editoriale di luludia

Ma il narratore è onnisciente o è solo stronzo? Quello della mia vita intendo.

Trama imbarazzante, sciocco sentimentalismo profuso a piene mani, lugubri coazioni a ripetere a far si che si sbatta sempre contro le sbarre della gabbia...

“E' che non sai vivere” sussurra il logico/razionalista...

E parte la lezioncina conseguente. Ovvero le regoline/regolette per non farsi fregare...

Che poi il più delle volte ti freghi da solo..

Ed ecco allora che quella vocetta stridula/melliflua ti ripete per l'ennesima volta frasi del tipo: “annusa l'aria o la situazione e se non fa per te allontanati in fretta anche se non hai la macchina”.

Certo, come no? Vuoi mettere fare l'autostop nelle stradine secondarie dove non passa mai nessuno? Se è lo splendore della ragione a guidarti, fa mica niente se sei solo

Oppure “non credere a nulla o se lo fai fallo una volta sola”. Ok, signor logico/razionalista, deve essere la millesima volta che me lo spieghi...posso andare avanti io, se vuoi...

Si? Ecco allora, ascolta: ogni buona rivoluzione insegna che sei già fottuto in partenza, anche dovessi vincere. E la buona rivoluzione è quella destinata a perdere. Anzi è quella che ha già perso in partenza

Stessa cosa per l'amore che è tipo una rivoluzione in sedicesimo, anche se più potente perché riguarda solo te...

Tutto giusto, vero?

Continuo? Si?

Non prendere sul serio artisti, scrittori, musicisti, ovvero proprio quelli che non sanno vivere. Approfitta di loro esteticamente (bellezza o quant'altro) o per la quantità di emozione/ energia abbastanza impressionante che riescono a darti. Per il resto mandali a cagare.

Non far si che tutti i parassiti della sconfitta ti succhino il sangue (anche se, idealmente, tu stai con loro). Non circondarti di folli, mitomani, professionisti della sfiga, ti stanno simpatici ma ti trascinano giù, come e quanto i vincitori...

Di nuovo tutto giusto, vero? Stavolta non mi rimandi a settembre?

Ok, grazie signor logico razionalista...

Però magari adesso levati dai coglioni...

Sai, credo che il narratore onnisciente per me abbia scelto altro. E' uno che deve avere davvero una vita di merda. Se no perché vendicarsi in questo modo usando me?

E voi?

Il vostro narratore è altrettanto stronzo?

Al mio riconosco comunque un certo stile...

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editoriale di luludia

La sera l'entusiasmo del mattino è una specie di depressione...

E le parole che, dandoti importanza, hai sussurrato una dietro l'altra han perso del tutto la loro luce..

Erano piccole gemme o fiori d'una raccolta d'attimi... e ora...ora non sono più nulla...

Ah si, è sera...e sei stanco di essere il cercatore d'oro che contempla tutti quei sacchettini colmi non di pagliuzze luminescenti ma, appunto, di parole

Che quando guardi quei sacchettini sembri un avaro che conta i soldi...

Che farai domattina? Sistemerai lo spettacolo che stai scrivendo per la tua compagnia di attori sgangherati? Studierai un pochino Frida Khalo? Oppure, per una volta, non farai assolutamente un cazzo?

Assolutamente un cazzo? Magari...

Che, già lo so, ti metterai lì con la tigna dell'artista fino a che una piccola fila di parole non avrà raggiunto quella che tu definisci aerea leggerezza. Mio dio, quanta fatica sprecata...

Peccato, che, un tempo, l'arte d'esser niente tu la possedevi... ed era il più prezioso dei doni..

Invece adesso questi sacchettini che contempli nel buio non sono che l'ennesima gabbia...con l'aggravante che l'hai costruita tu...

Suvvia, fottitene...

E concedi alla vita (che è schifo e meraviglia) di distruggere il tuo castello

E' l'unica cosa che lei può fare per te...

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editoriale di luludia

L'altro giorno ho rivisto Marco, uno dei quattro.

Ci siam mezzi ubriacati e ci siam messi a ricordare.

Ed ecco quello che mi ha detto il mio vecchio amico:

“Io non sopporto nessuno. E i discorsi degli altri, in genere, mi disgustano.

E ho sviluppato una tecnica perfetta per non ascoltare le persone quando mi parlano. Talmente perfetta che non se ne accorgono mai.

Che i discorsi degli altri mi interessano di passaggio, quando sono colti come per caso.

Che è bello passare in mezzo a una moltitudine anonima, cogliendo parole in qua e in la come fossero musica,

Oppure è bello quando ti ferma una vecchietta o un tipo dolcemente fuori posto.

Ma gli altri...gli altri, dopo cinque minuti, vorrei essere altrove.

Ci sono delle eccezioni, ovvio, ma non son certo tante.

E comunque tutto questo non nasce da un senso di superiorità, anzi...semmai nasce dall'esser fatto male.

Mi capita spesso di avere nostalgia degli anni giovani e il massimo della nostalgia è per quei pomeriggi quando ascoltavamo insieme tutti quei dischi.

Eravamo in quattro, il numero perfetto.

Mi è capitato di avere altre amicizie virili e nessuna ha mai avuto quello splendore.

Tolti voi, i maschi mi fanno un po' schifo.

Io parlo solo con le donne, forse per la loro bellezza, forse perché ho ben poco di maschile. O forse perché sono terribilmente stanco. (Avviso ai naviganti: il signore che sta parlando è provvisto di notevole fascino).

Ah, per me, gli unici uomini esistenti siete voi tre E, forse, amo tanto tanto la musica per il semplice fatto che mi riporta a quei pomeriggi.

Che poi era bello anche prima, quando al posto di Lou Reed c'era il Conte Oliver e al posto dell'impianto stereo il pallone. Ed è stato meno bello dopo, quando ci siamo mischiati.

Che per me quei pomeriggi eravate VOI .

VOI di cui son più stato geloso che di tutte le mie fidanzate messe insieme.

Ah, gli unici uomini esistenti sono tre ragazzi in realtà, tre ragazzi persi nella notte dei tempi.

Mentre ora sono un solitario quasi assoluto, non faccio praticamente mai niente, non vado da nessuna parte.

Ma va bene così, sto coi miei sogni...

Chissà, forse c'è una velata psicosi.

Si sa che una delle paure degli psicotici è quella di essere risucchiati dagli altri...gli altri sono ladri...

Ladri di energia, ladri di identità.

E' che io ho bisogno d'aria, quindi non trascinatemi a feste, e se si, lasciatemi andar via presto.

Io non vi reggo più di mezz'oretta. Quindi, datemi un angolino...

Se possibile “un posto pulito illuminato bene...”

Ecco, queste le parole del mio amico.

Parole eccessive, forse... ma che in me risuonano...

Risuonano magiche...

Che forse anch'io, se potessi scegliere un momento da rivivere, tornerei a uno di quei pomeriggi...

