anche una certa mancanza di senso dell’umorismo; a volte qualcuno pubblica simpatiche provocazioni o dell’umorismo nero e spunta sempre il moralista di turno magari depresso che grida alla vergogna quando invece farebbe bene a farsi una risata anch’egli; una volta ho suggerito ad una pagina di sfottò un link in cui si ironizzava sulle dubbie capacità artistiche di Valerio Scanu e Marco Carta dicendo che avrebbero fatto meglio a “tornarsene in Sardegna a pascolare le pecore”... la pagina lo pubblicò e non vi dico l’armata di sardi suscettibili ed indignati, tutto per una semplice battuta, nemmeno riferita al fatto di essere sardi…

Si è accentuata, a mio avviso, anche la falsità e la paraculaggine. Ditemi quanta verità c’è dentro un like ad una foto o ad un post, specie se si tratta di un post banalissimo e scontatissimo e di like ne riceve parecchi; a tutti piace davvero quel post? O si mette like solo per solidarietà o per convinzione che sia giusto metterlo? Per non parlare di chi utilizza il like solo per notificare l’avvenuta lettura, illudendo chi lo riceve di aver ottenuto un apprezzamento; a casa mia like vuol dire che ti piace/apprezzi/appoggi/sei d’accordo! E ancora quanta verità e sincerità c’è negli auguri di compleanno (anche se quelli in realtà li faccio sempre anch’io), nel “come sei bella” (magari a ragazze orrende), nel “che belli voi due insieme”? Siete sicuri di pensarlo davvero? Nutro i miei dubbi.

E l’impressione è che tutto questo elencato si rifletta anche nella vita quotidiana, fuori dal social, vedo la gente più scorbutica, più arrogante, più intollerante, più saccente, più moralista (sembra tornata a 60 anni fa), sempre più attratta dalla banalità e dal vacuo, dalle cose prive di contenuti; non credo che i livelli fossero già così bassi. Ma ci sarebbe da scrivere un libro…

Alla fine Facebook è un sito figo che offre migliaia di possibilità e i motivi per rimanerci sono migliaia contro qualche decina di pecche, ma davvero vedere tutte queste cose farebbe venire la voglia di cancellarsi…

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editoriale di CosmicJocker

C'è nebbia ed io sono sul ponte.

Mi fermo nel mezzo.

Respiro.

Il fiume vuole giocare con me.

Io guardo le mie mani.

Respiro.

Sento passare delle persone.

Immagino le loro vite.

Respiro.

Una riva è alle spalle e l'altra...

Io mi fermo nel mezzo.

Respiro

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editoriale di mrbluesky

Un giorno di pioggia
uno come tanti
di quelli che esci e ti incammini alla fermata

capannello di gente

a bordo l'aria pesante,pozze sotto agli ombrelli
ragazzi che scrivono sui vetri
chi sottolinea una pagina

poi a piedi,sotto i portici
i libri sotto il braccio
gente nei bar

passi oltre,una leggera inquietudine


Oggi piove,un giorno come tanti
il cane riposa,sa che non uscirà
un paio di impegni,una telefonata

voglia di nulla

passo una mano sul vetro
fuori sembra tutto uguale.

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editoriale di kloo

Salve a tutti amici debasici, è con gaudio che vi annuncio che il prossimo presentatore di Sanremo sarò io, me medesimo. Ho deciso che la 69a edizione di Sanremo doveva essere un testacoda cosmico, una nuova era per la canzone italiana.

69 è simbolo di democrazia.
69 è simbolo di buon gusto.

Per questo ho deciso che i 2 co-presentatori della prossima edizione del festival saranno:

Max Collini (Offlaga Disco Pax/Spartiti) e
Sabrina Salerno.

Non ci sarà il festival dei giovani ma a contendersi la vittoria finale ci saranno 20 Big divisi in 5 categorie (Canzone Italiana, Rap, Core, Elettronica, Wave). Ci saranno 4 serate dove nella prima suoneranno 10 big e nella seconda puntanta i restanti 10 big, di questi ne resteranno 2 per categorie che si esibiranno nella 3a puntata, alla fine della quale resterà un unico rappresentante per categoria che si contenderà la vittoria finale nell'ultima decisiva puntata. I voti saranno suddivisi come in epoca pre-rivoluzionaria: 1 voto dalla giuria tecnica, 1 voto dalla giuria critica e 1 voto dal voto del pubblico; ognuno presenterà le stelline (max di 5 minimo di 1) per ogni musicista in base alla media dei voti.

Le serate:
1a Serata:

- La serata inizierà con un monologo di Collini sull'importanza delle politiche di Tito in epoca post-SummerOfLove, il monologo sarà pronunciato totalmente in Slav Squat.
- Primo ospite: Jon Sudano canterà in Live Streaming la canzone vincitrice del festival 2018: Non Mi Avete Fatto Niente di Emrel Meta e Fabrizio Moro. Successivamente Sabrina Salerno intervisterà Sudano e si parlerà dell'importanza della regia dei suoi video.
- si esibiscono 5 big.
- Secondi Ospiti: Gli Einsturzende Neubeuten si esibiscono nel più classico concerto con torni, frese e flessibili sostenuti dal coro dei Metalmeccanici Uniti Per Il Bene Collettivo, a metà esibizione caleranno sul palco dei maiali pronti per il macello tramite lo sgozzamento. I Microfoni faranno riecheggiare tramite delay il verso dei suini per tutto il resto dell'esibizione.
- si esibiscono i restanti 5 big.
- Terzo ospite: Jukka Reverberi si esibirà con Max Collini in 2 canzoni degli ODP e 2 canzoni degli Spartiti con un encore con tutti I Giardini di Mirò.
- Viene svelato il presentatore del Post-Sanremo Gucci Boy che intervisterà i big della serata e svelerà i top 10 memes del 2018 appena trascorso.

2a Serata.

- La serata si apre con il duetto tra Sabrina Salerno e Max Collini in un mash-up di Gelato Al Cioccolato (Salerno) di Pupo e Cioccolata IACP (Collini).
- Primo Ospite: Simon Reynolds racconterà del suo nuovo libro sul glam mentre ad alternanza sul maxi schermo verranno passate esibizioni live di Bowie, T-Rex, Sweet. Sabrina Salerno intervisterà Simon e alla domanda: "ma cosa ne pensa lei dell'italo disco?" Reynolds risponderà: "potrei scriverci qualcosa in futuro".
- si esibiscono 5 big.
- mio monologo in dialetto veneto per far comprendere che il prodotto televisivo italiano non è unicamente rivolta alla fetta meridionale del paese.
- Secondo Ospite: Reunion degli Slint dove suoneranno Spiderland per intero.
- si esibiscono i restanti 5 big.
- Terzi Ospiti: John Zorn (con i Naked City) ed Ennio Morricone si lanceranno in una lunghissima suite dove verranno alternati i pezzi scheggia grindcore dei Naked City con le più famose colonne sonore dell'Ennio nazionale.
- Vengono svelate i 10 big che passano il turno da Gucci Boy che ha come ospite MCFierli che parlerà dell'importanza del pensiero critico esponendolo con grafici.

3a Serata.

