La musica è una assoluta meraviglia, un folk/blues suonato con spirito quasi jazz, quasi fosse l'unione di ogni possibile suono dell'anima.

 Odetta ce l’aveva, non solo per via della voce, ma per anima o per attitudine.

La recensione celebra l'album "Odetta Sings Dylan" come un capolavoro folk/blues in cui la potente voce di Odetta esalta le parole di Dylan. L'autrice sottolinea l'intensità emotiva e l'autenticità dell'interpretazione, definita quasi trascendentale. Viene evidenziato anche il ruolo di Odetta come ispirazione per Dylan nella sua svolta folk. Scopri l'intensità di Odetta nel tributo a Dylan, un viaggio folk da non perdere!

 “You give love a bad name” la sta ascoltando da due ore, soffrendo via via sempre meno. Non è orribile, è magica... non è enfatica, è corroborante.

 Del resto l’uomo troppo immacolato è forse più pericoloso di quello dedito a ogni genere di sozzura.

La recensione esplora in modo ironico e personale il rapporto dell'autore con il proprio 'spirito guida' e la musica. Attraverso le metafore animali, si descrivono influenze musicali contrastanti, culminando in un'accettazione positiva e sorprendente del rock di Bon Jovi, visto come una sorta di bilanciamento necessario nella vita e nell'anima. Un testo che unisce autoironia, riflessione e un apprezzamento sincero. Scopri come Bon Jovi può sorprendere anche i più scettici, leggendo questa recensione unica e coinvolgente!

 Un ambiente sonoro miracolosamente sorgivo che fa nascere il canto d'Africa.

 Quel suono nitido e espansivo che... è ormai giunto in un territorio di assoluta libertà.

La recensione celebra Kulu Sé Mama come un album capolavoro di John Coltrane, un viaggio sonoro che unisce ritmi tribali africani e libertà espressiva free jazz. L'ascolto è descritto come un'esperienza ipnotica e vibrante, arricchita dal canto sciamanico e dall'interpretazione del pianista McCoy Tyner. Il disco viene presentato come un'opera che rinnova il significato del jazz e del rituale musicale. Ascolta Kulu Sé Mama e immergiti nel viaggio ipnotico di Coltrane.

 Il minuto 6 e trenta è pura trascendenza...

 Nel cuore è quasi un urlo di gioia e tutto e calmo...

La recensione celebra l’album Blasé di Archie Shepp come un capolavoro di jazz d’avanguardia che emoziona e stupisce per l’uso inaspettato delle armoniche e per la capacità narrativa del sax e della voce. La musica è descritta come una poetica espressione di blues e tensione emozionale, con un continuo dialogo tra strumenti essenziali come pianoforte e contrabbasso. L’album è definito intenso, suggestivo e capace di trasmettere grandi emozioni attraverso un minimalismo sofisticato. Ascolta Blasé di Archie Shepp e lasciati trasportare dal suo jazz emozionante e innovativo.

 “Che noi la malinconia manco sappiamo riconoscerla.”

 “Biagio, ma che cazzo stai a di?”

La recensione offre una lettura ironica e scanzonata dell’album Iris di Biagio Antonacci, mettendo in discussione l'immagine malinconica che il cantante propone. L’autore invita a guardare con simpatia ma anche con scetticismo la pseudo-poesia romantica dell’artista, sottolineando il contrasto tra la vita reale e la narrazione costruita nelle canzoni. Pur riconoscendo la presenza di malinconia e di temi d’amore, la recensione smaschera anche un certo artificio nella rappresentazione. Leggi la recensione completa e scopri un nuovo sguardo su Biagio Antonacci.

 Eros però di tutto questo non sa nulla. Lui ospita il male senza saperlo ed è l'eterno gabbato.

 Quel volto che da severo si era fatto quasi dolce subì una nuova trasformazione, diventando un orrendo vortice grigio dove roteavan gli occhi.

La recensione offre una critica ironica e graffiante a ‘Più bella cosa’ di Eros Ramazzotti. L'autore si mostra sarcastico verso il cantautore e la sua musica, raccontando aneddoti personali che enfatizzano il fastidio provato nei confronti dell’album. Il testo si tinge di un umorismo nero che miscela mitologia e musica popolare, sottolineando una percezione negativa nonostante l’appeal romantico del brano. Scopri la recensione più irriverente su ‘Più bella cosa’ di Eros Ramazzotti!

 “Per farle rimanere fantastiche per sempre Martin ha preso le nostre canzoni e le ha messe dentro delle piccole capsule.”

 “Sogghignava e ti ringhiava in faccia, ti guardava come se odiasse essere lì.”

La recensione offre un ritratto vivido e ironico del libro di Peter Hook sulla storia dei Joy Division. Attraverso immagini evocative e aneddoti, racconta l'origine della band, i protagonisti e il lavoro del produttore Martin Hannett. L'autore evita toni romantici e esalta il caos e la genialità dietro il gruppo. Una lettura coinvolgente per chi ama il rock e la new wave. Scopri l'incredibile storia dei Joy Division nel racconto di Peter Hook!

 Qualcosa che è solo un accenno o appena un invito.

 Sapete quei momenti in cui il silenzio è quasi irreale e basta un piccolo movimento nell’erba perché il cuore sussulti?

La recensione celebra l'album 'Hatfield & The North' come un'esperienza sonora delicata e sognante, tipica del Canterbury sound. Viene descritto come un viaggio musicale tra melodie gentili, accenni surreali e atmosfere da sogno ad occhi aperti. L'autore riflette sul valore nostalgico dell'ascolto e sulle suggestioni evocative dei suoni, evidenziando anche la presenza di influenze notevoli come Frank Zappa e Robert Wyatt. Un disco senza tempo, capace di accompagnare l'ascoltatore in una dimensione rassicurante e magica. Ascolta ora l'album e lasciati trasportare nel magico mondo di Hatfield & The North.

 "Rosegarden funeral of sores è una strana, stranissima bestia... una ballata quasi wave".

 "L’organo incastra la traccia del ritmo cristallizzandosi su di esso come i minerali sul vetro."

La recensione sottolinea la raffinata e oscura atmosfera delle ballate di John Cale in Mercenaries. Vengono evidenziate le connessioni con il Velvet Underground e le sfumature di paranoia presenti nel disco, con un focus su brani come "Rosegarden Funeral of Sores" e il potente rock di "Mercenaires (ready for war)". Un viaggio emozionante tra nostalgia, tensione e potenza sonora. Ascolta ora Mercenaries di John Cale e scopri la potenza delle sue ballate uniche.

 La loro scienza dell’inaspettato, pur stroppiando sempre, riesce, chissà come, a non stroppiare mai.

 Forse, alla fine, il risultato è un po’ troppo so intellectual, so cool, so ce l’ho solo io... Insomma: un disco della madonna.

La recensione descrive 'Fourth Wall' come un album unico e sperimentale, caratterizzato da un mix di suoni e atmosfere inaspettate ma sempre coerenti. L'ascolto è paragonato a un gioco di ingredienti strani e materiali incompatibili che, sorprendentemente, si amalgamano bene. Tra ritmi insoliti, rumori riconoscibili e melodie ambient, l'album si presenta come un progetto geniale, originale e piacevole. L'autore ne apprezza l'intelligenza e il fascino alternativo, sottolineandone il valore e il divertimento che offre. Ascolta 'Fourth Wall' per un viaggio sonoro unico e sorprendente!