Tra il Conte Oliver e Lou Reed...

Quando eravamo principianti assoluti e tutta la vita era davanti a noi..

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editoriale di masturbatio

E’ ricorso un decennale significativo per me. E’ già passato, d’altronde era passato anche quando era passato. Me ne sono accorto all’improvviso, manco ha bussato. Dieci anni, dieci è un numero importante, dieci sono i comandamenti. Dieci è quando inizi a mettere un numero di fronte ad un altro numero. Allora concedetemi un gioco scemo, oggi che sono un uno, mi volto a guardare quando ero uno zero.

Le multe che non prendevo sulla 51. La 51 è la gloriosa linea che percorre un tracciato ideale o un’idea di tracciato dalla bella Trieste all’altrettanto bella e meno spocchiosa Udine. Unisce due terre differenti, e due tracciati mentali fondamentalmente distanti. Gli uni mangiano il prosciutto cotto con il kren, hanno un vocabolario separato dal resto del mondo se ordinano un caffè; gli altri si riscaldano col formaggio fritto e la polenta e il caffè fino a ieri lo allungavano con la grappa.

Conoscevo a memoria gli autisti della 51, c’era un mona che metteva le cassette con Tiziano Ferro, uno cattivo cattivo che ti squadrava e chiedeva sempre il biglietto, poi c’era il grassone coi rayban. C’è sempre almeno un grassone per linea. Mi piaceva prendere la 51, aveva uno scopo preciso. Uno scopo, appunto.

Mettevo su le cuffiette e ne ascoltavo di cacca. Intanto il paesaggio variava tra campi e dormitori. To’, tieni (?) questi 10 minuti di raffreddore, con sotto un disco che poi ti piaceva. Cacca profumata e ricoperta di pajette, che ti piacevano anche quelle. Andavi in brodo di giuggiole quando qualcosa luccicava. Una gazza ladra. Non me la prendo con nessuno, non posso prendermela che con me stesso. Già, basta sentire cosa cazzo ascoltavo musicalmente. La vita c’ho messo anni di fatica a peggiorarla e non spettano a nessun altro diritti d’autore. Ma come in ogni casino che si rispetti, una volta arrivato al punto in cui non riesci a camminare per la mole di oggetti a caso per terra, ti fermi. La cosa importante prima o poi è arrivare a capire che quel casino ha preso il sopravvento sulla tua persona. E’ importante. Un bel respiro, ascolta l’aria che ti entra nei polmoni, fesso. Quand’è stata l’ultima volta che hai respirato. Ti sei scordato come si fa o non l’hai mai fatto. A questo punto non fa differenza.

Probabilmente iniziò ad avere senso, eravamo seduti su uno scivolo, non c’era nessuna scritta sul muro, non c’era assolutamente niente. Quando t’inventi che il nulla ha un senso sei nella merda.

La 51 è rimasta, è ancora lì che fa i suoi giri, con una quindicina di rotonde in più. Parte in pianura nel verde e ti mostra da lontano le alpi orientali come un anfiteatro greco. Si lascia alle spalle il granturco per rivelare il collio con i suoi vigneti. Attraversa il lembo bisiaco dove subentra la vegetazione mediterranea, e dove inzia la spina dorsale del carso che protegge dai venti. Prosegue fianco a fianco con l’altopiano e, meravigliosamente, per aprirti la vista al mare s’inerpica sulla costiera, ad un centinaio di metri, in modo che il riflesso del sole s’infranga con innumerevoli onde. Là dove gli austriaci hanno costruito i castelli per abbronzarsi, là dove l’adriatico finisce, o inizia, dipende dai punti di vista. La fine non è un inizio?

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editoriale di ALFAMA

"Il disco , il libro, il film, più bello della tua vita ? "

Ecco secondo me questa è la classica domanda del cazzo !

Prendiamo per esempio i dischi, come puoi avere il tuo disco della vita ?

La vita e la musica, hanno il tempo come costante che li rende difficilmente paragonabili.

Voglio dire il piacere che provi nell'ascoltare un disco a 20 anni non può essere paragonato al piacere che provi ascoltando magari lo stesso disco a 40 anni. Sono opere diverse perchè il disco ha 3 facciate e una cambia sempre

Un salto di 20 anni, Un salto, vita, esperienze,amori, delusioni, nuovi ascolti, diventi uomo. Non puoi vedere il disco con lo stesso sguardo.

Dischi diversi . La musica cambia, cambiano le prospettive, i tuoi sentimenti, si aprono nuove porte.

Sei la stessa persone con un mazzo che contiene più carte.

Quindi se hai un solo disco della tua vita, sei limitato. Guarda attentamente nel tuo mazzo di carte, tutte diverse e splendide, ma inutile sceglierne una sola.

Come quando sfogliando le pagine della tua vita, come puoi scegliere il momento più bello.

Una domanda del cazzo.

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editoriale di mrbluesky

Da ragazzo sognavo di avere quelle scarpe Francesi,quelle famose (fatte in Francia),quelle con le tre strisce,ma erano troppo care e dovevo accontentarmi di quelle Italiane comprate al mercato.
Di solito però quelle che mi andavano bene avevano quasi sempre colori inguardabili,come il beige o il grigio tortora ma purtroppo era quello che passava il convento.
Ora,io ricordo che le indossavo tutto il giorno,passando dalla scuola al campo di calcio e che nonostante ciò mi durassero (almeno) un paio di anni,prima di essere riutilizzate come mine antiuomo nei principali teatri di guerra dell'epoca.
Da un certo punto in avanti ho smesso di utilizzare quel tipo di calzature,limitandone l'utilizzo alle attività sportive,ma essendo io un pigro da competizione non ne ho certamente fatto un uso smodato,tanto da non comprarne piu per almeno vent'anni.
Ho ripreso ad usarle qualche anno fa,perchè non dovendo piu badare all'estetica per raggiunti limiti di età,amo vestirmi in modo semplice e comunque funzionale.
Mi sono però subito accorto che qualcosa era cambiato nel mondo, almeno per quanto riguarda la manifattura,e che nonostante i prezzi siano anche maggiori delle scarpe Francesi dell'epoca ,la qualità fa decisamente schifo.
Per farla breve ieri mentre aspettavo il mio turno dal medico e nel tentativo di sottrarmi con lo sguardo ai soliti discorsi sull'incapacità dei nostri governanti,ho preso a fissarmi le scarpe et Voilà !(per dirla alla Francese) un bel taglio longitudinale da entrambe le parti,il che significa belle e pronte per la discarica.
Cosi ho cercato di fare una cronostoria del mio ultimo acquisto:
comprate in tarda primavera coi saldi,
inutilizzate durante l'estate Africana,
rimesse in servizio ad autunno inoltrato.
Totale,tre mesi di vita (si e no).
Rientrato a casa me le sono sfilate per guardare l'etichetta
Made in China
sono molto soddisfatto.