- Primo e Secondo Ospite: Entrano sul palco per mano Piero Scaruffi e Piero Angela che parleranno di musica e corpo umano in un climax di sapienza e saccenza.
- Piero Scaruffi si lancerà in un monologo per spiegare l'importanza dei Royal Trux per il futuro della musica.
- suonano 5 big.
- Albano e Romina accompagnati da Moderat cantano Felicità.
- Piero e Alberto Angela spiegano l'importanza dell'orecchio e del perché ci saranno bisogno dei tappi in sala per i successivi ospiti.
- Terzo Ospite: I My Bloody Valentine sul palco fanno 3 canzoni (2 del nuovo disco forse ancora da uscire + You Made Me Realise/Holocaust Section da 30 minuti), per precauzione le sedie all'ariston vengono tolte.
- suonano i restanti 5 big in gara.
- Kevin Shields viene intervistato da Gigi Marzullo ed esordirà con: "Ma è più importante il rumore nella tua vita quotidiana o il silenzio nella tua vita d'artista?"
- Piero e Alberto Angela spiegano cos'è l'acufene.
- In post-serata Xavier Ramona presenta un mixtape comprendente tutti i suoi alter-ego, l'Ariston diventa un dancefloor e Gucci Boy passa tra le persone a domandare cosa ne pensano dei Gender.

4a Serata.

- Monologo di Max Collini sul motivo per il quale tutti dovrebbero guardare "Berlinguer Ti Voglio Bene " con conseguente riproduzione del film, ma ogni volta che Benigni sembra tirare una bestemmia il film si velocizza del doppio,.
- Primo ospite: Steve Albini si esibisce con i suoi Shellac.
- Intervista tripla tra Albini, Collini e Traini sull'importanza degli estremismi politici e non.
- Albini spiega al pubblico come registrare e produrre la batteria eseguendo tutti i passaggi minuziosamente in diretta internazionale.
- Secondo Ospite: Oneohtrix Point Never si esibisce con una jam da 20 minuti dove Sabrina Salerno si esibirà con il classico: Boys.
- si esibiscono i big rimanenti.
- Terzo Ospite: Trucebaldazzi si esibisce in Vendetta Vera e La Mia Ex Ragazza appoggiato dagli Shellac, memorabile l'urlo di Albini su "Free Trucebaldazzi"
- Federico Buffa racconta G.G. Allin.
- Viene annunciato il vincitore.

Le idee possono ancora variare, voi cosa vorreste sul palco Del Festival?

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editoriale di ygmarchi2

Non so se ci avete mai pensato ma c'è un'analogia tra le parole che usiamo per denotare le note, do, re, mi, ecc... e le parole che usiamo per indicare i colori, bianco, rosso, verde, ecc... e l'analogia sta nel fatto che un colore è una parola che associamo ad una ben precisa frequenza elettromagnetica (la luce), mentre una nota è il nome con cui battezziamo una ben precisa frequenza acustica (il suono).

Quindi quando uno che è dotato di orecchio assoluto dice: questo è un do, si sta producendo in una magia non molto diversa da quella più comune di riconoscere un colore per nome.

Se la capacità della vista non viene sviluppata nei primi anni dell'infanzia uno perde definitivamente la capacità di vedere. Analogamente sembra che chi è dotato di orecchio assoluto sviluppi questa capacità nei primi 5 anni di vita.

Per cui insomma, fate pure ascoltare un bel po' di musica ai vostri figli, gli regalerete un'esperienza musicale più completa e consapevole in età adulta.

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editoriale di Bubi

Che "Tom Greasy Thumb" ed io non eravamo fatti l'uno per l'altro, lo capii fin dal momento che lo conobbi. Di lui non mi piaceva il suo modo di fare, di lui, non mi piaceva niente. E poi, era un negro, 120 chili di negro sempre incazzato. Non mi piaceva neanche Lory, quella con la cicatrice sulla spalla, la regina dello spaccio delle Spice drugs a Tribeca. Non parlava molto, ma guardava... guardava me. Chissà perché, ma avevo sempre l'impressione che pensasse: «che razza di idiota.» A me piaceva Betsy, Betsy dal corpo minuto e ben proporzionato, Betsy senza arte né parte. L'altra notte, dopo aver passato qualche ora seduti al bancone del Coconut Club, ci ritrovammo, al ritorno, a vagare senza meta per i vicoli deserti di Riverside. Il negro s'era accovacciato sul margine del marciapiede, Lory mi prese di mano la bottiglia e gli sedette vicino. Betsy mi stava accanto tenendomi per mano, disse: «Tom mi fa paura!» La strinsi tra le braccia sfiorandole le labbra col naso. «Perché hai paura se sono qui con te»? Dissi, «Non devi aver paura, Tom è un morto che cammina». I suoi occhioni si rasserenarono. Meno male.

Adoravo starle vicino. Il suo corpo non suggeriva pensieri casti. Era asciutto, flessuoso, caldo, carne che inebriava più dell'alcol che avevamo ingollato. Un brivido la percorse. Ci adagiammo sul cofano di una Rambler e facemmo l’amore. «Non senti anche tu questa musica»? disse.«Esce da ogni porta, da ogni fessura». Era una notte di magia, una notte di sogni e di mistero, la realtà si confondeva con l'immaginazione. Alzai lo sguardo e vidi una luce che illuminava il vicolo. La musica si fece più vivace, divenne frenetica, una ballata tzigana. Zingari uscirono dall'ombra, suonando e ballando. Dando forma ai loro profili in quel magico chiarore. Non sentivamo più il fetore della spazzatura e della sporcizia sparsa nei dintorni, la magia di quella notte ci aveva trasportati lontano da ogni miseria. Tom sanguinava e non si poteva vedere. Appoggiato ad una vecchia Chevy, fumava e ci osservava. Lory gli stava vicino con l'avambraccio calato sulla sua spalla. Ci guardava con espressione indecifrabile, tenendo la bottiglia ciondoloni appesa a un dito. Tom era il tipo che se diceva: «Ehi tu, dammi una sigaretta,» ogni ragazzo cercava il suo pacchetto. Questo era Tom "Greasy Thumb", tutti i piscioni volevano essere come lui. Sputò per terra e scagliò una bottiglia contro il furgone del latte. E rideva. Ma sanguinava e non si poteva vedere. Mi afferrò per il collo, mi sbatté contro un'auto e mi schiacciò la sigaretta accesa sulla mano, disse: «Il vostro posto è nel bidone della spazzatura».

Oh sventura, l'incantesimo s'era rotto, gli zingari smisero di suonare e rientrarono nell'ombra. Riuscii ad estrarre la mia vecchia Glock e svelto svelto feci un buco in mezzo alla fronte di Tom. Barcollando, riuscì a fare ancora tre o quattro passi. Tornò verso me e m'abbracciò per sostenersi prima che le forze l'abbandonassero del tutto. Dopo aver sparato in faccia al negro, feci un cenno a Lory e dissi: «È stato dimostrativo». «Cosa»? Rispose inorridita. «L'ho fatto per te». Confermai. «Cosa»? Ripeté tremando: «È per te che gli ho sparato in faccia. Di certo hai virtù nascoste se sei la numero 1 per le Spice drugs in gran parte di New York. Ma questo è un altro discorso. È importante che d'ora in poi, ogni volta che mi vedi penserai che sono capace di ammazzare qualcuno senza alcun ripensamento. Per te l'ho fatto, per avere il tuo rispetto. Il mio ce l'ho, il suo no, ma ora non me ne frega più un cazzo, è il tuo che voglio e l'avrò. Anche se lo sembri, non sei stupida, hai capito bene cosa voglio, Lory».

