«Mi sembra di sentire la voce del fanciullo... E' troppo bello, troppo...»

 «Un piccolo museo in un album di figurine. Una bellissima ingenuità lievissimamente stonata.»

La recensione celebra l'album strumentale di Peter Howell e John Ferdinando come una gemma psichedelica lo-fi degli anni '60, capace di evocare atmosfere infantili e suggestive. Attraverso tecniche di registrazione amatoriali e riferimenti a Lewis Carroll, il disco si presenta come un piccolo capolavoro fatto di suoni delicati e magiche incompiutezze. Un viaggio musicale nostalgico che ricorda la TV dei ragazzi e pomeriggi d'infanzia, arricchito da un mood bucolico e poetico. Scopri questo viaggio psichedelico vintage e lasciati trasportare dalla magia musicale di Alice!

 Feathers era proprio così: uno di quelli che cantano come lupi.

 Il disco è splendido. Non c'è la batteria ma l'impressione è che ce siano cinque.

La recensione esplora la figura di Charlie Feathers e il suo album 'Rockabilly Rhythm' come un mix unico di rockabilly, country e blues. Attraverso aneddoti toccanti e riferimenti culturali, emerge un artista al di fuori delle mode, con un culto crescente nel tempo. Il disco, registrato negli anni ’70 ma pubblicato nel 1981, sprigiona freschezza ed energia, rievocando le radici della musica americana con una voce unica e coinvolgente. Ascolta Rockabilly Rhythm e scopri il fascino autentico di Charlie Feathers!

 Le vette non sono che uno sguardo sospeso tra malinconia e paura.

 Ci sono tutti i suoni della città dell'inconscio. Crepitii, strumenti giocattolo, campanelli, voci occultate, terrificanti scie mono accordo.

Alphabet 1968 di Black to Comm è un album che mescola atmosfere malinconiche e meccanismi tribali in un viaggio sonoro intenso. Le tracce evocano paesaggi urbani dell'inconscio, tra sogni e incubi, minimalismo e sperimentazione. La critica celebra la capacità dell'album di creare un mondo sonoro avvincente, poetico e pieno di profondità. Ascolta Alphabet 1968 e immergiti in un mondo sonoro unico e ipnotico.

 La melodia è come un “verme nell'orecchio”. Se suona troppo bene vuol dire che manca un po' di male.

 Si facevano chiamare compositori dell’istante. Non male come ragione sociale, vero?

La recensione celebra l'album 'Midwoud 77' di Misha Mengelberg e Han Bennink come un'esplosione di improvvisazione e umorismo. Descrive il duo come una perfetta combinazione di opposizioni artistiche, capaci di unire caos e melodia, tradizione e sperimentazione, con un approccio giocoso e profondo al jazz d'avanguardia. L'esperienza musicale raccontata è energica, originale e coinvolgente. Ascolta ora Midwoud 77 e lasciati sorprendere dalla magia del duo Mengelberg & Bennink.

 Gainsbourg è Gainsbourg, punto.

 Intoxicated man è pura vertigine. E anche puro cinema.

La recensione celebra Mick Harvey per il coraggio e la sensibilità con cui ha reinterpretato Serge Gainsbourg nei due album Intoxicated Man e Pink Elephants. L'autore sottolinea l'atmosfera torbida e malinconica delle cover, l'eleganza e la musicalità presenti nelle reinterpretazioni, capaci di onorare il mito francese senza scimmiottarlo. Viene apprezzata la capacità di Harvey di lavorare nell'ombra e di restituire lo spirito di Gainsbourg con rispetto e intelligenza. Scopri la magia di Gainsbourg attraverso le emozioni di Mick Harvey, ascolta ora Intoxicated Man e Pink Elephants!

 Tenebre, zollette di zucchero. Dodici caramelline. Dodici piccoli racconti di morte.

 Phil Spector che incontra le Shangri-las in una stradina inglese sotto la pioggia.

La recensione esalta 'Seasons in the Sun' di Spell, un album di cover anni '60 incentrato su temi di morte e malinconia. Boyd Rice e Rose McDowall creano un'atmosfera dark con un perfetto equilibrio vocale. Il disco mischia folk, rockabilly e pop, rendendo omaggio a un sottogenere poco noto, i death discs. L'album è descritto come un viaggio emozionale tra tenebre e dolcezza, con uno stile elegante ma accessibile. Scopri l'affascinante mondo dark e malinconico di Spell con Seasons in the Sun!

 Death and gloom diventa Death in June: un misunderstanding favoloso, una specie di dono del cielo.

 Pochi come i Death in June hanno raccontato la tragicità della vita e, alla fine, il salvagente migliore è quell'incredibile bellezza che dà i brividi.

La recensione racconta il concerto storico dei Death in June a Bologna nel 1985, un evento immerso in un'atmosfera cupa e carica di simbolismi controversi. L'autore descrive un mix di dark wave e folk oscuro, sottolineando la potenza tragica e l'incredibile bellezza dell'opera. La narrazione si sofferma anche sugli aspetti estetici e politici, offrendo un'analisi profonda dell'esperienza musicale e visiva. Scopri l'intensità unica di Death in June e immergiti nel loro oscuro mondo musicale.

 Sei pure continuamente assediato da un codazzo di individui stranissimi, gente che ciancia di oscura bellezza, di sostrato pagano, di evocativo abbraccio di arcaico e moderno.

 "Come mani mozzate, le foglie bagnate giacciono piatte sul viale deserto... E l'autunno con la sua coda di fagiani la consola con i crisantemi."

La recensione racconta di un album raro e cult, 'The Seasons' di David Cain, nato come colonna sonora per un programma didattico della BBC. Con un tono ironico, l'autore ne elogia l'atmosfera dark folk e l'evocazione di antiche stagioni, tra musica sperimentale e suggestioni pagane. Un disco affascinante e particolare, che ha guadagnato nel tempo un seguito appassionato di nerd e cultori. Ascolta 'The Seasons' di David Cain e lasciati conquistare dalla sua magia dark folk!

 Il disco comunque è fantastico, una specie di allucinazione di una allucinazione....

 L’impressione è quella di una lanterna magica al contrario.

La recensione celebra l’album di The Caretaker come un’esperienza sonora che fonde musica da ballo anni ’20 con atmosfere disturbanti e allucinatorie. L’opera evoca il decadimento e la memoria perduta, attraverso suoni corrosi e fragile eleganza. Richiami letterari e cinematografici arricchiscono un viaggio musicale unico e coinvolgente, capace di emozionare e inquietare al tempo stesso. Ascolta l’album per scoprire un viaggio sonoro unico nel suo genere.

 Una sensazione come certo Brasile. Nuances, sfumature, qualcosa di molto sottile.

 E invece il meglio è la casa vuota. Un luogo sommerso dal silenzio, immagino.

La recensione celebra Walking Wounded come un album di raffinata malinconia e grazia sfumata. La voce neutra di Tracey Thorn crea un'atmosfera intima, accompagnata da sonorità pop elettroniche arricchite da influenze soul e jazz. Il disco evoca sensazioni delicate di solitudine e nostalgia, risultando un luogo ideale per la decompressione emotiva. Ascolta Walking Wounded e lasciati avvolgere dalla sua magia malinconica.