MrB

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editoriale di zaireeka

Quando si inizia è quasi sempre tutto molto bello, che sia oggi, domani, o cento anni fa.

È bello quando parlando con qualche amico ti rendi conto che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che prendi coscienza che puoi fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo.

Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore, aprirlo al cittadino comune, far decidere la gente del proprio destino. Ed il modo è a portata di mano, e può avere il volto di un cittadino qualunque come di un personaggio famoso.

Un gruppo ancora ristretto di amici ti accompagna in questa avventura.

Poi il gruppo si allarga, quello non lo conosco, non mi convince del tutto, non so chi sia, ma fa lo stesso, anche lui pare, esattamente come me, entusiasta alle parole che sto ascoltando. Ergo, anche lui ha i miei stessi pensieri, gli stessi ideali. La stessa rabbia.

Adesso siamo sempre di più. Le parole non riesco più a sentirle chiaramente, alcune non le capisco abbastanza, alcune non le condivido del tutto. Ma è bello essere tanti, qui, migliaia, in questa piazza.

Ma ora che succede, perché tutta questa gente ha cominciato a muoversi tutta in una sola direzione, senza guardarsi intorno. Mi trascina, non sono io a deciderlo, non sento più nulla. Chi si ricorda più di un tempo? Noi siamo qua, ci muoviamo tutti insieme uniti per fare qualcosa di bello e giusto. Ora non più, ora facciamo qualcosa di bello e giusto perché ci muoviamo tutti insieme uniti.

Tu che sei fuori dalla massa, sento che dici qualcosa, ma non riesco ad afferrare le tue parole. Ci sono troppe persone che mi separano da te, milioni. Parlano e scrivono di tutto, ma soprattutto delle regole da rispettare rigorosamente per muoversi uniti, per continuare a rimanere uniti. E poi di colui, o di coloro, che da oggi ne dovrà garantire l’applicazione, per conto non si sa più di chi.

Tu che sei fuori dalla massa, intravedo che stai parlando con un amico, ti rendi conto, quasi come un clandestino, un escluso, che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che pensi di poter fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo. Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore.

Io non posso più.
Io sono il tuo nemico.

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editoriale di Stanlio

(Avviso ai naviganti: prima di iniziare a leggere questa pagina di diario, è bene andare a guardare qui, dove è spiegato ciò di cui si tratta)

1.

2.

3.

ehm, & 4.

in breve: non c'è tre senza quattro ma pare pure che non ci sia uno senza sessantasei...

nella foto: il compianto regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn in Mexico

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editoriale di ThorsProvoni

(Avviso ai naviganti: prima di iniziare a leggere questa pagina di diario, è bene andare a guardare qui, dove è spiegato ciò di cui si tratta)

10 GENNAIO 2016

Dranwall naturalmente non era in edicola, quella da cui avevo preso il giornale e dove poi mi ero scontrato con un Giallo. Il suo cadavere era ancora lì. Gli mancava un braccio, forse un cane o un altro infetto l’avevano portato via. Carlo ha camminato sempre perfettamente al centro della strada, come gli avevo detto e anche se non dava a vederlo cercava sempre di guardare dritto davanti a sé, evitando di mettere gli occhi sui morti che sorpassavamo. Quando io sono entrato nel negozio dei giornali, mi ha seguito come un cagnolino ed è rimasto a guardare la strada fuori dalla porta per evitare brutte esperienze. Questo l’ha deciso lui. Poi, quando gli ho detto, dopo aver fatto finta di cercare, che il suo mensile non c’era, si è voltato verso l’interno ha dato un’occhiata veloce e mi ha detto:

“Ok, andiamo. Torniamo la prossima volta.”

Poi mi ha guardato con aria dubbiosa e interrogativa:

“Posso prendere qualche giornalino?”

Così ha riempito una delle buste che avevamo portato per la spesa di fascicoli vari, colorati oltre ogni misura e dai titoli più improbabili. Quindi mi ha ripreso la mano e siamo usciti.

Il market che era la nostra meta non aveva molto da offrire, chissà da quanto tempo era stato saccheggiato alla grande. C’era solo ancora qualche scatoletta di verdure in umido e un paio di bustine di zucchero cadute da qualche confezione multipla.

“E ora dove andiamo?”

Carlo rimane un attimo incerto, poi mi risponde:

“Forse conosco io un posto. Se sai come fare ad entrare, l’ultima volta che l’ho visto era ancora chiuso. Perciò forse non sono arrivati lì a fare la spesa. È qui vicino.”

Mi fa strada per pochi metri, fino alla prima traversa a sinistra. Di fronte ad un vecchio cinema, chiuso già da molto prima che scoppiasse la pandemia, c’è un negozio di alimenti biologici. Dalla vetrina si vedono ancora i prodotti sugli scaffali. Il problema è riuscire ad entrare, perché le porte sono chiuse a chiave. I proprietari probabilmente avevano chiuso al mattino e non più aperto al pomeriggio, per questo le serrande erano ancora alzate. Non abbiamo incontrato finora infetti, forse anche a causa del freddo intenso che li fa rintanare in qualche posto meno aperto, ma c’è sempre il pericolo che, attratti dal fracasso che dovremmo fare per provare a spaccare le vetrine, spùntino fuori. Ad un certo punto mi accorgo anche che il vetro è antiscasso, per cui questa possibilità cade definitivamente. Lo dico a Carlo che ci rimane male, forse più perché io non sono riuscito a risolvere il problema che per il fatto che non siamo potuti entrare.

Bisognerà trovare un’altra soluzione.

Poi Carlo esclama:

“Aspetta, guarda qua!” indicando un disegno sul muro.

“Cos’è?” gli chiedo.

“Non conosci i disegni di Dranwall?”.

Non li conosco.

“È vero, tu non leggi Dranwall. Allora” inizia col tono di chi è a conoscenza di qualcosa di importante “tutti i suoi amici quando non si possono incontrare, parlano tra loro con i disegni sui muri. Vedi questo? Una casa vuol dire che c’è qualcuno, un amico, che abita nelle vicinanze. Il piede verso sinistra vuol dire che bisogna andare da quella parte.”

Sta per incamminarsi, ma lo fermo.

“Non è meglio che per oggi facciamo la spesa e torniamo a casa e poi domani veniamo qua apposta per cercare questa persona?”

Mi guarda per qualche secondo, poi si gira verso sinistra e guarda la strada vuota.

“Va bene” dice alla fine. “Però dobbiamo cercare un posto dove andare per la spesa” il suo tono è quasi di rimprovero verso di me. “Da queste parti non mi sembra ci sia rimasto molto.”

Giriamo ancora un po’ e alla fine riusciamo a terminare la lista della spesa saccheggiando un po’ qua e un po’ là. Vedo ancora qualcosa che potrebbe servire a casa, ma per oggi siamo abbastanza carichi. È vero che Carlo ha i suoi fumetti, ma non glieli voglio far lasciare. Possiamo tornare domani a prendere il resto.