Tom era morto e il suo abbraccio si faceva meno asfissiante. Stava allentando la presa e pian piano scivolava verso il basso. Goccia a goccia, il sangue colava dalla piccola apertura sulla sua fronte insozzandomi la faccia, i vestiti, arrivando fino alle scarpe. Di lì a poco il sole avrebbe soffocato Riverside con onde di calore. Avrebbe illuminato tutto. Il negro steso al suolo. Il liquido rosso ancora vivo, che scendeva in piccoli rivoli andando a formare una pozzanghera scura. Lory, che s'era incamminata mestamente verso Tribeca continuando a trastullarsi con la bottiglia ed i suoi pensieri sconosciuti. Betsy, che si era seduta a terra e abbracciava la mia gamba. Me, che ripetendo mentalmente il meraviglioso e ossessivo battere sui tasti di "Misterioso", osservavo il morto e pensavo: «Ora stai bene Tom, nemmeno sanguini».

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editoriale di luludia

Ma il narratore è onnisciente o è solo stronzo? Quello della mia vita intendo.

Trama imbarazzante, sciocco sentimentalismo profuso a piene mani, lugubri coazioni a ripetere a far si che si sbatta sempre contro le sbarre della gabbia...

“E' che non sai vivere” sussurra il logico/razionalista...

E parte la lezioncina conseguente. Ovvero le regoline/regolette per non farsi fregare...

Che poi il più delle volte ti freghi da solo..

Ed ecco allora che quella vocetta stridula/melliflua ti ripete per l'ennesima volta frasi del tipo: “annusa l'aria o la situazione e se non fa per te allontanati in fretta anche se non hai la macchina”.

Certo, come no? Vuoi mettere fare l'autostop nelle stradine secondarie dove non passa mai nessuno? Se è lo splendore della ragione a guidarti, fa mica niente se sei solo

Oppure “non credere a nulla o se lo fai fallo una volta sola”. Ok, signor logico/razionalista, deve essere la millesima volta che me lo spieghi...posso andare avanti io, se vuoi...

Si? Ecco allora, ascolta: ogni buona rivoluzione insegna che sei già fottuto in partenza, anche dovessi vincere. E la buona rivoluzione è quella destinata a perdere. Anzi è quella che ha già perso in partenza

Stessa cosa per l'amore che è tipo una rivoluzione in sedicesimo, anche se più potente perché riguarda solo te...

Tutto giusto, vero?

Continuo? Si?

Non prendere sul serio artisti, scrittori, musicisti, ovvero proprio quelli che non sanno vivere. Approfitta di loro esteticamente (bellezza o quant'altro) o per la quantità di emozione/ energia abbastanza impressionante che riescono a darti. Per il resto mandali a cagare.

Non far si che tutti i parassiti della sconfitta ti succhino il sangue (anche se, idealmente, tu stai con loro). Non circondarti di folli, mitomani, professionisti della sfiga, ti stanno simpatici ma ti trascinano giù, come e quanto i vincitori...

Di nuovo tutto giusto, vero? Stavolta non mi rimandi a settembre?

Ok, grazie signor logico razionalista...

Però magari adesso levati dai coglioni...

Sai, credo che il narratore onnisciente per me abbia scelto altro. E' uno che deve avere davvero una vita di merda. Se no perché vendicarsi in questo modo usando me?

E voi?

Il vostro narratore è altrettanto stronzo?

Al mio riconosco comunque un certo stile...

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editoriale di luludia

La sera l'entusiasmo del mattino è una specie di depressione...

E le parole che, dandoti importanza, hai sussurrato una dietro l'altra han perso del tutto la loro luce..

Erano piccole gemme o fiori d'una raccolta d'attimi... e ora...ora non sono più nulla...

Ah si, è sera...e sei stanco di essere il cercatore d'oro che contempla tutti quei sacchettini colmi non di pagliuzze luminescenti ma, appunto, di parole

Che quando guardi quei sacchettini sembri un avaro che conta i soldi...

Che farai domattina? Sistemerai lo spettacolo che stai scrivendo per la tua compagnia di attori sgangherati? Studierai un pochino Frida Khalo? Oppure, per una volta, non farai assolutamente un cazzo?

Assolutamente un cazzo? Magari...

Che, già lo so, ti metterai lì con la tigna dell'artista fino a che una piccola fila di parole non avrà raggiunto quella che tu definisci aerea leggerezza. Mio dio, quanta fatica sprecata...

Peccato, che, un tempo, l'arte d'esser niente tu la possedevi... ed era il più prezioso dei doni..

Invece adesso questi sacchettini che contempli nel buio non sono che l'ennesima gabbia...con l'aggravante che l'hai costruita tu...

Suvvia, fottitene...

E concedi alla vita (che è schifo e meraviglia) di distruggere il tuo castello

E' l'unica cosa che lei può fare per te...

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editoriale di luludia

L'altro giorno ho rivisto Marco, uno dei quattro.

Ci siam mezzi ubriacati e ci siam messi a ricordare.

Ed ecco quello che mi ha detto il mio vecchio amico:

“Io non sopporto nessuno. E i discorsi degli altri, in genere, mi disgustano.

E ho sviluppato una tecnica perfetta per non ascoltare le persone quando mi parlano. Talmente perfetta che non se ne accorgono mai.

Che i discorsi degli altri mi interessano di passaggio, quando sono colti come per caso.

Che è bello passare in mezzo a una moltitudine anonima, cogliendo parole in qua e in la come fossero musica,

Oppure è bello quando ti ferma una vecchietta o un tipo dolcemente fuori posto.

Ma gli altri...gli altri, dopo cinque minuti, vorrei essere altrove.

Ci sono delle eccezioni, ovvio, ma non son certo tante.

E comunque tutto questo non nasce da un senso di superiorità, anzi...semmai nasce dall'esser fatto male.

Mi capita spesso di avere nostalgia degli anni giovani e il massimo della nostalgia è per quei pomeriggi quando ascoltavamo insieme tutti quei dischi.

Eravamo in quattro, il numero perfetto.

Mi è capitato di avere altre amicizie virili e nessuna ha mai avuto quello splendore.

Tolti voi, i maschi mi fanno un po' schifo.

Io parlo solo con le donne, forse per la loro bellezza, forse perché ho ben poco di maschile. O forse perché sono terribilmente stanco. (Avviso ai naviganti: il signore che sta parlando è provvisto di notevole fascino).

Ah, per me, gli unici uomini esistenti siete voi tre E, forse, amo tanto tanto la musica per il semplice fatto che mi riporta a quei pomeriggi.

Che poi era bello anche prima, quando al posto di Lou Reed c'era il Conte Oliver e al posto dell'impianto stereo il pallone. Ed è stato meno bello dopo, quando ci siamo mischiati.

Che per me quei pomeriggi eravate VOI .

VOI di cui son più stato geloso che di tutte le mie fidanzate messe insieme.

Ah, gli unici uomini esistenti sono tre ragazzi in realtà, tre ragazzi persi nella notte dei tempi.

Mentre ora sono un solitario quasi assoluto, non faccio praticamente mai niente, non vado da nessuna parte.

Ma va bene così, sto coi miei sogni...

Chissà, forse c'è una velata psicosi.

Si sa che una delle paure degli psicotici è quella di essere risucchiati dagli altri...gli altri sono ladri...

Ladri di energia, ladri di identità.