Cerco di rifare tutte le strade larghe, dove è più facile vedere se c’è qualcuno in agguato.

Per qualche strano fenomeno sono quasi contento; in fondo oggi abbiamo da mangiare, Carlo ha i suoi giornaletti e io ho preso in edicola un vecchio numero di Urania con una raccolta di racconti di Robert Silverberg che non ho mai letto: ‘Violare il cielo’. Ci vuole così poco per essere felici?

Arriviamo davanti al cancello che si apre sul giardino su cui affaccia la mia casa. Prima che cominciasse l’apocalisse il cancello restava sempre aperto, perché a qualche deficiente andava bene così, era più comodo.

Adesso invece è chiuso e devo prendere la chiave in tasca.
Forse questo contrattempo ci ha salvati.
“Guarda Theo!”
“Cosa?”
“Là, sopra il balcone! Non è casa tua quella?”
Poggio le buste a terra e guardo verso il mio terzo piano. Il balcone è pieno di uomini e donne, una decina, che fanno dentro e fuori casa; forse è l’odore di abitato, di carne calda, di normalità.
Rimango bloccato. Come hanno fatto ad entrare? Da dove vengono?
Solo un uomo che ci ha visto e indica verso di noi mi risveglia dal torpore della sorpresa e della paura.
È un attimo. Tutti gli altri infetti corrono dentro urlando. Di sicuro stanno arrivando.
“Scappiamo Carlo! Lascia tutto e scappiamo, quegli uomini ci vogliono fare del male!”
“E la spesa? La lasciamo qui?”
“Lascia stare la spesa, poi se ne parla!”
Lo prendo per mano e comincio a scappare. Carlo non vuole mollare la busta con i giornaletti che gli batte contro la gamba mentre corre.
“Lascia stare i fumetti, non possiamo scappare se abbiamo pesi!” gli urlo mentre corriamo alla cieca. “Poi torniamo a prenderli” gli dico per rassicurarlo.
Carlo lascia la busta, avendo però cura di gettarla sotto un’auto. Si volta un attimo a guardarla.
Anch’io mi giro a guardare. Ma la casa. Lì non possiamo più tornare.
Adesso comincia davvero per noi l’apocalisse.
Adesso devo davvero imparare a sopravvivere.

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editoriale di luludia

Ebbene si, giunto alla mia veneranda età, comincio a leggere i giornali dalle pagine finali, ovvero sport, spettacoli, cultura...

Poi, li mi fermo...

E massimo massimo do un'occhiata all'amaca di Michele Serra, più che altro perché sa scrivere.

Attenzione, non è che ne vada fiero, anzi per molti versi mi dispiace.

Anche perché io sono figlio di ex giornalai e ho passato l'infanzia tra l'odore dei giornali appena arrivati e ancora oggi vedere un'edicola mi da un'emozione particolare...

Eppure è così, non me ne frega più un cazzo di niente, anche adesso, con le elezioni alle porte. Ma, ripeto, non ne vado fiero...

Da sempre appartenente a una sinistra ideale e quasi anarchica, rimpiango i tempi in cui si credeva che l'agire quotidiano e l'interesse per le cose fosse, non un dover essere, ma un piacere...

Quel che io penso del mondo è che è un groviglio di ingiustizie varie, dagli ultimi/ultimissimi dei paesi più degradati fino all'irrigidimento di un Giandomenico Fracchia nell'ufficio del dirigente supremo...

Quel momento di Paolo Villaggio credo rappresenti davvero, e nel modo più perfetto, tutti gli aspetti aberranti (psicologici e sociali) della condizione lavorativa dei più...

La subordinazione, per usare una sola parola...

Eppure, eppure, aldilà di tutti gli snobismi, e del fatto che noi tutti si sia diventati semi artisti per sfuggire alla malinconia, non si può dir niente di più giusto che: “tutti dovrebbero guadagnare 2000 euro al mese.”

Tutti, ma proprio tutti, dallo splendido artista alla persona più semplice, che la sedia sulla quale sono seduto adesso è importante quanto i quattro versi di un poeta greco.

Ma è importante solo se viene costruita come in leggerezza, in uno spirito di comunanza con gli altri dove la subordinazione sia solo un lontano ricordo.

Allora, credendo questo, come mai il vostro luludia si disinteressa completamente di quanto accade? Semplice, il vostro luludia ha una certa età e si è, come dire, un po' stancato...

Il vostro luludia è pure un ex bambino prodigio, uno di quelli che avrebbe potuto benissimo fare la scelta di tanti suoi compagni di scuola che sono diventati, che so, segretari della cgil, assessori, direttori di banca...

Avrei potuto farlo, si...

Però, chissà perché, io e i miei amici abbiamo sempre schifato scelte di questo tipo...

Siam stati come preveggenti, certo, ma quanto sarebbe stato comodo farlo anche noi, che adesso andremmo in giro con quella maschera di sicurezza in volto, tranquilli come il sole...

Però no, non l'abbiamo fatto...

Avevamo già capito che il mondo non cambia (se non negli aspetti puramente esteriori) e che l'unica cosa possibile è soltanto l'agire di ogni giorno, non tanto politico, ma umano...

Testimoniare, insomma...

Testimoniare una diversità, non dico orgogliosa che già nell'orgoglio c'è qualcosa che non va, ma una diversità tranquilla, come a dire noi ce ne fottiamo delle vostre beghe...

Il colpo di grazia è stato poi dato dalla mancanza di orizzonte...

Che l'utopia non esiste più...

Il non luogo, quello che mai avverrà e che tutti un tempo han creduto potesse avvenire di li a poco...

Certo, era solo una leggenda di libertà, ma la scomparsa di quell'orizzonte, sempre un passo più in la, non ha fatto altro che portare la politica a essere solo e soltanto accaparramento di poltrone.

Non so...e voi?

Voi continuate ad interessarvi al mondo?

Io no...

E, fighissimo e sperduto,vivo perso nei miei sogni ...

Ps: il signore che sta nell'edicola che ho messo come immagine assomiglia al mio babbo...

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editoriale di luludia

Allora, essendo tripolare mi dovete dire tre volte buongiorno e magari farmi anche tre caffè, non uno...

Da un certo punto di vista poi, trovandoci abbastanza bene in tre (e in un equilbrio direi discreto), forse un giorno potremmo persino allargare la famigliola...

Che, dove si mangia in tre, si mangia anche in quattro...

E quindi probabili me stessi che fate capolino avvicinatevi senza paura...

Ma di che parlavo?

Ah si, parlavo di equilibrio discreto, o di discreto equilibrio...

Ma tutti sanno che l'equilibrio non è altro che una forma più riuscita di follia o, come diceva Bergman, una maschera credibile...

E' molto importante avere una maschera credibile, ti permette persino di essere abbastanza folle senza paura di finire in manicomio o in un qualsiasi servizio di diagnosi e cura che dir si voglia...