E' che io ho bisogno d'aria, quindi non trascinatemi a feste, e se si, lasciatemi andar via presto.

Io non vi reggo più di mezz'oretta. Quindi, datemi un angolino...

Se possibile “un posto pulito illuminato bene...”

Ecco, queste le parole del mio amico.

Parole eccessive, forse... ma che in me risuonano...

Risuonano magiche...

Che forse anch'io, se potessi scegliere un momento da rivivere, tornerei a uno di quei pomeriggi...

Tra il Conte Oliver e Lou Reed...

Quando eravamo principianti assoluti e tutta la vita era davanti a noi..

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editoriale di masturbatio

E’ ricorso un decennale significativo per me. E’ già passato, d’altronde era passato anche quando era passato. Me ne sono accorto all’improvviso, manco ha bussato. Dieci anni, dieci è un numero importante, dieci sono i comandamenti. Dieci è quando inizi a mettere un numero di fronte ad un altro numero. Allora concedetemi un gioco scemo, oggi che sono un uno, mi volto a guardare quando ero uno zero.

Le multe che non prendevo sulla 51. La 51 è la gloriosa linea che percorre un tracciato ideale o un’idea di tracciato dalla bella Trieste all’altrettanto bella e meno spocchiosa Udine. Unisce due terre differenti, e due tracciati mentali fondamentalmente distanti. Gli uni mangiano il prosciutto cotto con il kren, hanno un vocabolario separato dal resto del mondo se ordinano un caffè; gli altri si riscaldano col formaggio fritto e la polenta e il caffè fino a ieri lo allungavano con la grappa.

Conoscevo a memoria gli autisti della 51, c’era un mona che metteva le cassette con Tiziano Ferro, uno cattivo cattivo che ti squadrava e chiedeva sempre il biglietto, poi c’era il grassone coi rayban. C’è sempre almeno un grassone per linea. Mi piaceva prendere la 51, aveva uno scopo preciso. Uno scopo, appunto.

Mettevo su le cuffiette e ne ascoltavo di cacca. Intanto il paesaggio variava tra campi e dormitori. To’, tieni (?) questi 10 minuti di raffreddore, con sotto un disco che poi ti piaceva. Cacca profumata e ricoperta di pajette, che ti piacevano anche quelle. Andavi in brodo di giuggiole quando qualcosa luccicava. Una gazza ladra. Non me la prendo con nessuno, non posso prendermela che con me stesso. Già, basta sentire cosa cazzo ascoltavo musicalmente. La vita c’ho messo anni di fatica a peggiorarla e non spettano a nessun altro diritti d’autore. Ma come in ogni casino che si rispetti, una volta arrivato al punto in cui non riesci a camminare per la mole di oggetti a caso per terra, ti fermi. La cosa importante prima o poi è arrivare a capire che quel casino ha preso il sopravvento sulla tua persona. E’ importante. Un bel respiro, ascolta l’aria che ti entra nei polmoni, fesso. Quand’è stata l’ultima volta che hai respirato. Ti sei scordato come si fa o non l’hai mai fatto. A questo punto non fa differenza.

Probabilmente iniziò ad avere senso, eravamo seduti su uno scivolo, non c’era nessuna scritta sul muro, non c’era assolutamente niente. Quando t’inventi che il nulla ha un senso sei nella merda.

La 51 è rimasta, è ancora lì che fa i suoi giri, con una quindicina di rotonde in più. Parte in pianura nel verde e ti mostra da lontano le alpi orientali come un anfiteatro greco. Si lascia alle spalle il granturco per rivelare il collio con i suoi vigneti. Attraversa il lembo bisiaco dove subentra la vegetazione mediterranea, e dove inzia la spina dorsale del carso che protegge dai venti. Prosegue fianco a fianco con l’altopiano e, meravigliosamente, per aprirti la vista al mare s’inerpica sulla costiera, ad un centinaio di metri, in modo che il riflesso del sole s’infranga con innumerevoli onde. Là dove gli austriaci hanno costruito i castelli per abbronzarsi, là dove l’adriatico finisce, o inizia, dipende dai punti di vista. La fine non è un inizio?

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editoriale di ALFAMA

"Il disco , il libro, il film, più bello della tua vita ? "

Ecco secondo me questa è la classica domanda del cazzo !

Prendiamo per esempio i dischi, come puoi avere il tuo disco della vita ?

La vita e la musica, hanno il tempo come costante che li rende difficilmente paragonabili.

Voglio dire il piacere che provi nell'ascoltare un disco a 20 anni non può essere paragonato al piacere che provi ascoltando magari lo stesso disco a 40 anni. Sono opere diverse perchè il disco ha 3 facciate e una cambia sempre

Un salto di 20 anni, Un salto, vita, esperienze,amori, delusioni, nuovi ascolti, diventi uomo. Non puoi vedere il disco con lo stesso sguardo.

Dischi diversi . La musica cambia, cambiano le prospettive, i tuoi sentimenti, si aprono nuove porte.

Sei la stessa persone con un mazzo che contiene più carte.

Quindi se hai un solo disco della tua vita, sei limitato. Guarda attentamente nel tuo mazzo di carte, tutte diverse e splendide, ma inutile sceglierne una sola.

Come quando sfogliando le pagine della tua vita, come puoi scegliere il momento più bello.

Una domanda del cazzo.

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editoriale di mrbluesky

Da ragazzo sognavo di avere quelle scarpe Francesi,quelle famose (fatte in Francia),quelle con le tre strisce,ma erano troppo care e dovevo accontentarmi di quelle Italiane comprate al mercato.
Di solito però quelle che mi andavano bene avevano quasi sempre colori inguardabili,come il beige o il grigio tortora ma purtroppo era quello che passava il convento.
Ora,io ricordo che le indossavo tutto il giorno,passando dalla scuola al campo di calcio e che nonostante ciò mi durassero (almeno) un paio di anni,prima di essere riutilizzate come mine antiuomo nei principali teatri di guerra dell'epoca.
Da un certo punto in avanti ho smesso di utilizzare quel tipo di calzature,limitandone l'utilizzo alle attività sportive,ma essendo io un pigro da competizione non ne ho certamente fatto un uso smodato,tanto da non comprarne piu per almeno vent'anni.
Ho ripreso ad usarle qualche anno fa,perchè non dovendo piu badare all'estetica per raggiunti limiti di età,amo vestirmi in modo semplice e comunque funzionale.
Mi sono però subito accorto che qualcosa era cambiato nel mondo, almeno per quanto riguarda la manifattura,e che nonostante i prezzi siano anche maggiori delle scarpe Francesi dell'epoca ,la qualità fa decisamente schifo.
Per farla breve ieri mentre aspettavo il mio turno dal medico e nel tentativo di sottrarmi con lo sguardo ai soliti discorsi sull'incapacità dei nostri governanti,ho preso a fissarmi le scarpe et Voilà !(per dirla alla Francese) un bel taglio longitudinale da entrambe le parti,il che significa belle e pronte per la discarica.
Cosi ho cercato di fare una cronostoria del mio ultimo acquisto:
comprate in tarda primavera coi saldi,
inutilizzate durante l'estate Africana,
rimesse in servizio ad autunno inoltrato.
Totale,tre mesi di vita (si e no).
Rientrato a casa me le sono sfilate per guardare l'etichetta
Made in China
sono molto soddisfatto.