Il problema è sempre quello, per esempio finché ce n'è uno di Bob Dylan va bene, ma immaginatevi un mondo dove tutti sono Bob Dylan...

Non è possibile...

Ci sono gli eletti, forse anche per una questione di culo, o sempre per quella storia della maschera credibile...

Poi ci son quelli che dovrebbero togliersi dalla testa l'idea di essere eletti...

Si dice nei libri di scienze che il bradipo mena vita arboricola e non è molto intelligente...

Ma siamo tutti bradipi, di Bob Dylan ce n'è uno e probabilmente è un bradipo anche lui, solo che è riuscito a trovare il modo di farvelo dimenticare e, in segreto, anche lui mena vita arboricola e non è molto intelligente...

Ma avrei potuto dire Morrison, Lou reed, un poeta o chissà quale altro artista...

Toglietevi dalla testa l'idea di essere degli eletti...

Procuratevi piuttosto una maschera credibile...

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editoriale di ThorsProvoni

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20 dicembre 2015

Sono come bocche aperte, mute, zittite da una alterazione della realtà improvvisa.

I negozi di corso Prestinari. Li rivedo ora, dopo non so più quanti mesi, tutto il tempo che sono rimasto chiuso in casa. Perché finalmente sono uscito e ora li sto rivedendo, questi negozi, sono ancora qui, al loro posto, ma vuoti, per lo più saccheggiati, sventrati, come donne violate in una guerra qualsiasi, quando i vincitori passano e decidono che la loro razza è la migliore del mondo e devono perpetrarla ad ogni costo.

Ma questa non è una guerra, così come non è un'invasione straniera; i nemici non hanno una faccia diversa dalla mia, non hanno una divisa di un altro colore. Il nemico potrei essere io stesso se dovessi incontrare la persona sbagliata ed essere preso a morsi come un ossa da un cane.

Li rivedo e li riconosco, i negozi.

La panetteria di Lina, che per cinquant'anni ha sfornato pane profumato per tutti.

Il bar di Michele, dove sono cresciute generazioni di quindicenni in attesa del prossimo videogame da testare.

L'ufficio postale, che a inizio mese si riempiva di anziani, in fila ad aspettare di ricevere la pensione, con già in testa le spese urgenti da fare, i conti da saldare, e con il resto il fiore da portare sulla tomba di lui o di lei che se ne sono andati troppo presto.

È strano come non abbia mai pensato, mai fatto caso a queste cose prima, quando con passo veloce uscivo solo per raggiungere un posto, per sbrigare qualche commissione, quando la vita era normale. Adesso non ho una meta precisa; ora sono qui solo perché devo capire cosa è rimasto del mondo attorno a me e cosa mi resta da fare per sopravvivere.

Ho una sola urgenza: evitare gli infetti, scoprire dove sono, farmi una mappa della loro presenza per sfuggirli.
Prima, prima che la realtà che avevo sempre conosciuto cambiasse all'improvviso, subisse quest'alterazione violenta, prima che i nemici invadessero queste strade e ne facessero scempio (delle strade, dei negozi, degli uomini e delle donne), prima il mondo aveva un senso. O almeno cercavo di scoprirne uno; e anche se quello che trovavo non mi piaceva più di tanto, cercavo di farmelo andare bene, perché comunque non potevo cambiarlo a mio piacimento. O così almeno avevo sempre pensato.
Ora, invece, dovrò essere io a dare un senso a tutto.
Intanto continuo a camminare al centro della strada. Non c'è nessuno e l'aria frizzante col primo sole del mattino è padrona delle macchine abbandonate, rovesciate, ridotte a carcasse bruciate (probabilmente c'è stata una scaramuccia qui). La natura, invece, ha continuato a fare il suo corso e la neve venuta giù nei giorni scorsi riempie ancora le fioriere e le aiuole. Gli alberi hanno perso le foglie, ma dentro si stanno preparando alla nuova stagione, con l'orologio dello yin che scorre verso la pienezza dello yang. Chissà se anche l'umanità saprà superare il cardine d'equilibrio e ricominciare a costruire una realtà positiva. Ci vorrà una bella scossa (1). In qualche modo Ariano ha ragione, continuo a pensare. Eravamo “uomini razionali ridotti a zombie col cervello atrofizzato dalla televisione” . Non posso però concedergli che quest'invasione dell'animalità e dell'istinto nel mio mondo sia definitiva, integrale. Penso che sia una conclusione indebita. Vuol dire che la vera natura dell'uomo è “solo” quella di un animale che sfama i suoi istinti ed è felice così?
Non c'è vento, ma sento una porta sbattere da dentro il negozio che era stato l'edicola di Gino. È un rumore ritmico e ripetitivo e anche se so che non dovrei, mi avvicino.
Vedo che all'interno tutto è, naturalmente, sottosopra. Il gadget di una rivista per bambini, un orsetto in peluche protagonista di qualche cartone animato, è poggiato in bella mostra sul bancone, come fosse l'avatar di Gino, che lo sostituisce nella consegna di periodici e giornali.
Resto per un attimo immobile a fissare la scena surreale, dove un animale ha preso il posto di un uomo, così come sta avvenendo in quasi ogni parte del mondo, almeno per quel poco che si riesce a sapere dalla rete.
È pericoloso rimanere troppo tempo lì dentro, anche perché non ho esperienza di infetti per sapere come si comportano, se sono tanto intelligenti (o istintivi?) da tendere una trappola o se invece non si preoccupano di mostrarsi apertamente.
L'unica volta in cui ho incontrato un Giallo è stato con Laura, ma era presa dall'inseguimento di Luca (come a dire: a pasto già iniziato) quindi quell'occasione non fa testo.

Dalle notizie degli amici blogger ho letto che non sono molto furbi. Io però non voglio rischiare, perciò è meglio che vada, che esca dall'edicola. Mi blocco solo un attimo a guardare la data di una copia di Repubblica posata sul bancone: 15 gennaio 2015. È, probabilmente, l'ultimo giorno in cui il mondo ha vissuto una parvenza di normalità. Continuo a fissare quella prima pagina con una foto enorme di un Giallo che sul tetto di una Ferrari Testarossa fiammante banchetta con la mano di un uomo in giacca e cravatta, probabilmente ancora vivo; forse è il proprietario dell'auto perché ha una gamba ancora incastrata nel finestrino, come se fosse stato appena tirato fuori a forza.

Guardo e riguardo la foto e la mia mente costruisce scenari di piccole apocalissi nostrane, drammi di persone troppo deboli fisicamente per reagire alla forza bruta di quegli esseri a metà tra l'uomo e l'animale.

Mi viene in mente il verso di una canzone di quarant'anni fa: ma perché, perché io sono un uomo? Ma perché oltre al sangue caldo di un cavallo ho anche il peso di un cervello? Com’è che si intitolava? Non ricordo… Ma che importa ormai? Forse chi l'ha scritta voleva parlare del modo troppo freddo e razionale con cui spesso affrontiamo la realtà quotidiana, senza calore umano, empatia; di certo non poteva immaginare che a distanza di tanto tempo quelle parole potessero suonare quasi macabre.

Faccio per girarmi verso la porta e andare via, ma la mia curiosità mi spinge ad afferrare la copia del giornale per leggerlo con calma dopo. In quell'istante vedo con la coda dell'occhio che qualcosa salta fuori da dietro il bancone e mi viene addosso.

È finita, è il primo pensiero che ho, questa volta non ci posso fare niente. Non sono mai stato un tipo atletico, non ho mai frequentato una palestra, non … insomma non sono mai stato abituato allo scontro fisico, violento. È inutile cercare di reagire, è meglio lasciarsi andare al destino, tanto andrà come deve andare.

E invece è solo un maledetto gatto spuntato da chissà dove, che salta sul bancone e fugge via dalla porta.

La paura mi paralizza solo per qualche attimo, poi immediatamente riprendo conoscenza e balzo anch'io fuori dal negozio. Resto un momento a riprendere fiato e mi accorgo che ho in mano la copia del giornale; resto a guardare nuovamente la foto, senza un motivo preciso.

Ed è proprio ora che imparo la prima regola di questa nuova giungla che è diventato il mondo: mai abbassare la guardia.

Non faccio in tempo a sentire il rumore che qualcosa mi colpisce alla spalla e mi getta a terra. Mi giro sulla schiena e mi ritrovo una creatura che sta sopra di me e sta avvicinando la sua bocca verso il braccio che istintivamente ho messo tra me e lui.

Non so chi o cosa mi spinge, ma d'impulso infilo il giornale nella sua bocca e mi rotolo di fianco. L'infetto resta imbambolato, accusa il colpo. Io invece lo guardo e la paura, o forse l'odio verso di lui e tutto ciò che rappresenta tirano fuori da me un coraggio che non sapevo di avere. O forse è solo l’incoscienza. Alla mia destra c'è un piccolo segnale stradale, di quelli provvisori che mettono quando ci sono lavori in corso; lo sollevo con tutte e due le mani e comincio a calarlo con forza sulla sua testa, sul collo, sulle spalle. Forse è morto ma io continuo a dare colpi, non mi rendo conto neanche che potrebbe essere pericoloso se qualche schizzo di sangue dovesse lordarmi. Smetto solo quando non ho più forza nelle braccia e il segnale mi cade dalle mani. Mi lascio andare sul marciapiede a pochi passi da quella creatura che, prima di essere trasformato in un mostro da qualcun altro, era stato magari un medico o un insegnante, o qualcuno che aveva fatto del bene agli altri. E io, forse, l'ho ripagato così. Ma è la legge della giungla, di questa nuova giungla: mors tua vita mea. Non valgono più le leggi e le convenzioni di prima.

Sto ancora guardando l'infetto mentre mi alzo lentamente; guardo i vestiti, cerco di toccarmi nelle parti scoperte per assicurarmi che non ci sia sangue che potrebbe contagiarmi. Vedo a qualche metro di distanza una fontanina e prego dentro di me che dia ancora acqua, per potermi lavarmi. La raggiungo e giro il rubinetto e solo allora mi accorgo che ...

(nota 1): la scossa, o il tuono, l'eccitante è il primo trigramma della serie yang negli I Ching. Ha il senso di dare una mossa violenta alle cose per rimetterle in moto.

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editoriale di ThorsProvoni

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14 dicembre 2015

Linee. Spezzata, intera, spezzata, spezzata. Gli I Ching. Ancora linee: intera, spezzata. Esagramma 29. Linea mobile: 6. Diventa esagramma 59.

Alla fine dovevo decidere, se andare o restare. E mi sono affidato agli I Ching.

L'ho sempre fatto, ma non si trattava mai di vita o di morte; come ora. Ho chiesto al destino e il destino mi ha risposto.

Due volte il segno dell'acqua, nel linguaggio degli I Ching è l'esagramma 29, ma è anche doppio pericolo, crisi, caos primordiale, trappola. Come quella in cui mi trovo da quando è iniziato tutto.

C'è un cambiamento? Sì, linea mobile 6: le cose non si possono fare da soli.

C'è una speranza? Sì, dice la stessa linea: la situazione non è per niente bella ma si sopravvive. Non si dice che c'è vita o la salvezza definitiva, ma la sopravvivenza, e questo mi basta. Allora devo uscire da qui, dal mio bunker.

E poi? L'esagramma derivato 59: il vento sopra l'acqua. La dissoluzione, ma anche la sicurezza; i viaggi propizi, ma anche le contrarietà

Devo uscire ed iniziare un viaggio che come ogni viaggio lungo, forse infinito, porterà difficoltà. Il vento soffia sull'acqua e crea le onde, scuote il mare caotico e inquietante che sta in me, e in te e in ognuno, e fa straripare ogni emozione, spazza via ogni certezza. Un maelstrom interiore che salta via dalle pagine di Poe e piomba nella mia anima, un gorgo nero e minaccioso che rimesta il fondo buio e limaccioso del mio spirito. Quest'apocalisse mi sta costringendo a fare i conti con i miei anni, con le mie colpe, le paure innate e quelle fiorite con lo scorrere dell'esistenza. Sta tutto venendo su; e mi vuol portare giù. Così il viaggio diventa un modo per scappare dai Gialli e dal vecchio che c'è dentro di me.

È un'inondazione, che dapprima incute timore e terrore, ma che alla fine, dopo averla trascinata e sballottata, lascia la mia barca spirituale su un terreno elevato, lontano dal marciume della terra piatta, laggiù

L'importante, ripetono gli I Ching, è restare concentrati sulle intenzioni iniziali, qualunque cosa accada; l'importante è mantenere l'equilibrio anche se ci saranno momenti di instabilità, di paura, la voglia forte di tornare a rintanarmi in casa.

E bisogna anche fare in fretta; la prima linea ammonisce: prima che la situazione ti sfugga di mano, l'aiuto di un amico sarà decisivo.

Per ora non ho amici che qui ed ora mi possano prendere per mano e condurre su una strada sicura. I blogger che ancora rispondono sono pieni di consigli per tutti. Ma questa è una guerra dove ogni nemico è diverso, ogni campo di battaglia è nuovo; e soprattutto il nemico sta puntando non Alex o Nick, non Ariano o Luca, ma proprio me. Un amico, se ci sarà, dovrò trovarlo lì fuori, dove la prima mossa sarà: imparare a sopravvivere. Ho un'unica certezza, per il momento: porterò con me gli I Ching. Ancora una volta mi hanno risposto, per ora sono l'unico amico fedele che ho.