MrB

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editoriale di zaireeka

Quando si inizia è quasi sempre tutto molto bello, che sia oggi, domani, o cento anni fa.

È bello quando parlando con qualche amico ti rendi conto che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che prendi coscienza che puoi fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo.

Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore, aprirlo al cittadino comune, far decidere la gente del proprio destino. Ed il modo è a portata di mano, e può avere il volto di un cittadino qualunque come di un personaggio famoso.

Un gruppo ancora ristretto di amici ti accompagna in questa avventura.

Poi il gruppo si allarga, quello non lo conosco, non mi convince del tutto, non so chi sia, ma fa lo stesso, anche lui pare, esattamente come me, entusiasta alle parole che sto ascoltando. Ergo, anche lui ha i miei stessi pensieri, gli stessi ideali. La stessa rabbia.

Adesso siamo sempre di più. Le parole non riesco più a sentirle chiaramente, alcune non le capisco abbastanza, alcune non le condivido del tutto. Ma è bello essere tanti, qui, migliaia, in questa piazza.

Ma ora che succede, perché tutta questa gente ha cominciato a muoversi tutta in una sola direzione, senza guardarsi intorno. Mi trascina, non sono io a deciderlo, non sento più nulla. Chi si ricorda più di un tempo? Noi siamo qua, ci muoviamo tutti insieme uniti per fare qualcosa di bello e giusto. Ora non più, ora facciamo qualcosa di bello e giusto perché ci muoviamo tutti insieme uniti.

Tu che sei fuori dalla massa, sento che dici qualcosa, ma non riesco ad afferrare le tue parole. Ci sono troppe persone che mi separano da te, milioni. Parlano e scrivono di tutto, ma soprattutto delle regole da rispettare rigorosamente per muoversi uniti, per continuare a rimanere uniti. E poi di colui, o di coloro, che da oggi ne dovrà garantire l’applicazione, per conto non si sa più di chi.

Tu che sei fuori dalla massa, intravedo che stai parlando con un amico, ti rendi conto, quasi come un clandestino, un escluso, che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che pensi di poter fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo. Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore.

Io non posso più.
Io sono il tuo nemico.

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editoriale di Stanlio

(Avviso ai naviganti: prima di iniziare a leggere questa pagina di diario, è bene andare a guardare qui, dove è spiegato ciò di cui si tratta)

1.

2.

3.

ehm, & 4.

in breve: non c'è tre senza quattro ma pare pure che non ci sia uno senza sessantasei...

nella foto: il compianto regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn in Mexico

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editoriale di ThorsProvoni

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10 GENNAIO 2016

Dranwall naturalmente non era in edicola, quella da cui avevo preso il giornale e dove poi mi ero scontrato con un Giallo. Il suo cadavere era ancora lì. Gli mancava un braccio, forse un cane o un altro infetto l’avevano portato via. Carlo ha camminato sempre perfettamente al centro della strada, come gli avevo detto e anche se non dava a vederlo cercava sempre di guardare dritto davanti a sé, evitando di mettere gli occhi sui morti che sorpassavamo. Quando io sono entrato nel negozio dei giornali, mi ha seguito come un cagnolino ed è rimasto a guardare la strada fuori dalla porta per evitare brutte esperienze. Questo l’ha deciso lui. Poi, quando gli ho detto, dopo aver fatto finta di cercare, che il suo mensile non c’era, si è voltato verso l’interno ha dato un’occhiata veloce e mi ha detto:

“Ok, andiamo. Torniamo la prossima volta.”

Poi mi ha guardato con aria dubbiosa e interrogativa:

“Posso prendere qualche giornalino?”

Così ha riempito una delle buste che avevamo portato per la spesa di fascicoli vari, colorati oltre ogni misura e dai titoli più improbabili. Quindi mi ha ripreso la mano e siamo usciti.

Il market che era la nostra meta non aveva molto da offrire, chissà da quanto tempo era stato saccheggiato alla grande. C’era solo ancora qualche scatoletta di verdure in umido e un paio di bustine di zucchero cadute da qualche confezione multipla.

“E ora dove andiamo?”

Carlo rimane un attimo incerto, poi mi risponde:

“Forse conosco io un posto. Se sai come fare ad entrare, l’ultima volta che l’ho visto era ancora chiuso. Perciò forse non sono arrivati lì a fare la spesa. È qui vicino.”

Mi fa strada per pochi metri, fino alla prima traversa a sinistra. Di fronte ad un vecchio cinema, chiuso già da molto prima che scoppiasse la pandemia, c’è un negozio di alimenti biologici. Dalla vetrina si vedono ancora i prodotti sugli scaffali. Il problema è riuscire ad entrare, perché le porte sono chiuse a chiave. I proprietari probabilmente avevano chiuso al mattino e non più aperto al pomeriggio, per questo le serrande erano ancora alzate. Non abbiamo incontrato finora infetti, forse anche a causa del freddo intenso che li fa rintanare in qualche posto meno aperto, ma c’è sempre il pericolo che, attratti dal fracasso che dovremmo fare per provare a spaccare le vetrine, spùntino fuori. Ad un certo punto mi accorgo anche che il vetro è antiscasso, per cui questa possibilità cade definitivamente. Lo dico a Carlo che ci rimane male, forse più perché io non sono riuscito a risolvere il problema che per il fatto che non siamo potuti entrare.

Bisognerà trovare un’altra soluzione.

Poi Carlo esclama:

“Aspetta, guarda qua!” indicando un disegno sul muro.

“Cos’è?” gli chiedo.

“Non conosci i disegni di Dranwall?”.

Non li conosco.

“È vero, tu non leggi Dranwall. Allora” inizia col tono di chi è a conoscenza di qualcosa di importante “tutti i suoi amici quando non si possono incontrare, parlano tra loro con i disegni sui muri. Vedi questo? Una casa vuol dire che c’è qualcuno, un amico, che abita nelle vicinanze. Il piede verso sinistra vuol dire che bisogna andare da quella parte.”

Sta per incamminarsi, ma lo fermo.

“Non è meglio che per oggi facciamo la spesa e torniamo a casa e poi domani veniamo qua apposta per cercare questa persona?”

Mi guarda per qualche secondo, poi si gira verso sinistra e guarda la strada vuota.

“Va bene” dice alla fine. “Però dobbiamo cercare un posto dove andare per la spesa” il suo tono è quasi di rimprovero verso di me. “Da queste parti non mi sembra ci sia rimasto molto.”

Giriamo ancora un po’ e alla fine riusciamo a terminare la lista della spesa saccheggiando un po’ qua e un po’ là. Vedo ancora qualcosa che potrebbe servire a casa, ma per oggi siamo abbastanza carichi. È vero che Carlo ha i suoi fumetti, ma non glieli voglio far lasciare. Possiamo tornare domani a prendere il resto.

Cerco di rifare tutte le strade larghe, dove è più facile vedere se c’è qualcuno in agguato.

Per qualche strano fenomeno sono quasi contento; in fondo oggi abbiamo da mangiare, Carlo ha i suoi giornaletti e io ho preso in edicola un vecchio numero di Urania con una raccolta di racconti di Robert Silverberg che non ho mai letto: ‘Violare il cielo’. Ci vuole così poco per essere felici?

Arriviamo davanti al cancello che si apre sul giardino su cui affaccia la mia casa. Prima che cominciasse l’apocalisse il cancello restava sempre aperto, perché a qualche deficiente andava bene così, era più comodo.

Adesso invece è chiuso e devo prendere la chiave in tasca.
Forse questo contrattempo ci ha salvati.
“Guarda Theo!”
“Cosa?”
“Là, sopra il balcone! Non è casa tua quella?”
Poggio le buste a terra e guardo verso il mio terzo piano. Il balcone è pieno di uomini e donne, una decina, che fanno dentro e fuori casa; forse è l’odore di abitato, di carne calda, di normalità.
Rimango bloccato. Come hanno fatto ad entrare? Da dove vengono?
Solo un uomo che ci ha visto e indica verso di noi mi risveglia dal torpore della sorpresa e della paura.
È un attimo. Tutti gli altri infetti corrono dentro urlando. Di sicuro stanno arrivando.
“Scappiamo Carlo! Lascia tutto e scappiamo, quegli uomini ci vogliono fare del male!”
“E la spesa? La lasciamo qui?”
“Lascia stare la spesa, poi se ne parla!”
Lo prendo per mano e comincio a scappare. Carlo non vuole mollare la busta con i giornaletti che gli batte contro la gamba mentre corre.
“Lascia stare i fumetti, non possiamo scappare se abbiamo pesi!” gli urlo mentre corriamo alla cieca. “Poi torniamo a prenderli” gli dico per rassicurarlo.
Carlo lascia la busta, avendo però cura di gettarla sotto un’auto. Si volta un attimo a guardarla.
Anch’io mi giro a guardare. Ma la casa. Lì non possiamo più tornare.
Adesso comincia davvero per noi l’apocalisse.
Adesso devo davvero imparare a sopravvivere.

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editoriale di luludia

Ebbene si, giunto alla mia veneranda età, comincio a leggere i giornali dalle pagine finali, ovvero sport, spettacoli, cultura...

Poi, li mi fermo...

E massimo massimo do un'occhiata all'amaca di Michele Serra, più che altro perché sa scrivere.

Attenzione, non è che ne vada fiero, anzi per molti versi mi dispiace.

Anche perché io sono figlio di ex giornalai e ho passato l'infanzia tra l'odore dei giornali appena arrivati e ancora oggi vedere un'edicola mi da un'emozione particolare...

Eppure è così, non me ne frega più un cazzo di niente, anche adesso, con le elezioni alle porte. Ma, ripeto, non ne vado fiero...

Da sempre appartenente a una sinistra ideale e quasi anarchica, rimpiango i tempi in cui si credeva che l'agire quotidiano e l'interesse per le cose fosse, non un dover essere, ma un piacere...

Quel che io penso del mondo è che è un groviglio di ingiustizie varie, dagli ultimi/ultimissimi dei paesi più degradati fino all'irrigidimento di un Giandomenico Fracchia nell'ufficio del dirigente supremo...

Quel momento di Paolo Villaggio credo rappresenti davvero, e nel modo più perfetto, tutti gli aspetti aberranti (psicologici e sociali) della condizione lavorativa dei più...

La subordinazione, per usare una sola parola...

Eppure, eppure, aldilà di tutti gli snobismi, e del fatto che noi tutti si sia diventati semi artisti per sfuggire alla malinconia, non si può dir niente di più giusto che: “tutti dovrebbero guadagnare 2000 euro al mese.”

Tutti, ma proprio tutti, dallo splendido artista alla persona più semplice, che la sedia sulla quale sono seduto adesso è importante quanto i quattro versi di un poeta greco.

Ma è importante solo se viene costruita come in leggerezza, in uno spirito di comunanza con gli altri dove la subordinazione sia solo un lontano ricordo.

Allora, credendo questo, come mai il vostro luludia si disinteressa completamente di quanto accade? Semplice, il vostro luludia ha una certa età e si è, come dire, un po' stancato...

Il vostro luludia è pure un ex bambino prodigio, uno di quelli che avrebbe potuto benissimo fare la scelta di tanti suoi compagni di scuola che sono diventati, che so, segretari della cgil, assessori, direttori di banca...

Avrei potuto farlo, si...

Però, chissà perché, io e i miei amici abbiamo sempre schifato scelte di questo tipo...

Siam stati come preveggenti, certo, ma quanto sarebbe stato comodo farlo anche noi, che adesso andremmo in giro con quella maschera di sicurezza in volto, tranquilli come il sole...

Però no, non l'abbiamo fatto...

Avevamo già capito che il mondo non cambia (se non negli aspetti puramente esteriori) e che l'unica cosa possibile è soltanto l'agire di ogni giorno, non tanto politico, ma umano...

Testimoniare, insomma...

Testimoniare una diversità, non dico orgogliosa che già nell'orgoglio c'è qualcosa che non va, ma una diversità tranquilla, come a dire noi ce ne fottiamo delle vostre beghe...

Il colpo di grazia è stato poi dato dalla mancanza di orizzonte...

Che l'utopia non esiste più...

Il non luogo, quello che mai avverrà e che tutti un tempo han creduto potesse avvenire di li a poco...

Certo, era solo una leggenda di libertà, ma la scomparsa di quell'orizzonte, sempre un passo più in la, non ha fatto altro che portare la politica a essere solo e soltanto accaparramento di poltrone.

Non so...e voi?

Voi continuate ad interessarvi al mondo?

Io no...

E, fighissimo e sperduto,vivo perso nei miei sogni ...

Ps: il signore che sta nell'edicola che ho messo come immagine assomiglia al mio babbo...

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editoriale di luludia

Allora, essendo tripolare mi dovete dire tre volte buongiorno e magari farmi anche tre caffè, non uno...

Da un certo punto di vista poi, trovandoci abbastanza bene in tre (e in un equilbrio direi discreto), forse un giorno potremmo persino allargare la famigliola...

Che, dove si mangia in tre, si mangia anche in quattro...

E quindi probabili me stessi che fate capolino avvicinatevi senza paura...

Ma di che parlavo?

Ah si, parlavo di equilibrio discreto, o di discreto equilibrio...

Ma tutti sanno che l'equilibrio non è altro che una forma più riuscita di follia o, come diceva Bergman, una maschera credibile...

E' molto importante avere una maschera credibile, ti permette persino di essere abbastanza folle senza paura di finire in manicomio o in un qualsiasi servizio di diagnosi e cura che dir si voglia...

Il problema è sempre quello, per esempio finché ce n'è uno di Bob Dylan va bene, ma immaginatevi un mondo dove tutti sono Bob Dylan...

Non è possibile...

Ci sono gli eletti, forse anche per una questione di culo, o sempre per quella storia della maschera credibile...

Poi ci son quelli che dovrebbero togliersi dalla testa l'idea di essere eletti...

Si dice nei libri di scienze che il bradipo mena vita arboricola e non è molto intelligente...

Ma siamo tutti bradipi, di Bob Dylan ce n'è uno e probabilmente è un bradipo anche lui, solo che è riuscito a trovare il modo di farvelo dimenticare e, in segreto, anche lui mena vita arboricola e non è molto intelligente...

Ma avrei potuto dire Morrison, Lou reed, un poeta o chissà quale altro artista...

Toglietevi dalla testa l'idea di essere degli eletti...

Procuratevi piuttosto una maschera credibile...

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editoriale di ThorsProvoni

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20 dicembre 2015

Sono come bocche aperte, mute, zittite da una alterazione della realtà improvvisa.