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editoriale di mrbluesky

Ci avete mai pensato?(questa è una battuta)
Pensare serve solo a due cose:
Capire e non mettersi nei guai.
Chi non pensa è un imbecille,ma le cose le fà,rischia e magari ottiene cio che vuole.
Chi pensa invece è saggio ma prudente,spesso rinuncia e non cava un ragno dal buco. Allora pensavo:
Ma la vita ci ha mai chiesto di pensare?
Facciamo qualche esempio:
Ti piace quella persona,ci pensi da tanto tempo che hai gia iniziato a vederne i difetti.
Forse è molto diversa da come te la immagini,o potresti incappare in un bel NO!
Poi a pensarci bene non ti piace nemmeno cosi tanto,magari è solo un capriccio!
Ma chi te lo fa fare?metti che poi ci stà!
Forse preferiresti quell'oggetto!si ci pensi,lo osservi da un bel pò che ti ha quasi stufato.Ma sarà davvero cosi indispensabile?in fondo ne hai uno simile che non utilizzi da anni!non è meglio tenersi i soldi in tasca per la vecchiaia?
E allora?allora ci vorrebbe una nuova iniziativa,bella,ma ci pensi un pò su perchè non è che sia proprio fra le tue priorità,avresti cose ben piu importanti da fare.
E se poi non ti interessa?dovresti forse inventarti delle scuse per non andarci?
No,decisamente imbarazzante!
Bene!ora proviamo in un altro modo:
Ti piace quella persona e ci provi subito,in fondo mica te la devi sposare,e se proprio va male beh,la cosa ti lascia come ti trova,anzi,non è detto che un domani non ci ripensi.
Intanto perchè non consolarti con quell'oggetto che ti piace,levarti sta soddisfazione,e se proprio ti stuferà potrai sempre rivendertelo o magari regalarlo alla persona di prima!
Oppure partecipare a quella bella iniziativa,perche nò!col tempo potrebbe piacerti ed appassionarti,certo,e in caso contrario sarà sempre un esperienza che magari un giorno ti tornerà utile.
Potrei continuare ma basta cosi!
è che la notte dormo male,e cosi penso
Ma se pensare fa male,
Perche pensiamo?
Pensateci.(ma anche no!)

Ciò che chiamiamo sbagli sono i frutti del nostro albero

MrB

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editoriale di ThorsProvoni

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10 dicembre 2015
Non posso più far finta di non sapere quello che sta accadendo dietro quella porta.
L'ho visto coi miei occhi. Anzi i miei occhi hanno visto in quegli occhi la cosa che ha preso il posto di Laura, o che la abita, ancora non lo so. Non so se Laura è la dentro, da qualche parte, che lotta per liberarsi, come una posseduta; o se quella cosa è ormai Laura, completamente sostituita, soggiogata, senza più voglia di combattere.
Come quando vedevo mio padre prima e mia madre poi: tutti e due nascondevano nel corpo che ho sempre conosciuto, magro, ossuto, quel male che mangia la carne, e non lo vedi direttamente; ne scopri solo i segnali esterni, ma non lo puoi guardare negli occhi e dirgli: cosa fai li dentro? Lasciali in pace, brutto porco, lascia stare questa carne stanca.
Ho visto in quegli occhi, quelli di Laura, un animale sogghignante, una iena che pregusta un pasto succulento. E ho visto, o forse ho voluto vedere per un attimo, una donna sconfitta. O forse mi sono sbagliato.
A questo punto devo organizzarmi, devo inventarmi una strategia. Devo cercare di capire cosa c'è veramente là fuori.
Dai blog arrivano notizie diverse.
C'è chi, come Alex, ormai è in fuga da settimane, ha abbandonato tutto e sta scappando forse senza neanche sapere lui da cosa, visto che questa nuova versione del mondo è dappertutto lui vada.
Chi, come Giuseppe altri, si sono stabilizzati e hanno fortificato il proprio luogo, come in un nuovo medioevo. E come in un nuovo medioevo hanno ricominciato a vivere della terra che coltivano, a scaldarsi col calore del fuoco.
Chi, come Edu, ha fatto il salto e ha preferito arrendersi agli infetti, anzi è passato dalla loro parte, abbandonando un'umanità che forse ormai è destinata a mutare, a cedere il passo ad una specie nuova che abiterà e dominerà la terra tra qualche decennio, come dice Ariano.
Devo imparare a capire i segnali, come quelli del cancro di mio padre e mia madre. Se vedo un uomo con un libro in mano, posso essere sicuro che sia ancora della mia stessa natura? I Gialli, gli infetti, hanno ancora un'anima, una personalità? Sono capaci di qualcosa che vada al di la del semplice istinto? O sono solo animali che difendono il loro territorio e hanno come unico obiettivo quello di procurarsi il cibo quotidiano?
Quanti interrogativi!
Ho messo lo stereo a volume basso per evitare che orecchie che non dovrebbero sentano che qui c'è musica. Ad un infetto verrebbe mai in mente di ascoltare Archie Sheep, come me in questo momento, per il semplice gusto di farlo, di farsi trascinare dal suo sax? Ascoltare musica è un segnale che lì c'è un essere umano?
Devo imparare a capirle queste cose. Devo imparare a capire cosa significa essere sano ed essere infetto, non solo fisicamente.
Tu che sei lì fuori, in rete, che mi leggi, mi puoi aiutare?
Ne va della mia vita.

(un aggiornamento: ho trovato questo sul blog di Alex. È impressionante. Guardatelo solo se avete uno stomaco forte. Attenzione, è tutto vero, diffondetelo il più possibile, tutti devono sapere.)

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editoriale di nes

Kloo suona la chitarra.
E' bravo.
Una chitarra una voce e un cellulare linkati a una pagina splendida di debaser, e novanta secondi di Lo Fi esplodono nella stanza allungandone i confini.

La pagina non ve la linko perchè mi vergogno: ho spompinato kloo dal primo all'ultimo commento.

Avevo aperto la pagina delle interviste audio di artsceipdbox e Pinhead tempo fa e l'avevo trovata un'idea divertente.Al secondo appuntamento era già malattia: voi siete caratteri sullo schermo, in quest'universo sentire le vostre voci è pornografia.

Poco tempo a disposizione e lavoro massacrante e non riesco neppure a sentire cinque minuti di gente che parla.
Basta, fanculo: cerco altro.
Ciao ciao stipendio; ridatemiuna vita, riscaldamento a 17 gradi, e la NASpI.

Riesco a sentire, in ritardo.
Sono in ritardo di diciotto mesi su tutto.
Black Mirror lo riprendo domani (cristo se avevate ragione!) oggi apro l'intervista a Kloo.
Bella, bello, bravi, puntatona.
Sento leggo, leggo sento, finisce tutto.
Kloo suona, bomba.
Suona Raf.