I negozi di corso Prestinari. Li rivedo ora, dopo non so più quanti mesi, tutto il tempo che sono rimasto chiuso in casa. Perché finalmente sono uscito e ora li sto rivedendo, questi negozi, sono ancora qui, al loro posto, ma vuoti, per lo più saccheggiati, sventrati, come donne violate in una guerra qualsiasi, quando i vincitori passano e decidono che la loro razza è la migliore del mondo e devono perpetrarla ad ogni costo.

Ma questa non è una guerra, così come non è un'invasione straniera; i nemici non hanno una faccia diversa dalla mia, non hanno una divisa di un altro colore. Il nemico potrei essere io stesso se dovessi incontrare la persona sbagliata ed essere preso a morsi come un ossa da un cane.

Li rivedo e li riconosco, i negozi.

La panetteria di Lina, che per cinquant'anni ha sfornato pane profumato per tutti.

Il bar di Michele, dove sono cresciute generazioni di quindicenni in attesa del prossimo videogame da testare.

L'ufficio postale, che a inizio mese si riempiva di anziani, in fila ad aspettare di ricevere la pensione, con già in testa le spese urgenti da fare, i conti da saldare, e con il resto il fiore da portare sulla tomba di lui o di lei che se ne sono andati troppo presto.

È strano come non abbia mai pensato, mai fatto caso a queste cose prima, quando con passo veloce uscivo solo per raggiungere un posto, per sbrigare qualche commissione, quando la vita era normale. Adesso non ho una meta precisa; ora sono qui solo perché devo capire cosa è rimasto del mondo attorno a me e cosa mi resta da fare per sopravvivere.

Ho una sola urgenza: evitare gli infetti, scoprire dove sono, farmi una mappa della loro presenza per sfuggirli.
Prima, prima che la realtà che avevo sempre conosciuto cambiasse all'improvviso, subisse quest'alterazione violenta, prima che i nemici invadessero queste strade e ne facessero scempio (delle strade, dei negozi, degli uomini e delle donne), prima il mondo aveva un senso. O almeno cercavo di scoprirne uno; e anche se quello che trovavo non mi piaceva più di tanto, cercavo di farmelo andare bene, perché comunque non potevo cambiarlo a mio piacimento. O così almeno avevo sempre pensato.
Ora, invece, dovrò essere io a dare un senso a tutto.
Intanto continuo a camminare al centro della strada. Non c'è nessuno e l'aria frizzante col primo sole del mattino è padrona delle macchine abbandonate, rovesciate, ridotte a carcasse bruciate (probabilmente c'è stata una scaramuccia qui). La natura, invece, ha continuato a fare il suo corso e la neve venuta giù nei giorni scorsi riempie ancora le fioriere e le aiuole. Gli alberi hanno perso le foglie, ma dentro si stanno preparando alla nuova stagione, con l'orologio dello yin che scorre verso la pienezza dello yang. Chissà se anche l'umanità saprà superare il cardine d'equilibrio e ricominciare a costruire una realtà positiva. Ci vorrà una bella scossa (1). In qualche modo Ariano ha ragione, continuo a pensare. Eravamo “uomini razionali ridotti a zombie col cervello atrofizzato dalla televisione” . Non posso però concedergli che quest'invasione dell'animalità e dell'istinto nel mio mondo sia definitiva, integrale. Penso che sia una conclusione indebita. Vuol dire che la vera natura dell'uomo è “solo” quella di un animale che sfama i suoi istinti ed è felice così?
Non c'è vento, ma sento una porta sbattere da dentro il negozio che era stato l'edicola di Gino. È un rumore ritmico e ripetitivo e anche se so che non dovrei, mi avvicino.
Vedo che all'interno tutto è, naturalmente, sottosopra. Il gadget di una rivista per bambini, un orsetto in peluche protagonista di qualche cartone animato, è poggiato in bella mostra sul bancone, come fosse l'avatar di Gino, che lo sostituisce nella consegna di periodici e giornali.
Resto per un attimo immobile a fissare la scena surreale, dove un animale ha preso il posto di un uomo, così come sta avvenendo in quasi ogni parte del mondo, almeno per quel poco che si riesce a sapere dalla rete.
È pericoloso rimanere troppo tempo lì dentro, anche perché non ho esperienza di infetti per sapere come si comportano, se sono tanto intelligenti (o istintivi?) da tendere una trappola o se invece non si preoccupano di mostrarsi apertamente.
L'unica volta in cui ho incontrato un Giallo è stato con Laura, ma era presa dall'inseguimento di Luca (come a dire: a pasto già iniziato) quindi quell'occasione non fa testo.

Dalle notizie degli amici blogger ho letto che non sono molto furbi. Io però non voglio rischiare, perciò è meglio che vada, che esca dall'edicola. Mi blocco solo un attimo a guardare la data di una copia di Repubblica posata sul bancone: 15 gennaio 2015. È, probabilmente, l'ultimo giorno in cui il mondo ha vissuto una parvenza di normalità. Continuo a fissare quella prima pagina con una foto enorme di un Giallo che sul tetto di una Ferrari Testarossa fiammante banchetta con la mano di un uomo in giacca e cravatta, probabilmente ancora vivo; forse è il proprietario dell'auto perché ha una gamba ancora incastrata nel finestrino, come se fosse stato appena tirato fuori a forza.

Guardo e riguardo la foto e la mia mente costruisce scenari di piccole apocalissi nostrane, drammi di persone troppo deboli fisicamente per reagire alla forza bruta di quegli esseri a metà tra l'uomo e l'animale.

Mi viene in mente il verso di una canzone di quarant'anni fa: ma perché, perché io sono un uomo? Ma perché oltre al sangue caldo di un cavallo ho anche il peso di un cervello? Com’è che si intitolava? Non ricordo… Ma che importa ormai? Forse chi l'ha scritta voleva parlare del modo troppo freddo e razionale con cui spesso affrontiamo la realtà quotidiana, senza calore umano, empatia; di certo non poteva immaginare che a distanza di tanto tempo quelle parole potessero suonare quasi macabre.

Faccio per girarmi verso la porta e andare via, ma la mia curiosità mi spinge ad afferrare la copia del giornale per leggerlo con calma dopo. In quell'istante vedo con la coda dell'occhio che qualcosa salta fuori da dietro il bancone e mi viene addosso.

È finita, è il primo pensiero che ho, questa volta non ci posso fare niente. Non sono mai stato un tipo atletico, non ho mai frequentato una palestra, non … insomma non sono mai stato abituato allo scontro fisico, violento. È inutile cercare di reagire, è meglio lasciarsi andare al destino, tanto andrà come deve andare.

E invece è solo un maledetto gatto spuntato da chissà dove, che salta sul bancone e fugge via dalla porta.

La paura mi paralizza solo per qualche attimo, poi immediatamente riprendo conoscenza e balzo anch'io fuori dal negozio. Resto un momento a riprendere fiato e mi accorgo che ho in mano la copia del giornale; resto a guardare nuovamente la foto, senza un motivo preciso.

Ed è proprio ora che imparo la prima regola di questa nuova giungla che è diventato il mondo: mai abbassare la guardia.

Non faccio in tempo a sentire il rumore che qualcosa mi colpisce alla spalla e mi getta a terra. Mi giro sulla schiena e mi ritrovo una creatura che sta sopra di me e sta avvicinando la sua bocca verso il braccio che istintivamente ho messo tra me e lui.