Apro Raf su youtube e, perchè internet è droga e dipendenza con meccanismi specifici studiati e ragionati e se ci finisci dentro chiedi di finire "a merda" su tutto,
vedo il "Battito animale". La ascolto e dico "Minchia, ma questo è outing?" E penso a scrivere una recensione in cui spiego verso per verso il senso metaforico della cosa.
Ma forse sono inconsciamente omofobo, e ho paura che la mia lettura del brano potrebbe risultare offensiva per qualcuno. Oppure potrei dire una cosa che si sa da trent'anni e che io ignoravo perchè a me, di Raf, che ci crediate o meno, non me ne è mai fregato niente. Non lo conosco, quando ho scoperto che il brano suonato da kloo non era di Laura Branigan - non so chi sia neppure lei - ma di Raf, mi son subito chiesto: "ma qual'è Raf?" E quindi: boh, non è che partendo da queste basi potevo sperare di scrivere qualche cosa sull'argomento che non rischiasse di farmi fare la figura dell'ignorante e dello stupido che credo comunque di star facendo ora (sono stanco, abbiate pirtà). Addirittura potrebbe esser Raf che coverizza Laura Branigan; rendiamocene conto: non era il caso.

Allora apro il foglio di testo e decido che se non sarà Raf sarà Kloo. Saranno Kloo artsceipdbox e Pinhead. E non sarà una recensione: sarà un editoriale. Un editoriale così:

Kloo souna la chitarra.
E' bravo.
Chitarra voce e cellulare linkati a una pagina splendida di debaser, e novanta secondi di Lo Fi esplodono nella stanza allungandone i confini.

E la pagina, così, a sorpresa, questa volta ve la linko.
Ma solo perche Debaser sta morendo da Dio.

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editoriale di Stanlio

Premessa: per non pisciare fuori dal boccale, suggerirei a tutti/e almeno una semplice ehm, "indicazione" negli editoriali (molti dei quali scritti alla stracazzo di cane), e cioè di inserirvi sempre un tema o un riferimento legato alla musica, ai film, ai libri ecc. insomma un qualcosa legato al motivo di esistere di DeBaser, poi fate come puttanamadonna volete!

Oggi sfogliando il Fatto Quotidiano mi imbatto felicemente in questo articolo https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/15/rory-gallagher-storia-di-una-leggenda-dimenticata-del-rock-blues/4092491/ scritto tre giorni fa da un insegnante (filosofo) di lettere siculo, e m'ha colpito piacevolmente sapere che William Rory Gallagher era un non fumatore e refrattario a qualsiasi droga o al sesso facile, come m'ha colpito non piacevolmente sapere che solo negli ultimi anni, per sedare la sua crisi personale, si rifugiò nell’alcol e la pagò cara (lasciandoci le penne a soli 47 anni).

Dulcis in fundo, tra le belle foto inserite nel libro Rory Gallagher. Il bluesman bianco con la camicia a quadri, proposto dal docente/giornalista Gabriele Barone e scritto da Fabio Rossi (uscito nel novembre dell'anno scorso) spicca quella di un murale nella città di Cork che riporta la frase di Jimi Hendrix, il quale, alla domanda "cosa si prova ad essere il miglior chitarrista del mondo?" rispose "Non lo so, chiedete a Rory Gallagher" ... e niente.

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editoriale di ThorsProvoni

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7 dicembre 2015

È stata una scena orrenda. Solo ora riesco a scriverne. Avevo già le chiavi in mano quando ho sentito i rumori. Sono uscito sul pianerottolo e … è stato un attimo e Luca, l'inquilino del piano di sopra, è comparso dalle scale. Scappava inseguito da Laura, la moglie. A Luca mancava un braccio dal gomito in giù, e lasciava una scia di sangue sui gradini. Laura veniva dietro, aveva in mano il braccio del marito, i capelli scarminati ed era completamente nuda; aveva la pelle itterica.

Sono rimasto impietrito, con la mano sulla maniglia della porta, non riuscivo a pensare a niente. Ho rischiato quando Laura (in quel momento l'ho rivista con le due figlie, bionde come lei, accompagnarle per mano a scuola), si è fermata sul ballatoio, a due metri da me, e mi ha fissato. Erano i suoi occhi a fare la differenza più che la sua nudità. Mi ha sorriso, un sorriso di cortesia, come sempre nei nostri incontri, ma carico di follia. Poi ha rivolto lo sguardo verso il marito che scappava e con un grugnito ha ripreso a inseguirlo. Si è formata una pozza di sangue nel posto dove si era fermata. Dopo qualche secondo ho sentito un urlo e rumore di ossa spezzate.
A quel punto, avevo preso coscienza di una cosa: avevo incontrato i Gialli, li avevo visti all'opera.
E allora ho cominciato a tornare su questa terra e con un balzo a piedi uniti sono tornato in casa; ho chiuso la porta d'ingresso, sbarrandola con la cassapanca. So che non servirà a molto se una forza della natura come l'essere di prima dovesse decidere di farmi una visita per sentire che sapore ho. Ma mi fa sentire più sicuro.
Sono passati diversi giorni e mi sveglio ancora di notte con la visione del braccio di Luca in mano alla moglie e quel rumore di ossa rotte.

Per questa volta è tutto.

Spero di poterti dare altre notizie.

Vorrà dire che sono ancora vivo.

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editoriale di Pinhead

Negli ultimi anni avevo cominciato ad acquistare dischi su siti di e-commerce, sempre più spesso in formato mp3, per ragioni di spazio ma anche perché più economici.

I negozi di dischi li frequentavo raramente: per dire, nel 2017 ci sono entrato quattro volte, in media fanno una volta ogni tre mesi.

Sempre Hellnation, sulla via Nomentana a Roma.

Hellnation aprì i battenti all’inizio degli anni ’90, prima si chiamava Banda Bonnot, ci andavo molto spesso perché vendeva dischi favolosi e stava a due passi dall’università che frequentavo, compravo qualcosa o semplicemente passavo il tempo a smanettare tra i vinili e sentire ottima musica.

Pochi minuti fa sono entrato nella mia pagina Facebook e ho trovato una notifica da Hellnation: un post dove il titolare annuncia la chiusura del negozio, il 31 dicembre scorso.

Mi dispiace molto più di quando chiuse i battenti Disfunzioni Musicali, forse perché mi è venuto il dubbio, o forse è una certezza, di aver contribuito nel mio piccolo alla chiusura di Hellnation.

Ora come ora, penso che smetterò di comprare musica “immateriale”.

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editoriale di ALFAMA

Era un semplice mantra.

Ma sono passati secoli, sei diventato grande e quindi basta.

" Produci, consuma , crepa" .

Il tempo gira ma noi siamo fermi.

Ma come puoi continuare a pensare " produci consuma crepa.

Siamo tutti cambiati.

Prima del consuma esiste una vita. Ma voi eravate Punk.

Sarebbe bella una vita prima del "consuma".

Per sempre punk.

Ma apri gli occhi e non puoi richiuderli continuando a sognare.

Essere sempre Punk.

Per fortuna nessuno ha creduto a queste parole perse in un bel conto in banca.

Ma le belle parole non si perdono, galleggiano e magari qualcuno ci crede.

Qualcuno ci crede e la ruota ricomincia a girare

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