Non so chi o cosa mi spinge, ma d'impulso infilo il giornale nella sua bocca e mi rotolo di fianco. L'infetto resta imbambolato, accusa il colpo. Io invece lo guardo e la paura, o forse l'odio verso di lui e tutto ciò che rappresenta tirano fuori da me un coraggio che non sapevo di avere. O forse è solo l’incoscienza. Alla mia destra c'è un piccolo segnale stradale, di quelli provvisori che mettono quando ci sono lavori in corso; lo sollevo con tutte e due le mani e comincio a calarlo con forza sulla sua testa, sul collo, sulle spalle. Forse è morto ma io continuo a dare colpi, non mi rendo conto neanche che potrebbe essere pericoloso se qualche schizzo di sangue dovesse lordarmi. Smetto solo quando non ho più forza nelle braccia e il segnale mi cade dalle mani. Mi lascio andare sul marciapiede a pochi passi da quella creatura che, prima di essere trasformato in un mostro da qualcun altro, era stato magari un medico o un insegnante, o qualcuno che aveva fatto del bene agli altri. E io, forse, l'ho ripagato così. Ma è la legge della giungla, di questa nuova giungla: mors tua vita mea. Non valgono più le leggi e le convenzioni di prima.

Sto ancora guardando l'infetto mentre mi alzo lentamente; guardo i vestiti, cerco di toccarmi nelle parti scoperte per assicurarmi che non ci sia sangue che potrebbe contagiarmi. Vedo a qualche metro di distanza una fontanina e prego dentro di me che dia ancora acqua, per potermi lavarmi. La raggiungo e giro il rubinetto e solo allora mi accorgo che ...

(nota 1): la scossa, o il tuono, l'eccitante è il primo trigramma della serie yang negli I Ching. Ha il senso di dare una mossa violenta alle cose per rimetterle in moto.

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editoriale di ThorsProvoni

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14 dicembre 2015

Linee. Spezzata, intera, spezzata, spezzata. Gli I Ching. Ancora linee: intera, spezzata. Esagramma 29. Linea mobile: 6. Diventa esagramma 59.

Alla fine dovevo decidere, se andare o restare. E mi sono affidato agli I Ching.

L'ho sempre fatto, ma non si trattava mai di vita o di morte; come ora. Ho chiesto al destino e il destino mi ha risposto.

Due volte il segno dell'acqua, nel linguaggio degli I Ching è l'esagramma 29, ma è anche doppio pericolo, crisi, caos primordiale, trappola. Come quella in cui mi trovo da quando è iniziato tutto.

C'è un cambiamento? Sì, linea mobile 6: le cose non si possono fare da soli.

C'è una speranza? Sì, dice la stessa linea: la situazione non è per niente bella ma si sopravvive. Non si dice che c'è vita o la salvezza definitiva, ma la sopravvivenza, e questo mi basta. Allora devo uscire da qui, dal mio bunker.

E poi? L'esagramma derivato 59: il vento sopra l'acqua. La dissoluzione, ma anche la sicurezza; i viaggi propizi, ma anche le contrarietà

Devo uscire ed iniziare un viaggio che come ogni viaggio lungo, forse infinito, porterà difficoltà. Il vento soffia sull'acqua e crea le onde, scuote il mare caotico e inquietante che sta in me, e in te e in ognuno, e fa straripare ogni emozione, spazza via ogni certezza. Un maelstrom interiore che salta via dalle pagine di Poe e piomba nella mia anima, un gorgo nero e minaccioso che rimesta il fondo buio e limaccioso del mio spirito. Quest'apocalisse mi sta costringendo a fare i conti con i miei anni, con le mie colpe, le paure innate e quelle fiorite con lo scorrere dell'esistenza. Sta tutto venendo su; e mi vuol portare giù. Così il viaggio diventa un modo per scappare dai Gialli e dal vecchio che c'è dentro di me.

È un'inondazione, che dapprima incute timore e terrore, ma che alla fine, dopo averla trascinata e sballottata, lascia la mia barca spirituale su un terreno elevato, lontano dal marciume della terra piatta, laggiù

L'importante, ripetono gli I Ching, è restare concentrati sulle intenzioni iniziali, qualunque cosa accada; l'importante è mantenere l'equilibrio anche se ci saranno momenti di instabilità, di paura, la voglia forte di tornare a rintanarmi in casa.

E bisogna anche fare in fretta; la prima linea ammonisce: prima che la situazione ti sfugga di mano, l'aiuto di un amico sarà decisivo.

Per ora non ho amici che qui ed ora mi possano prendere per mano e condurre su una strada sicura. I blogger che ancora rispondono sono pieni di consigli per tutti. Ma questa è una guerra dove ogni nemico è diverso, ogni campo di battaglia è nuovo; e soprattutto il nemico sta puntando non Alex o Nick, non Ariano o Luca, ma proprio me. Un amico, se ci sarà, dovrò trovarlo lì fuori, dove la prima mossa sarà: imparare a sopravvivere. Ho un'unica certezza, per il momento: porterò con me gli I Ching. Ancora una volta mi hanno risposto, per ora sono l'unico amico fedele che ho.

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editoriale di mrbluesky

Ci avete mai pensato?(questa è una battuta)
Pensare serve solo a due cose:
Capire e non mettersi nei guai.
Chi non pensa è un imbecille,ma le cose le fà,rischia e magari ottiene cio che vuole.
Chi pensa invece è saggio ma prudente,spesso rinuncia e non cava un ragno dal buco. Allora pensavo:
Ma la vita ci ha mai chiesto di pensare?
Facciamo qualche esempio:
Ti piace quella persona,ci pensi da tanto tempo che hai gia iniziato a vederne i difetti.
Forse è molto diversa da come te la immagini,o potresti incappare in un bel NO!
Poi a pensarci bene non ti piace nemmeno cosi tanto,magari è solo un capriccio!
Ma chi te lo fa fare?metti che poi ci stà!
Forse preferiresti quell'oggetto!si ci pensi,lo osservi da un bel pò che ti ha quasi stufato.Ma sarà davvero cosi indispensabile?in fondo ne hai uno simile che non utilizzi da anni!non è meglio tenersi i soldi in tasca per la vecchiaia?
E allora?allora ci vorrebbe una nuova iniziativa,bella,ma ci pensi un pò su perchè non è che sia proprio fra le tue priorità,avresti cose ben piu importanti da fare.
E se poi non ti interessa?dovresti forse inventarti delle scuse per non andarci?
No,decisamente imbarazzante!
Bene!ora proviamo in un altro modo:
Ti piace quella persona e ci provi subito,in fondo mica te la devi sposare,e se proprio va male beh,la cosa ti lascia come ti trova,anzi,non è detto che un domani non ci ripensi.
Intanto perchè non consolarti con quell'oggetto che ti piace,levarti sta soddisfazione,e se proprio ti stuferà potrai sempre rivendertelo o magari regalarlo alla persona di prima!
Oppure partecipare a quella bella iniziativa,perche nò!col tempo potrebbe piacerti ed appassionarti,certo,e in caso contrario sarà sempre un esperienza che magari un giorno ti tornerà utile.
Potrei continuare ma basta cosi!
è che la notte dormo male,e cosi penso
Ma se pensare fa male,
Perche pensiamo?
Pensateci.(ma anche no!)

Ciò che chiamiamo sbagli sono i frutti del nostro albero

MrB

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